Storia della Chiesa Lezione XII
Conquiste e violazioni della libertà. Il concilio di Trento Lezione XII La riforma ecclesiastica (4) Conquiste e violazioni della libertà. Il concilio di Trento
Nuove leggi per migliorare le condizioni degli indigeni dell’America 1542 Nuove leggi per migliorare le condizioni degli indigeni dell’America … Insurrezione dei coloni Nel 1542 furono promulgate nuove leggi con lo scopo di migliorare le condizioni degli indigeni dell’America spagnola, fondamentalmente attraverso la revisione del sistema dell’encomienda. Nel 1542 Las Casas riesce nel suo intento e vengono pubblicate le nuove leggi che proibiscono la schiavizzazione degli indigeni e aboliscono l’ ereditarietà dell'encomienda, che doveva scomparire alla morte degli encomenderos. La promulgazione delle nuove leggi causò un’insurrezione dei coloni del Perù (comandata da Gonzalo Pizarro), che arrivarono ad eliminare il viceré Blasco Núñez Vela che tentava di farle applicare, sebbene è probabile che lo scopo ultimo fosse quello di ottenere un’indipendenza dalla corona spagnola attraverso l’eliminazione dell’encomienda. Nella corte spagnola si diffuse l’allarme e Carlo V si convinse che eliminare l’encomienda significherebbe rovinare economicamente la colonizzazione, così il 20 ottobre 1545 venne abrogato l’articolo 30 delle Leggi Nuove, in cui si proibiva l’encomienda ereditaria. Di conseguenza fu convocata la Giunta di Valladolid, in cui si affrontano le posizioni di Bartolomeo de Las Casas e Juan Ginés de Sepúlveda, cosa che avvenne nel 1550. Da allora la legislazione coloniale spagnola tentò di migliorare la condizione degli indigeni in America, ma spesso i tentativi furono definiti ipocriti in quanto non ostacolarono lo sfruttamento degli indigeni da parte dei coloni.
42-63 anni 1525-1530 consolida la dottrina riformata. 1530 presentazione della Confessione Augustana 1531 Lega di Smalcalda 1534 pubblicazione di tutta la Bibbia in tedesco. 1537 ulteriore distanziamento della Chiesa 1546 Lutero muore a Eisleben Negli ultimi anni della sua vita Lutero approfondì la distanza dal cattolicesimo con lo scritto del 1537 Gli Articoli di Smalcalda, difese la propria dottrina sulla presenza di Cristo nell'Eucarestia nell'opera Breve confessione intorno al Santissimo Sacramento (1544) ed espresse una condanna violenta e definitiva del cattolicesimo con l'operetta polemica Contro il papato istituito a Roma dal diavolo (1544). Altri scritti di Lutero contro gli ebrei che rifiutavano di convertirsi al cristianesimo, in particolare Degli ebrei e delle loro menzogne nel quale si espresse con toni acerrimi, hanno indotto molti a tacciarlo di antisemitismo. Lutero manifestò un forte disprezzo anche per ogni forma di commercio, da lui giudicato "uno sporco affare", e condannò l'interesse come usura. Il suo sogno sarebbe stato di perpetuare la società rurale in cui era nato, per questo egli si considerava più un restauratore che un innovatore. Lo studioso Roland Bainton, pur essendo un suo devoto biografo, riconosce che Lutero man mano invecchiava era diventato «un vecchiaccio irascibile, petulante, maldicente, e talvolta addirittura scurrile». In confronto a Melantone, sempre sottile e pacato nei giudizi, tanto rozzo e vendicativo apparve divenuto Lutero, al punto da scadere spesso nel turpiloquio. Aveva anche preso a mangiare e bere smisuratamente, vuotando in più occasioni interi boccali di birra. La sua salute intanto si era andata deteriorando progressivamente fino a che si ammalò gravemente di ulcera. Quando, il 18 febbraio 1546 a Eisleben, Lutero era sul letto di morte, gli amici gli chiesero se era ancora convinto di ciò che aveva insegnato. Rispose: «Sì», e poco dopo spirò. 42-63 anni
Con l'espressione «riforma cattolica» si indica la prosecuzione degli sforzi di rinnovamento della vita religiosa realizzati soprattutto in Italia e Spagna: la Chiesa, santa perché santo è il suo fondatore, ma sempre bisognosa di riforma perché in essa vi sono molti peccatori, assistette nel XVI secolo
Nell'Europa meridionale, nei primi anni del secolo XVI, fiorirono numerose congregazioni religiose, maschili e femminili, e diverse confraternite di sacerdoti e laici, che dettero grande impulso all'istruzione e all'assistenza. La necessità della riforma dei vescovi fu avvertita quando i danni maggiori erano già avvenuti, ma non mancarono dotti e santi vescovi All'irruzione di energie riformistiche, mentre nell'Europa settentrionale avveniva la frattura protestante, nell'Europa meridionale fiorirono numerose congregazioni religiose, maschili e femminili, che dettero grande impulso all'istruzione e all'assistenza e diverse confraternite di sacerdoti e laici.
Oratorio del divino amore Teatini Cappucini Barnabiti 1534 Gesuiti 1535 Orsoline Somaschi 1551 Oratorio di San Filippo Neri 1551 Santa Teresa riforma il Carmelo Le nuove congregazioni religiose, maschili e femminili.
