ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE

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Transcript della presentazione:

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE DI VILLASIMIUS   SCUOLA ELEMENTARE LA SARDEGNA...STORIA DI UN ' ISOLA... ...DALLA PREISTORIA AI GIORNI NOSTRI... ANNO SCOLASTICO 2002-2003 L’ insegnante: Valeria Deschino Le classi: 3^A e 3^B

INTRODUZIONE Questo quaderno di ricerca storico-archeologica è nato dalla nostra esigenza, in qualità di insegnanti di storia delle classi del secondo ciclo, di consentire ai nostri alunni di raggiungere i diversi obiettivi, elencati in un progetto presentato all’inizio dell’anno scolastico, alla Preside dell’istituto Annalisa Flaviani e da lei successivamente approvato. E’ tuttavia importante sottolineare che i nostri alunni appartengono ad un contesto culturale ed economico sempre più incentrato sul turismo, che vede come elemento attrattivo dominante, il Parco Marino di recente istituzione. In tutte le attività scolastiche è dunque sempre presente e oseremo dire, quasi inevitabile, un continuo richiamo al Parco e a tutto ciò che esso rappresenta per gli abitanti del paese, anche in prospettiva di un lavoro presente e futuro. Inoltre le letture inerenti la storia della Sardegna che sono state proposte in classe hanno sempre avuto come elemento comune la presenza di un personaggio guida che “raccontava i fatti” in modo semplice e chiaro, e che i bambini hanno trovato molto divertente e coinvolgente Data la nostra decisione di guidarli in un lavoro di ricerca storico-archeologica, attraverso la rielaborazione della storia della nostra isola che si concretizzasse anche in un elaborato finale, è nata spontanea la loro richiesta di inventare un personaggio guida che raccontasse i fatti ad un pubblico di lettori bambini. La loro scelta è ricaduta sul cavalluccio marino, personaggio da sempre molto amato dai bambini e che stuzzicava la loro fantasia. In seguito, da alcuni è stata fatta la proposta, subito accettata da tutti, di ambientare anche i disegni sott’acqua, rappresentando gli esseri umani come stelle marine.

Trovando simpatica l’iniziativa e perfettamente in sintonia con il loro contesto “ambientale”, abbiamo ritenuto opportuno rispettare la loro volontà, seguendoli e guidandoli in questa loro “impresa” di scrivere e disegnare “il loro libro di storia”. Abbiamo inoltre cercato di salvaguardare al massimo la spontaneità della forma e del contenuto dei loro elaborati, limitandoci, per quanto possibile, ad un semplice assemblaggio finale dei lavori prodotti dai vari gruppi. Vogliamo sottolineare che l’impegno dei bambini è stato grande e che tutti i gruppi di lavoro, all’interno delle classi, hanno lavorato con tanto entusiasmo, sforzandosi di ottenere sempre il massimo risultato. Pertanto ci complimentiamo con tutti gli “scrittori” e i “disegnatori” che hanno reso possibile con il loro impegno la realizzazione di questo simpatico libro-quaderno.   Le insegnanti. RINGRAZIAMENTI Si ringrazia la Preside dell’Istituto Annalisa Flaviani che ha reso possibile la realizzazione di questo lavoro mettendo a disposizione delle insegnanti e dei bambini tutte le risorse della scuola.

Mi presento… LA SARDEGNA...STORIA DI UN ' ISOLA... ...DALLA PREISTORIA AI GIORNI NOSTRI... Mi presento… Salve a tutti… io sono “Lucio il cavalluccio” ed insieme ai bambini delle terze, quarte e quinte della scuola elementare di Villasimius vi racconterò la storia di un’isola meravigliosa…la nostra amata Sardegna. Ma prima di tutto è necessario che mi presenti…sono un cavalluccio marino, simpatico e carino, mi puoi riconoscere dagli altri cavallucci perché ho il ciuffo un po’ ribelle. Sono un tipo molto chiacchierone, scherzoso e curiosone,

inoltre, non mi faccio mai gli affari miei… Pensate che vi sto per raccontare una storia iniziata miliardi di anni fa. Sono molto emozionato! Chissà come andrà a finire!? Perché ? Perché ho scoperto nuove cose che vi voglio raccontare subito !!!!! Preparate le valigie per fare insieme a me questo fantastico viaggio indietro nel tempo … inizieremo il nostro cammino in compagnia dei bambini della 3^A e della 3^B che con i loro studi e le loro osservazioni sul territorio ci guideranno nella prima fase del viaggio, ovvero dalla nascita dell’Universo, fino all’epoca della colonizzazione della Sardegna da parte del popolo Romano.

