La vita fugge et non s’arresta un’hora

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
si ama solo per il piacere di amare….
Advertisements

Io sono... Lorenzo! Questo sono io, che mi diverto a parlare e a giocare con i miei amici, ma non mi va più di venire a scuola e di fare i compiti.
Giacomo Leopardi ( ) Recanati.
DIVENTA POSSIBILE (2013).
Sono emigrato in Australia
La lingua della canzone: lingua antica, successi moderni
Bellezza e crudeltà : Laura allo specchio
IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
Di Ugo Foscolo Maria jose, Lucia e Filippo
IL CUORE DELL’AMICIZIA
Per te … tutto il bene del mio cuore!.
INTERVISTA AL GRANDE MATEMATICO… PAOLO RUFFINI
Guarda con i miei occhi…
sei verità, lo grideremo dai tetti delle nostre città,
Progetto: Un Episodio della Vita di Mia Nonna
LE RICORDANZE di Giacomo Leopardi IIIa parte.
Itinerario di riflessione per i giovanissimi 14 – 18 anni
Purgatorio canto I Suicidio di Catone Uticense.
Vera fuga Non avevo sonno, non avevo voglia
Trieste.
Francesco Petrarca Solo e pensoso
stati bambini una volta (ma pochi se ne ricordano)
Saper volare con le ali della vita…
Tante volte cerco d’Immaginarti e tante volte
«Il cuore in corpo mi sento tremare»
Umberto Saba Mio padre TESTO Mio padre è stato per me “l’assassino”,
Dico al mio cuore Umberto Saba
Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo
Presentazione Poesia «Voi che per li occhi mi passaste ‘l core» di
S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo
Amor è uno desio che ven da core
<Chi è questa che vien , ch’ogni om la mira>
Becchin ’amor! – Che vuò, falso tradito?
Canzone d’Autunno Paul Verlaine.
GIACOMO LEOPARDI (1798, RECANATI – 1837, NAPOLI)
LE RICORDANZE di Giacomo Leopardi Ia parte.
Petrarca La vita fugge,et non s’arresta un’hora Canzoniere 272.
La vita fugge, et non s’arresta un’hora
Alessia Williams ITALIANO. Sono nata nel 1963 a Sirracusa dove mi sono stabilita per 19 anni quando poi ho incontrato tuo nonno Mario ed ebbi, il mio.
Chiare, fresche, e dolci acque, di Francesco Petrarca
Canzone d’autunno Paul Verlaine.
POESIA MULTIMEDIALE DI BIAGIO CARRUBBA
<<Amore è uno desio che ven da core>>
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
LA VITA FUGGE E NON S’ARRESTA UN’HORA
dieresi e sineresi vïaggio per fuggire altro vïaggio (Gozzano)
LA VITA FUGGE, ET NON S’ARRESTA UN’HORA
Occhiali nuovi Non vedo molto bene da vicino, Signore. Almeno le cose che mi riguardano: i miei errori, i miei difetti. Mentre inquadro benissimo.
Rerum vulgari fragmenta.
Le foglie morte.
Poesia di Rebindranath Tagore
Poeti famosi.
L’albero e il fiore L’albero si stiracchiò nel nuovo giorno,
Ho trovato difficoltà nel parlare perché non sapevo bene cosa avrei dovuto dire, mi ero preparata di fare disegni o domande nel caso non parlassero, invece.
Quando desidero parlare con Dio
A SILVIA Giacomo Leopardi.
ANALISI TESTO Cecco Angiolieri, “S’i’ fosse foco …”
Silvia, ti ricordi ancora quel periodo della tua vita quando la bellezza si rifletteva nei tuoi occhi che esprimevano gioia e pudore e tu lieta e carica.
Frasi d’amore da dedicare a tutte le persone che amate in ogni occasione By lolita.
Parafrasi a Silvia Tromboni Alessandro.
A Silvia Di Giacomo Leopardi.
GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO ANNO B
Francesco Petrarca Il Canzoniere
Caro Papa. Sono passati 3 anni dal 2 Aprile 2005.
Una camelia si è addormentata! Questa sera una camelia si è addormentata in mezzo al mio giardino; i suoi bei petali si erano ingialliti; i suoi pallidi.
COMPRENSIONE, ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO POETICO
TRIESTE Umberto Saba. TRIESTE Umberto Saba TRIESTE Umberto Saba.
DANTE E L’ESPERIENZA DELL’AFFETTO In quella parte di libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale.
Transcript della presentazione:

