ANFITEATRO L’ anfiteatro è un edificio di forma ellitica per spettacoli pubblici. Nell'antichità classica (associato particolarmente all'antica Roma) veniva.

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ANFITEATRO L’ anfiteatro è un edificio di forma ellitica per spettacoli pubblici. Nell'antichità classica (associato particolarmente all'antica Roma) veniva usato per i giochi gladiatori (chiamati anche munera) e per le venationes, ovvero gli scontri tra gladiatori (o uomini vestiti come essi) e animali (tra cui figuravano tigri, leoni, orsi, coccodrilli, rinoceronti etc.). I tre anfiteatri romani più grandi del mondo in ordine di grandezza sono il Colosseo. Anphitheatron  amphi = all’intorno, da ogni parte theatron=teatro

Cosa facevano nell’anfiteatro? L’anfiteatro era un luogo dove si svolgevano spettacoli pubblici: Combattimenti tra gladiatori Naumachie Venationes Eventi religiosi L’insieme di questi giochi era chiamato Ludi.

Combattimenti tra gladiatori Il gladiatore era un particolare lottatore dell' antica Roma. Il nome deriva da gladio, una piccola spada corta usata molto spesso nei combattimenti. La pratica dei duelli tra gladiatori proviene dall'Etruria e, come molti altri aspetti della cultura etrusca, anche questo fu adottato dai Romani. I munera gladiatoria,in particolare, erano dovuti all'abitudine dei personaggi più facoltosi di offrire al popolo, a proprie spese, pubblici spettacoli in occasione di particolari circostanze, per esempio duelli all'ultimo sangue fra schiavi in occasione del funerale di qualche congiunto.

Normalmente i gladiatori erano prigionieri di guerra ai quali si lasciava la scelta della schiavitù o l'ingaggio nell'arena per un periodo limitato, al termine del quale potevano guadagnare la libertà. Altri erano semplicemente spiantati in cerca di celebrità e ricchezza. La professione offriva oltre a buoni compensi un'enorme popolarità. L' hoplomachìa era il combattimento dei gladiatori. Qualche volta l'attacco era simulato con armi rese inoffensive; in ogni modo si trattava di un'anticipazione del munus dove ogni gladiatore cercava di sfuggire alla morte tentando di uccidere il proprio avversario.

Naumachie La naumachia (in latino naumachia « combattimento navale ») indica nel mondo romano era uno spettacolo che rappresentava una battaglia navale. Le naumachie, erano simulazioni di battaglie navali e le corse delle bighe o delle trighe che attiravano folle imponenti e davano luogo a fenomeni di grande tifo. La prima naumachia conosciuta è quella organizzata da Giulio Cesare a Roma nel 46 a.C. per il suo quadruplice trionfo.

Venationes Le venationes consistevano in presentazioni di bestie addomesticate. In questo caso erano inoffensive. Non mancavano le venationes, in cui gli uomini risparmiati erano posti dietro certe grate da dove scoccavano le loro frecce contro le belve.

Eventi religiosi Oltre che per i divertimenti, l'anfiteatro era utilizzato anche ai banchetti funebri, vere e proprie feste volute da privati che attiravano una folla numerosa. Erano banchetti funebri, ma nessuno se ne preoccupava, ed era maleducato presentarsi vestiti a lutto. Non era raro che il defunto stesso lasciasse per testamento disposizioni circa il rito in suo onore.

A cosa servivano gli anfiteatri? L’allestimento di questi spettacoli fu un mezzo molto efficace attraverso il quale le classi dominanti distrassero le classi povere della popolazione dai terribili problemi economici e sociali con i quali esse dovevano fare i conti nella realtà quotidiana. Le enormi somme spese dagli imperatori per organizzare tali spettacoli ebbero il risultato di evitare che le masse popolari riflettessero sui loro gravi problemi quotidiani e sul fatto che erano crudelmente sfruttate dai potenti.

La fine degli anfiteatri Dopo la diffusione del Cristianesimo i giochi furono osteggiati dalle autorità religiose per la loro disumanità. Già dal IV secolo alcuni anfiteatri iniziarono ad essere demoliti. La popolarità dei giochi durò nel tempo, eludendo sovente le proibizioni emanate dalle autorità. Costantino li vietò fin dal 326; sembra che a Costantinopoli l'interdizione fosse osservata, mentre nel 397 a Roma sono ancora citate le scuole di gladiatori (i ludi). Costanzo II li impose di nuovo, Valentiniano III decretò la fine dei giochi, anche se gli ultimi che si tennero al Colosseo furono celebrati da un regnante barbarico Teodorico nel VI secolo.