IL TENTATIVO DI SUPERARE LA CRISI DA PARTE DEI GRACCHI
L’oligarchia della Repubblica Romana L'oligarchia, ovvero la classe dei Senatori, che governava Roma fin dalla nascita della Repubblica e che in passato aveva fatto dell’austerità il suo simbolo (in contrasto con l'abitudine al lusso dei greci), cominciò a venire a contatto con la ricchezza e si abituò piuttosto in fretta al nuovo clima di abbondanza. Quindi ora un ristretto gruppo di ricchi senatori governava il paese. OLIGARCHIA gestione collegiale del potere uguaglianza tra tutti i membri vincolo biennale tra le varie cariche del cursus honorum CURSUS HONURUM = ordine sequenziale degli uffici pubblici tenuti dall'aspirante politico, conteneva un insieme sia di cariche politiche che militari, ogni ufficio aveva un'età minima per l’elezione ed un intervallo minimo per ottenere la carica successiva, oltre a leggi che proibivano di ripetere un particolare incarico. Queste regole cominciarono ad essere alterate e poi ignorate nel corso dell'ultimo secolo della Repubblica.
AMBIZIONE E PROTAGONISMO DEI CAPI MILITARI Con l’estendersi del dominio romano la tendenza al protagonismo divenne sempre più forte a causa di due fattori: L’amministrazione dei territori conquistati fuori dall’Italia era affidata ad un magistrato (spesso ex pretore o ex console) con poteri politici, giudiziari e militari. Visti i numerosi impegni venivano spesso riconfermati e guadagnando così sempre più potere personale ed enormi ricchezze. Il rapporto personale molto stretto tra i soldati e il loro comandante (dovuto ai lunghi anni di ferma militare, alla distribuzione dei bottini e alla fama dei comandanti vittoriosi) si trasformava in voti politici a favore del generale e in pressioni sul Senato.
SCIPIONE L’AFRICANO E IL CIRCOLO DEGLI SCIPIONI Nell'ambito della politica romana di quel periodo, aveva acquisito sempre più prestigio e potere il circolo degli Scipioni: questi erano un gruppo di persone che discendevano politicamente, e spesso anche in via parentale, da Scipione l'Africano e dal suo modo di intendere la politica. Scipione, seppur militarista, fu da sempre attento alle istanze della popolazione e all'idea che la forza di Roma poggiasse soprattutto sul benessere della sua base sociale, ovvero i contadini, che costituivano anche la prima fonte di approvvigionamento per l'esercito. Si poteva definire una forma democratica di gestione del potere, opposta a quei circoli che invece predicavano il mero militarismo brutale della conquista e della distruzione. Scipione fu il primo a fondare il suo potere sul fascino personale e sul seguito che aveva presso il suo esercito e segnò un importante cambiamento nel modo di far politica. Scipione fu umiliato da Senato ma la generazione successiva ebbe maggiore successo.
PEGGIORAMENTO DEGLI SQUILIBRI SOCIALI Peggioramento delle condizioni della plebe: l'allargamento dell'ager publicus, ovvero del terreno di proprietà statale acquisito in occasione delle innumerevoli vittorie su suolo italico, non comportò un conseguente miglioramento per i contadini perché lo stato preferiva vendere o affittare ai più ricchi, cosa che alla fine erose la piccola proprietà a scapito dei latifondisti, i quali avevano gli schiavi come forza lavoro a buon mercato. Arruolamento nell'esercito e crescente bisogno di soldati: i contadini arruolati, lungi dal trovare una ricompensa al loro ritorno, spesso si trovavano senza più terra e senza più una casa. Spopolamento delle campagne: grandi masse di poveri affluivano nelle vicinanze delle città per cercare lavori di fortuna. Ovviamente questa grande massa di disperati costituiva una potenziale fonte di instabilità. La società romana avrebbe dovuto affrontare di lì a poco le conseguenze di un forte squilibrio sociale tra la ricca classe dirigente e la povertà di una plebe sempre più vasta.