Nel 1534 Ignazio di Loyola comincia con sei compagni. Nel 1556 avevano in Italia venti collegi. Nel 1565, l'ordine contava circa 3.500 membri Sant’Ignazio di Loyola e l’ordine dei gesuiti Ignazio nacque nel castello di Loyola da una nobile famiglia basca nel 1491. Attraverso diverse vicende, il Signore lo portò a comprese che senza un'adeguata preparazione non poteva difendere e propagare la fede cristiana. Ormai più che trentenne, decise di tornare a scuola, dapprima a Barcellona per apprendere il latino e poi nella nuova università di Alcalà de Henares per iniziare il corso delle arti. I suoi ideali furono condivisi da altri condiscepoli: data la differenza d'età, era inevitabile che fosse trattato da maestro. Con 37 anni -nel 1528 - Ignazio di Loyola si trasferì a Salamanca, ritenuta la migliore università spagnola; poi volle recarsi a Parigi dove, secondo il costume del tempo, gli studenti senza risorse finanziarie mendicavano il necessario per vivere. Divenuto magister artium, nel 1534, sulla collina di Montmartre, con sei compagni pronunciò i tradizionali voti monastici col proposito di compiere il pellegrinaggio in Terrasanta. In attesa che i compagni terminassero gli studi, si dettero appuntamento a Venezia per l'inizio del 1537, per poi imbarcarsi. Poiché la navigazione era chiusa a causa della guerra contro i Turchi, la piccola compagnia per qualche mese si dedicò all'assistenza dei malati negli ospedali di Venezia; infine Ignazio ricevette l'ordinazione sacerdotale e decise di commutare il pellegrinaggio in Terrasanta col voto di particolare obbedienza al papa. Nel 1538, Ignazio si recò a Roma. Gli inizi non furono semplici. Nel 1539 Ignazio pose mano alla fondazione del nuovo ordine che è caratterizzato, oltre che dai normali voti monastici, da un quarto voto di obbedienza al papa. Nel 1540, con la bolla Regimini militantis Ecclesiae, venne approvata la Compagnia di Gesù che ha lo scopo di «combattere per Dio sotto la bandiera della Croce e di servire unicamente il Signore e il romano pontefice, suo vicario in terra» con la predicazione, l'insegnamento, le opere di carità.
La creazione dei collegi, così caratteristici della Compagnia di Gesù, cominciò con la fondazione del collegio di Messina nel 1548, seguita da quello di Palermo l'anno dopo, e culminò nel 1551 con la fondazione del collegio romano, divenuto ben presto prestigioso. Nel 1540 cominciarono a Parigi e in Germania; Nel 1541 Francesco Saverio partì con tre compagni per le Indie orientali; Nel 1545, Francesco Borgia, duca di Gandia, accolse i gesuiti in Catalogna e l'anno dopo egli stesso entrò nella Compagnia e alla morte del Laínez gli successe nel generalato; Nel 1554 esistevano in Spagna tre province (Castiglia, Aragona, Andalusia). La creazione dei collegi, così caratteristici della Compagnia di Gesù, cominciò con la fondazione del collegio di Messina nel 1548, seguita da quello di Palermo l'anno dopo, e culminò nel 1551 con la fondazione del collegio romano, divenuto ben presto prestigioso. Nel 1556 esistevano in Italia venti collegi, che testimoniano la viva richiesta di istruzione superiore presente in quel tempo. Nei collegi venivano istruiti non solo gli allievi dell'ordine, ma anche coloro che desideravano una buona formazione culturale. Il primo collegio in Francia venne istituito solo nel 1556 a causa dell'opposizione del parlamento di Parigi e della Sorbona. In seguito alla partecipazione di Diego Laínez al colloquio religioso di Poissy nel 1561, dove i calvinisti furono sconfitti, si rese possibile la fondazione dei collegi di Tournon, Rodez e Parigi. Nell'area di lingua tedesca, i gesuiti furono favoriti in Baviera e in Austria: a Ingolstadt operò Pietro Canisio, l'apostolo della Germania, e in rapida successione furono creati i collegi di Vienna, Ingolstadt, Monaco, Treviri, Dillingen. Nel 1565, l'ordine contava circa 3.500 membri, distribuiti in 18 province comprendenti territori come il Brasile, l'India e la Cina.