La vita fugge et non s’arresta un’hora

Il sonetto e la PARAFRASI La vita fugge et non s’arresta un’hora, et la morte vien dietro a gran giornate, et le cose presenti et le passate mi dànno guerra, et le future anchora; e ‘l rimembrare et l’aspettar m’accora, or quinci or quindi, sì che ‘n veritate, se non ch’io ò di me stesso pietate, i’ sarei già di questi pensier’ fora. Tornami avanti, s’alcun dolce mai ebbe ‘l cor tristo; et poi da l’altra parte Veggio al mio navigar turbati i vènti; veggio fortuna in porto, et stanco omai Il mio nocchier, et rotte arbore et sarte, Et i lumi bei che mirar soglio, spenti. La vita scorre via e non si ferma mai e la morte viene dietro a grandi passi e le cose presenti e passate mi tormentano così come le future. Ricordare il passato e pensare al futuro mi angoscia, da una parte all’altra al punto che, se non avessi pietà per me stesso sarei già morto. Mi torna in mente qualche pensiero felice , che ebbe il mio cuore triste e dall’altra parte vedo venti contrari (cioè il futuro) che vanno contro la mia navigazione. Vedo una tempesta («Fortuna») in porto, il mio pilota («nocchier») è stanco e vedo gli alberi rotti e le corde di rinforzo («Sarte», in italiano «sartie») e le belle luci che sono solito ammirare, sono spente.

Analisi metrica La vita fugge et non s’arresta un’hora, et la morte vien dietro a gran giornate, et le cose presenti et le passate mi dànno guerra, et le future anchora; e ‘l rimembrare et l’aspettar m’accora, or quinci or quindi, sì che ‘n veritate, se non ch’io ò di me stesso pietate, i’ sarei già di questi pensier’ fora. Tornami avanti, s’alcun dolce mai ebbe ‘l cor tristo; et poi da l’altra parte Veggio al mio navigar turbati i vènti; veggio fortuna in porto, et stanco omai Il mio nocchier, et rotte arbore et sarte, Et i lumi bei che mirar soglio, spenti. Struttura paratattica Una serie di sintagmi uniti tra loro per coordinazione. Anafore («veggio» vr 11 e 12) I tempi verbali Sono tutti al presente, tranne nell’ultimo verso «mirar» è passato . Rime incrociate nelle quartine ABBA;ABBA Il ritmo, grazie alla struttura Paratattica è serrato. Riflette l’immagine della corsa Della vita verso la morte. Rime ripetute CDE ; CDE =enjambement

Figure retoriche La vita fugge et non s’arresta un’hora, et la morte vien dietro a gran giornate, et le cose presenti et le passate mi dànno guerra, et le future anchora; e ‘l rimembrare et l’aspettar m’accora, or quinci or quindi, sì che ‘n veritate, se non ch’io ò di me stesso pietate, i’ sarei già di questi pensier’ fora. Tornami avanti, s’alcun dolce mai ebbe ‘l cor tristo; et poi da l’altra parte Veggio al mio navigar turbati i vènti; veggio fortuna in porto, et stanco omai Il mio nocchier, et rotte arbore et sarte, Et i lumi bei che mirar soglio, spenti. Metafore Sulla vita navigazione e il movimento dei venti Sui pensieri che portano angosce a Petrarca Gli occhi di Laura chiusi («I lumi bei») Personificazione Della vita e della morte

Temi del sonetto Questo sonetto appartiene alla seconda raccolta del canzoniere, ovvero le composizioni scritte dopo la morte di Laura. Tuttavia, anche se ci sono dei riferimenti alla sua morte, non è quello il tema centrale. Petrarca parla infatti della corsa della vita che fugge veloce, di un passato travagliato e di un futuro altrettanto difficile. Ci sono metafore sulla navigazione, che aveva già usato il precedenza in altri sonetti («I’vo piangendo i miei passati tempi»). Vengono usate per far intendere il viaggio della vita. Ci sono anche accenni al suicidio. A differenza della prima raccolta, infatti ci sono delle riflessioni filosofiche sulla brevità della vita e sull’inutilità del ricordo. In un breve istante, si pensa anche al suicidio. Il sonetto si conclude in una maniera meno tragica rispetto alla disperazione descritta prima. La scena finale è infatti rappresentata con luci spente, che Petrarca era solito ammirare. Luci, che simboleggiano gli occhi ormai spenti di Laura La vita fugge et non s’arresta un’hora, et la morte vien dietro a gran giornate, et le cose presenti et le passate mi dànno guerra, et le future anchora; e ‘l rimembrare et l’aspettar m’accora, or quinci or quindi, sì che ‘n veritate, se non ch’io ò di me stesso pietate, i’ sarei già di questi pensier’ fora. Tornami avanti, s’alcun dolce mai ebbe ‘l cor tristo; et poi da l’altra parte Veggio al mio navigar turbati i vènti; veggio fortuna in porto, et stanco omai Il mio nocchier, et rotte arbore et sarte, Et i lumi bei che mirar soglio, spenti.

Collegamenti - Francesco Petrarca - Erano i capei d’oro a l’aura sparsi - Purgatorio, Canto IV – Il tempo fugge e l’uom non se ne avvede - Lorenzo de’ Medici – Quant’è bella giovinezza - Umberto Saba - Ulisse