Mattia Comitangelo, Erik Ricci e Stefano Fanello. Buco nell’ozono Mattia Comitangelo, Erik Ricci e Stefano Fanello.
Cos’è l’ozono? L'ozono è un gas composto da tre atomi di ossigeno che svolge l'importante funzione di protezione dalle pericolose radiazioni ultraviolette UV. Le più alte concentrazioni si rilevano nei mesi più caldi e nelle ore di massimo irraggiamento solare. Nelle aree urbane o industriali l´ozono si forma con grande rapidità, ma può essere trasportato da brezze anche in campagna e in aree verdi.
Cos’è il buco nell’ozono? Il buco dell'ozono è una zona dove l'ozono manca a causa delle emissioni tossiche provocate dall'uomo. Questo buco permette alle radiazioni solari di passare, il buco si trova sopra l'antartide e nel 2008 circa aveva raggiunto livelli massimi e oggi si sta leggermente richiudendo.
Quali sono le sue cause? Il buco nell'ozono è stato provocato da sostanze chimiche che l'uomo ha liberato nell'atmosfera. Tra le cause principali sono stati individuati dei gas utilizzati come propellente nelle bombolette spray e nei compressori dei frigoriferi. La presenza di quel buco riduce le capacità dell'atmosfera di filtrare raggi Ultravioletti e di altra natura che alla lunga sono dannosi per la salute dell'uomo.
Cos’è cambiato fino ad oggi? la quantità dell’ozono stratosferico può variare anche di molto, sia per cause naturali che per l’azione degli inquinanti prodotti dall’uomo. Esiste una variazione ciclica pluriennale legata all’attività solare che viene definita ciclo solare. In tutto il corso dell’anno, possono avvenire delle variazioni della durata di pochi giorni a causa delle particolari condizioni meteorologiche. L’azione degli inquinanti originati dalle attività umane è stata chiaramente documentata: questi inquinanti stanno causando in tutto il globo una graduale diminuzione dell’ozono stratosferico. Dal 1980 circa,alle latitudini più popolate del globo si è osservata una diminuzione annuale dell’ozono pari al 5% ogni 10 anni. Nel periodo inverno-primavera nella fascia dell’emisfero settentrionale la diminuzione è stata superiore del 7% ogni dieci anni. Le zone equatoriali hanno invece registrato solo una riduzione decennale del 2%.
Cosa si è fatto per ridurlo? Per ridurre i danni si possono eliminare dal mercato i clorofluorocarburi che sono i principali produttori di questo elemento. In realtà sono già stati realizzati dei prodotti sostitutivi dei CFC con meno cloro nella molecola ed altrettanto efficaci, ma questi nuovi prodotti, molto costosi, contengono ugualmente una parte seppur minima di cloro. I rappresentanti dei Paesi maggiormente industrializzati si riunirono a Vienna nel 1985 e l'anno successivo a Ginevra per discutere il problema e trovare le soluzioni più opportune. Il risultato delle relazioni riguardanti il problema della protezione della fascia di ozono portò al cosiddetto Protocollo internazionale di Montreal, ratificato anche dall’Italia nell’agosto del 1988. In quell’occasione gli USA erano propensi ad un taglio netto della produzione di clorofluorocarburi. Alla fine 34 Nazioni di tutto il mondo si accordarono per una riduzione del 50% dei consumi mondiali di CFC entro il 1998 e l’eliminazione completa di questo prodotto entro il 2000.