Il primo Settecento Classicismo e Razionalismo

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Transcript della presentazione:

Il primo Settecento Classicismo e Razionalismo Fermenti e Trasformazioni di un’Epoca di Crisi

I metà del sec XVII primi fermenti di crisi e di innovazione Fondazione dell’Accademia dell’Arcadia in ITALIA Inizia a diffondersi il Rococò – «nuovo stile» – in opposizione al gusto barocco 1690 Pace di Aquisgrana: fine delle guerre di successione Ha inizio in Francia il lavoro per l’Encyclopédie Montesquieu pubblica l’Esprit de lois 1748

L’Europa dopo la pace di Aquisgrana Quadro storico. Il '700 è, nel complesso, il secolo in cui si compie il processo di reinserimento dell'Italia nella politica europea, mediante la partecipazione alle guerre di successione spagnola, polacca e austriaca. I trattati di Utrecht (1713) e di Rastadt (1714), coi quali si conclude la guerra di successione spagnola, iniziata nel 1700, sanciscono la fine del dominio della Spagna in Italia e l'inizio di quello austriaco (Napoletano, Sardegna e Milanese. La Sicilia viene assegnata al re Vittorio Amedeo II di Savoia). La Spagna cercò di riconquistare la Sicilia e la Sardegna, ma l'Austria decise di annettersi anche la Sicilia assegnando la Sardegna a Vittorio Amedeo. Con la pace di Vienna (1738), che pone fine alla guerra di successione polacca (1733-35), la situazione dell'Austria subisce un grave rovescio: Napoli e la Sicilia passano ai Borboni spagnoli e i franco-piemontesi s'impadroniscono della Lombardia, ma i Savoia devono accontentarsi di Novara e Tortona; l'Austria riesce solo ad ottenere il ducato di Parma-Piacenza e il granducato di Toscana (dove nel '37 si è estinta la dinastia medicea): la Toscana è attribuita al duca di Lorena, marito della futura imperatrice austriaca Maria Teresa (durante la guerra la Lorena era stata occupata dai francesi). La pace di Aquisgrana (1748) conclude la guerra di successione austriaca che fu causata dalla morte dell'imperatore Carlo VI (1740), che non aveva figli maschi e che, temendo che la sua morte avrebbe potuto fornire agli Stati europei il pretesto per smembrare i domini austriaci, aveva emanato un decreto (Prammatica Sanzione) col quale stabiliva, per la prima volta, che in mancanza di una discendenza maschile la corona sarebbe passata di diritto a quella femminile. Prima che l'imperatore morisse, la maggior parte degli Stati europei aveva riconosciuto la Prammatica Sanzione (e quindi la figlia di Carlo VI, Maria Teresa, come erede al trono), ma dopo la sua morte, Francia, Prussia, Polonia, Baviera e Napoletano fecero 8 anni di guerra per spartirsi i domini austriaci (il re borbone di Napoli aspirava al ducato di Parma-Piacenza; la Spagna aspirava alla Lombardia). La pace di Aquisgrana stabilì: Maria Teresa erede della corona austriaca, annessione della Slesia da parte della Prussia, annessione del ducato di Parma-Piacenza da parte del Napoletano, il regno sabaudo si allarga fino al Ticino. Dopo questa pace l'Europa raggiunge un equilibrio per circa mezzo secolo.

L’Italia dopo il 1748 Regno di Sardegna (che comprendeva il Piemonte con la capitale Torino, la Valle d'Aosta, la Savoia, Nizza) a Carlo Emanuele III di Savoia;  Ducato di Milano all'Austria;  Venezia repubblica indipendente;  Genova repubblica indi pendente;  Toscana ai granduchi di Lorena (parenti degli Asburgo d'Austria);  Ducato di Parma e Piacenza ai Borbone (parenti del re di Spagna);  Stato pontificio al papa;  Regno delle Due Sicilie (Napoli e la Sicilia) a Carlo III di Borbone. 

Fenomeni significativi Ripresa economica dopo la crisi del ‘600 Si costituiscono le basi materiali della rivoluzione industriale (Inghilterra, II metà del secolo Viene meno la supremazia culturale della Chiesa Crisi delle certezze e dei dogmi su cui si reggevano le monarchie assolute Convinzioni scientifiche nuove si diffondono e diventano comuni a tutti gli intellettuali Si afferma l’idea di progresso nella convinzione che attraverso la scienza si possa conquistare la felicità. Si esauriscono il gusto e le poetiche del Barocco Per Paul Hazard (cfr p. 350, S1), in questi anni si determina «la crisi della coscienza europea» e si affermano: Una politica senza diritto divino Una religione senza mistero Una morale senza dogmi E’ un’epoca che prelude a una fase di trasformazioni e rivoluzioni in ogni campo: Economico: Rivoluzione industriale Culturale: Illuminismo Politico: Riforme e Rivoluzioni

razionalistico – equilibrato – moderatamente classicista Arte e Letteratura (1690-1748) Contro il «cattivo gusto» Barocco si afferma la ricerca del buon gusto, sostenuto dalla capacità di «discernere» attraverso la ragione. Rivela un atteggiamento razionalistico – equilibrato – moderatamente classicista Si traduce in Razionalismo critico Empirismo e Razionalismo filosofico Razionalismo edonistico Arcadia e Rococò e d’evasione

