Cronicità e fragilità Mantova 21 ottobre 2011
La centralità del malato come soggetto e la malattia come istanza progressiva e incalzante di ri/definizione del proprio esserci. La relazione come “tecnologia”rilevante della cura. Il saper essere come competenza di non più eludibile.
Il lavoro come performance. L’attività richiede una continua messa a punto articolazione, di negoziazione di knoworking (annodare fili) LA COMUNITA’ DI PRATICA Come officina in cui si definiscono fini, valori,norme, teorie e saperi che guidano l’azione.
COMUNITA’ DI PRATICA
Ognuno di noi sa dell’angoscia che prende l’anima di fronte al tempo che passa,perchè lo sguardo con cui si osserva il fluire della vita non è un semplice osservare, ma è un soppesare la vita,un interrogarsi su di essa; ci si chiede se il tempo sia passato inutilmente o se abbiamo dato forma a isole di senso, quel senso che, anche se di poco, invera il tempo. L.Mortari, La pratica dell’aver cura,Mondadori,2006,10
…l’essenza del lavoro di cura si potrebbe individuare l’essenza della cura dell’essere una pratica relazionale che impegna chi-ha-cura nel fornire energie e tempo per soddisfare i bisogni dell’altro, bisogni materiali ed immateriali,in modo da creare le condizioni che consentano all’altro di divenire il suo proprio essere sviluppando la capacità di aver cura di sé. L.Mortari,,La pratica dell’aver cura, Mondadori,2006, 37
Poiché la parola “anima” evoca la dimensione religiosa della vita preferisco a essa la parola “mente”, intendendo con questo termine non solo la vita intellettuale, ma anche la vita del cuore e la dimensione spirituale della vita interiore. La “vita della mente” è, dunque,un’espressione che identifica l’intera nostra vita invisibile senza ipotizzare in essa alcuna scissione: comprende la produzione di saperi con cui edifichiamo il mondo che abitiamo,la tessitura di reti di significato con cui diamo forma alle relazioni sociali,l’aprirsi dell’esperienza alla trascendenza;inoltre è nella mente che si realizza il dialogo silenzioso della mente con se stessa in cui si attualizza quella singolarità plurale che è l’essenza della condizione umana L. Mortari, La pratica dell’aver cura,Mondadori,2006, 27
L’esercizio della capacità riflessiva, necessaria a trovare una soluzione adatta ad ogni singolo caso, chiede innanzitutto che si sappia coltivare attenzione nei confronti del paziente. L’attenzione è quella postura della mente che consente di comprendere l’altro e di intervenire al momento opportuno; essa è la condizione per costruire sapere a partire dall’esperienza, andando al di là di una interpretazione routinaria del proprio lavoro L.Mortari,La pratica dell’aver cura, Mondadori,2006, 85
…Coltivare nel soggetto educativo la passione di sé,ossia accompagnarlo nella costruzione di quegli strumenti cogniti ed emotivi necessari a tracciare con autonomia e con passsione il campo dell’esistenza, così da tessere il tempo della vita avendo cura, che ogni giorno,ogni attimo, sia attualizzzazione di un processo di donazione di senso L. Mortari, La pratica dell’aver cura,Mondadori,