4. Gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù

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4. Gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù Secondo le Scritture Gesù di Nazaret tra storia e fede

«…in ebraico, in latino e in greco» (Gv 19,20) La scritta sulla croce (titulus crucis) richiama le tre culture che si intrecciano in Terrasanta

Dall’«Osanna!» al «Crucifige!» Chiarite le tappe principali della ricerca e i metodi via via utilizzati (critica testuale e delle fonti - storia delle forme - storia della redazione); Raggiunte alcune certezze condivise, grazie allo studio storico delle fonti (criteri di autenticità); Allargato lo sguardo al contesto geografico, religioso, culturale (ebraico, greco e romano); Andiamo ora al cuore della vicenda terrena di Gesù: «PATÌ SOTTO PONZIO PILATO, FU CROCIFISSO, MORÌ E FU SEPOLTO»

Dall’«Osanna!» al «Crucifige!» La morte in croce di Gesù a Gerusalemme, condannato a morte da Ponzio Pilato, praefectus Iudaeae negli anni 26-36 d.C, è ritenuta un FATTO STORICO ASSOLUTAMENTE CERTO (nonostante i dubbi di chi non crede neppure all’esistenza storica di Gesù o alla teoria della “sostituzione” del Corano [sura IV,157-158]) Ma per lo storico rimane decisiva la domanda: PERCHÉ GESÙ FU CONDANNATO A MORTE? Criterio di SPIEGAZIONE NECESSARIA: il fatto della crocifissione deve aver avuto delle ragioni che spiegano il corso degli eventi. Per il credente è altrettanto decisiva la domanda: PERCHÉ LA SUA MORTE CI SALVA?

Dall’«Osanna!» al «Crucifige!» Poteva andare diversamente? → Sì! Un esempio «Quattro anni prima che scoppiasse la guerra [cioè nel 62 d.C., ndr], quando la città era al culmine della pace e della prosperità, un tale Gesù, figlio di Anania, un rozzo contadino, si recò alla festa in cui è uso che tutti costruiscano capanne per il dio e all’improvviso cominciò a gridare nel tempio: «Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti, una voce contro Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero!» [cfr Ger 7,34, ndr]. Giorno e notte si aggirava per tutti i vicoli gridando queste parole, ella fine alcuni dei capi della cittadinanza [oƒ ¥rcontej], tediati dal quel malaugurio, lo fecero prendere e gli inflissero molte battiture. Ma quello, senza né aprir bocca in sua difesa, né muovere una specifica accusa a chi lo aveva flagellato, continuò a ripetere il suo ritornello…

Dall’«Osanna!» al «Crucifige!» …Allora i capi, ritenendo – com’era in realtà – che quell’uomo agisse per effetto di una forza sovrumana, lo trascinarono davanti al governatore [œparcoj] romano. Quivi, sebbene fosse flagellato fino a mettere allo scoperto le ossa, non ebbe né un’implorazione né un gemito, ma dando alla sua voce il tono più lugubre che poteva, a ogni colpo rispondeva: «Povera Gerusalemme!». Quando Albino, che era il governatore [Lucceio Albino, procuratore della Giudea 62-64 d.C., ndr] gli fece domandare chi fosse, donde provenisse e perché lanciasse quella lamentazione, egli non rispose, ma continuò a compiangere il destino della città finché Albino sentenziò che si trattava di pazzia e lo lasciò andare…» (Giuseppe Flavio, Bell.Iud. VI,5). Gesù figlio di Anania continuò a ripetere il suo ritornello per sette anni; smise solo all’inizio dell’assedio, quando la rovina era imminente; morì colpito da una pietra lanciata da una catapulta romana, dicendo: «povera la città, povero il popolo, povero il tempio, e povero me!».