I GRACCHI: COME USCIRE DALLA CRISI I gracchi erano nipoti di Scipione l’Africano da parte di madre. Obiettivo comune: redistribuzione in modo più equo dell’enorme ricchezza ottenuta con le vittorie delle legioni per superare il malcontento sociale per l’ineguaglianza ripartizione dei vantaggi delle conquiste Nel 133 a.C. un gruppo di nobili guidati dal tribuno Tiberio Sempronio Gracco tentò di avviare una riforma agraria per risolvere il problema sei contadini nullatenenti, il progetto si basava sul recupero dell’ager publicus occupato illegalmente oltre i limiti consentiti, sperando così di ricostituire la piccola proprietà agricola e quindi favorire l’arruolamento nelle legioni. Pochi mesi dopo, l’ultimo re di Pergamo, Attalo III, morì e lasciò in eredità il suo regno al popolo romano. Tiberio fece allora approvare una legge con cui si destinava il tesoro del re a finanziare i contadini per aiutarli ad avviare le loro nuove aziende agricole. Questa mossa accrebbe l’ostilità delle classi dirigenti verso il tribuno della plebe, soprattutto quando si candidò al tribunato anche per l’anno successivo. Infatti molti lo accusarono del tentativo di instaurare una tirannide. Quando l’assemblea della plebe si riunì per l’elezione dei tribuni, molti senatori lasciarono la seduta del Senato e dispersero con la violenza la folla legalmente radunata: negli scontri Tiberio e altri trecento suoi sostenitori persero la vita. Da quel momento vennero definendosi i due schieramenti politici che si sarebbero sempre contrastati: da un lato gli optimates, gli “ottimati”, coloro che appartenevano alle classi più elevate; dall’altro i populares, i “popolari”, coloro che difendevano la libertà del popolo contro l’arroganza del Senato ed erano favorevoli alle richieste dei cittadini più poveri, pur appartenendo spesso anch’essi alle classi più elevate.
LA RIFORMA DI CAIO GRACCO Dieci anni dopo, nel 132 a.C., suo fratello Caio Sempronio Gracco venne eletto tribuno della plebe. Caio iniziò il suo tribunato con quattro leggi fondamentali: la legge militare, con la quale il prezzo delle vesti fornite ai soldati non sarebbe più stato detratto dalla loro paga, per favorire gli strati più poveri tra i contadini nelle spese dovute al servizio militare; la legge frumentaria, con la quale furono decise regolari distribuzioni di grano a prezzo ridotto al fine di assicurarsi l’appoggio della plebe urbana, la quale era meno interessata alle distribuzione di terre ma era fondamentale perché, risiedendo a Roma, poteva partecipare in massa alle votazioni; la legge giudiziaria, con la quale modificò la composizione dei tribunali permanenti istituiti per giudicare i governatori di provincia accusati di concussione, cioè di obbligare chi è soggetto alla sua autorità a dare o promettere denaro, a danno dei sudditi nell’amministrazione delle province, in modo da guadagnare anche il sostegno dell’ordine equestre. Infatti da quel momento i giudici sarebbero stati reclutati tra i cavalieri, mentre prima erano solo senatori, che tendevano a giudicare gli accusati del loro stesso ordine con scandalosa indulgenza. la legge di creazione di colonie in Italia e in Africa, con la quale si concedeva ai nullatenenti una parte dell’agro pubblico anche se al di fuori della penisola italica.
LA RIFORMA DI CAIO GRACCO Mancava la riforma più ardita, cioè la concessione della cittadinanza romana agli Italici, che lamentavano il mancato riconoscimento del loro contributo alle guerre. Caio nel maggio del 122 ne fece la proposta (cittadinanza romana ai Latini e latina agli Italici) e fu la sua rovina. Il giorno stesso in cui si presentò in Campidoglio per difendere dinanzi all'assemblea del popolo la relativa legge scoppiò un grave tumulto tra le parti avverse. L'opposizione al suo disegno di legge trovò concordi il senato, la maggior parte dei cavalieri e pressoché tutta la plebe egoisticamente gelosa dei propri privilegi. Così la proposta fu respinta e Caio Gracco non riuscì a farsi eleggere tribuno per la terza volta alle elezioni del 121 a.C. E nel corso della rivolta l’ex tribuno si fece uccidere da uno dei suoi schiavi per non finire come suo fratello.