Slides di sintesi del gruppo condotto da Krishnananda e Amana

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Transcript della presentazione:

Slides di sintesi del gruppo condotto da Krishnananda e Amana CODIPENDENZA 3 (Miasto: ottobre 1999)

aprirsi senza garanzia che l’altro/a faccia altrettanto; Capire cosa vuol dire avere una RELAZIONE INTIMA, avere strumenti e anche usare quel che succede nella relazione per aumentare la Consapevolezza, crescere insieme invece di entrare in REAZIONE alla base dell’INTIMITA’ c’è il condividere le FERITE. Ognuno impara a conoscere il proprio bambino ferito e quello dell’altro/a. Non abbiamo la responsabilità di GUARIRE le ferite dell’altro/a, ma di essere sensibili a queste aprirsi senza garanzia che l’altro/a faccia altrettanto; Porre i LIMITI per non essere INVASI i bambini feriti, che sono dentro ognuno, mancano, naturalmente, di maturità, ma spesso prendono il sopravvento e scatenano nell’altro/a la voglia di SCAPPARE e non c’è nessuna possibilità di relazione tra due bambini feriti Bambino è pieno di speranze e SOGNI che non hanno niente a che fare con l’AMORE. Dobbiamo saperli riconoscere, vedere, consapevolizzare per non andare nel regno della FANTASIA, sperando che l’altro/a soddisfi tutte le nostre speranze e sogni.

Controllare se e quali ASPETTATIVE abbiamo. Ad esempio: Fedeltà Possiamo anche credere che siamo dei gran mediatori consapevoli senza agganci con speranze e sogni, finché non incontriamo l’altro/a e ci innamoriamo. I bambini erano solo in frigo e, al momento dell’innamoramento, subito escono fuori e la comunicazione sotterranea tra i due innamorati è la comunicazione dei bambini che pensano «ecco… c’è finalmente qualcuno/a che mi soddisferà speranze e sogni come non ho avuto mai!» Controllare se e quali ASPETTATIVE abbiamo. Ad esempio: Fedeltà Accettazione, comprensione Ascolto Presenza Connessione con il cuore Assenza di giudizi Onestà Sintonia Disponibilità ……………..

e cosa succede se la aspettative non vengono soddisfatte? Panico Crollo energetico Depressione Chiusura Rabbia ……………. l’altro/a non è qui per soddisfare le nostre aspettative. L’AMORE non si basa sulla soddisfazione delle nostre aspettative. Questo non è AMORE e la aspettative sono il SABOTATORE una delle principali ragioni che ci mettono in relazione è il tentativo del bambino di liberarsi delle FERITE dandone il peso e la responsabilità all’altro/a, ma per crescere dobbiamo entrare in contatto con le ferite per GUARIRE

Così, entrando in relazione, siamo PROVOCATI nelle ferite e la normale risposta automatica è la REAZIONE e potremmo stare tutta la vita in questo circolo vizioso: provocazione  reazione  altra provocazione  altra reazione…. l’unico modo per uscirne è SENTIRE LA FERITA togliendo la focalizzazione dall’altro/a. Non c’è altra via: non possiamo scappare da noi stessi; non ne possiamo dare il peso e la responsabilità agli altri tra provocazione e reazione c’è da sentire la ferita, che sta nel mezzo, e lo spazio per sentire la ferita è molto piccolo per effetto dell’automatismo immediato che lega la provocazione alla reazione il PROBLEMA, dunque, non è l’altro/a, ma le nostre FERITE

un altro dei problemi dell’incontro con l’altro/a è costituito dalle PROTEZIONI. Se il bambino trova nell’altro/a la protezione, non sente che l’altro/a gli dà energia, non è lì per lui, disponibile, presente. E, allora, comincia, in un qualche modo, a vibrare la sua ferita dell’abbandono anche se l’altro/a non fa nulla di sbagliato per arrivare ad amare non bisogna guardare solo dalla finestra dei propri bisogni e ferite, ma c’è da allargare il campo visivo, aprire un’altra finestra per guardare all’altro/a al di là delle sua protezioni per vedere e mettersi in contatto con il suo bambino ferito. È come lavorare su due piani: tenere, abbracciare il proprio bambino ferito per amarlo e proteggerlo, ma ANCHE guardare a quello dell’altro/a all’inizio della relazione entriamo in una FANTASIA DI LEGAME perché entrambi i bambini feriti credono di aver finalmente trovato la persona giusta: il GENITORE perfetto per il bambino; l’ANIMA GEMELLA per l’adulto. Questa connessione fantastica dura un po’ con sogni, piani, progetti etc.