Quali elementi della vita di Gesù (il “Gesù storico”) spiegano la condanna? Ma allora, se “poteva andare diversamente”, perché invece Gesù fu crocifisso? Quali tratti della sua predicazione e/o della sua azione lo hanno condotto alla condanna? Predicazione del regno di Dio (autocoscienza filiale / divina; rapporto con l’«Abbà») Reinterpretazione della Toràh (inasprimento e insieme relativizzazione, ma nell’ambito dell’ermeneutica rabbinica) Attività taumaturgica ed esorcistica Chiamata dei discepoli (costituzione di un gruppo di seguaci) Condivisione con gli emarginati (ad es. i pasti con i peccatori, che contraddicono le norme di purità rituale)

Perché Gesù fu crocifisso? Alcune domande chiave: Quali elementi della vita di Gesù (il “Gesù storico”) spiegano la condanna? Perché Gesù fu crocifisso? Alcune domande chiave: Gesù fu condannato dai giudei (il sinedrio) o dai romani (Pilato)? Fu condannato per motivi religiosi (bestemmia, empietà…) o politici (ribellione, lesa maestà…)? Il processo è stata proceduralmente corretto o si è svolto in modo irregolare? La condanna fu giusta, o si è trattato di un grave e clamoroso errore giudiziario? Molti ritengono che il sinedrio abbia scientemente mentito, accusando Gesù di essere un ribelle, e Pilato si sia lasciato manipolare: la morte di Gesù sarebbe quindi l’esito tragico prima di un INGANNO, e poi di un ERRORE …

I regni negli anni di Gesù Fino al 4 a.C. Erode il grande regna su tutto il territorio; poi diviso in quattro zone. Fino al 6 d.C. Archelao è re di Giudea e Samaria; poi passano direttamente sotto il governo romano. «Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni…» Lc 3, 1-2)

Come indagare la vicenda del processo e della condanna? I fattori principali da valutare per comprendere le cause della condanna: l’insegnamento complessivo di Gesù i fatti dell’ultima settimana: L’ingresso messianico a Gerusalemme (“Palme”) La purificazione del tempio L’ultima cena (Gesù voleva inaugurare un nuovo culto?)

Gesù era forse un “rivoluzionario”? Secondo alcuni autori Gesù sarebbe stato un tipico rivoltoso della Galilea; l’evangelista Marco dopo il 70 d.C., per accattivarsi la benevolenza dei Romani, avrebbe stemperato il carattere politico della sua predicazione. Ma la tesi è insostenibile: I romani hanno messo a morte solo Gesù e non i discepoli: il suo movimento perciò non era considerato pericoloso (Giuseppe Flavio racconta altre sedizioni finite con lo sterminio di tutti i ribelli) Il fatto che tra i Dodici ci fosse UN discepolo soprannominato “zelota” (Lc 6,15) indica che il gruppo NON era composto di zeloti In ogni caso, i rivoluzionari armati erano piuttosto i “sicari” che gli “zeloti” (questi erano un partito di ispirazione sacerdotale, favorevole alla purezza del culto nel tempo: cfr M. Hengel) Gesù disapprova che i Dodici portino «due spade» (Lc 22,38) con sé Infine, non è detto che Mc sia stato scritto dopo il 70 d.C. (però nei Vangeli è innegabile una tendenza a colpevolizzare progressivamente gli ebrei e scagionare i romani).

Quali nemici si era fatto Gesù nel corso della sua attività? È vero che Gesù era un giudeo osservante; tuttavia è ragionevole pensare che ci sia stato QUALCOSA NELLA SUA CONDOTTA che HA SUSCITATO LA REAZIONE DEL SINEDRIO. si rivolgeva principalmente ai “poveri”, piuttosto disprezzati dai farisei frequentava i peccatori, contraddicendo le norme di purità trasgrediva con molta libertà il rispetto legale del sabato interpretava con autorità sovrana la Torah suscitava speranze messianiche anche per i poveri Tutto ciò poteva avere significative ripercussione sulla stabilità sociale. Perciò «il comportamento e la predicazione di Gesù scandalizzavano i FARISEI e preoccupavano i SOMMI SACERDOTI» (G. Jossa, Il processo di Gesù, p. 33).

