Tredicesima lezione – parte I Il regime scopico. Università Roma Tre Corso di laurea magistrale CINEMA TELEVISIONE E PRODUZIONEMULTIMEDIALE Corso “Media digitali: Televisione, video, Internet” Docente: Enrico Menduni Tredicesima lezione – parte I Il regime scopico. Dalla prospettiva al Digital 3D Giovedì 8 gennaio 2015 © Enrico Menduni 2015
La prospettiva rinascimentale L’opinione corrente sull’estetica del cinema, o meglio sulle convenzioni visive che presiedono alla visione cinematografica, afferma che le convenzioni visive adottate dal cinema sono ereditate dalla fotografia, che ha mutuato dalla pittura quelle della prospettiva rinascimentale. La televisione, considerata un genere minore, avrebbe adottato senza tante discussioni lo stesso modello, in forma semplificata (in tv ci sono, per le ridotte dimensioni dello schermo, molti primi piani e pochi paesaggi).
Convenzioni visive Cosa sono queste “convenzioni visive”? Il genere umano si è abituato molto presto alla fruizione di immagini artificiali. Considerando immagini naturali il prodotto del nostro sguardo sulla realtà, definiamo invece immagini artificiali le rappresentazioni (fatte da altri) di aspetti della realtà, più o meno rispondenti al modello. Possiamo dunque guardare un leone dal vero, oppure un disegno (un graffito, un affresco, una fotografia, una scultura….) che qualcun altro ha già fatto e che rappresenta (in maniera più o meno realistica) un leone.
Convenzioni visive / 2 Per usufruire efficacemente di queste immagini artificiali noi abbiamo bisogno di alcune convenzioni visive, che si creano gradualmente. Ad esempio: Quello che vediamo non è una realtà ma una rappresentazione elaborata da altri e offerta alla nostra vista. C’è un bordo (la cornice del quadro, la fine dello schermo) oltre il quale ricomincia la realtà, ma ci piace credere che non sia così (sospensione dell’incredulità). Tolleriamo distanze notevoli fra la rappresentazione e quanto di naturale si offre ai nostri occhi.
Convenzioni visive e regime scopico Fino all’Ottocento il genere umano ha usufruito prevalentemente di immagini naturali. Nel corso di questo secolo, per la prima volta nella storia, la quantità e onnipresenza delle immagini artificiali ha raggiunto un massa critica. Ciò è avvenuto con lo sviluppo della riproducibilità tecnica e in particolare con la fotografia. Da allora, la nostra percezione è composta prevalentemente dalla fruizione di immagini artificiali. L’insieme di queste convenzioni visive diventa così generalizzato e socialmente molto importante, costituendo un regime scopico.
Regime scopico L’insieme delle immagini fisse e mobili offerte allo sguardo e delle convenzioni visive che ne permettono la fruizione, in rapporto ai dispositivi della visione (i media, la riproducibilità tecnica con le relative tecnologie), e alle pratiche sociali di fruizione e di consumo di tali immagini, all’interno delle culture e dei rapporti di potere di un’epoca.
Regime scopico / 2 Il regime scopico della seconda metà dell’Ottocento è marcato dalla fotografia, che produce le convenzioni visive che apriranno la strada al cinema. Si dice che il Novecento è il secolo del cinema, ma in realtà il regime scopico del secolo appena trascorso è sostanzialmente diviso in due parti. Nel primo cinquantennio (dal 1895, invenzione del Cinematographe Lumière al 1945, fine della Seconda guerra mondiale e poi lancio della televisione in America, 1946) esso è egemonizzato dal cinema nelle sale, come unica forma rappresentativa istituzionale dell’immagine in movimento; il secondo cinquantennio è spartito, in forma competitiva, tra il cinema e la tv (che ha una prevalenza quantitativa, ma non qualitativa), e fra due tipi di visione, collettiva e domestica. E il regime scopico del nostro secolo? Siamo qui a parlarne…..
La prospettiva rinascimentale / 2 Possiamo ora tornare alla prospettiva rinascimentale. La prospettiva è un procedimento a base geometrica e matematica per la resa in 2D della terza dimensione, inventata a Firenze verso il 1420 e per quasi un secolo "segreto aziendale" della pittura italiana.
