Commento alla Regola dell’O. F. S. Esortazione di S

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Transcript della presentazione:

Commento alla Regola dell’O. F. S. Esortazione di S Commento alla Regola dell’O.F.S Esortazione di S.Francesco ai fratelli ed alle sorelle della penitenza Quand’è che Francesco ha dato indicazioni precise ai vari gruppi di penitenti che si erano formati intorno ai frati ? Quasi tutti gli studiosi concordano che la forma di vita per coloro che volevano seguire l’ideale del Santo pur rimanendo nel mondo, Francesco lo avesse indicato nella Lettera a tutti i Fedeli (prima recensione). Il documento è stato scoperto da Paul Sabatier nel 1900 nella biblioteca Guarnacci di Volterra. Tale scritto pur suscitando da subito l’interesse di molti studiosi, non comparve nelle prime edizioni critiche degli scritti pubblicate nel 1904. Fu merito di C.Esser che attribuì lo scritto in maniera inconfutabile allo stesso S.Francesco.

Notevole è anche il titolo che introduce il manoscritto : ” Queste sono le parole di vita e di salvezza : se qualcuno le avrà lette e messe in pratica troverà la vita e attingerà salvezza dal Signore.” “L’importanza di questo scritto(ha commentato C.Esser nel testo Opuscola Sancti Francisci Assisiensis) sta nel fatto che esso rappresenta le idee centrali con le quali Francesco cercava di formare la vita dei fratelli e delle sorelle della penitenza. Perciò in esso ci è dato di scoprire, con una chiarezza che altrove nei suoi scritti è difficile ritrovare, il contenuto più intimo della vita religiosa del Padre santo. Qua e là le parole del Santo penetrano nelle viscere della teologia e dell’esperienza mistica. Inoltre tutta la lettera manifesta la cura diligente e la sollecitudine di lui per la salvezza delle anime a lui consegnate.“

Perciò, pur non potendola definire una Norma o Regola, ritroviamo tutto lo spirito ed il pensiero e lo stile di Francesco. Già dallo stile del documento si ha la netta sensazione di trovarci di fronte ad uno scritto di S. Francesco. La tipicità del Santo di andare dritto al cuore del problema, lo stile asciutto ma concreto ne traccia la provenienza. E’ lo stesso stile del Francesco delle origini, della prima Regola non bollata,e delle ammonizioni. Proviamo a rileggere dalla Regola non bollata delle esortazioni che possono fare tutti i frati :  

..Temete e onorate Lodate e benedite, ringraziate e adorate, il Signore Dio Onnipotente nella Trinità e nella Unità Padre e Figlio e Spirito Santo creatore di tutte le cose. Fate penitenza , fate frutti degni di penitenza perché presto moriremo. …Beati coloro che muoiono nella penitenza, perché saranno nel regno dei cieli. Guai a quelli che non muoiono nella penitenza poiché saranno figli del diavolo di cui compiono le opere e andranno ne fuoco eterno. Guardatevi ed astenetevi da ogni male e perseverate nel bene fino alla fine. (FF.55)  

Il 16 Dicembre de 1221 nella bolla del Papa Onorio III troviamo la prima menzione ufficiale ai Fratelli e Sorelle della penitenza. In essa il Papa ordina al Vescovo di Rimini di prendere sotto la sua protezione i fratelli della penitenza di Faenza i quali, adducendo la proibizione della Regola ,si rifiutavano il giuramento di prendere le armi. Tale bolla fu ottenuta per l’intervento del Cardinale Ugolino (protettore di Francesco e dei suoi frati) il quale preoccupato che simili conflitti potessero avvenire anche in altri luoghi, suggerisce di riunire in un solo corpo tutte le fraternità di penitenti. Fu così che, insieme a Francesco, il Cardinale Ugolino preparò il “Memoriale propositi fratrum et sororum poenitentia” che tutti gli storici ritengono concordemente sia la prima vera regola dei Penitenti Francescani.

Tale documento è a noi pervenuto nella redazione del 1228 e come tale accettato da tutti i Fratelli e Sorelle della Penitenza. Dobbiamo però aspettare il 1289 quando il Papa Nicolò IV con la bolla del 18 Agosto approva la Regola per tutti i Fratelli e Sorelle della Penitenza riconoscendo in S. Francesco il fondatore dell’Ordine della Penitenza. Questa Regola lascia quasi intatto il Memoriale dei Propositi del 1228 disponendolo in forma più ordinata ed aggiungendo che tutti i “Visitatori” dovessero essere frati minori. L’esortazione di S. Francesco ai Fratelli e Sorelle della Penitenza è stato inserito, come prologo, dell’attuale Regola per mantenere intatto il pensiero e lo spirito di Francesco.

