I Gas Asfissianti nella prima guerra mondiale

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Transcript della presentazione:

I Gas Asfissianti nella prima guerra mondiale L'utilizzo della chimica,in particolare dei gas asfissianti,in campo militare fu una delle principali cause dell'alto tasso di mortalità verificatosi nei campi di battaglia della Grande Guerra. Così come per le altre novità del tempo, anche la ricerca scientifica nel campo della chimica aveva fatto passi da gigante tanto che in alcuni Paesi fu uno dei settori più incisivi durante la Seconda Rivoluzione Industriale (come ad esempio in Germania). Le sperimentazioni e le combinazioni di alcuni elementi portarono da un lato a dei grandi vantaggi nella vita di tutti i giorni ma anche alla nascita di sostanze nocive per la salute dell'uomo. A questo proposito, all'inizio del XX secolo alcuni eserciti iniziarono a considerare l'utilizzo della chimica anche per ottenere un indiscutibile vantaggio in guerra contro un avversario privo delle dovute precauzioni. L'uso, fatto in seguito, di bombe e di proiettili di artiglieria adatti per notevoli quantitativi di tossici chimici, e l'impiego di sempre nuove sostanze resero i gas d'attacco un'arma strategica di notevole insidiosità, rispetto alle normali armi.

Che cosa sono i Gas asfissianti o soffocanti I gas sono sostanze ormai quasi obsolete, dal momento che penetrano soltanto attraverso le vie respiratorie, e sono facilmente neutralizzate dalle più comuni maschere antigas. Attaccano le vie respiratorie, in particolare il setto interalveolare e gli alveoli polmonari, causando edemi polmonari massivi, che risultano letali. Vengono disseminati sotto forma di vapori, e sono considerati gas d'attacco, perché hanno scarsa persistenza, e permettono così la conquista di trincee, casematte, postazioni. Il decesso si verifica in poche ore: la sostanza tossica attacca le mucose respiratorie in modo corrosivo; la risposta infiammatoria locale delle mucose si estrinseca come edema che impedisce la respirazione. Infatti, l'edema bronchiale e l'edema della glottide (laringe) con connesso spasmo muscolare provoca un quadro asmatico, che impedisce fisicamente l'ingresso dell'aria nei polmoni. A ciò si associa l'edema del setto interalveolare, che sfocia, superata la capacità del tessuto connettivo di cui è composto, in edema alveolare, dove l’ acqua, libera, si riversa negli spazi alveolari impedendo all'ossigeno di fluire verso il sangue e di ossigenare, così, i tessuti del corpo. Che cosa sono i Gas asfissianti o soffocanti

I principali gas usati In questo periodo i gas più diffusi furono due: il fosgene e l'yprite(solfuro dicloroetile). Il fosgene venne inventato nel 1812 da un chimico inglese, John Davy, che lo utilizzò inizialmente per la colorazione chimica dei tessuti. Si trattava di un composto formato da cloro e fosforo che , a differenza di altri gas,se respirato poteva provocare la morte in quanto andava ad attaccare le vie respiratorie. Viene chiamato anche cloruro di carbonile. A temperatura ambiente è un gas incolore, non infiammabile estremamente tossico e aggressivo, dal tipico odore di fieno ammuffito. È un prodotto di sintesi, ma piccole quantità possono formarsi in natura dalla decomposizione e dalla combustione di composti organici contenenti cloro. È un veleno particolarmente insidioso, perché non provoca effetti immediati, infatti i soldati intossicati credevano di essersela cavata ma molto spesso morivano apparentemente in modo inaspettato qualche giorno dopo. Combinandosi con l'acqua contenuta nei tessuti del tratto respiratorio, il fosgene si decompone in anidride carbonica e acido cloridrico; quest'ultimo dissolve le membrane delle cellule esposte, causando il riempimento delle vie respiratorie di liquido, l’irritazione alla bocca e una tosse convulsiva persistente. La morte sopraggiunge per combinazione di emorragie interne, shock e insufficienza respiratoria.

Il secondo invece fu scoperto mezzo secolo più tardi ,nel 1860, da un altro chimico inglese, Samuel Guthrie che mescolò il cloro e lo zolfo. Nel 1914 il chimico tedesco Meyer mise a punto un sistema per la produzione industriale dell'Yprite,chiamato anche "gas-mostarda" per il suo odore simile alla famosa salsa.L’ effetto era immediato poiché colpiva direttamente la cute creando delle vesciche su tutto il corpo e, se respirato, distruggeva l'apparato respiratorio. Le conseguenze sugli intossicati si rivelarono fin da subito devastanti, rese ancor più temibili dal fatto che seppur la sostanza fosse molto tossica sembrava non provocare dolore o prurito al contatto e fu possibile esserne contaminati anche attraverso i vestiti.