Quali nemici si era fatto Gesù nel corso della sua attività? «L’accusa mossa a Gesù di essere un pretendente regale, e quindi un rivoluzionario politico, non può essere considerata semplicemente frutto di un falso grossolano da parte del sinedrio o di un errore giudiziario da parte di Pilato, ma trova una sua prima spiegazione, o comunque affonda le sue radici, nell’azione e nella predicazione di Gesù così come si sono inserite nella complessa realtà religiosa e politica della Giudea di quel periodo». (G. Jossa, Il processo a Gesù, p. 34)

Quali fonti sul processo di Gesù sono più affidabili? Giuseppe Flavio: il Testimonium flavianum (Ant. Iud. XVIII, 63s) «In questo periodo visse Gesù, uomo saggio, se pure bisogna dirlo uomo. Era infatti artefice di opere straordinarie, maestro degli uomini che ricevono con piacere la verità. Attirò a sé molti giudei, e anche molti greci. Egli era [detto] il Cristo. E quando PILATO, SU DENUNCIA DEI PRIMI TRA NOI, (™nde…xei prîton ¢ndrîn par’¹m‹n) LO CONDANNÒ ALLA CROCE, quelli che lo avevano amato non smisero di farlo. [Dissero che] Apparve infatti loro il terzo giorno nuovamente vivente, poiché i divini profeti avevano detto queste e altre innumerevoli meraviglie di lui. E ancora adesso il gruppo di coloro che da lui sono detti cristiani non ha cessato di esistere».

Quali fonti sul processo di Gesù sono più affidabili? TESTIMONIUM FLAVIANUM: tutto autentico? Pochi lo credono; ma il testo presenta numerosi dettagli stilistici tipici dell’autore; inoltre sorprendentemente contraddice la tendenza cristiana a deresponsabilizzare i romani, ed è attestato già da Eusebio († 339). Tutto interpolato? Le tre espressioni in grassetto corsivo sono chiaramente cristiane, e Giuseppe Flavio era invece ebreo; inoltre, nessuno dei padri prima di Eusebio cita il passo. Rielaborato da un testo originale più “neutro”? Se si tolgono le parole in grassetto corsivo e/o si aggiungono quelle in [azzurro], si ha il testo più plausibile. Dichiara la CORRESPONSABILITÀ di capi ebrei e Pilato

Quali fonti sul processo di Gesù sono più affidabili? Fonti rabbiniche: il Trattato Sanhedrin del Talmud babilonese (bSanh 43a) «La vigilia della pasqua fu appeso Gesù. Quaranta giorni prima un banditore aveva gridato: «Egli sarà condotto alla lapidazione, perché ha praticato la magia, ha sedotto Israele e l’ha spinto alla rivolta. Chiunque ha qualcosa da dire in sua difesa, venga a dirlo». Ma siccome non si trovò nulla in sua difesa, lo si appese alla vigilia della Pasqua».

Quali fonti sul processo di Gesù sono più affidabili? È accettabile la testimonianza del Talmud? Apologia circa l’ipotesi di un “processo affrettato” (40 giorni) Nessun ruolo dell’autorità romana nella condanna (è un tribunale rabbinico, che condanna alla lapidazione) Gesù è lapidato, come previsto dalla Torah, e (il suo cadavere) appeso, forse perché si sapeva bene che era stato crocifisso (“appeso”) Gesù è accusato di magia (ma non era reato capitale) e di seduzione (cioè aver portato Israele all’apostasia) La condanna viene eseguita alla «vigilia di Pasqua» (cronologia del Vangelo di Giovanni!) Si tratta di un testo di datazione incerta, che verosimilmente proietta all’indietro la condizione di reciproca ostilità fra cristiani ed ebrei nel II secolo.

Quali fonti sul processo di Gesù sono più affidabili? Cornelio TACITO (Annales XV, 44,3) Riferendo dell’incendio di Roma del 64 d.C., spiega così l’origine del nome della setta dei “cristiani”: …auctor nominis eius Christus, Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus fuerat. … origine del suo nome [è] Cristo, [il quale] sotto l’impero di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato era stato messo a morte.

Quali fonti sul processo di Gesù sono più affidabili? Tacito è poco informato: sa solo che un certo “Cristo” è un (presunto) malfattore giustiziato da Ponzio Pilato, i cui seguaci erano presenti a Roma al tempo di Nerone. Inoltre si sbaglia circa la carica di Pilato: era infatti praefectus e non procurator come dimostrato da un’iscrizione rinvenuta a Cesarea nel 1961 (il titolo di “procuratore” fu usato dal 44 d.C.).