Giovanni Calvino (Noyon – Francia settentrionale, 10 luglio 1509 – Ginevra, 27 maggio 1564… e perciò era di una generazione più giovane degli altri riformatori). È, con Lutero, il massimo riformatore religioso e il fondatore del Calvinismo, che fa parte della famiglia delle chiese protestanti. Il suo pensiero è espresso soprattutto nell'opera Istituzione della religione cristiana, completata nel 1559. Lutero fu il genio religioso della riforma, ma i suoi rapporti con le autorità politiche furono incerti. Zwingli fu la mente politica in grado di far trionfare la riforma in quel decennio critico tra il 1520 e il 1530 Calvino, invece, fu la mente lucida, l'infaticabile organizzatore, lo stratega della resistenza protestante contro il ritorno in forze del cattolicesimo, specie tra il 1540 e il 1560, quando esso riuscì a ritrovare la forza della sua organizzazione. Vita di Calvino Aveva frequentato i più famosi collegi universitari di Parigi in cui dominava lo spirito del nuovo umanesimo cristiano, poi, seguendo i desideri paterni, frequentò le scuole di diritto. Dopo la morte del padre, il patrimonio ereditato gli permise di dedicarsi agli studi umanistici ed esordì con un commento a Seneca, dal quale ricavò il suo fiero moralismo e il senso del dovere per il dovere proprio degli stoici. Al brillante, intelligente, abile letterato si aprivano i campi del successo letterario quando, improvvisamente, avvenne la sua "conversione istantanea" di cui non parlò mai. Mise da parte gli studi che l'avevano occupato fino a quel momento e si applicò alla teologia con tanta determinazione che appena due anni dopo poté pubblicare la sua opera fondamentale Institutio religionis christianae, il primo abbozzo sistematico di teologia dogmatica protestante. Giovanni Calvino (1509 – 1564)
Volontarismo di Calvino. Dio onnipotente ha già stabilito con un atto inappellabile la salvezza o la perdizione degli uomini (predestinazione). Per Calvino il successo di ciò che si è intrapreso può significare la conferma divina della predestinazione alla salvezza. Dunque la sua dottrina sulla predestinazione non dev’essere una remora, ma un incitamento all’azione. Volontarismo di Calvino Il distacco di Calvino dalla Chiesa di Roma fu un atto di volontà ponderato e meditato, e perciò privo di sfumature. Egli si convinse che di fronte all'onnipotenza divina scompare tutta la scienza e a nulla valgono gli sforzi personali dell'uomo; davanti a Dio è commedia la liturgia cattolica: Dio si può adorare solo in maniera diretta, senza mediazione sacerdotale; niente può piegare un decreto irrevocabile di Dio sulla sorte di ogni uomo. La sua è una dottrina volontaristica: "Lavorare per l'onore di Dio è più importante della cura e lo studio di qualunque bene". La predestinazione Per un volontarista, l'attributo più importante di Dio è la sua onnipotenza, e la dottrina della predestinazione ne è la naturale conseguenza. Dio ha stabilito con un atto inappellabile la salvezza o la perdizione degli uomini. L'umanità è stata condannata a causa del peccato di Adamo: se Dio, con un decreto di grazia, salva alcuni degli uomini, il dannato non ha motivo di lamentarsi, così come una bestia non può lamentarsi di non essere uomo. Dio non è un tiranno perché manifesta la sua gloria sia condannando i reprobi sia salvando gli eletti. Gli uomini non capiscono la giustizia di Dio, ma ciò non toglie che essa sia la suprema giustizia. Perciò la dottrina della predestinazione non agisce come una remora, bensì come potente incitamento all'azione, perché il successo di ciò che si è intrapreso può significare la conferma divina della predestinazione alla salvezza. Il cristiano non deve perciò far affidamento sulle opere buone (elemosine, penitenza, digiuno...) bensì applicarsi con la massima diligenza ai suoi doveri di stato (famiglia e lavoro), con la ferma intenzione di riformare il mondo a maggior gloria di Dio. Il culto divino si limitava alla predica, alla preghiera e al canto dei salmi. Le feste furono abolite a eccezione della domenica.
1542 Il nuovo ordinamento autonomo elaborato da Calvino: anziani e concistoro permisero di realizzare in Ginevra una rigida disciplina ecclesiastica, mai ottenuta da alcun'altra Chiesa. Infatti, a Ginevra i cittadini erano costretti a giurare la professione di fede strada per strada, gli anziani vigilavano le azioni dei cittadini: i colpevoli erano citati davanti al concistoro. Le pene erano inflitte senza alcun riguardo alla classe sociale di appartenenza del reo. Il nuovo ordinamento autonomo elaborato da Calvino, modello di tutte le comunità calviniste future, furono le Ordinanze ecclesiastiche. In esse, secondo il modello delle chiese dei primi tempi del cristianesimo, erano previsti quattro uffici: quello di pastore, il più elevato perché aveva la suprema autorità; di dottore per l'insegnamento della teologia; di diacono per provvedere agli ospedali e all'assistenza; e, infine, di anziano con compiti di vigilanza dei costumi su ciascuno dei quartieri della città. Gli anziani e i pastori riuniti formavano il concistoro, il tribunale morale della nuova Chiesa. Anziani e concistoro permisero di realizzare in Ginevra una rigida disciplina ecclesiastica, mai ottenuta da alcun'altra Chiesa. Infatti, a Ginevra i cittadini erano costretti a giurare la professione di fede strada per strada, gli anziani vigilavano le azioni dei cittadini: i colpevoli erano citati davanti al concistoro. Il fatto nuovo era che le pene erano inflitte senza alcun riguardo alla classe sociale di appartenenza del reo e che quindi, prima che altrove, trionfò la democrazia intesa come uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Il potere civile e quello religioso non coincidevano, bensì si integravano, nel senso che le autorità religiose sapevano che alla loro riprovazione sarebbe seguita la condanna del reo da parte delle autorità civili. Dal 1555 i sostenitori della riforma trionfarono alle elezioni politiche e Calvino si affrettò a liberarsi dai suoi avversari mediante una serie di processi con numerose condanne a morte, tra cui la più nota è quella di Michele Servet, un medico spagnolo antitrinitario. Quando nel 1564 Calvino morì, Ginevra rimase la punta avanzata, la centrale operativa del movimento riformatore in Europa mediante l'Accademia - una sorta di facoltà teologica e umanistica -, il concistoro e una scuola pratica di predicatori itineranti che inviava missionari per tutta l'Europa.