Il Cloro e la morte per asfissia Anche il Cloro, quello che tanto comunemente utilizziamo oggi come disinfettante nelle nostre piscine, è stato responsabile durante il primo conflitto mondiale della morte di molti soldati, questa volta per asfissia. Un assorbimento prolungato di cloro, che spesso non poteva essere evitato negli antri angusti delle trincee, portava infatti al soffocamento, con una conseguente morte rapida, sebbene non sempre fulminante. Bruciore alla gola, asfissia e tosse dolorosa a causa delle ripetute inspirazioni di gas irritante erano solo l’inizio dell’agonia: molto presto giungeva schiuma rosea colante dalla bocca e dalle narici, viso cianotico, labbra nerastre e incapacità di parlare.

Gli intossicati potevano sopravvivere per un tempo variabile, dai venti minuti fino anche ad alcuni giorni, ma per quanto potessero resistere, morivano poco dopo per edema polmonare acuto. Le radici della guerra chimica dunque risalgono a oltre un secolo fa e al contrario di quello che si può pensare, le conseguenze sul nostro pianeta sono ancora ben visibili. Finita la guerra infatti molta parte degli agenti chimici rimasti in mano tedesca venne gettata nel mar Baltico facendo sì che l’acqua salata corrodesse lentamente gli involucri degli ordigni in cui le sostanze tossiche erano contenute, producendo un’altra sostanza, questa volta solida, simile all’ambra, che ancora oggi a contatto con la pelle potrebbe causare gravi ustioni.

La comparsa dei gas Contrariamente a quanto si pensi e venga a tutt’oggi narrato da molti storici e scrittori dell’argomento, non furono I tedeschi, bensì i francesi ad impiegare per primi i gas durante la Grande Guerra. Proprio durante i primi mesi, sul finire del 1914, la Francia esplose alcune cariche di gas lacrimogeno ai danni delle truppe tedesche lanciate verso la conquista di Parigi. Si trattò tuttavia di un fatto decisamente casuale, al quale la Francia non diede alcun seguito in termini di ulteriore sperimentazione. Questa tragica eredità venne, al contrario, subito raccolta dalla Germania Guglielmina, che iniziò prontamente a studiare questo nuovo e subdolo strumento di offesa. Infatti, già durante l’assalto e la successiva conquista di Neuve Chapelle, nell’ottobre dl 1914,i tedeschi lanciarono gas starnutente all’indirizzo del nemico e tre mesi dopo, durante la battaglia di Bolimov il 31 gennaio 1915, analoghe sostanze irritanti fecero la loro comparsa, ai danni dell’esercito russo. Tuttavia, in quest’ultima circostanza, dosi e condizioni furono sbagliate, e i “bersagli” non si accorsero neanche del rischio corso; il gas non riuscì a vaporizzarsi completamente, dopo esser stato lanciato all’interno di proiettili speciali da obice, a causa della temperatura troppo rigida.   Si iniziò allora a capire che l’impiego effettivo di questa nuova arma era inscindibilmente legato alle condizioni atmosferiche come la temperatura, l'umidità,la forza e direzione del vento.

Il fosgene venne impiegato la prima volta nel 1915 a Ypres, nella fiandre dall'esercito tedesco contro le truppe francesi attraverso il lancio di apposite bombe. In questo strategico saliente del Fronte Occidentale, dove da molto tempo si cercava disperatamente di sbloccare lo stallo della guerra di posizione, si fronteggiavano tedeschi, francesi, inglesi, canadesi e truppe coloniali algerine. Poco prima dell’alba i tedeschi iniziarono a bombardare le linee avversarie con proiettili tradizionali, per poi sostituirli con munizioni caricate a gas. I difensori francesi ed algerini, ignari di questa nuova terribile minaccia, credettero semplicemente in una nuvola di fumo artificiale, creata per mascherare l’avanzata nemica; ordinarono pertanto di raddoppiare la vigilanza, anziché scappare. Nel giro di pochi minuti iniziarono a moltiplicarsi esponenzialmente le perdite, falciate silenziosamene dalla nube giallastra che si spostava lentamente ed inesorabilmente verso ovest. Si formò una rottura importante del fronte che i i tedeschi stessi, increduli e sostanzialmente impreparati a risultati così devastanti della loro nuova arma, non riuscirono a sfruttare. Dopo una breve istanza di condanna ufficiale, da parte dell’opinione pubblica nei confronti di questa nuova disumana arma, il desiderio di vendetta da arte degli Alleati non fece altro che sancire ufficialmente l’introduzione dei gas letali, come strumento d’offesa, nell’arsenale di ciascuna fazione in lotta.