Genitore può essere, a seconda dei casi: Buono, accudente, amorevole Dopo questa fase meravigliosa, entrambi assumono certi RUOLI in relazione all’altro/a. ruoli che chiamiamo «MODELLI DI CONNESSIONE» e che sono, di fatto, negativi. Ci sono 4 ruoli: 2 per il Genitore e 2 per il Bambino: Genitore può essere, a seconda dei casi: Buono, accudente, amorevole Rifiutante Bambino può, a sua volta, essere: Obbediente, bravo Ribelle, provocatorio Finché giochiamo questi ruoli restiamo (apparentemente) connessi, in un’alternanza di amore/odio, giocando l’uno/a il ruolo di Genitore e l’altro/a quello di Bambino, con frequenti ribaltamenti dei ruoli, anche o talvolta

Si può andare avanti così per lungo tempo oppure uno dei due abbandona per ricominciare con qualcun altro/a lo stesso processo solo quando si diventa consapevoli di essere rimasti imbrigliati nel gioco dei ruoli, si può andare avanti. Per meglio imparare a riconoscere tali ruoli se ne fornisce un quadro succinto: B. UBBIDIENTE: non si arrabbia mai, fa ciò che vogliono i Genitori per avere amore, non crea problemi, vuole armonia tranquillità. Magari è depresso. Sempre a cercare di percepire cosa l’altro possa volere. Non vuole far arrabbiare l’altro per paura che vada via; B. RIBELLE: (spesso è il B. ubbidiente che non ce la fa più) vuole vendicarsi dell’essere stato messo sotto. Vuole riprendersi la sua energia. Rabbia (che di fatto è sana anche se non è la fine della strada). C’è l’andar via, il cut off è un altro modo di andar via (fisicamente o emotivamente o sessualmente). Critica, sarcasmo, provocazione. In genere tutti i modi in cui chi si sente schiacciato vuole ribaltare la situazione (fa da freno la paura dell’abbandono)

G. AMOREVOLE: si prende cura, si sente responsabile, si sacrifica, sa la “verità”, cosa è “buono” per l’altro. Dentro si sente così ok perché è amorevole e sente potere e valore perché l’altro ha bisogno di lui. Supportato anche dalla cultura (es Madre Teresa ha avuto il premio). Ma dopo un po’ non ne può più (c’è tanto controllo per rendere l’altro bisognoso di lui sapendo cosa gli serve e, alla fine, tanta fatica anche se è come una droga) G. RIFIUTANTE: critico, risentito, manipolatorio, punitivo “non fai nulla per crescere, per essere responsabile, grato per quel che faccio per te!”. Prova risentimento. Comportamento direttivo “devi fare così, così”, dà lezioni; impaziente, stanco di ascoltare, stufo di questo B. bisognoso e lagnoso (fa da freno il senso di colpa) Importante è sentire che si è nell’energia del ruolo. Prima ancora di decidere quale ruolo è. Una volta consapevolizzato che si è finiti in questo vicolo cieco, dal punto di vista della Consapevolezza, di può tornare e mettersi in gioco con la propria vulnerabilità e fragilità

quando ci avviciniamo a qualcuno: amante, amico, figura di autorità in genere, è facile che il Bambino si senta provocato. I 2 modi principali sono: • non ottenere quel che vuole = DEPRIVAZIONE • essere obbligato, pressato = INVASIONE sia per quel che l’altro fa, sia per quel che non fa (omissioni). È bene riconoscere fin dall’inizio che qualsiasi relazione provocherà il Bambino. Ci sono solo 2 situazioni che non provocano: • se non ce ne frega nulla della relazione • se siamo illuminati

Ci sono sempre trabocchetti che ci mettono in reazione Ci sono sempre trabocchetti che ci mettono in reazione. Anche se cerchi di evitarli ti vengono dietro. E, allora, come navigare tra i trabocchetti?? Quando il Bambino viene provocato fa acting – out: • pretendere • aspettarsi (“mi devi dare …”; “dovresti fare così …”) • vittima • controllo • capricci/broncio • chiusure • colpevolizzazione • insegnare, dare lezioni (sembra l’Adulto ma è il professorino) • ……….