13 dicembre 1545 : inizio del Concilio di Trento 1546: decreto De canonicis Scripturis in cui fu affermata l'autenticità di tutta la Bibbia; si riconobbe l'autorità della Vulgata, ossia la traduzione latina della Bibbia curata da san Girolamo e si riservò alla gerarchia ecclesiastica il compito di spiegare la Sacra Scrittura. Nello stesso decreto fu affermato che la tradizione ecclesiastica (comprendente l'insegnamento vivo della Chiesa, i Padri e il magistero papale) aveva un valore pari a quello della Scrittura. Il sacco di Roma del 1527 è stato l'evento che ha troncato l'illusione di poter mettere al servizio della Chiesa la nuova cultura. Gli anni tra il 1527 e il 1545, data d’inizio del concilio di Trento, furono spesi nella faticosa ricerca di una strada da imboccare per la riforma cattolica. Aveva dato il via il papa Adriano VI (1522-1523), ma la brevità del suo pontificato non gli permise la riforma in capite et in membris come aveva auspicato. In quegli anni si consumò lo scisma della Chiesa d'Inghilterra che, tra l'altro, portò alla condanna di Thomas More. Il pericolo che il concilio imboccasse la via del conciliarismo battuta a Costanza e Basilea fece rimandare a lungo la sua convocazione, ma così facendo la riforma protestante mise radici profonde in Germania e Svizzera, Inghilterra e Francia, Svezia e Danimarca. Inizio dei lavori Il concilio si radunò solo il 13 dicembre 1545 con pochi rappresentanti dell'episcopato: assenti i vescovi tedeschi. Il primo decreto L'8 aprile 1546 fu pubblicato il primo decreto De canonicis Scripturis, in cui fu affermata l'autenticità di tutta la Bibbia; si riconobbe l'autorità della Vulgata, ossia la traduzione latina della Bibbia curata da san Girolamo e si riservò alla gerarchia ecclesiastica il compito di spiegare la Sacra Scrittura. Nello stesso decreto fu affermato che la tradizione ecclesiastica (comprendente l'insegnamento vivo della Chiesa, i Padri e il magistero papale) aveva un valore pari a quello della Scrittura.
1547: decreto De justificatione L'assemblea, accogliendo la dottrina di san Tommaso, affermò che se la grazia è concessa ai cristiani per effetto dei meriti di Cristo, la salvezza tuttavia non si ottiene senza le opere buone del fedele. Più difficile fu l'approvazione del decreto De justificatione perché qui si entrava nel vivo del luteranesimo. L'assemblea, accogliendo la dottrina di san Tommaso, affermò che se la grazia è concessa ai cristiani per effetto dei meriti di Cristo, la salvezza tuttavia non si ottiene senza le opere buone del fedele. Tale decreto fu pubblicato il 13 gennaio 1547 e suscitò la collera di Carlo V, perché vedeva allontanarsi la possibilità di accordo coi luterani.
1547: decreto De Sacramentis Si affermò che tutti i sacramenti furono istituiti da Cristo e che essi agiscono, secondo il classico insegnamento di sant'Agostino, ex opere operato, ossia indipendentemente dalla dignità del ministro o dalle disposizioni di colui che li riceve. Il decreto De Sacramentis Il problema affrontato in seguito riguardava i sacramenti - battesimo, cresima, Eucaristia, penitenza, estrema unzione, ordine, matrimonio -. Si affermò che tutti i sacramenti furono istituiti da Cristo e che essi agiscono, secondo il classico insegnamento di sant'Agostino, ex opere operato, ossia indipendentemente dalla dignità del ministro o dalle disposizioni di colui che li riceve. Inoltre si condannò ogni cambiamento nelle modalità di amministrazione dei sacramenti stessi.
Sospensione del concilio dal 1548 al 1551 e dal 1552 al 1562 Sospensione del concilio Nel frattempo, gli interventi di Carlo V erano cresciuti a causa del suo successo sui protestanti della lega di Smalcalda: i padri conciliari sentivano che a Trento la loro libertà era precaria. Presero perciò a pretesto una pestilenza per decidere il trasferimento della sede dei lavori da Trento a Bologna (11 marzo 1547). L'ottava sessione fu tenuta nella nuova sede il 21 aprile, ma l'imperatore si rifiutò di riconoscere la legittimità di quei dibattiti. Il 15 febbraio 1548 il papa Paolo III ordinò la sospensione provvisoria del concilio e nel settembre 1549 la sospensione divenne sine die. Il 10 novembre 1548 il papa morì. Nel 1546 a Mansfeld era morto Lutero; nel 1547 era morto Enrico VIII lasciando un figlio minorenne sotto la reggenza del Lord protettore, il duca di Somerset. La possibilità di riunificazione religiosa si allontanava. Nel 1550 fu eletto papa, col nome di Giulio III, Giovanni Maria del Monte, uno dei legati papali nelle precedenti sessioni del concilio. Una bolla pontificia convocava i vescovi a Trento nonostante le violente resistenze del nuovo re di Francia Enrico II. I lavori ripresero il 1° marzo 1551: all'ordine del giorno c'era il completamento della dottrina sui sacramenti, in particolare l'Eucaristia. Nel gennaio 1552 presero parte al concilio alcuni luterani che subito protestarono perché le decisioni più importanti erano state prese senza la loro presenza. Poco dopo la ripresa del concilio, la defezione di Maurizio di Sassonia dalla causa cattolica, permise di organizzare nuovamente la lega di Smalcalda, che riprese la guerra contro Carlo V. Il concilio, a seguito di questo rovescio imperiale, fu sospeso per dieci anni (1552-1562) Sospensione del concilio dal 1548 al 1551 e dal 1552 al 1562
Dibattito: ci sono uomini che sono servi per natura? 1550 Dibattito: ci sono uomini che sono servi per natura? In uno dei suoi ritorni in Spagna, Las Casas fu protagonista del grande dibattito del 1550, voluto da Carlo V, che aveva convocato allo scopo la Giunta di Valladolid. Avversario di Las Casas era il rappresentante del pensiero colonialista, l'umanista Juan Ginés de Sepúlveda, che sosteneva che alcuni uomini sono servi per natura, che la guerra mossa contro di loro è conveniente e giusta a causa della gravità morale dei delitti di idolatria, dei peccati contro natura e dei sacrifici umani da loro commessi e che, infine, l'assoggettamento avrebbe favorito la loro conversione alla fede. Las Casas si dichiara, invece, a favore di una pacifica conversione e afferma la naturale bontà degli indios ("senza malizia né doppiezza"), dando origine al cosiddetto mito del buon selvaggio: gli stessi sacrifici umani non sono tanto negativi se li si considera "indotti dalla ragione naturale", al punto che i nativi avrebbero peccato se non avessero onorato i loro dei. Il processo e le discussioni durarono ben cinque giorni. I domenicani non appoggiarono nessuno dei due e il tribunale sembrava propendere per Sepulveda. La disputa si risolse in un nulla di fatto. Tuttavia, sotto la pressione di Las Casas e dell'Ordine Domenicano, qualcosa cominciò a cambiare.