La prospettiva rinascimentale / 3 La prospettiva postula un osservatore unico, collocato in posizione centrale davanti al quadro. E dunque esterno ad esso, un osservatore che guarda, come dice Leon Battista Alberti, da una finestra: che è il quadro, debitamente incorniciato per mostrare i limiti della rappresentazione dello spazio (dove finisce la finestra). La metafora della finestra inizia con Leon Battista Alberti e arriva a Windows.
Leon Battista Alberti, De Pictura, 1435
Leon Battista Alberti, De Pictura, 1435 Anche l’immagine digitale è un esempio di costruzione abbreviata in cui i quadrati diventano i pixel.
Masaccio, Trinità, Firenze, Santa Maria Novella, 1425-27
La prospettiva rinascimentale / 4 Nel grande affresco di Masaccio tutto è 2D, in piano; non c’è bisogno di forme plastiche o architettoniche che collaborino: La pittura si presta volentieri a rappresentarle. La possibilità di rappresentare efficacemente (realisticamente) la terza dimensione su una superficie piana costituisce una grande semplificazione produttiva e una opportunità straordinaria per l’affermazione della pittura, dell’incisione e del disegno. In particolare l’incisione collaborerà attivamente con la stampa, che è anch’essa rigorosamente 2D, moltiplicando il territorio influenzato dalla cultura delle immagini.
Dalla pittura alla fotografia La resa prospettica diventa un canone della pittura, ed è passata pari pari alla fotografia. Roma, Piazza Bocca della Verità, Foto Alinari
Dalla fotografia al cinema La fotografia trasmette le convenzioni visuali della prospettiva al cinema. John Ford, Stagecoach, 1939
Obiezioni a questa interpretazione Questa interpretazione mainstream però è solo l’apparenza. Se noi guardiamo bene ci rendiamo conto che già in epoca pittorica, e poi nell’era della riproduzione tecnica, ci sono molti indicatori di un superamento dei limiti della prospettiva. La cui principale lacuna è il carattere esterno dello spettatore e la necessità della sua collocazione frontale. La prospettiva non è quindi una tecnica inclusiva e partecipatoria, non da all’osservatore-spettatore l’impressione di essere parte dello show. E’ una tecnologia fredda, non emozionale. Tutta razionale. Lontana dell’entertainment.
Il Barocco: una sfida alla prospettiva Nel barocco architettura, scultura e pittura collaborano a costituire un effetto tridimensionale che coinvolga l’osservatore (ormai: spettatore) è lo faccia sentire interno alla rappresentazione. Tutto l’edificio è organizzato per rendere questo effetto. Un effetto illusionistico che è insieme inclusivo e immersivo.
Andrea Pozzo, Rome, Church of St. Ignatius, ceiling fresco, after 1685
Stereoscopia Nell’era della riproducibilità tecnica queste tendenze trasgressive rispetto alla prospettiva si accentuano. La prospettiva non è più da sola in grado di rendere l’emozione e la novità che le immagini in una società di massa devono trasmettere all’utente/spettatore. La fotografia, e poi il cinema, adottano la prospettiva ma cercano anche modi per uscirne. Ciò avviene con uno interessante mix di tecnologie. Tra esse emerge la stereoscopia, molto di moda dopo il 1850, comune fino agli anni 20.
Visione steroscopica
Superamento della prospettiva monooculare.
La resa della terza dimensione nel cinema Il cinema nasce come intrattenimento e sin dall’inizio si pone il problema del coinvolgimento emozionale dello spettatore.
La resa della terza dimensione nel cinema / 2 Il cinema ha molti più strumenti della fotografia per realizzare un effetto immersivo: non è one shot, non è legato ad una sola inquadratura, può alternare le inquadrature. Movimenti tra una immagine e l’altra, non solo dentro una immagine. Ha il sonoro dal 1928. Il sonoro dagli anni ’70 fa grandi passi avanti (Dolby, Sensorround, Dolby Stereo) e contribuisce all’effetto partecipatorio-immersivo. Nei suoi primi quindici anni di vita l’”effetto sorpresa” del cinema (una nuova e grande attrazione) è tale che non si mette in campo alcuna migliore resa della terza dimensione. .