Quali fonti sul processo di Gesù sono più affidabili? Sono dunque i VANGELI CANONICI le fonti più affidabili sul processo di Gesù (gli apocrifi ne parlano poco). È vero che i vangeli non sono “biografie”, ma il racconto della passione ha caratteri storiografici più marcati in tutti e quattro. Permangono però divergenze marcate tra Sinottici e Gv, e anche tra un Sinottico e l’altro (specialmente Lc). I tentativi di “armonizzazione completa” sono molto fragili: di fatto alcuni dettagli dei vangeli NON sono perfettamente componibili. Esempio tipico: la questione del “doppio calendario” (uno lunare ufficiale, e uno solare esseno: la proposta di A. Jaubert, [La date de la cène, 1957] non risolve tutti i problemi, e perciò da molti viene rifiutata. Cfr BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, vol. 2, p. 128)

Le divergenze tra i vangeli canonici circa il processo a Gesù SINOTTICI Interrogatorio notturno con CAIFA Gesù TACE dinanzi alle accuse Morte il 15 NISAN L’ultima cena era una CENA PASQUALE All’arresto ci sono SOLO truppe giudaiche GIOVANNI Interrogatorio notturno con ANNA DIALOGO con Pilato Morte il 14 NISAN L’ultima cena NON aveva carattere PASQUALE All’arresto ci sono ANCHE truppe romane Luca distingue un interrogatorio di Gesù nella casa del sommo sacerdote prima della convocazione del sinedrio e una udienza ufficiale mattutina; aggiunge il rinvio di Gesù al tetrarca Erode Antipa da parte di Pilato… Matteo aggiunge il sogno della moglie di Pilato e il “lavarsi le mani”… etc.

Quale vangelo preferire, dal punto di vista storico? Su alcuni dati, Giovanni è molto realistico, ad es.: cronologia = morte pomeriggio venerdì 14 nissan: «era il giorno della preparazione [paraskeuè] e i giudei, perché non rimanessero in croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne, quel sabato…» (19,31); jus gladii riservato ai romani: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno» (18,31) preoccupazioni rituali dei sinedriti: «…non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la pasqua» (18,28) Tendenza recente a rivalutare storicamente e archeologicamente Giovanni. Ad es. la credibilità del «Quod scripsi, scripsi» (19,22) che è più plausibile dal punto di vista linguistico in latino che in greco (testimonianza auricolare diretta?)

Quale vangelo preferire, dal punto di vista storico? Ma per la ricostruzione storica della passione la fonte complessivamente più utile è Marco Mc utilizza un preesistente «racconto della passione» (14,43-15,32) molto antico Caifa fu sommo sacerdote a lungo: fu nominato dal prefetto Valerio Grato nel 18 d.C. e deposto dal procuratore Vitellio nel 36 d.C. Nella «passione premarciana» non compare mai il nome di Caifa quando si cita il «sommo sacerdote», come se fosse ovvio per tutti che era lui. Pertanto è plausibile che la passione sia stata scritta prima del 36 d.C. (cfr R. Pesch)

A) Il processo davanti al sinedrio Arresto da parte di guardie del sinedrio Gv 18, 3.12 narra che all’arresto partecipò anche una coorte romana (spèira) con un comandante (chilìarchos) Dettaglio importante, perché se le cose stanno così: Gesù era un sovversivo, perché i romani si interessano di lui; la responsabilità della sua morte è esclusivamente dei romani Ma: non si manda una coorte (600 soldati!) per arrestare di notte un ribelle, lasciando per di più liberi i suoi seguaci. Non avrebbe senso il successivo ricorso al sinedrio (l’autorità romana lo avrebbe giustiziato direttamente). Pertanto è il GOVERNO GIUDAICO, non quello romano, che ha preso l’iniziativa dell’arresto di Gesù (ma NON “[TUTTI] GLI EBREI”: attenzione all’antisemitismo…!!)

