Breve biografia di Giovanni Pascoli Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna in provincia di Forlì il 31 dicembre 1855 da Ruggero Pascoli e da Caterina Alloccatelli Vincenzi, quarto di 10 figli. Il padre era l’amministratore della tenuta agricola “La Torre” della nobile famiglia Torlonia, originaria di Roma. Nel 1862 Giovanni Pascoli insieme ai fratelli Giacomo e Luigi entrò nel collegio “Raffaello” di Urbino, diretto dai padri Scolopi, e vi rimase fino al 1871.
Il 10 agosto del 1867 il padre Ruggero Pascoli fu ucciso con una fucilata mentre tornava in calesse da Cesena a San Mauro. Nel 1876 Giovanni Pascoli partecipò ad una manifestazione contro il ministro della Pubblica Istruzione, Ruggero Bonghi, e poichè lo fischiò, gli fu tolta la borsa di studio. Nel maggio del 1876 morì anche il fratello maggiore Giacomo che aveva fatto da <<piccolo padre>> e Giovanni si trovò a vivere di lezioni private e di supplenze e patì la fame. Senza mezzi e con un senso angoscioso dell’ingiustizia che dominava il mondo, si avvicinò al socialismo di Andrea Costa.
Nel 1880 il grande poeta Giosuè Carducci incitò il Pascoli a riprendere gli studi all’Università di Bologna. Giovanni Pascoli riprese gli studi e si laureò due anni dopo il 17 giugno del 1882 con un tesi su Alceo, in letteratura greca. Il 27 ottobre del 1897 Pascoli è nominato professore di letteratura latina all’Università di Messina. Nel 1903 è nominato professore di grammatica greca e latina all'Università di Pisa. Nel Novembre del 1905 è nominato titolare della cattedra di letteratura italiana dell'Università di Bologna, succedendo al Carducci, che aveva chiesto il collocamento a riposo, e che aveva espresso parere favorevole riguardo a tale successione.
Il 26 novembre del 1911 Giovanni Pascoli pronuncia a Barga un discorso in favore dei feriti nella guerra libica. In questo discorso dal titolo “La grande proletaria si è mossa” il Pascoli giustificava la guerra di Libia in nome della povertà economica dell’Italia. Il 18 febbraio del 1912 Giovanni Pascoli si ammala di cirrosi epatica che lo costringe a lasciare Castelvecchio per cercare cure più idonee a Bologna.
Nel marzo dello stesso anno, Giovanni Pascoli, vince per l'ultima volta la XII Medaglia d'oro al concorso di poesia latina di Amsterdam in Olanda. Il 6 aprile del 1912, alle 15.00, Giovanni Pascoli muore a Bologna per un tumore al fegato. Il 9 aprile del 1912, per volontà della sorella Maria, Pascoli viene sepolto nel cimitero della loro casa, a Castelvecchio di Barga. L’inseparabile sorella Maria continuò ad abitare nella casa comune e custodì gelosamente le carte del poeta fino alla sua fine, avvenuta a quasi novant’anni, nel 1953.
Le opere poetiche di Giovanni Pascoli Le raccolte poetiche sono: 1) Myricae (1891 – 1903); 2) Primi poemetti ( 1897 – 1907); 3) Canti di Castelvecchio ( 1903 – 1912); 4) Poemi conviviali ( 1894 - 1904 ); 5) Nuovi Poemetti (1909 –1911); 6) Odi e Inni (1906 –1913); 7) Le canzoni di Re Enzio ( 1908 – 1912); 8) Poemi del Risorgimento (incompiuta); 9) Poesie varie (incompiuta); 10) Traduzione e riduzioni (incompiuta).
I saggi in prosa del Pascoli sono: 1) Il Fanciullino (1897); 2) Minerva oscura (1898); 3) L’era nuova (1899); 4) Sotto il velame (1900); 5) L’avvento (1901); 6) Miei pensieri di varia umanità (1903); 7) Pensieri e discorsi (1907); 8) La grande proletaria si è mossa (1911).
