La Rete dei Servizi alla Persona Franzoni, Anconelli 2006
Nascita ed evoluzioni del welfare state Prima fase Beneficienza pubblica (Stato benefattore) Seconda fase Previdenza sociale (Stato assicuratore) Terza fase Sicurezza sociale (Stato sociale) Principio dell’universalismo delle prestazioni
Modelli di welfare (I) Titmuss articola la sua classificazione su tre livelli: Institutional redistributive model (Prestazioni universali sulla base del criterio della cittadinanza) Industrial achievement-performance (I livelli di protezione riflettono i meriti ed i livelli lavorativi) Residual Welfare (Intervento pubblico volto a garantire la soddisfazione dei bisogni primari)
Modelli di welfare (II) Ferrera distingue tra: Il modello universalistico basato sul principio di cittadinanza incarna un sistema di protezione che garantisce l’intera popolazione indipendentemente dalla posizione lavorativa Il modello occupazionale basato sulla performance di lavoro, è caratterizzato da un sistema di protezione rivolto solo ai lavoratori
Cambiano le premesse socioeconomiche dei modelli di welfare Crisi e riprogettazione del welfare (I) Cambiano le premesse socioeconomiche dei modelli di welfare Viene meno la piena occupazione (maschile) NUOVI RISCHI E NUOVI BISOGNI Disoccupazione e della precarietà del lavoro Accelerazione del processo d’invecchiamento demografico Mutamenti di ruolo all’interno della famiglia (lavoro femminile) Cambiamenti nella struttura famigliare
Crisi e riprogettazione del welfare (II) Il welfare mix Passaggio dal welfare state a welfare mix. Costituisce una sorta di perfezionamento nella logica combinatoria (o di coordinamento) fra Stato, mercato e organizzazioni non profit nella produzione ed erogazione di prestazioni sociali (Ascoli 2003) La redistribuzione dei ruoli che caratterizza il welfare mix è basata sul principio dell’interdipendenza tra ruoli e responsabilità. Il soggetto pubblico promuove la co-progettazione, finanzia, coordina e controlla le prestazioni sociali. Il Terzo Settore è coinvolto nella progettazione, gestione ed erogazione degli interventi.
La storia dei servizi alla persona (I) 6 1 La storia dei servizi alla persona (I) Legge 6972/1890 “Legge Crispi” sull’assistenza sociale Tutela dei soggetti deboli per finalità di difesa e conservazione della società liberale (Assistenza sociale affidata a più Enti) Legge 833/1978 Istituzione del Sistema Sanitario Nazionale Frutto della maturazione politica e culturale degli anni ‘70 che afferma la concezione universalistica del diritto alla salute Completa il decentramento amministrativo (Regione Provincie e Comuni) e modifica il regime di erogazione dei servizi e delle prestazioni
Il percorso verso la riforma sanitaria Idee - guida Lotta all’emarginazione Partecipazione Prevenzione Programmazione Integrazione sociosanitaria Informazione Decentramento Anticipazioni legislative DPR 616/77 L.405/75 L.180/77 L. 675/75 Leggi regionali Esperienze anticipatorie Consorzi socio-sanitari (tra provincie regioni e comuni ) Legge 833/78 Istituzione del SSN Ma non segue il processo di riforma per il settore dell’assistenza
I servizi sociali nella riforma 833 USL (Unità Sanitaria Locale) Nodo organizzativo della riforma col compito di realizzare e gestire i servizi del SSN La riforma dell’assistenza non segue la riforma sanitaria. I Comuni delegano molte delle funzioni sociali alle USL che si trasformano in USSL (Unita Socio Sanitaria Locale) Ecco perché ancora oggi molti servizi sociali si trovano all’interno delle ASL
Servizi sociali e welfare mix N A R I O Servizi sociali e welfare mix Nuove collaborazioni tra pubblico e privato (welfare mix) finalizzati a fronteggiare la crisi del welfare. Terzo Settore inizia a svolgere un ruolo cruciale nella gestione dei servizi sociali Legge 381/91 Cooperazione sociale Ma resta ancora gestore (secondo il modello del “mutuo accomodamento”) Legge 266/91 Volontariato Legge 383/2000 Associazioni di promozione sociale
Legge 328/2000 Il sistema integrato di interventi e servizi sociali Ridisegna le politiche socio-assistenziali e contribuisce alla ridefinizione dei rapporti tra Stato e Terzo Settore Welfare locale/municipale Integrazione Attivazione Localizzazione
Gli elementi di innovazione della 328 (I) Superamento della tradizionale impostazione categoriale delle politiche assistenziali attraverso la realizzazione di politiche universalistiche e selettive, cioè rivolte a tutti gli individui secondo la condizione di bisogno. Integrazione tra attori e settori (sussidiarietà verticale e orizzontale) Attivazione dei soggetti (partecipazione attiva della comunità locale) Localizzazione (centralità del comune responsabile degli interventi)
Gli elementi di innovazione della 328 (II) Riconoscimento formale del ruolo di co-programmatore del Terzo Settore. In considerazione della sua capacità di “sentore precoce” dei bisogni la legge quadro lo chiama a partecipare alla costruzione dei Piani di Zona non in ruolo consultivo, ma rendendolo partecipe e responsabile delle scelte strategiche in esso contenute mediante l’adozione dell’Accordo di programma. La legge innova modelli di pensiero e prassi di regolazione: da “mutuo accomodamento” (Ranci, 1999) a “negoziazione” (Pavolini, 2003) - ovvero complementarietà d’azione tra pubblico e non-profit. Programmazione partecipata delle politiche e dei servizi sociali (PdZ)
Elementi di problematicità N U O V I S C E N A R I S C E N A R I O Elementi di problematicità Livelli essenziali delle prestazioni compatibilità economica scelte regionali ? Riforma del Titolo V della costituzione (neoregionalismo basato su un rafforzamento delle competenze che si costituiscono e si raccolgono in capo alle regioni) Federalismo fiscale Devolution squilibrata come rottura dei sistemi nazionali di protezione sociale: l’arresto delle politiche redistributive e la riduzione dei prelievi fiscali mirerà a creare protezioni separate con protezioni più ricche nelle zone più dotate e protezioni più povere in quelle meno dotate