Reginaldo Iannarone, La scoperta dell’America e la prima difesa degli indios. Edizioni studio domenicano. http://books.google.it
1555: Dieta di Augusta Con questo trattato venne riconosciuto ai principi tedeschi il diritto di aderire alla confessione cattolica o alla confessione di Augusta, cioè al luteranesimo, con esclusione di ogni altra religione (come il calvinismo). Ai sudditi veniva fatto obbligo di seguire la religione del principe; in alternativa sarebbero dovuti emigrare in un altro principato in cui la religione di stato coincidesse con la propria (il principio detto del cuius regio, eius religio). 1555: Dieta di Augusta e sua sentenza decisiva. Pace religiosa di Augusta fra i cattolici e i seguaci della confessio augustana: i principi territoriali possono decidere la confessione nel loro territorio. I sudditi d'altra fede possono emigrare. I beni ecclesiastici secolarizzati prima del1552 possono esser mantenuti dai protestanti; gli altri debbono essere restituiti. Nelle città dell'impero le due confessioni debbono sussistere l'una accanto all'altra. Significato finale: la divisione delle confessioni in Germania è suggellata. Dopo il 1555 forti contrasti tra luterani e calvinisti. Nella pace di Augusta non solo i seguaci della riforma acquistarono il diritto di organizzare la loro vita religiosa ed ecclesiastica, secondo la loro coscienza, a differenza e in opposizione alla forma cattolica passata, ma al tempo stesso fu gravemente minata la libertà di coscienza: il potere civile ottenne il diritto di disporre delle coscienze dei sudditi. Abbiamo un completo rovesciamento della situazione del vescovo medioevale con la spada e il pastorale; il principe secolare protestante diventa « vescovo di emergenza » o « vescovo di foro esterno », « vescovo aggiunto ». Gli manca però la successione apostolica sacramentale. Di conseguenza la "riforma" di molti monasteri, anche di monasteri femminili e di molti territori, avviene secondo finalità politico-economiche del principe e a suo vantaggio. Ha luogo, inoltre, un passaggio quasi obbligatorio alla nuova fede e questa fu tutt'altro che una pagina di gloria nella storia dei principati e delle città protestanti dell'impero. Prima che la scissione della fede e della Chiesa si fosse definitivamente affermata nella coscienza e nella forma concreta di vita, ci fu per lungo tempo (e in qualche luogo per molto tempo) una grande quantità di forme miste che a noi, oggi, sembrano pressoché incomprensibili. L'idea (anche se confusa) dell'unità della Chiesa e della verità possedeva, grazie a Dio, ancora molta forza. D'altra parte però, la confusione - anteriore alla riforma - della teologia cattolica e le tensioni in seno alla dottrina della riforma causarono, nello stesso senso, un confuso ibridismo.