A) Il processo davanti al sinedrio Ma c’è stato davvero il processo del sinedrio? Se Gesù non fu lapidato, ma crocifisso, vuol dire che sono stati i romani a condannarlo: gli ebrei non c’entrano nulla! (J. Juster, Les Juifs dans l’Empire romain, Parigi 1914) Il “processo ebraico” potrebbe essere una invenzione di Marco per accusare i giudei e scagionare i romani (P. Winter, On the Trial of Jesus, Berlino 1961) O forse il sinedrio non ha processato Gesù, ma piuttosto ha cercato di salvarlo – in quanto fariseo – dalla condanna romana (C. Cohn, Processo e morte di Gesù. Un punto di vista ebraico, Torino 2000)

A) Il processo davanti al sinedrio Obiezioni contro il processo del sinedrio Marco non è credibile: afferma che tutti i discepoli sono scappati, quindi non c’erano “testimoni” per raccontare il processo! Il processo è narrato con una serie di violazioni alle norme processuali ebraiche, il che non è credibile. I processi non si possono fare di notte, né di sabato o nei giorni prefestivi; la sede del sinedrio è una sala all’interno del tempio, non la casa del sommo sacerdote; una sentenza capitale non si può emettere in un solo giorno di processo… È falso che il sinedrio non potesse eseguire pene capitali (cfr il «diritto del tempio» [pena capitale per chi oltrepassava il recinto del tempio] e il martirio di Stefano): dunque se ci fosse stato un vero processo, Gesù sarebbe stato lapidato, secondo il diritto ebraico.

«NESSUNO STRANIERO ENTRI DENTRO LA BALAUSTRA DI RECINZIONE DEL TEMPIO «NESSUNO STRANIERO ENTRI DENTRO LA BALAUSTRA DI RECINZIONE DEL TEMPIO. CHIUNQUE VI FOSSE SORPRESO, SARÀ RESPONSABILE VERSO SE STESSO DELLA MORTE CHE NE SEGUIRÀ» «…il secondo piazzale era circondato da una balaustra di pietra, finemente lavorata; su di essa, a eguali intervalli, erano collocate lapidi in greco o in latino, perché nessuno straniero entrasse nel luogo santo…» (Giuseppe Flavio Bell. Jud. V,5) «Gesù ha fatto dei due [ebrei e pagani] un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo…» (Ef 2,14)

A) Il processo davanti al sinedrio Risposte alle obiezioni I discepoli avranno certamente cercato e ottenuto informazioni presso qualche membro del sinedrio, ad es. Giuseppe d’Arimatea (cfr Mc 15,43) Le norme processuali sopra descritte sono perlopiù di epoca rabbinica, formulate solo dopo il 70 d.C. È storicamente confermato che dopo il 6 d.C. (morte di Archelao = Giudea sotto il diretto controllo romano) il sinedrio non aveva più lo jus gladii Il «diritto del tempio» era un’eccezione e non supponeva un processo da parte del sinedrio Il martirio di Stefano sembra piuttosto un linciaggio e si riferisce alla precedente eccezione Le poche esecuzioni documentate avvennero in periodi di interregno (vacatio dell’autorità romana) Il sommo sacerdote Anano fu deposto proprio per aver fatto uccidere Giacomo “fratello del Signore” (62 d.C.)

A) Il processo davanti al sinedrio Dunque ci fu un vero e proprio processo di Gesù davanti al sinedrio nella notte di venerdì 14 nissan Ma occorre distinguere due tipi di sinedrio: come vero organo di governo (prima del 70 d.C.) come assemblea di saggi (dopo il 70 d.C.) Il sinedrio descritto da Mc era composto da: sommi sacerdoti (membri di famiglie sacerdotali) anziani (capi del popolo, famiglie aristocratiche) scribi (dottori della legge, farisei più prestigiosi)

A) Il processo davanti al sinedrio «Il giudaismo dell’epoca di Gesù era molto più un giudaismo del tempio che un giudaismo della legge» (G. Theissen) Il ruolo principale nella condanna del sinedrio non lo hanno svolto scribi e farisei (le polemiche con Gesù sulla legge c’erano già da tempo!…) quanto l’ARISTOCRAZIA SADDUCEA, tradizionalista e legata al culto sacerdotale del tempio. Quindi il motivo prossimo della condanna va trovato nella CRITICA DI GESÙ AL TEMPIO, anche se poi l’accusa formulata è quella di dichiararsi messia. Con la critica al tempio vengono colpiti direttamente gli interessi (anche politici) del sinedrio.