Il Viaggio… Iniziamo……………………… Tanti miliardi di anni fa, prima che l’ universo fosse come noi lo conosciamo oggi, ci fu una grande esplosione che diede origine alle galassie, alle stelle e ai pianeti. Il Big Bang Dal sole si staccarono pezzi di materia infuocata, uno dei quali diede origine alla Terra.

La superficie della Terra lentamente si raffreddò, ma pensate che per milioni di anni dai vulcani fuoriuscì una grande quantità di roccia fusa, cioè la lava, e tanto, tanto vapore, che condensandosi formò le nuvole. Cominciò a piovere per tantissimo tempo, non smetteva mai … e così si formarono i “mari primordiali”. Col passare del tempo nei mari primordiali nacquero le prime forme di vita formate da una sola cellula cioè i batteri e le alghe azzurre, talmente piccole che possiamo dire… microscopiche!!

Ma fuori dai mari era tutto deserto…sulla superficie della Terra infatti, la vita non era ancora possibile, perché non si era ancora formato l’ossigeno e lo scudo di ozono che doveva bloccare i “raggi mortali” del Sole. Dopo qualche tempo, grazie a queste prime forme di vita che potevano compiere la “fotosintesi clorofilliana” iniziò a diffondersi l’ossigeno. Poi si svilupparono i primi grandi vegetali acquatici, le alghe, che contribuirono anche loro alla diffusione dell’ossigeno nell’aria . . Le prime macro alghe.

Dopo si svilupparono i primi invertebrati acquatici e in seguito anche i pesci. Col passare del tempo si svilupparono muschi e felci; alcuni pesci subirono delle trasformazioni che gli permisero di respirare e di muoversi fuori dall’acqua…(erano gli anfibi). Poi comparvero gli insetti, si formarono le grandi foreste e si diffusero anche i rettili, alcuni dei quali erano molto grandi come i dinosauri. …dinosauri acquatici… Dopo la scomparsa dei dinosauri, avvenuta forse per un cambiamento del clima, o magari per la caduta di un asteroide, si diffusero sulla Terra anche gli uccelli e i mammiferi.

Tra questi ultimi si svilupperà anche l’uomo, un mammifero molto intelligente. Adesso cari bambini, amici miei, è arrivato il momento di parlarvi dei vostri antenati… Come sapete avete iniziato il vostro cammino nella storia del mondo con il Ramapiteco, più scimmia che uomo, che era comparso 15-20 milioni di anni fa e che, per colpa di un cambiamento del clima che fece scomparire gli alberi dovette imparare a muoversi sul terreno. Per loro fu molto difficile imparare a camminare e a correre quando si trovavano in pericolo, ad esempio quando erano inseguiti dalle tigri con i denti a sciabola.

Homo Abilis…ma..non..troppo Dal Ramapiteco si passò all’Australopiteco. Questo ominide si diffuse in Africa; aveva una statura molto bassa che non superava i 120 cm, camminava in posizione eretta e per difendersi usava bastoni e pietre. Si nutriva di radici, frutti selvatici. Successivamente comparve l’Homo Abilis, chiamato così perché era abile nell’usare le pietre e i bastoni come oggetti. Homo Abilis…ma..non..troppo

Ebbene si!!! Era incominciata la grande avventura dell’uomo… Ma cari bambini …abbiamo perso di vista la nostra amata Sardegna …che fine aveva fatto la nostra isola ?? La Sardegna e la Corsica in origine erano unite alla Spagna e alla Francia. Durante l’era Archeozoica (più esattamente tra i 23 e i 21 milioni di anni fa), cioè al tempo dei mammiferi, degli uccelli e delle grandi foreste, si sono staccate da queste terre e sono diventate due isole; poi, con un movimento rotatorio antiorario, sono finite al centro del Mediterraneo nella posizione in cui sono ancora oggi.

