I discorsi di Mussolini
Benito Mussolini Benito Mussolini noto con l'appellativo "il Duce" è stato un uomo politico, giornalista e dittatore italiano. Fondatore del fascismo, fu Presidente del Consiglio del Regno d'Italia. Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, e direttore del quotidiano socialista Avanti!
Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la "vittoria mutilata", fondò i Fasci italiani di combattimento (1919), poi divenuti Partito Nazionale Fascista nel 1921, e si presentò al Paese con un programma politico nazionalista e radicale. Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, puntò alla presa del potere; forzando la mano delle istituzioni, con l'aiuto di atti di squadrismo e d'intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre 1922 con la Marcia su Roma, Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30 ottobre).
Mussolini dimostrò di avere una personalità carismatica, come testimoniano i discorsi tenuti di fronte a «folle oceaniche», e una notevole abilità oratoria, che attinse in parte dall'esempio dannunziano. Egli incrementò la sua popolarità presentandosi come «il figlio del popolo», ricorrendo all'organizzazione e all'irreggimentazione delle masse, chiamate di continuo a partecipare ad iniziative di varia natura, ma anche grazie all'appoggio di molteplici intellettuali di spicco e di uomini di grandi capacità di governo.
Discorso del 23 marzo 1919 L'adunata del 23 marzo rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai figli d'Italia che sono caduti per la grandezza della Patria e per la libertà del mondo, ai mutilati e invalidi, a tutti i combattenti, agli ex-prigionieri che compirono il loro dovere, e si dichiara pronta a sostenere energicamente le rivendicazioni d'ordine materiale e morale che saranno propugnate dalle associazioni dei combattenti. “Noi comprenderemo in un unico pensiero di amore tutti i morti, dal generale all'ultimo fante, dall'intelligentissimo a coloro che erano incolti ed ignoranti. Ma voi mi permetterete di ricordare con predilezione, se non con privilegio, i nostri morti, coloro che sono stati con noi nel maggio glorioso.”
Discorso del 21 giugno 1921 Il discorso del 21 giugno, chiamato discorso del bivacco è stato il primo discorso tenuto alla Camera dei deputati da Benito Mussolini in veste di presidente del Consiglio. Venne pronunciato da Mussolini il 16 novembre 1922, poco dopo aver giurato davanti a re Vittorio Emanuele III il 31 ottobre al Palazzo del Quirinale. “Non mi dispiace, onorevoli colleghi, di iniziare il mio discorso da quei banchi dell'estrema destra, dove nessuno osava più sedere. Vi dichiaro subito che sosterrò nel mio discorso tesi reazionarie. Sarà quindi il mio un discorso non so quanto parlamentare nella forma, ma nettamente antidemocratico e antisocialista nella sostanza. […] Avete posto un coltello al collo di Fiume, ma non avete risolto il problema di Fiume. Avete mandato là il comandante Foschini, con un piano diabolico di realizzare un Governo, che accetti i patti che sono stati convenuti col signor Quartieri”
Discorso del 16 Novembre 1922 Discorso pronunciato il 16 novembre 1922 alla camera, dove enuncia il suo nuovo programma come Capo del Governo. “Signori, quello che io compio oggi, in questa Aula, è un atto di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza. Da molti, anzi da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata come un assalto, ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale. Ora è accaduto per la seconda volta, nel volgere di un decennio, che il popolo italiano - nella sua parte migliore - ha scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al disopra e contro ogni designazione del Parlamento”.
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