La prima raccolta poetica di Giovanni Pascoli è "Myricae“ pubblicata nel 1891. Il titolo della raccolta (che è il nome latino delle tamerici, piccoli arbusti comuni sulle spiagge) riprende un verso di Virgilio (Egloga IV, 2 :<<Arbusta iuvant, humilesque myricae>>), che Pascoli mette come epigrafe all’inizio della raccolta. Pascoli stesso spiega il significato e la scelta di questo titolo: <<Myricae è la parola che usa Virgilio per indicare i suoi carmi bucolici: poesia che si eleva poco da terra – humilis>>. Pascoli ha dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre “A Ruggero Pascoli, mio padre”.
X Agosto La poesia, la numero 80 di Myricae, fu scritta nel 1896 e pubblicata nella IV edizione di Myricae del 1897. TESTO DELLA POESIA San Lorenzo, io lo so perchè tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perchè si gran pianto nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena de’ suoi rondinini. Ora è là come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
PARAFRASI DELLA POESIA (Il poeta) si rivolge a San Lorenzo dicendogli: io lo so perchè un gran numero di stelle arde e brilla nel cielo tranquillo e concavo. Una rondine tornava al tetto: la uccisero: cadde tra le spine: aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora essa è là con le ali aperte come in croce che mostra il verme al cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra che aspetta, e che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava alla sua casa: lo uccisero: disse: perdono; e un grido gli restò negli occhi spalancati: portava due bambole in dono... Ora là, nella casa solitaria, lo aspettano invano; egli è rimasto immobile, attonito, atterrito e addita le bambole al cielo lontano. E tu, cielo, infinito, immortale dall'alto delle stelle inondi con un pianto di stelle la terra, quest'atomo opaco del male.
Il tema della poesia Il tema della poesia è la constatazione della malvagità degli uomini che uccidono per niente. Il poeta porta due esempi concreti: il primo è l’uccisione gratuita delle rondini; il secondo è l’omicidio di uomini puri, come il padre del poeta, da parte di uomini crudeli. Nel finale Pascoli guarda il cielo (Dio) che rimane impotente di fronte alla malvagità degli uomini. La tesi della poesia La tesi della poesia è quella che il male assume una dimensione cosmica cosicché il cielo inonda la terra con il suo pianto di stelle.
Il messaggio della poesia Il messaggio della poesia è quello di esprimere la sfiducia del poeta negli uomini perchè gli hanno ucciso il padre innocente. E’ per questo omicidio, rimasto impunito, che il poeta guarda verso il cielo che rimane indifferente rispetto alla crudeltà degli uomini. A causa della ferocia degli uomini, tutta la terra si riempie di malvagità, si trasforma in un atomo oscuro, pieno di male.
Analisi della forma Il linguaggio poetico della poesia è molto alto e complesso, raffinato e simbolico. Le figure retoriche sono molte, come enjambements, similitudini, parallelismo, simbolismo, allitterazioni, analogia, sinestesia, metonimia. La lexis della poesia La lexis della poesia è molto chiara, personale e drammatica. Il tono emotivo Il tono emotivo è drammatico e tragico perchè esprime il dolore del poeta per l'omicidio ingiustificato del padre e per l'ingiustizia che domina su tutta la terra e predomina tra gli uomini
La bellezza della poesia La bellezza della poesia è dovuta al suo linguaggio simbolico ed analogico; altro motivo di bellezza è il dolore del poeta che esprime la sua disperazione tanto da indurre il lettore a sentirsi coinvolto nell'omicidio del padre.
Carrubba Biagio Giovanni Pascoli e Giovanni Pascoli ha scritto questa bella poesia sul padre Ruggero, morto il X Agosto 1867. Io, per fortuna, ho i miei genitori ancora vivi e colgo l’occasione per augurare loro tanti altri anni di vita serena. Modica, Giovedì 28 Giugno 2007 Carrubba Biagio