Fu anche deciso che i beni ecclesiastici secolarizzati prima del1552 possono esser mantenuti dai protestanti; gli altri debbono essere restituiti. Probabilmente questa clausola fu una delle cause della “Guerra dei Trent'anni”. 1555: Dieta di Augusta e sua sentenza decisiva. Pace religiosa di Augusta fra i cattolici e i seguaci della confessio augustana: i principi territoriali possono decidere la confessione nel loro territorio. I sudditi d'altra fede possono emigrare. I beni ecclesiastici secolarizzati prima del1552 possono esser mantenuti dai protestanti; gli altri debbono essere restituiti. Nelle città dell'impero le due confessioni debbono sussistere l'una accanto all'altra. Significato finale: la divisione delle confessioni in Germania è suggellata. Dopo il 1555 forti contrasti tra luterani e calvinisti. Nella pace di Augusta non solo i seguaci della riforma acquistarono il diritto di organizzare la loro vita religiosa ed ecclesiastica, secondo la loro coscienza, a differenza e in opposizione alla forma cattolica passata, ma al tempo stesso fu gravemente minata la libertà di coscienza: il potere civile ottenne il diritto di disporre delle coscienze dei sudditi. Abbiamo un completo rovesciamento della situazione del vescovo medioevale con la spada e il pastorale; il principe secolare protestante diventa « vescovo di emergenza » o « vescovo di foro esterno », « vescovo aggiunto ». Gli manca però la successione apostolica sacramentale. Di conseguenza la "riforma" di molti monasteri, anche di monasteri femminili e di molti territori, avviene secondo finalità politico-economiche del principe e a suo vantaggio. Ha luogo, inoltre, un passaggio quasi obbligatorio alla nuova fede e questa fu tutt'altro che una pagina di gloria nella storia dei principati e delle città protestanti dell'impero. Prima che la scissione della fede e della Chiesa si fosse definitivamente affermata nella coscienza e nella forma concreta di vita, ci fu per lungo tempo (e in qualche luogo per molto tempo) una grande quantità di forme miste che a noi, oggi, sembrano pressoché incomprensibili. L'idea (anche se confusa) dell'unità della Chiesa e della verità possedeva, grazie a Dio, ancora molta forza. D'altra parte però, la confusione - anteriore alla riforma - della teologia cattolica e le tensioni in seno alla dottrina della riforma causarono, nello stesso senso, un confuso ibridismo. 1555: Dieta di Augusta
Carattere propriamente sacrificale della Messa. La conclusione del concilio di Trento (1561-1563): Carattere propriamente sacrificale della Messa. Durante la sospenzione del concilio per dieci anni (1552-1562) avvenne il clamoroso ma anche effimero ritorno dell'Inghilterra al cattolicesimo sotto la regina Maria Tudor; avvenne il matrimonio di Maria con Filippo II di Spagna; la pace di Augusta che sanciva il fallimento del tentativo di tener uniti l'impero e la religione. Infine ci fu l'abdicazione di Carlo V a favore del figlio Filippo II e del fratello Ferdinando, che ereditò il titolo imperiale. Paolo IV Nel 1555 fu eletto papa Gian Pietro Carafa col nome di Paolo IV che tentò l'attuazione del suo progetto di riforma della Chiesa mediante una decisa azione dall'alto, senza il concilio. Il punto debole dell'azione di questo papa fu l'incomprensione della politica della Spagna e della sua funzione di baluardo per la riforma cattolica. Paolo IV non riconvocò il concilio di Trento, bensì istituì una Congregazione romana (noi diremmo un ministero) che avrebbe dovuto idealmente proseguire con più celerità le riforme proposte dal concilio. Fece redigere l'Index librorum prohibitorum nel 1559. Conclusione del concilio di Trento (1561-1563) Nel gennaio 1562 si riunì sempre a Trento il concilio nella più fruttuosa delle sue sessioni. Notevole impulso fu dato ai lavori dalla partecipazione dell'episcopato francese guidato dal cardinale Carlo di Lorena. Dopo aver ripetuto che l'Eucaristia andava distribuita sotto una sola specie (il pane), si riconfermò il carattere propriamente sacrificale della Messa, come vero e proprio sacrificio di ringraziamento e di propiziazione che può esser offerto per i vivi e per i defunti.
La conclusione del concilio di Trento (1561-1563): riforma del clero; decreto sul matrimonio ; decreto finale sul purgatorio, le indulgenze, il culto dei santi, delle reliquie e delle immagini sacre. In seguito i lavori del concilio conobbero una nuova crisi a proposito della riforma del clero, l'elezione dei vescovi, il controllo delle opere pie ecc. L'elezione a legato papale del cardinale Giovanni Morone, il più abile dei presidenti del concilio, permise di riprendere i lavori dedicati al sacramento dell'ordine sacro: tra le altre norme fu stabilito l'obbligo di erigere un seminario in ogni diocesi. Infine il decreto sul matrimonio che ribadiva il suo carattere sacramentario, e non di mero contratto, da effettuarsi alla presenza del parroco e di due testimoni. Nella seduta conclusiva del 3 dicembre 1563 fu pubblicato il decreto finale sul purgatorio, le indulgenze, il culto dei santi, delle reliquie e delle immagini sacre. Poi la riforma degli Ordini religiosi e i compiti dei cardinali. Pio IV approva i canoni del concilio I decreti del concilio furono sottoposti all'approvazione del papa Pio IV che li firmò ordinandone la promulgazione e l'applicazione in tutte le diocesi. Alcuni Stati frapposero indugi ma nel complesso l'accoglienza fu favorevole. Sotto Pio V fu pubblicato il Catechismo Romano, fondato sui decreti conciliari, un manuale che ogni parroco era tenuto a commentare nelle omelie domenicali ai fedeli. Importanza del concilio di Trento I decreti conciliari hanno durevolmente caratterizzato il volto della Chiesa, la disciplina ecclesiastica, gli Ordini religiosi, la formazione del clero, il primato del papa. Le figure che sono meglio delineate sono quelle del vescovo e del parroco. Le qualità che doveva possedere il vescovo vennero, per così dire, esemplificate da Carlo Borromeo; quelle del parroco furono forgiate dal nuovo strumento di formazione deciso a Trento, il seminario, che ripete le esperienze positive fatte dai collegi dei Gesuiti. Carente risultò, invece, la configurazione dei laici: non fu possibile definire la spiritualità propria del laicato, l'importanza del lavoro umano ai fini della salvezza, un'ascetica specifica per chi vive nel mondo senza seguire gli esempi monastici che in qualche caso potrebbero essere fuorvianti.
