Trattati Europei, vincoli fiscali, moneta unica e crescita

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Transcript della presentazione:

Trattati Europei, vincoli fiscali, moneta unica e crescita Trattato di Maastricht. Firma , 7 febbraio 1992 in vigore dal 1° novembre 1993 Trattato di Amsterdam. Firma , 2 ottobre 1997 in vigore dal 1° maggio 1999 Trattato di Lisbona. Firma , 13 dicembre 2007 in vigore dal 1° dicembre 2009 Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance della UE. Firma , 2 marzo 2012 in vigore 1º gennaio 2013

Crisi del sistema bancario. La contrazione del credito: I rischi di un debito pubblico troppo elevato (rischio di Default) Le banche sono i principali creditori dello Stato Il rischio di default di un singolo si trasferisce sul sistema bancario Europeo Crisi del sistema bancario. La contrazione del credito: Condizionamento della politica monetaria (inflazione) Recessione Instabilità dell’area Euro

Trattato di Maastricht Sotto il profilo esterno, il crollo del comunismo nell'Europa dell'Est e la prospettiva dell'unificazione tedesca hanno determinato l'impegno a rafforzare la posizione internazionale della Comunità. Sotto il profilo interno è la tappa fondamentale del processo di integrazione europea avviato con il Trattato di Roma del 1957 nella prospettiva di avviare l'integrazione politica Il trattato prevede l'instaurazione di una moneta unica in tre fasi successive: Fase 1 liberalizza la circolazione dei capitali (1º luglio 1990) Fase 2 (1º gennaio 1994) convergenza delle politiche economiche degli Stati membri Fase 3 (1º gennaio 1999) creazione di una moneta unica e la costituzione di una Banca centrale europea (BCE). I criteri di Convergenza

La soglia del 60% discende dalla formula 𝑏= 𝑑 𝑔 Criteri di Convergenza . Secondo il trattato di Maastricht la transizione allo stadio finale dell’ Unione Monetaria Europea è subordinato al rispetto di 5 criteri di convergenza, riferiti al Tasso d’ Inflazione, Il Tasso di Cambio, Il Tasso d’ Interesse Disavanzo di Bilancio (deficit pubblico) disavanzo di bilancio (T-G)/PIL non supera il 3% del PIL (deviazioni della norma dovranno avere carattere eccezionale e temporaneo, art 104) Debito Pubblico il debito pubblico non è superiore al 60% del PIL (in caso contrario dovrebbe diminuirlo fino al valora di riferimento , art 104.) La soglia del 60% discende dalla formula 𝑏= 𝑑 𝑔 d= deficit/PIL 3%, g=tasso di crescita PIL nominale (5%)

Trattato di Amsterdam (Contiene il capitolo del Patto di Stabilità e Crescita Vengono ribaditi i vincoli di Maastricht e dotati di maggiore effettività con una procedura di avvertimento, raccomandazione e sanzione • se il deficit di un Paese membro si avvicina al tetto del 3% del PIL, la Commissione europea propone, ed il Consiglio dei ministri europei in sede di Ecofin approva, un "avvertimento preventivo" (early warning), al quale segue una raccomandazione vera e propria in caso di superamento del tetto. • se a seguito della raccomandazione lo Stato interessato non adotta sufficienti misure correttive della propria politica di bilancio, esso viene sottoposto ad una sanzione che assume la forma di un deposito infruttifero, da convertire in ammenda dopo due anni di persistenza del deficit eccessivo. L'ammontare della sanzione presenta una componente fissa pari allo 0,2% del PIL ed una variabile pari ad 1/10 dello scostamento del disavanzo pubblico dalla soglia del 3%. È comunque previsto un tetto massimo all'entità complessiva della sanzione, pari allo 0,5% del PIL. • se invece lo Stato adotta tempestivamente misure correttive, la procedura viene sospesa fino a quando il deficit non viene portato sotto il limite del 3%. Se le stesse misure si rivelano però inadeguate, la procedura viene ripresa e la sanzione irrogata.

Trattato di Lisbona (Lisbon Strategy) Elabora una strategia Europea comune per fronteggiare le nuove sfide legate alla globalizzazione, l’invecchiamento della popolazione e il mutamento tecnologico, stabilendo un’agenda di interventi coordinati tra i vari paesi membri Si disciplina la necessità di un rinnovamento della struttura economica indirizzandola verso CONOSCENZA E INNOVAZIONE Si ribadisce che una crescita sostenibile richiede la stabilità dei conti pubblici Emerge un ruolo attivo dello stato come promotore della crescita (l’importanza della COMPOSIZIONE della SPESA PUBBLICA tra spese produttive e improduttive)

Trattato sulla stabilità, coordinamento e Governance della UE FISCAL COMPACT ARTICOLO 1 1. Con il presente trattato le parti contraenti, in qualità di Stati membri dell'Unione europea, convengono di rafforzare il pilastro economico dell'unione economica e monetaria adottando una serie di regole intese a rinsaldare la disciplina di bilancio attraverso un patto di bilancio, a potenziare il coordinamento delle loro politiche economiche e a migliorare la governance della zona euro, sostenendo in tal modo il conseguimento degli obiettivi dell'Unione europea in materia di crescita sostenibile, occupazione, competitività e coesione sociale. ARTICOLO 3 1. Le parti contraenti applicano le regole enunciate nel presente paragrafo in aggiunta e fatti salvi i loro obblighi ai sensi del diritto dell'Unione europea: a) la posizione di bilancio della pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo; b) la regola di cui alla lettera a) si considera rispettata se il saldo strutturale annuo della pubblica amministrazione è pari all'obiettivo di medio termine specifico per il paese, quale definito nel patto di stabilità e crescita rivisto, con il limite inferiore di un disavanzo strutturale dello 0,5% del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato

c) le parti contraenti possono deviare temporaneamente dal loro rispettivo obiettivo di medio termine o dal percorso di avvicinamento a tale obiettivo solo in circostanze eccezionali, come definito al paragrafo 3, lettera b); d) quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato è significativamente inferiore al 60% e i rischi sul piano della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche sono bassi, il limite inferiore per l'obiettivo di medio termine di cui alla lettera b) può arrivare fino a un disavanzo strutturale massimo dell'1,0% del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato; e) qualora si constatino deviazioni significative dall'obiettivo di medio termine o dal percorso di avvicinamento a tale obiettivo, è attivato automaticamente un meccanismo di correzione. Tale meccanismo include l'obbligo della parte contraente interessata di attuare misure per correggere le deviazioni in un periodo di tempo definito. ARTICOLO 4 Quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore di riferimento del 60% di cui all'articolo 1 del protocollo (n. 12) sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato ai trattati dell'Unione europea, tale parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all’anno

LA SGRADEVOLE ARITMETICA DEL DEBIT0 i 𝐵 𝑡 è la spesa per interessi sul debito (i tasso di interesse B stock di debito) Il bilancio del settore pubblico 𝑇 𝑡 - 𝐺 𝑡 -i 𝐵 𝑡 𝐷 𝑡 = 𝑇 𝑡 - 𝐺 𝑡 Positivo: AVANZO PRIMARIO Negativo: DISAVANZO PRIMARIO

𝐵 𝑡 = 𝐵 𝑡−1 + 𝑖𝐵 𝑡−1 −( 𝑇 𝑡 - 𝐺 𝑡 ) 𝐵 𝑡 = (1+𝑖)𝐵 𝑡−1 − 𝐷 𝑡 L’evoluzione temporale del debito 𝐵 𝑡 = 𝐵 𝑡−1 + 𝑖𝐵 𝑡−1 −( 𝑇 𝑡 - 𝐺 𝑡 ) 𝐵 𝑡 = (1+𝑖)𝐵 𝑡−1 − 𝐷 𝑡 Il debito cresce in modo esponenziale A meno che D>0

𝐵 𝑡 𝑌 𝑡 = 𝐵 𝑡−1 𝑌 𝑡 + i 𝐵 𝑡−1 𝑌 𝑡 - 𝐷 𝑡 𝑌 𝑡 Per valutare la sostenibilità del debito si rapporta in debito al PIL, cioè alla capacità di un’economia di generare ricchezza netta (Y è il PIL NOMINALE) 𝐵 𝑡 𝑌 𝑡 = 𝐵 𝑡−1 𝑌 𝑡 + i 𝐵 𝑡−1 𝑌 𝑡 - 𝐷 𝑡 𝑌 𝑡 𝑔 𝑡 = 𝑌 𝑡 − 𝑌 𝑡−1 𝑌 𝑡−1 = 𝑌 𝑡 𝑌 𝑡−1 - 1 𝑌 𝑡 = (1+g) 𝑌 𝑡−1 Per avere rapporti con la stessa data posso scrivere 𝐵 𝑡 𝑌 𝑡 = 𝐵 𝑡−1 𝑌 𝑡−1 1 1+𝑔 + 𝑖 1+𝑔 𝐵 𝑡−1 𝑌 𝑡−1 - 𝐷 𝑡 𝑌 𝑡 𝑏 𝑡 = 𝑏 𝑡−1 1 1+𝑔 + 𝑏 𝑡−1 𝑖 1+𝑔 - 𝑑 𝑡 𝑏 𝑡 = 𝑏 𝑡−1 1+𝑖 1+𝑔 - 𝑑 𝑡

𝑏 𝑡 − 𝑏 𝑡−1 = 𝑏 𝑡−1 1+𝑖 1+𝑔 - 𝑏 𝑡−1 − 𝑑 𝑡 Valutiamo la variazione del debito/PIL 𝑏 𝑡 − 𝑏 𝑡−1 = 𝑏 𝑡−1 1+𝑖 1+𝑔 - 𝑏 𝑡−1 − 𝑑 𝑡 ∆ 𝑏 𝑡 = 𝑏 𝑡−1 1+𝑖 1+𝑔 −1 - 𝑑 𝑡 ∆ 𝑏 𝑡 = 𝑏 𝑡−1 𝑖 −𝑔 1+𝑔 - 𝑑 𝑡 Per mantenere COSTANTE il rapporto debito/Pil ∆ 𝑏 𝑡 =0 ∆ 𝑏 𝑡 =0 𝑏 𝑡−1 𝑖 −𝑔 1+𝑔 = 𝑑 𝑡

𝑑 𝑡 =𝑏 𝑡−1 𝑖 −𝑔 1+𝑔 Italia pre-crisi b=100% i = 4% g = 3% 𝑑 𝑡 =𝑏 𝑡−1 𝑖 −𝑔 1+𝑔 Italia pre-crisi b=100% i = 4% g = 3% Avanzo primario 1% del PIL Italia post-crisi b=120% i = 6% g = 0% Avanzo primario 7.2% del PIL (113 mld)

𝑖=𝑟+𝐸(𝜋) 𝑔 = x + 𝜋 𝑖−𝑔= 𝑟−𝑥 −(𝜋−𝐸 𝜋 ) Ridurre il debito: una scorciatoia opportunistica 𝑖=𝑟+𝐸(𝜋) 𝑔 = x + 𝜋 𝑖−𝑔= 𝑟−𝑥 −(𝜋−𝐸 𝜋 ) L’inflazione non anticipata riduce il gap tra tasso di interesse reale e tasso di crescita reale: incentivo a perseguire politiche inflazionistiche

La spesa per interessi in Italia Nel 2012 è stata il 5.4% del PIL Pari a 84 mld