…i ponti di ghiaccio e terra… Adesso torniamo allo sviluppo dell’uomo, ed al suo arrivo nella nostra isola… Si pensa infatti che durante l’ultima glaciazione, il livello del mare fosse più basso di diversi metri e dei “ponti di terra e di ghiaccio” unissero la Terra che oggi corrisponde alla Toscana alla Corsica, che a sua volta era unita alla Sardegna. Probabilmente proprio questi ponti permisero all’Homo Erectus di arrivare nella nostra Sardegna. …i ponti di ghiaccio e terra…

Questo ominide aveva un cervello più sviluppato degli altri, camminava in posizione eretta, sapeva accendere il fuoco e viveva in piccoli gruppi. Raccoglieva radici e frutti selvatici, cacciava animali e comunicava con un linguaggio rudimentale. Probabilmente si era spinto in Sardegna a causa del clima più mite, seguendo lo spostamento dei branchi di animali selvatici che cacciava; qui iniziò a sfruttare la selce, di cui la nostra terra è ricca, per fabbricare gli strumenti e le armi che gli servivano. Era iniziata la grande era del “Paleolitico” ossia l’età della “pietra antica”.

IL PALEOLITICO Dall’Homo Erectus quindi si passò all’Homo Sapiens…. Ma…scusate bambini…forse è il caso di aggiungere che nel Paleolitico la vita era molto dura ….e si…i vostri antenati all’inizio vivevano in gruppi familiari, riparandosi sotto delle sporgenze naturali di roccia, chiamate “Tafoni”, simili a Tettoie di pietra, o nelle grotte naturali. Erano nomadi, e seguivano gli spostamenti degli animali.

Infatti gli uomini erano pescatori e cacciatori; le loro prede preferite erano i “cervi dalle grandi corna” e il “prolagus sardus”, una specie di coniglio senza coda, molto diffuso in Sardegna. IL TAFONE… -“Ne abbiamo uno anche nel territorio di Villasimius e si pensa sia stato usato proprio dagli uomini primitivi.”-

Conoscevano il fuoco e lo usavano per riscaldarsi per cucinare e per tenere lontano gli animali feroci durante la notte. Lavoravano la pietra scheggiandola in modo molto primitivo e con questa fabbricavano armi e utensili. Le donne si occupavano dell’allevamento dei figli e della raccolta di frutti e bacche selvatiche. Lavoravano le pelli degli animali uccisi con le quali fabbricavano vestiti per proteggersi dal freddo.

Adoravano gli “elementi naturali” come l’acqua e il fuoco e avevano il “culto dei morti”; infatti li seppellivano o li mettevano nelle “grotte naturali”, coricati sul fianco, poi li coprivano con fiori, foglie e gli mettevano vicino anche gli oggetti che usavano quando erano vivi, perché erano convinti che continuassero a vivere come spiriti (brrrr….) anche dopo la morte. Come avevamo già accennato, con l’Homo Sapiens Sapiens si entra nel periodo chiamato “Neolitico” o età della “pietra nuova”.

IL NEOLITICO La vita nel Neolitico Bene, bene…siamo già arrivati qua !? Come passa in fretta il tempo… L’uomo di questo periodo inizia a coltivare la terra e ad allevare gli animali…e quindi cambia anche il suo modo di vivere. La vita nel Neolitico

Abbandona la vita nomade e vive ancora per un certo periodo nelle grotte ma poi inizia a costruire villaggi di capanne, fatte di legno e paglia, vicino ai campi coltivati e quindi vicino all’acqua. Lavora la pietra in modo molto più preciso e riesce a fabbricare degli utensili migliori. Per fare questi utensili adopera anche l’ossidiana, una pietra nera di origine vulcanica che era molto rara e preziosa, di cui la Sardegna era ricca. Con questa pietra, si potevano fabbricare degli strumenti molto precisi. Ben presto si sparse la voce che in Sardegna c’era l’ossidiana e altri popoli erano attirati nella nostra isola dalle miniere di questa roccia che si trovavano sul monte Arci, e anche da quelle di selce. Gli uomini del neolitico sapevano lavorare anche la ceramica e la decoravano in vario modo. Un tipo di ceramica particolare che si faceva in quel periodo si chiama ceramica “cardiale” perché facevano delle impronte sul vaso ancora fresco

usando il guscio di una conchiglia chiamata Cardium. Erano “politeisti”, cioè adoravano tanti dei; adoravano anche gli elementi naturali come l’acqua, la luna, la vegetazione e il fuoco. Disegnavano i simboli di queste divinità anche nelle pareti delle tombe, perché pensavano che potessero ridare la vita alle persone anche dopo la loro morte. In particolare disegnavano i simboli della potente Dea Madre, simbolo della terra, della fertilità e della rinascita e del suo compagno il Dio Toro. Uno dei simboli della Dea Madre Uno dei simboli del Dio Toro