1522 Zwingli diventa riformista 1523 Danimarca, Norvegia, Islanda 1525 Svezia 1526 Ungheria, Croazia, Slovenia 1529 paesi baltici 1533 Inghilterra – Enrico VIII 1537 Calvino 1539 S. Ignazio fonda i gesuiti 1546 muore Lutero. Concilio di Trento 1548 Polonia Fatti che interessarono particolarmente la parte nord dell’Impero
1492 Santo Domingo; Cuba; Haiti 1500 Brasile; Panama 1482 missioni nel Congo 1492 Santo Domingo; Cuba; Haiti 1500 Brasile; Panama 1506 missioni nell’India 1519 Mexico 1531 Perù 1534 Canada 1535 Colombia; Venezuela 1540 Cile 1542 missioni in Giappone e poi Cina Fatti che interessarono particolarmente la parte sud dell’Impero
1551 Per vedere da un’altra ottica la spaccatura che si era creata con la riforma protestante possiamo studiare due santi della Chiesa Cattolica che vissero in questo periodo. In confronto con la spiritualità luterana e soprattutto calvinista, questi sono due santi particolarmente allegri, pieni di buon senso e grande visione soprannaturale che ebbero grande influsso non solo nel loro tempo. Forse non sono soltanto coincidenze il fatto che siano nati nello stesso anno anche se geograficamente molto distanti: Filippo Neri e Teresa Sánchez de Cepeda Ávila y Ahumada. Tutti e due a 40 anni (1551) diedero inizio Filippo l’oratorio e Teresa la riforma dell’ordine del carmelo. Tutti e due furono canonizzati lo stesso giorno 12 marzo 1622.
Gli oratori di San Filippo Neri Filippo nell’oratorio radunava attorno a sè un nutrito gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando, in quello che sarebbe in seguito divenuto l'Oratorio, ritenuta e proclamata come vera e propria congregazione da papa Gregorio XIII nel 1575. Ed è nota la risposta data al papa Clemente VIII a proposito di una santona della Roma del tempo, celebre per le sue visioni. Inviato a visitarla per ordine del Papa ha voluto provare la sua santità chiedendo di mettere a posto le sue scarpe sozze e luride, suscitando il rifiuto e lo scandalo della grande santona. Con poche parole ha saputo dire al suo figlio spirituale il Sommo Pontefice: “Santità, poca santità”. Così, scherzando sulla sua santità, quella che molti riconoscevano e sulla sua fama, nota all’estero, non si vergognava di andare in giro attorno alla Chiesa nuova con un mazzo di ginestre o un gatto tra le braccia, o si faceva tagliare i capelli nel presbiterio, vicino all’altare. E ha scandalizzato alcuni seri personaggi polacchi venuti da lontano a trovarlo per consultarlo su gravi questioni di coscienza facendoli aspettare mentre si faceva leggere pagine poco edificanti e scherzose di un famoso prete toscano, il Pievano Arlotto. Gesti di libertà di spirito, di una santità che brilla nel saper scherzare anche con se stessi e con gli altri, purché Dio sia sempre Dio. Lezioni importanti ieri ma anche oggi… Memorabili i suoi detti sarcastici, quali ad esempio lo "State buoni se potete", titolo di un omonimo film sulla vita del santo, o il "Ma và a morì ammazzato... per la fede!", che gli permisero di ricevere un secondo titolo, quello di "Santo della gioia" o "buffone di Dio". Gli oratori di San Filippo Neri
La riforma del Carmelo di Santa Teresa di Gesù Teresa nel capitolo 37 della Vita ci ha dato un buon esempio di come si può vivere con una santa spiritualità della gioia, quando racconta del contrasto con cui lei si avvicinava ai confessori con una candida e gioiosa libertà di spirito mostrando “grazia”, cioè simpatia, e dall’altro lato del confessionale rispondevano piuttosto seri e seccati i confessori, mostrando, essa dice, “disgrazia”, pensando che la bella monaca cercava di ricattarli con un amore umano; alla sua grazia e simpatia rispondevano con toni piuttosto seri e disgustosi. La santa ci ride sopra, dicendo come lei lo faceva con grande amore e libertà, ma prendendo in giro tanta serietà ricordando come da quando ella aveva visto il volto del Signore, non c’era nessuna persona al mondo capace di accattivarla fuori del suo Signore. Teresa quindi scherza con Dio. Come quando dopo essersi rotta un braccio, rotolando giù dalle scale, si lamenta con il Signore che le dice: “così tratto io i miei amici”. E Teresa ribatte: “per questo ne avete così pochi”. Siate più sante, più affabili con le persone di dentro e di fuori, consiglia Teresa. Con le prime perché ci sia sempre un clima di sana allegria, secondo il detto attribuito alla santa: “tristezza e malinconia fuori di casa mia”. Con le altre, dice ancora la santa, affinché amino il vostro modo di vivere e non si spaventino della vita cristiana; che è come dire: fate propaganda con la gioia della bellezza della vostra vita, fate ingelosire le persone della buona scelta che avete fatto nel seguire Cristo nella vita contemplativa. Si racconta di lei che in una occasione stava vicino alla porta del convento e scoppia in un grande risata. Una monaca troppo zelante disse: Madre, le persone che stanno fuori si scandalizzeranno di noi, se ridiamo così forte. Ma Teresa disse: “Meglio che ci sentano ridere che piangere”. E a una donna che si avvicinò tutta compunta a dire chi sa quale penitenze stanno facendo in questo momento le vostre suore, Teresa sbottò con queste parole: In questo momento stanno preparando una commedietta per le feste di Natale. Sono succosi esempi di come anche i santi sanno ridere con Dio e con le idee strane di Dio che vogliono subito sfatare. (Gioia e umorismo per una sana spiritualità, di Padre Jesús Castellano Cervera, OCD, su Santa Teresa e la liturgia) La riforma del Carmelo di Santa Teresa di Gesù