Di quelli che fanno penitenza ESORTAZIONE DI SAN FRANCESCO AI FRATELLI E ALLE SORELLE DELLA PENITENZA Nel nome del Signore! Di quelli che fanno penitenza Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, con tutta la loro forza (cf. Mc 12,30) ed amano il loro prossimo come se stessi (cf. Mt 22,39), ed odiano il proprio corpo con i suoi vizi e peccati, e ricevono il corpo ed il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno degni frutti di penitenza: quanto mai sono felici questi e queste, facendo tali cose e perseverando in esse, perché su di esse riposerà lo spirito del Signore (cf. Is 11,2) e stabilirà in essi la sua abitazione e la sua dimora (cf. Gv 14,23), e sono figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del nostro Signore Gesù Cristo (cf. Mt 12,50). Siamo sposi quando con il vincolo dello Spirito Santo l'anima fedele si congiunge al nostro Signore Gesù Cristo. Gli siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli (Mt 12,50). Madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo (cf. 1 Cor 6,20) per virtù dell'amor di Dio e di pura e sincera coscienza; lo partoriamo con le opere sante, che debbono illuminare gli altri con l'esempio (cf. Mt 5,16). O come è cosa gloriosa, avere un Padre santo e grande nei cieli! O come è cosa santa, avere un tale sposo, paraclito, bello e ammirabile! O come è cosa santa e come è cosa amabile, possedere un tale fratello ed un tale figlio, piacevolissimo, umile, pacifico, dolce, amabile e sopra tutte le cose desiderabile: il Signore nostro Gesù Cristo, che diede la sua vita per le pecore (cf. Gv 10,15) e pregò il Padre dicendo: Padre santo, conserva nel tuo nome (Gv 17,11) quelli che mi hai dato nel mondo; erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). E le parole che hai dato a me, io le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute ed hanno creduto veramente che io sono uscito da te ed hanno conosciuto che tu mi hai inviato (Gv 17,8). Prego per essi e non per il mondo (cf. Gv 17,9). Benedicili e santificali (Gv 17,17) e per essi io santifico me stesso (Gv 17,19). Non prego solo per essi, ma anche per quanti crederanno in me per la loro parola (Gv 13,20) affinché siano santificati nella unità (cf. Gv 17,23) come noi (Gv 17,11). E voglio, o Padre, che, dove sono io, siano anch'essi con me, perché possano vedere la mia gloria (Gv 17,24) nel tuo Regno.

Di quelli che non fanno penitenza Tutti quelli e quelle, che non fanno penitenza, e non ricevono il corpo ed il sangue del nostro Signore Gesù Cristo, e vivono nei vizi e peccati e camminano dietro alta prava concupiscenza ed alle cattive brame della loro carne, e non osservano quanto promisero al Signore, e servono col corpo al mondo, ai desideri carnali ed alle sollecitudini del secolo ed agli affari di questa vita: schiavi del diavolo, di cui sono figli e di cui fanno le opere (cf. Gv 8,41), sono ciechi, perché non riconoscono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. Non possiedono la sapienza spirituale, perché non possiedono il Figlio di Dio che è la vera sapienza del Padre, dei quali è scritto: La loro sapienza è stata divorata (Sal 106,27); e: Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti (Sal 118,21). Vedono e lo riconoscono, sanno di fare il male e lo fanno e così consapevolmente mandano in rovina la loro anima. Aprite gli occhi, o ciechi, ingannati dai vostri nemici: dalla carne, dal mondo e dal diavolo; poiché è cosa dolce per il corpo commettere il peccato e gli è cosa amara farlo servire a Dio; poiché tutti i vizi ed i peccati escono dal cuore degli uomini e da lì procedono, come dice il Signore net Vangeto (cf. Mc 7, 21). E così non avete niente di buono in questo mondo e non ne avrete per il futuro. E pensate di possedere a lungo le cose vane di quaggiù, ma vi fate imbrogliare, poiché verrà un giorno ed un'ora, che non pensate, che non conoscete e che ignorate; s'ammala il corpo, s'avvicina la morte e così l'uomo muore di una morte amara. E dovunque, in qualsiasi tempo e modo l'uomo muoia in peccato mortale senza penitenza e soddisfazione, se può soddisfare e non soddisfa, allora il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con tanta angustia e tribolazione, che nessuno può immaginare, tranne colui che ciò subisce. E saranno loro tolti (cf. Lc 8,18; Mc 4,25) tutti i talenti ed il potere e la scienza e la sapienza (2Par 1,12), che credevano di possedere. E lasciano tutto ai parenti ed agli amici e dopo che essi si sono tolti e divisi i suoi beni soggiungono: Maledetta sia l'anima sua, poiché avrebbe potuto darci di più e guadagnare di più di quanto non abbia guadagnato. I vermi (intanto) divorano il corpo, e così hanno mandato alla malora il corpo e l'anima nel breve periodo di tempo di questo mondo, e se ne andranno all'inferno, ove saranno tormentati all'infinito. Per la carità che è Dio (cf. 1 Gv 4,16), preghiamo tutti coloro, ai quali giungerà questa lettera, di ricevere benignamente per amore di Dio queste olezzanti parole del nostro Signore Gesù Cristo, come sopra riferite. E quanti non sanno leggere, se le facciano leggere spesso; e le conservino presso di sé mettendole santamente in pratica sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv 6,64). E coloro che non faranno ciò, saranno tenuti a rendere conto nel giorno del giudizio (cf. Mt 12,36) davanti al tribunale del nostro Signore Gesù Cristo (cf. Rm 14,10).

