Libero arbitrio.

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Libero arbitrio

Dante parla di… Libero Arbitrio (Purg. 16) Libero Voler (Purg. 16) Libertade de la volontà (Par. 5) Lat: Libertas arbitrii (Monarchia, Libro 1)

Ma cos'è il libero arbitrio? È la capacità della ragione di scegliere un’azione tra varie alternative. È un concetto connesso a quello della responsabilità morale. È uno dei concetti più dibattuti tra i filosofi

Paradiso 5: il libero arbitrio è il dono più grande di Dio all’uomo «Lo maggior don che Dio per sua larghezza fesse creando, e a la sua bontate più conformato, e quel ch’è più apprezza, fu de la volontà la libertate; di che le creature intelligenti, e tutte e sole, fuoro e son dotate. "The greatest gift that in his largess God Creating made, and unto his own goodness Nearest conformed, and that which he doth prize Most highly, is the freedom of the will, Wherewith the creatures of intelligence Both all and only were and are endowed. Paradiso 5, 19-24

Secondo Dante… Nel Convivio, nel De Monarchia e nella Commedia, Dante sostiene che il libero arbitrio è sempre indipendente e questa indipendenza non è mai limitata. Scegliere o rifiutare qualcosa (buona o no) è il risultato di un giudizio libero. Monarchia: La libertà del libero arbitrio (free will) risiede nel giudizio non nella volontà (will).

Free Will ≠ Will Free Will (libero arbitrio) ≠ Will (volontà) Dove risiede il libero arbitrio? Nel volontà o nella ragione?

Dibattito nella seconda metà del 13esimo secolo: Da cosa dipende il libero arbitrio? Razionalisti/Intellettualisti: per San Tommaso (On Truth) la volontà obbedisce all’intelletto (tendenza prevalente tra Dominicani). La scelta dipende sempre da quello che l’intelletto considera migliore. La volontà è libera solo perché connessa con l’intelletto. L’intelletto e la volontà sono in continua interazione. Il libero arbitrio può essere limitato da cause esterne (se muoviamo le braccia, non voliamo). Volontaristi: teologi (soprattutto Francescani) come Etienne Tempier (che condanna le idee di San Tommaso) pensano che la volontà non sia una forza passiva, determinata dall’intelletto o da forze esterne, ma che si muova da sola e che sia la radice della libera scelta.

Monarchia I,12 La libertà deriva dalla libertà di scelta Il libero arbitrio è la libertà della volontà nel giudizio Il giudizio è una soglia (threshold) che si trova tra l’apprendimento e l’appetito. Prima si apprende una cosa, poi si giudica buona o cattiva e alla fine si persegue o si rifiuta.

Il giudizio è una soglia che si trova tra l’apprendimento e l’appetito Il giudizio è una soglia che si trova tra l’apprendimento e l’appetito. Prima si apprende una cosa, poi si giudica buona o cattiva e alla fine si persegue o si rifiuta. Con la parola “giudizio” Dante indica una conoscenza razionale, che costruisce rapporti tra le cose e li confronta. Il giudizio deve essere preceduto dall’apprendimento. L’appetito o il movimento volontario verso un oggetto è la conseguenza di questo processo. L’appetito corrisponde a “voglia” = appetizione (inclinazione volontaria a soddisfare i bisogni) naturale e non deliberata Il giudizio trasforma l’appetito in volontà. Se l’appetito viene prima del giudizio allora l’appetito che muove la persona e non è libero.

…ne segue che… La libertà deriva dal fatto che l’intelletto può analizzare un oggetto, per il fine che possiede, e quindi decidere quello che vuole. Solo le sostanze che hanno intelletto hanno libertà. Gli angeli e i beati, che hanno un volere immutabile, hanno libertà d’arbitrio.

Purgatorio 16 La causa del male che facciamo è in noi o nelle stelle? Marco Lombardo risponde che se i cieli determinassero le nostre azioni, il nostro libero arbitrio sarebbe cancellato. Le stelle danno solo inizio ai nostri movimenti, causando un certo tipo di inclinazione. Hanno potere sui nostri corpi, muovendo le nostre passioni. Possono inclinare la nostra volontà verso qualcosa ma non forzarci a perseguirla.