Anche in Italia … L'anno successivo,il 29 giugno 1916, toccò agli italiani che, sul Monte San Michele (in Friuli Venezia Giulia), subirono per la prima volta un attacco chimico da parte degli austro-ungarici In questo caso però le bombole di gas non furono lanciate, ma vennero aperte creando così una nube tossica che venne poi sospinta dal vento. Gli italiani in trincea furono colpiti nel sonno e i moribondi finiti a colpi di mazza ferrata, ma poi il vento cambiò direzione e gli austro-ungarici furono feriti a loro volta, permettendo il rapido contrattacco che ristabilì le posizioni. I caduti italiani furono stimati tra i 2700 e i 6500. Gli austro-ungarici, vittime del loro stesso gas, furono tra i 200 e gli 800: anche qui, non si perse troppo tempo a valutare il modo in cui i caduti erano morti. Nel settembre 1917 fu la volta dell'yprite che venne utilizzata dai tedeschi contro la flotta russa, sul fronte orientale, durante la battaglia di Riga. Il mese dopo, precisamente il 24 ottobre 1917 a Plezzo, sul fronte dell'Alto Isonzo, gli austro-germanici bombardarono il Regio Esercito italiano con le stesse bombe, assicurandosi così un vantaggio fondamentale nella Dodicesima Battaglia dell'Isonzo o meglio conosciuta come disfatta di Caporetto. Questo provocò almeno 800 morti all’esercito italiano.

Con la comparsa dei gas nei campi di battaglia gli eserciti si dovettero organizzare anche per prevenirne gli effetti: se nei primi mesi di guerra sarebbe forse bastato urinare in un fazzoletto e respirare attraverso di esso, con l'avvento di aggressivi chimici sempre più potenti, fecero la loro prima apparizione vere e proprie maschere antigas. Rozze, ingombranti e, in generale, soffocanti dopo solo pochi minuti d'uso, furono costantemente rivedute, potenziate e appesantite da ulteriori strati di garza, filtri e sostanze antagoniste degli aggressivi sintetici usati dal nemico. Non conoscendo però la composizione chimica delle sostanze, molte non funzionavano. L'esercito italiano, ma non fu l'unico, ne distribuì un esemplare che non fu in grado di contrastare né il fosgene né l'yprite. D'altronde la stessa conoscenza sulla chimica era talmente bassa, che i soldati furono istruiti, in caso di mancanza di maschere durante un attacco chimico, ad infilarsi un pezzo di pane bagnato in bocca (che simulava il filtro) coprendo poi il viso con un fazzoletto. La difesa In pratica, la produzione di maschere antigas si rivelò sempre un passo indietro rispetto a quella dei gas venefici.

Al termine della guerra, tutte le nazioni del mondo bandirono ufficialmente l'utilizzo dei gas letali durante qualsiasi genere di conflitto. Ironicamente, lo stesso Adolf Hitler, caporale porta-ordini, sopravvissuto a molteplici attacchi chimici nelle Fiandre, fu una delle voci di condanna più forti all'indirizzo di questo modo inumano di guerreggiare. STATI CADUTI A CAUSA DEI GAS Russia 419,340 Germania 200,000 Francia 190,000 Austria-Ungheria 100,000 USA 72,807 Italia 60,000

Il loro sviluppo Sebbene per migliaia di anni l'uomo abbia fatto ricorso a sostanze chimiche in ambito bellico, la guerra chimica moderna iniziò con la prima guerra mondiale. Dal principio furono usati solo agenti chimici già disponibili in produzione; tra questi il cloro ed il fosgene. I metodi di dispersione usati erano inizialmente rozzi ed inefficienti, consistendo nel semplice rilascio in atmosfera degli agenti gassosi contenuti in bombole, lasciando al vento il compito di trasportarli sulle posizioni nemiche. Solo in un secondo tempo si cominciarono ad utilizzare appositi lanciabombe e proiettili d'artiglieria o bombe a mano. Dalla prima guerra mondiale in poi, lo sviluppo delle armi chimiche seguì quattro principali direzioni: ricerca di aggressivi chimici nuovi e sempre più letali ricerca di metodi di dispersione più efficienti ricerca di mezzi di difesa più affidabili ricerca di mezzi più sensibili e accurati per l'individuazione degli agenti chimici