Praticavano il “culto dei morti” mettendo i loro corpi all’interno di piccole “grotte artificiali”, chiamate “Domus de Janas”, scavate nella roccia con strumenti in pietra. -“Nel territorio del nostro paese, Villasimius, sono presenti alcune Domus de Janas molto belle, come quelle nei pressi della Spiaggia del Riso, di forma semplice, a due camere e decorate con l’ocra rossa di cui rimangono ancora le tracce.”-

Dopo le Domus de Janas iniziarono a costruire anche un altro tipo di tombe i “Dolmens”, forse perché influenzati da popoli arrivati da altre terre, quelle del nord, che avevano usanze diverse. Entrambe queste sepolture erano tombe collettive, ossia contenevano i corpi o di gruppi familiari o di intere tribù, ma per farceli stare tutti, forse dovevano prima farli diventare degli scheletri. Brrr…ho la tremarella a parlare di queste cose…ma andiamo avanti…

Dall’Eneolitico al periodo Nuragico Come vi avevo già raccontato gli altri popoli che abitavano in riva al mar Mediterraneo erano attirati dalla nostra isola per le ricche miniere di ossidiana presenti sul monte Arci, e per quelle di selce ugualmente molto abbondanti. Ecco dunque che in Sardegna arrivano nuovi popoli e tra questi alcuni non proprio pacifici, che sapevano usare il rame. Dall’Eneolitico al periodo Nuragico Fino a quel momento la vita in Sardegna era stata molto tranquilla, ma l’arrivo di questi nuovi popoli, che erano soprattutto pastori e abituati a vivere in montagna, da inizio ad un periodo di guerre, imboscate, assalti ecc…insomma una vita molto difficile….

Pensate che litigavano per chi doveva usare i pascoli, per le acque dei fiumi, per i campi di grano, che cresceva molto bene, ecc… Insomma era una guerra continua…

Nei villaggi si iniziarono a costruire delle abitazioni “fortificate” con le mura in pietra e solo il tetto in paglia o legno…. erano le capanne nuragiche. Ma i capi villaggio, cioè i Re Pastori vivevano con la propria famiglia in una vera e propria torre di pietra molto grande e molto alta, chiamata Nuraghe.

-”La costruzione del nuraghe di Barumini che siamo andati a visitare nel mese di aprile con le nostre maestre… “- In quel periodo si costruivano armi e utensili in rame e in bronzo con la tecnica della fusione e degli stampi. Si adoravano sempre le stesse divinità del periodo precedente, la Dea Madre e il Dio Toro, così come si adoravano gli “elementi della natura”, come l’acqua e il sole.

Infatti si pensava che avessero il potere di “dare la vita” rendendo più fertile la terra e più abbondanti i raccolti. In particolare veniva praticato il “culto delle acque” in zone chiamate “aree sacre”, all’interno delle quali c’era sempre un “Pozzo Sacro”. Il Pozzo Sacro di S. Cristina, vicino ad Oristano Il Pozzo Sacro era il luogo, dove tutte le famiglie delle varie tribù, anche nemiche, andavano in pellegrinaggio

e si riunivano in occasione delle feste religiose, dimenticando la guerra per tutta la durata delle celebrazioni (anche diversi giorni). I fedeli offrivano alla divinità delle statuine di bronzo che potremmo definire delle vere e proprie “mini sculture” e che rappresentavano capi tribù, sacerdoti, guerrieri, donne, contadini, pastori, artigiani, lottatori o le divinità stesse, animali domestici e selvatici, navicelle nuragiche ecc…, sia in segno di ringraziamento che per chiedere dei favori. Navicella nuragica

Inoltre bambini dovete sapere che la società nuragica era divisa in classi sociali: la plebe era costituita da agricoltori, pastori, artigiani e piccoli commercianti, più in alto si trovavano i guerrieri e i sacerdoti e le sacerdotesse, che svolgevano le cerimonie religiose,quelle di guarigione e forse anche qualche magia; infine al di sopra di tutti c’era il Re con la sua famiglia. In questo periodo si costruisce un nuovo tipo di sepoltura collettiva chiamata “Tomba dei Giganti”, dal nome che i pastori dei nostri giorni gli hanno messo, viste le sue dimensioni.