..dobbiamo entrare nel “clima” di Dio. L’invito del Prologo è suadente e serio: ogni uomo deve decidersi ad entrare nel “clima “di Dio cambiando vita come esige il Vangelo. Il momento attuale,e questo rinnovato cammino di formazione, è sicuramente un valido aiuto ed un momento propizio per tale cambiamento. I punti essenziali di questa esortazione sono gli stessi che saranno poi sviluppati nella Regola. Francesco non ci presenta un Dio solitario e distante dall’uomo, bensì un Dio-comunione , un Dio-famiglia. Un Dio che vuole condividere la storia dell’uomo.

O come è cosa gloriosa avere un Padre…. Che dona il proprio Figlio all’umanità (Reg. art.4) Che assiste l’uomo nel suo cammino di rinnovamento e per rialzarlo nelle cadute accogliendolo a braccia aperte nel Sacramento della Riconciliazione (Reg.art.7) Che vede in ogni uomo i lineamenti del suo Figlio primogenito di una moltitudine di fratelli (Reg.art.13) e lo vuole pertanto fiducioso della sua provvidenza e sollecito del bene di tutti gli uomini Che desidera l’uomo impegnato a costruire un mondo più fraterno ed evangelico per la costruzione del Suo Regno Reg.art.14) E lo guarda amorosamente camminare per le strade del mondo forestiero e pellegrino verso la casa paterna (Reg.art.11) dove Egli lo attende per l’incontro finale (Reg.art.19)

E prosegue: ”O come è cosa santa ed amabile possedere un tale fratello ed un tale Figlio, piacevolissimo, pacifico, dolce amabile e sopra tutte le cose desiderabile: il Signore nostro Gesù Cristo” La Regola ci presenta il Figlio : Come dono dell’amore del Padre agli uomini.(Reg.art.4) Via e verità della quale bisogna nutrirsi per possedere la Vita.(Reg.art4) Ispiratore e centro della vita con Dio e con gli uomini(Reg.art4) perciò lo invita a cercarlo (Reg art.5) Uomo perfetto seguendo il quale ogni uomo diventa più uomo.(Reg.art14) Ed infine ricordando che per impulso dello Spirito Santo Francesco entrò nella chiesa di S. Damiano dove Cristo gli indicò la missione di riparare la chiesa e lo stesso Spirito glene fece capire il senso (FF1038) la Regola ci presenta lo Spirito Santo .

Che nella sua incessante azione santificatrice suscita nella Chiesa famiglie spirituali , tra le quali quella francescana (Reg.art.1) Che nella sua opera di “ispiratore” spinge alcuni fedeli ad entrare nella famiglia francescana per vivere il Vangelo alla maniera di Francesco(Reg.art2) Nella sua funzione di introdurre alla conoscenza intera di Cristo Verità (Reg.atr.4) La prima parte del Prologo si conclude con la citazione del Cap 17 del Vangelo di Giovanni, con questa preghiera sublime detta preghiera sacerdotale. Francesco la inserisce nella sua lettera quale catechesi essenziale per ogni cristiano. In essa Gesù appare nella sua molteplice premura ,di “fratello nei nostri confronti per il cammino che dobbiamo ancora percorrere nel mondo, e per la richiesta al Padre affinché anche noi siamo partecipi della sua stessa gloria. Questa preghiera è quindi anche missionaria. La missione che il Padre affida a Cristo dovrà essere portata avanti da tutti noi.   Lorenzo 2008-2012