Cecco Angiolieri: «S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo»

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S’i’ fosse foco arderei ‘l mondo; s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
Transcript della presentazione:

Cecco Angiolieri: «S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo» Autore: Cecco Angiolieri Data: tra la fine del XIII e l’inizio del XIV sec. Genere: poesia lirica Forma metrica: Sonetto con rime incrociate nelle quartine e alternate nelle terzine. Lo schema è ABBA, ABBA; CDC, DCD. Parole in rima: mondo, profondo, giocondo, tondo; tempesterei, annegherei (rima imperfetta), imbrigherei, farei; padre, madre, leggiadre; lui, fui, altrui

Biografia Cecco Angiolieri Cecco Angiolieri nasce a Siena nel 1257, nella ricchezza più totale e vi muore con molti debiti nel 1312-1313 circa. Il padre era il ricco banchiere Angioliero degli Angiolieri. Quest'ultimo era anche cavaliere, fece parte dei Signori del Comune nel 1257 e nel 1273 e appartenne all'ordine dei Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria, i cosiddetti "Frati gaudenti", e partecipò col figlio alla guerra di Arezzo del 1288. La madre era Lisa de' Salimbeni, appartenente alla potente famiglia senese. Nel 1281 era fra i Guelfi senesi all'assedio dei concittadini ghibellini asserragliati nel castello di Torri di Maremma nei pressi di Roccastrada (la famiglia di Cecco aveva infatti tradizioni guelfe), e fu più volte multato per essersi allontanato dal campo senza la dovuta licenza. Da altre multe fu colpito a Siena l'anno successivo, l'11 luglio 1282, per essere stato trovato nuovamente in giro di notte dopo il terzo suono della campana del Comune. Un ulteriore provvedimento lo colpì nel 1291 in circostanze analoghe. Oltretutto, nel 1291 fu implicato nel ferimento di Dino di Bernardo da Monteluco, pare con la complicità del calzolaio Biccio di Ranuccio, ma solo quest'ultimo fu condannato. Militò come alleato dei fiorentini contro Arezzo nel 1289 ed è possibile che qui abbia conosciuto Dante Alighieri. Intorno al 1296 fu allontanato da Siena, a causa di un bando politico. Nel 1302 Cecco svendette per bisogno una sua vigna a tale Neri Perini del Popolo di Sant'Andrea per settecento lire ed è questa l'ultima notizia disponibile sull'Angiolieri in vita. Proprio per questa ragione si oppose a ogni forma di politica proclamandosi una persona libera e indipendente. Si ritiene che questa sua imposizione sia dovuta al bando politico che lo allontanò da Siena. Dopo il 1303 fu a Roma, sotto la protezione del cardinale senese Riccardo Petroni. Da un documento del 25 febbraio 1313 sappiamo che i cinque figli (Meo, Deo, Angioliero, Arbolina e Sinione - un'altra figlia, Tessa, era già emancipata) - rinunciarono all'eredità perché troppo gravata dai debiti. Si può quindi presupporre che Cecco Angiolieri sia morto intorno al 1310, forse tra il 1312 e i primi giorni del 1313. La tradizione lo vuole sepolto nel chiostro romanico della Chiesa di San Cristoforo a Siena.

Poesia Parafrasi S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo; s’i’ fosse vento, lo tempestarei; s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo; s’i’ fosse papa, serei allor giocondo, ché tutti cristïani embrigarei; s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei? a tutti mozzarei lo capo a tondo. S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; s’i’ fosse vita, fuggirei da lui: similemente faria da mi’ madre, S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le vecchie e laide lasserei altrui. Se io fossi fuoco, brucerei il mondo; se fossi vento, gli manderei una tempesta; se fossi acqua, lo annegherei; se fossi Dio, lo farei sprofondare; se fossi il papa, allora sarei felice, perché metterei nei guai tutti i cristiani; se fossi l’imperatore, lo farei senz’altro: taglierei la testa a tutti quelli che mi stanno intorno. Se fossi la morte, andrei da mio padre; se fossi la vita, non starei insieme a lui: lo stesso farei con mia madre. Se fossi Cecco, come in effetti sono e sono sempre stato, prenderei le donne giovani e belle: e lascerei agli altri le vecchie e brutte.

Figure Retoriche S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo; A s’i’ fosse vento, lo tempestarei; B s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; B s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo; A s’i’ fosse papa, serei allor giocondo, A ché tutti cristïani embrigarei; B s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei? B a tutti mozzarei lo capo a tondo. A S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; C s’i’ fosse vita, fuggirei da lui: D similemente faria da mi’ madre, C S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, D torrei le donne giovani e leggiadre: C le vecchie e laide lasserei altrui. D Anafora: “s’i’ fosse…” (v. 1-5, 7, 9, 10, 12); Parallelismo: “s’i’ fosse” + condizionale (v. 1-5, 7, 9, 10); Iperboli: le due quartine e la prima terzina sono tutte fondate su continue iperboli; Antitesi: “giovani e leggiadre” (v. 13) vs “vecchie e laide” (v. 13); Anticlimax: “fuoco – acqua – vento – Dio” (v. 1-4); “papa – ‘’mperator” (vv. 5 e 7); “padre – madre” (v. 9 e 11); “Cecco” (v. 12). Chiasmo: “torrei le donne giovani e leggiadre:/ le vecchie e laide lasserei altrui (v. 13-14).

Commenti Il genere letterario cui appartiene il sonetto S’i’ fosse foco è quello della cosiddetta “poesia comico-parodica”, che discende dalla tradizione goliardica medievale e si pone in contrasto con la linea poetica dominante, impiegando uno stile basso per trattare argomenti quotidiani: l’intento è rovesciare sistematicamente le convenzioni per creare comicità e parodiare abilmente i generi elevati. In particolare, la corrente realistica a cui fa capo Cecco Angiolieri tende a porsi in uno spirito di contrapposizione nei confronti del dolce stilnovo, rovesciando i tòpoi propri della raffinatissima corrente a cui fanno capo – tra i più noti – Dante Aighieri, Guido Cavalcanti e Guido Guinizzelli.