A) Il processo davanti al sinedrio PURIFICAZIONE DEL TEMPIO: l’episodio decisivo L’accusa dei testimoni: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “distruggerò questo tempio…”» (Mc 14,58; cfr At 6,13-14) Gesù compie un gesto profetico: ostacola l’ordinario culto del tempio «Diceva: “La mia casa sarà casa di preghiera per tutti i popoli, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri” [Is 56 + Ger 7]. L’udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire» (Mc 11,17-18) Il sistema cultuale del tempio si basava sulle SEPARAZIONI RITUALI (gentili – donne – israeliti – sacerdoti – sommo sacerdote) e norme di purità I due testi profetici citati indicano il superamento del culto vigente: un ACCESSO A DIO SENZA PIÙ ESCLUSIONI!

A) Il processo davanti al sinedrio Il processo arriva ad un punto morto: i testimoni si contraddicono, le accuse raccolte non sono decisive. Si passa perciò alla domanda sulla pretesa messianica. Il processo ha così una SVOLTA POLITICA. «Io sono il Messia… e vedrete il Figlio dell’Uomo seduto alla destra della potenza e venire con le nubi del cielo» (Mc 14,62; cit. di Sal 110 + Dan 7) Ma dov’è la bestemmia nel dichiararsi messia? Nel CONTRASTO FRA LA SUA PRETESA MESSIANICA E IL SUO STATO DI UMILIAZIONE! [Gesù attribuisce l’intronizzazione regale di Sal 110 (davidica) al Figlio dell’uomo (apocalittico) di Dan 7 = il messia è già intronizzato! Ma questa forse è aggiunta redazionale post-pasquale]

A) Il processo davanti al sinedrio Gesù potrebbe anche esser stato condannato come “falso profeta” Secondo Dt 13,6 e 18, 18-20, il falso profeta, che dice cose che non vengono da Dio, deve morire. Se Gesù è un vero profeta e il suo annuncio viene da Dio, tutti dovrebbero accettarlo come messia. Se invece la sua profezia sulla caducità del tempio, prossimo alla fine in virtù dell’imminente venuta del Regno di Dio, è falsa, allora Gesù deve morire. Gesù predisse profeticamente la distruzione del Tempio (il gesto del rovesciare i banchi dei venditori e dei cambiavalute?): perciò è considerato pericoloso. Per questo le guardie lo bendano è lo scherniscono: «profetizza» (Mc 14,65), cioè «indovina chi ti colpisce».

A) Il processo davanti al sinedrio In sintesi, il processo giudaico si conclude forse senza una condanna formale, ma con la chiara intenzione di eliminare Gesù L’accusa religiosa viene formulata in termini politici, prima ebraici («il messia»), poi – con la mediazione del concetto di “re messia davidico” – più chiari ai romani («il re dei giudei»). La richiesta è quella di una condanna a morte per lesa maestà.

B) Il processo davanti a Pilato Il processo romano è più chiaro da definire da quello giudaico: È un vero e proprio processo, coronato da una sentenza, di cui è prova il titulus crucis e la testimonianza di Gv secondo cui Pilato siede sullo scranno del giudice (βήμα) Non è una semplice ratifica della (presunta) sentenza del sinedrio, ma un nuovo grado di giudizio (cognitio, procedimento penale inquisitorio) È un processo politico e non più religioso (l’autorità romana non si curava di dispute di carattere religioso) Se ne deduce la piena responsabilità di Pilato, e una secondaria responsabilità degli ebrei.