Purgatorio 17 e 18 I temi della conoscenza, dell’amore e dell’appetizione sono collegati. Ognuno ha un’inclinazione naturale verso il suo bene = attuare la propria essenza nell’ordine cosmologico divino. (Ne’ creator, ne’ creatura mai / …fu sanza amore, Pg. 17, 91-92). L’animo è creato ad amare presto, cioè ad attuare l’appetito razionale, quando avverte qualcosa che gli piace. Questo amore è innato e senza errore. Per gli uomini il fine dell’amore è la felicità. Il bene è Dio. Ma la conoscenza di questo bene primario è confusa.

Purgatorio 18 Dante analizza come la facoltà dell’apprendimento dell’uomo elabora e giudica l’oggetto appetibile (se è vero o falso) e lo spiega. A questo punto la facoltà dell’apprendimento propone l’intenzione all’animo per farla considerare. Se l’animo si inclina, considerandolo, verso l’oggetto appetibile, questo è l’amore (quel piegare è amor). L’amore lega la persona attraverso il piacere che ha mosso l’appetito.

Purgatorio 18 Il legame d’amore agisce come il fuoco che si muove naturalmente verso l’alto. L’animo, una volta preso dall’oggetto appetibile, si muove dalla potenza all’atto seguendo il movimento del desiderio e non può fermarsi finche’ c'è il godimento che viene dall’unione con la cosa amata.

Purgatorio 18 L’inclinazione è una potenza passiva, il cui meccanismo è lo stesso per gli uomini e per gli animali. Il fatto che viene dalla natura, non significa che ogni amore è buono. L’inclinazione non ha colpa, ma desiderare ogni oggetto appetibile può non essere buono. La bontà deriva dall’intenzione che lo mette in atto: anche se la cera (wax) è buona, la bontà del segno dipende dal sigillo (seal). Non conta la causa materiale, ma la causa formale. Un oggetto vile può causare all’amore una passione impropria.

Purgatorio 18 In ognuno l’anima intellettiva contiene due facoltà, l’intelletto e la volontà. L’intelletto ha conoscenza di principi generali, come l’essere e il non essere. Non si sa dove si apprendono queste prime nozioni, ma le accettiamo come vere e funzionano come premesse che ci permettono di capire se una proposizione è vera o falsa.

Purgatorio 18 Non conosciamo nemmeno l’origine dell’amore dei primi appetibili. Conosciamo le prime nozioni solo quando l’anima le usa e conosciamo i primi appetibili solo attraverso l’effetto dell’oggetto appetito.

Bibliografia Lansing, The Dante Encyclopedia http://dantesca.filosofia.sns.it/ Boyde, Patrick. Perception and Passion in Dante’s Comedy. Cambridge: Cambridge UniversityPress, 1993. Donagan, Alan. “Thomas Aquinas on human action.” In The Cambridge History of Later MedievalPhilosophy. Edited by Norman Kretzmann et al. Cambridge: Cambridge University Press, 1982, pp. 642–654. Harwood-Gordon, Sharon. A Study of the Theology and the Imagery of Dante’s “Divina Commedia”: Sensory Perception, Reason and Free Will.Lewiston, N.Y.: Edwin Mellen Press, 1991. Korolec, J. B. “Free will and free choice.” In The Cambridge History of Later Medieval Philosophy. Edited by Norman Kretzmann et al. Cambridge: Cambridge University Press, 1982, pp. 629–641. Lottin, Odon. Psychologie et morale aux XIIe et XIIIe siècles (6 vols. in 7). Louvain: Abbaye du Mont César, 1942–1960. Miller, Edward G. “Free Will.” In Sense Perception in Dante’s Commedia. Lewiston, N.Y.: Edwin Mellen Press, 1996, pp. 189–230. Rovighi, Sofia Vanni. “Arbitrio.” Enciclopedia dantesca, 1:345–348. Stabile, Giorgio. “Volontà.” Enciclopedia dantesca, 5:1134–1140.