Evoluzione della tecnologia delle armi chimiche Agenti Disseminazione Protezione Rilevazione 1900 Cloro Cloropicrina Fosgene Iprite Dispersione atmosferica Odore 1910 Lewisite Proiettili a gas Maschera antigas Indumenti cerati 1920 Proiettili a carica centrale Indumenti CC-2 1930 Agenti nervini serie G Bombe d'aereo Rilevatori tascabili Cartine sensibili 1940 Testate missilistiche Spruzzatori su carri armati Unguenti protettivi (iprite) Protezioni collettive Maschere antigas con whetlerite 1950 1960 Agenti nervini serie V Aerodinamica Maschera antigas con scorta d'acqua Sistema d'allarme per i gas nervini 1970 1980 Munizioni binarie Miglioramenti nelle maschere antigas Rilevamento laser 1990 Agenti nervini Novichok

Evoluzione del loro impiego Il principale fattore per l'efficacia delle armi chimiche è una corretta diffusione nell'ambiente. Le tecniche di diffusione più comuni includono munizioni (come bombe, proiettili, testate missilistiche) che permettono la diffusione a distanza e l'utilizzo di aerei serbatoio che disperdono l'agente volando a bassa quota. _ Durante gli anni 1920-30 gli italiani condussero numerosissimi test per elaborare nuovi metodi di diffusione dei gas, diventando dei veri e propri esperti per quell'epoca e ne fecero largo uso in Libia ed Eritrea, anche su civili. _ Dalla prima guerra mondiale ad oggi le tecniche di diffusione degli agenti chimici si sono molto evolute ma un utilizzo efficace delle armi chimiche è ancora difficoltoso. Infatti la dispersione delle sostanze dipende fortemente dalle condizioni ambientali poiché la maggior parte degli agenti si presenta in forma gassosa. Evoluzione del loro impiego

Come vengono utilizzati oggi? L'opinione pubblica venne a conoscenza dell'esistenza di queste sostanze nel 1968 in seguito all'accidentale perdita di gas da un aereo militare statunitense in volo sullo Utah. In tale occasione, il gas sterminò all'istante un branco di pecore. Nel 1998, gli Stati Uniti bombardarono con un missile da crociera un impianto chimico in Sudan ufficialmente adibito ad industria farmaceutica, ma - con ogni probabilità - destinato a scopi bellici, così come più volte fecero negli anni 1988-1992 con la fabbrica nella Libia di Muammar Gheddafi. Nel marzo 2003 il presidente americano George W. Bush utilizzò informazioni dei servizi segreti circa presunti arsenali di gas tossici, come pretesto per dar l'avvio all'invasione dell'Iraq allo scopo di cacciare il despota Saddam Hussein ed occupare militarmente il Paese mediorientale. L'unico attentato terroristico che ha previsto l'utilizzo di un gas fu quello alla metropolitana di Tokyo nel 1995, da parte degli adepti della setta Aum Shinrikyo.

Furono una nuova scoperta? È da notarsi che nessuna scoperta vera e propria fu fatta nel campo delle sostanze aggressive. Eccetto la lewisite, che non era conosciuta prima della guerra, tutti gli altri aggressivi usati a scopo bellico erano noti anche prima, e alcuni erano anzi composti che venivano preparati per diversi usi industriali: il fosgene, che era usato per la fabbricazione di diverse sostanze coloranti e medicinali, e il cloro, che aveva ed ha mille applicazioni industriali. Una delle ragioni anzi per cui i Tedeschi iniziarono e dettero tanta estensione alla guerra con gli aggressivi, sta nel fatto che fin dal tempo di pace essi avevano molto sviluppata la loro industria chimica e possedevano impianti industriali già pronti per la fabbricazione di aggressivi chimici; si trovavano perciò in condizioni di grande vantaggio rispetto agli alleati, i quali dovettero invece improvvisare impianti capaci di produrre le enormi quantità di questi composti che la guerra chimica fece diventare necessari.