La crocifissione romana La crocifissione era un supplizio volutamente “esemplare”, considera-to odioso dagli ebrei e praticato massiccia-mente dai romani Scoperta di un osso perforato da chiodo in una tomba a nordest di Gerusalemme (1968): conferma della prassi! Posizione più verosimile in basi agli ultimi studi

B) Il processo davanti a Pilato Pilato voleva salvare Gesù? Tendenza progressiva dei vangeli (a parte Marco) a scagionare i romani da ogni responsabilità Non è Pilato, ma la folla che propone il cambio con Barabba: Pilato, con realismo, preferirebbe non tanto salvare Gesù, quanto evitare la scarcerazione del pericoloso Barabba! È consapevole della tendenziosità dell’accusa del sinedrio («sapeva che glielo avevano consegnato per invidia», Mc 15,10), ma è più preoccupato di una denuncia all’imperatore («volendo accontentare la folla…», Mc, 15,15; «Se lo rilasci, non sei amico di Cesare», Gv 19,12) Effettivamente uno scontro con i samaritani costò a Pilato la rimozione da parte di Vitellio, governatore della Siria, nel 36 d.C. (Giuseppe Flavio, Ant. Giud. XVIII, 85ss)

B) Il processo davanti a Pilato Mt accentua la difesa di Pilato con il gesto del lavare le mani (cfr Sarcofago di Giunio basso, Praefectus urbis morto nel 359 d.C.) → Tertulliano lo dichiara cristiano («Pilatus iam pro sua conscientia christianus»: Apol. 21,24) La chiesa copta ed etiopica lo hanno canonizzato… Simmetricamente, si accentua la colpevolezza esclusiva degli ebrei e nasce l’accusa di deicidio

In conclusione Il processo per la condanna di Gesù offre molti dati storica-mente certi, ma rimane suscettibile di molte interpretazioni È praticamente sicuro che ci fu un primo interrogatorio notturno più informale da parte del sinedrio e poi una seconda sessione mattutina, all’alba di venerdì 14 nissan, preparazione della pasqua. L’accusa di predire la sventura del tempio, dopo il gesto profetico della cacciata dei mercanti dal tempio, ha fatto precipitare gli eventi. Gesù sapeva bene che operando anche a Gerusalemme si sarebbe pericolosamente contrapposto all’aristocrazia sacerdotale e sadducea, e nondimeno ha scientemente accettato la sfida. Le autorità giudaiche decisero di eliminarlo perché considerato pericoloso per la sopravvivenza del loro culto e del loro potere. L’autorità romana non si fece scrupolo di eliminare un possibile sedizioso, pur di tutelare se stessa.

In conclusione «La morte di Gesù è conseguenza del suo agire. Quelli che condannarono Gesù furono Caifa e Pilato; ma chi veramente uccise Gesù è stato il peccato del mondo» (Busto-Saiz, p. 82s). Qui si vede il legame tra la storia (i fatti – Historie) e il senso dei fatti (Geschichte). «Immaginiamo di avere al posto del racconto dei vangeli un documentario ottenuto da una telecamera nascosta e parole e suoni registrati da un microfono. Potremmo montarlo e proiettarlo: ma cosa sapremmo di più? Avremmo una quantità di dettagli che non troviamo nei vangeli… Ma affermo con convinzione: di ciò che è veramente accaduto non sapremmo nulla. Capiremmo perché si è giunti in definitiva all’eliminazione di Gesù? Proprio no. Non basta la nuda cronaca di una serie di fatti. La dimensione profonda della storia (Geschichte), il suo mistero e il suo intimo significato possono essere scoperti solo attraverso una spiegazione e un’interpretazione» (G. LOHFINK, Ora capisco la Bibbia, 1973, pp. 105s)

Gesù davanti alla sua morte Gesù era consapevole di andare incontro al sacrificio della sua vita? Che senso ha voluto dare: al suo “immolarsi”, ai gesti dell’ultima cena («corpo dato… sangue versato…» e “lavanda dei piedi”), alle parole pronunciate sulla croce? Gesù ha vissuto sempre nel DONO DI SÉ (pro-esistenza) e ha SIGILLATO CON LA SUA MORTE questa scelta. …ma qui si inizia ad esplorare il confine tra la storia (cosa pensava davvero Gesù della sua morte) e la fede (qual è il senso autentico della sua morte).