Non è né giusto, né sbagliato Non è né giusto, né sbagliato. È semplicemente il comportamento del Bambino. Dobbiamo solo riconoscerlo per poter arrivare a mediazione. Questi comportamenti distruggono la relazione se non consapevolizzati. Se vogliamo la relazione dobbiamo scegliere di non caderci, vederli e sapere che hanno conseguenze = restare soli. In ognuno di questi comportamenti si trasmette “io sono OK; tu sei non OK” e questo rompe la relazione perché l’altro reagisce. Ci si può muovere da spazi che non sono del Bambino e cioè: • porre LIMITI con chiarezza rispettando se stessi e l’altro (non dunque il “vaffanculo” ma “io sento, capisco che tu vorresti che io …., ma non posso farlo se non mi viene in modo naturale e non mi verrà mai se sento che mi viene pressione”) • scegliere di passare dalla REAZIONE alla FERITA e condividere nel momento giusto (certamente non nel momento in cui vorresti uccidere l’altro) Il punto non è tanto fare la cosa giusta o cambiare tutto e subito ma NOTARE/OSSERVARE cosa succede.

Si è già detto ripetutamente che quando 2 persone si mettono insieme non hanno ancora una comprensione dei reciproci bambini. Il Bambino non vede mai gli altri in modo chiaro perché guarda attraverso le sue ferite: la sua vergogna, le aspettative etc. che impediscono di vedere l’altro così com’è. Per vederlo si deve arrivare alla COMPRENSIONE CONDIVISA. Ad es. uno ha sue idee sulla relazione ed è importante scoprire se l’altro ha le stesse idee altrimenti ci saranno problemi. Relazione, amore, amicizia sono parole, ma c’è da scoprire tutto un mondo che c’è dietro, diverso per ognuno. Cosa vuol dire, ad es., per ognuno la gestione del tempo libero, la fedeltà etc.?? Ad es. noi, Amana ed io, abbiamo una comprensione condivisa che se sentiamo interesse per qualcuno all’esterno vuol dire che qualcosa tra noi non funziona. E se succede che c’è energia verso esterno, cerchiamo di capire cosa sta diventando problema tra noi. Bisogna essere onesti l’uno verso l’altro. E allora viene anche da chiarirsi cosa è l’onestà per ognuno. Onestà al 100% altrimenti non è onestà. non deve nemmeno essere una regola altrimenti oscilliamo nei ruoli: ubbidiente/ribelle. C’è diversità tra regole e comprensione condivisa. Quali sono le priorità per ognuno?? Magari uno è per la crescita e l’altro per sicurezza. Spesso siamo così intelligenti, ma non vogliamo vedere.

Non significa che dobbiamo essere d’accordo su tutto ma che vediamo l’altro così com’è. (loro dicono che se uno ha priorità crescita e l’altro sicurezza la relazione non scorre bene. Non funziona o fa stop & go). Così sui figli. In definitiva significa che non ci si deve sedere al tavolo della contrattazione per fare ancora i Bambini: “ti do 5 sui figli se mi dai 7 su tempo libero etc.”. Non c’è, ad es., comprensione condivisa se uno vuole una famiglia e l’altro andare in India. Anche se Osho dice che vivi nel momento ma significa che non devi stare nel sogno e nemmeno che fai la vita di momenti e anche guardare a comprensione condivisa è vivere nel momento. Per non cadere nel risentimento quando scopri che l’altro è diverso, che non possiamo farlo pensare come noi vogliamo. Il B. spera sempre che l’altro cambierà ed è ancora aspettativa e non si sta guardando l’altro nel momento. Spesso entrambi vogliono crescere anche se uno trattiene. Vuol dire solo che hanno un diverso timing. Altra area è il denaro: come lo si sente, come si cerca?? Se non si vive insieme ci sono meno aree su cui dover fare comprensione condivisa. Torniamo sempre a stesso punto: • non possiamo cambiare l’altro • l’altro non è qui per soddisfare le ns. aspettative e se non ci svegliamo il Bambino non ascolta e pensa sempre che “ancor un po’ e funziona”. Bisogna ascoltare con l’orecchio dell’Osservatore e non del Bambino. Altre aree possono essere ancora il tipo di alimentazione, la salute, la socializzazione, ….etc. Succede che poi uno dei due si sente obbligato a fare le cose che piacciono all’altro ma è una stronzata, fa noia per lui. Fate se avete voglia e no se non volete ma non fatelo se volete solo non ferire l’altro perché ferite solo voi stessi e ci sarà risentimento che sortisce l’effetto contrario rispetto al voler proteggere la relazione. Il DOVERE è fatica ed è solo una parola ‘sporca’ e non contiene nulla.