Una forma aggressiva ed un altra più latente (tratto da Joseph Lortz, Storia della Chiesa nello sviluppo delle sue idee, volume II, Ed. Paoline, Alba 1967) A modo di conclusione: All'inizio dell'età moderna, il dissolvimento dell'idea di cattolicità si era fatto notevolmente pericoloso per una duplice manifestazione: 1) in una forma aggressiva eretica: hussitismo, apocalittica, spiritualismo; 2) nella forma di una più latente decomposizione interna: sintomi di a) un certo indifferentismo nella cultura rinascimentale, b) allontanamento spiritualistico della cultura umanistica dalla realtà di fede della Chiesa e, in particolare, c) una confusione teologica (occamismo nominalista; spiritualismo umanistico; incoerenza tra idea religiosa e vita mondana nei prelati; tensione nell'idea della Chiesa tra curialismo, anzi curialismo assoluto, e conciliarismo). Ciononostante all'inizio del secolo XVI la chiesa papale era ancora sempre la forza direttiva del tempo. Essa fungeva sempre da custode e da guida naturale di tutta la vita pubblica e privata. Anche la vita dello stato sembrava possibile, solo sul fondamento di dogmi e ordinamenti ecclesiastici. La dissoluzione menzionata, sbalorditivamente profonda e penetrata ovunque, era ancora in gran parte latente. Molti erano giunti proprio a quel punto decisivo in cui anche un breve, ulteriore passo nella direzione intrapresa li avrebbe separati dalla Chiesa: ma ne erano ignari. Intanto, fu proprio questa « dissoluzione » interna e quest'inconscio estraniarsi dalla Chiesa nella sua qualità di maestra vincolante, che trasformò l'attacco, quando fu portato per le mani di Lutero, in un colpo così demolitore.
solo in conseguenza della Riforma si è veramente spezzata, per la prima volta, l'unità nella fede di tutta la cristianità. (tratto da Joseph Lortz, Storia della Chiesa nello sviluppo delle sue idee, volume II, Ed. Paoline, Alba 1967) Non le eresie dell'antichità, né le sétte del medioevo, né la separazione della chiesa orientale da Roma produssero effetti così deleteri, per l'esistenza della Chiesa e della fede come la riforma. Infatti, nonostante l'opposizione così profonda e funesta tra la chiesa greca ortodossa e la chiesa latina, entrambe rappresentano lo stesso tipo di chiesa sacramentale e a struttura gerarchica. Fu la riforma a creare, per la prima volta, una forma di cristianesimo essenzialmente diverso dalla concezione cattolica; forma che ebbe la forza di costituirsi in una chiesa, che dura da secoli; solo in conseguenza della riforma si è veramente spezzata, per la prima volta, l'unità nella fede di tutta la cristianità. E la distruzione di questa unità è (in sé e nelle sue conseguenze) la più grande calamità che potesse colpire l'istituzione unica dell'unico Signore: è la netta contraddizione alla volontà esplicita del Signore (« affinché siano tutti una sola cosa », Gv 17, 21 ss). Torniamo alla domanda che fa da filo a queste lezioni dopo avere studiato questi anni. Per Giovanni Vattimo e il pensiero debole (Cfr. www.formamentis.net), l’esistenza di persone che vivono con la convinzione che esiste una verità sul bene della persona e delle comunità umane, può causare relazioni ingiuste di dominio o di violenza tra gli uomini. Dopo quanto abbiamo visto si può dire che è cosi? Come dice Lortz, la riforma non è soltanto un processo ecclesiastico, religioso e meno ancora, esclusivamente teologico o storico-teologico, ma una lotta politica nel senso più ampio. Ciononostante, essa è soprattutto un prodotto di singole personalità creative, come Lutero e Calvino che con i viventi dissidi interiori delle loro personalità, accrescono e complicano quanto accennato.
(tratto da Joseph Lortz, Storia della Chiesa nello sviluppo delle sue idee, volume II, Ed. Paoline, Alba 1967) In Lutero fu proprio la coincidenza dei dubbi, sorti occasionalmente con lui, con i dubbi dell'ambiente da cui proveniva che conferì al suo colpo una violenza inaudita. In una rivoluzione in grande stile raramente un individuo ha avuto tanta importanza quanta ne ebbe Lutero per la riforma. È pur vero che Lutero non espresse nemmeno un'idea che non si potesse ritrovare in molti teologi, critici e predicatori prima di lui. Partendo da questo dato di fatto, anche da parte protestante (es. Haller), si è sottovalutato il contributo attivo di Lutero alla riforma; la sua importanza si limiterebbe sostanzialmente all'aver fatto scoccare la scintilla nella polvere già accumulata, e quindi ad un ruolo di organizzatore e ad una funzione di causa occasionale. Ma una tale interpretazione non coglie l'essenziale. Lutero è determinante per la riforma, anche in senso materiale. Essa vive essenzialmente della sua forza e questa non è affatto semplicemente derivabile dal patrimonio tramandato. L'esposizione deve dunque partire da lui. E qui l'interrogativo capitale è questo: come divenne riformatore Lutero? Da questo interrogativo deriva il primo compito, e di gran lunga il più importante: comprendere, storicamente e psicologicamente, la sua prima evoluzione.