Nel periodo del massimo sviluppo della civiltà nuragica la Sardegna cominciò ad essere frequentata da altri popoli che navigavano e commerciavano un po’ con tutte le civiltà che vivevano lungo le coste del mar Mediterraneo. Tra questi popoli il più conosciuto ed importante era quello dei Fenici.

L’arrivo dei Fenici Questo popolo iniziò una serie di scambi commerciali con i Sardi e con il permesso dei “re pastori” costruirono dei porti lungo le coste dove poter approdare con le navi. Molto presto intorno a questi porti vennero costruiti anche dei villaggi che col tempo si trasformarono in vere e proprie città.

I Fenici erano un popolo tranquillo ed insegnarono ai Sardi l’uso della scrittura e di molte altre invenzioni, ma soprattutto insegnarono a costruire diversamente le abitazioni e a vivere in modo diverso. Fecero conoscere loro il ferro e l’oro e insegnarono la coltivazione della vite e dell’ulivo e le tecniche per produrre il sale e per pescare. Iniziò quindi un periodo di grande benessere economico per i popoli che vivevano in Sardegna.

I fenici non imposero mai ai Sardi i loro costumi e la loro religione. Essi erano politeisti e adoravano il Dio Baal. Seppellivano i loro morti all’interno di tombe sotterranee che si dovevano raggiungere attraverso un pozzo…poi coprivano l’ingresso del pozzo con un tumulo di terra. Fondarono numerosi porti lungo le coste che in seguito divennero importanti città come Nora, Bithia, Sulci, Tharros, Karalis, ecc… Ma purtroppo, cari bambini tutto questo benessere aveva attirato l’attenzione di un altro popolo che amava la guerra e che decise di arricchirsi conquistando la Sardegna.

Essa, infatti era un territorio al centro delle rotte navali e commerciali del Mediterraneo, e che inoltre per il suo clima favorevole e la sua terra fertile veniva considerato il granaio del mediterraneo. Questo popolo era quello dei Cartaginesi, detti anche Punici, una importante colonia fenicia, situata lungo le coste della attuale Tunisia, che si era ormai allontanata dalla madre-patria agendo per conto proprio.

Iniziò un periodo di grandi lotte che videro i Fenici e i Sardi sconfitti da questo nemico molto abile nella guerra. Il popolo sardo venne ridotto in schiavitù e costretto a lavorare per i Cartaginesi pagando tasse molto alte. Sembra anche che facessero sacrifici umani agli Dei. E si…ragazzi miei… Si dice che uccidessero i loro primogeniti e dopo aver incenerito i loro corpi ne mettessero i resti all’interno di un’urna che veniva posta vicino ad un altare all’aperto: il Tophet…

Mamma mia…che tempi…meno male che oggi… Ma, continuiamo… Furono lunghi anni di tristezza e di grandi sacrifici, ma il peggio doveva ancora venire…stavano per arrivare i Romani…brrr…vi dico solo che si dice che più di ottantamila sardi siano stati portati via in catene e venduti sui mercati romani come schiavi…ma…questa è un’altra storia e un altro viaggio…che dovrò compiere insieme ai bambini della quarta A e quarta B.. CIAO…CIAO !!

Per la 3^A: Per la 3^B Carboni Erika Ciccone Simone Cireddu Rebecca Cogoni Marco Conforto Micaela Farris Elisa F. da S. Alves Luis Frau Daniele Garau Carla Hedhli Sabri Lampis Alice Masala Antonello Orrù Marj Pirroni Fausto G. Pisu Silvia Rubiu Paolo S. Utzeri Chiara Utzeri Veronica Per la 3^B Argiolas Ilaria Cinelli Francesco Cuccu Luca Espa Matteo Floris Giada Frau Valentina Frau Ylenia Melis Luca Pireddu Christian Pisano Fabrizio Saddi Sonia Vargiolu Irene Vargiolu Paolo Viola Bruno