L’Accademia dell’Arcadia Accademia letteraria fondata a Roma nel 1690 da Gian Vincenzo Gravina e da Giovanni Mario Crescimbeni, in occasione dell'incontro nel convento annesso alla chiesa di San Pietro in Montorio di quattordici letterati appartenenti al circolo letterario della regina Cristina di Svezia  L'Accademia è considerata non solamente come una semplice scuola di pensiero, ma come un vero e proprio movimento letterario che si sviluppa e si diffonde in tutta Italia in risposta a quello che era considerato il cattivo gusto del Barocco Essa si richiama nella terminologia e nella simbologia alla tradizione dei pastori-poeti della mitica regione dell'Arcadia, la sede una villa sulle pendici del Gianicolo, fu chiamata seguendo questa tendenza "Bosco Parrasio",. Pastori furono detti i membri, Gesù bambino (adorato per primo dai pastori) fu scelto come protettore; come insegna, venne scelta la siringa del dio Pan, cinta di rami di alloro e di pino e ogni partecipante doveva assumere, come pseudonimo, un nome di ispirazione pastorale greca.

Programma letterario dell’Arcadia «I fondatori, grandi uomini, della benemerita e celebre Accademia d'Arcadia ebbero per principal scopo nel prendere i nomi egli usi de' greci pastori e persino il loro calendario, di romper guerra alle gonfiezze del secolo, e ritornare la poesia italiana per mezzo della pastorale alle pure e belle sue forme. Fingendosi pastori, immaginandosi di vivere nelle campagne, bandito ogni fasto, tolto fra loro ogni titolo di preminenza, studiando ne' classici greci, latini, e italiani, vennero naturalmente da sé stesse a cadere quelle ampollose metafore, que' stravolti concetti, e quello smodato lusso di erudizione, che formava la delizia non de' poeti soltanto, ma eziandio de' più applauditi oratori sagri, e su cui stoltamente si riponeva la sede del sublime e del bello.» Gaetano Moroni,  Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia, 1852,

L’Arcadia tra classicismo e razionalismo I caratteri letterari dell'Accademia furono frutto del confronto tra due dei fondatori, Gian Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni. GRAVINA vedeva nell'Accademia il centro propulsore di un rinnovamento non solo letterario, ma anche culturale. Questo ambizioso progetto era sostenuto dalla sua concezione della poesia come veicolo rivelatore di verità essenziali. Propose come modelli letterari Omero e Dante. Inoltre non gradiva gli aspetti mondani che l'accademia stava sempre più assumendo. Il programma di CRESCIMBENI era decisamente più moderato e puntava a una più semplice reazione al disordine barocco ripristinando il buon gusto. Crescimbeni si ispirava al classicismo petrarchesco e puntava a realizzare una poesia chiara, regolare, raffinata, elegante. Prevalse il programma di Crescimbeni, dal momento che anche gli altri membri avevano come obiettivo non l'elaborazione di una nuova cultura, ma una nuova poesia classicheggiante, semplice e aggraziata. Tra le conseguenze di questo dissidio, vi fu una scissione, nel 1711, che portò alla fondazione di una Seconda Arcadia, patrocinata dagli scolari del Gravina, che tre anni dopo venne denominata Accademia de' Quirini. Nel 1719 i due rami si ricompattarono, per omaggiare Gravina, morto l'anno prima. Dal punto di vista estetico gli scrittori dell'Arcadia sono classicisti, mentre dal punto di vista filosofico sono razionalisti e si richiamano a Cartesio.

PIETRO METASTASIO Il maggior rappresentante dell'Arcadia è Pietro Metastasio (Pietro Trapassi). Nasce a Roma nel 1698 da una famiglia povera. Viene adottato ancora ragazzo, per le sue qualità artistiche, da Gian Vincenzo Gravina che lo avvia agli studi dei classici greco-latini e degli autori del '500. La moglie (una celebre cantante) lo induce a scrivere melodrammi. La Didone abbandonata (1724), a carattere patetico-sentimentale, fu un grande successo. Dopo aver scritto altri melodrammi, la sua fama divenne così grande che la corte di Vienna gli offrì l'incarico di poeta cesareo. Metastasio restituì dignità formale e tematica a un genere screditato presso gli intellettuali, il melodramma, che nel corso del ‘600 era scaduto nel comico e nel farsesco (mescolanza di tragico e comico, di eroismo ed erotismo, eccessivi effetti scenografici).

La riforma del Melodramma Per realizzare la sua riforma del Melodramma Metastasio distingue nettamente poesia e musica, privilegiando la prima (la musica come commento della poesia); restituisce coerenza all’intreccio; non segue alla lettera le tre regole aristoteliche di unità di tempo-luogo-azione; pone al centro delle sue opere un eroe (Enea, Tito, Attilio Regolo...) che vince se stesso sacrificando al dovere gli affetti e le passioni, ma è privo della tragicità tipica degli eroi classici: respinge sia gli estremi della tragedia caratterizzata dallo scontro drammatico di passioni violente sia la rappresentazione realistica di vicende quotidiane. I contrasti fra passione e dovere, sentimento e ragione non diventano mai grandi scontri ideali e morali.