Incontri pitagorici di cardiologia - VIII edizione

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Incontri pitagorici di cardiologia - VIII edizione UTILITA’ DEL MONITORAGGIO AMBULATORIALE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA DELLE 24 ORE Dott. Giulio Grilletta Incontri pitagorici di cardiologia - VIII edizione Crotone, 1-2 ottobre 2010

MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA Sfigmomanometria clinica ambulatoriale Misurazione domiciliare (automisurazione) Monitoraggio delle 24 ore

(AMBULATORY BLOOD PRESSURE MONITORING) ABPM (AMBULATORY BLOOD PRESSURE MONITORING) Tecnica incruenta che fornisce informazioni utili ed aggiuntive per la valutazione del paziente iperteso rispetto all’approccio clinico tradizionale della misurazione isolata. Utilizza metodi di misurazione pressoria oscillometrica.

VANTAGGI numero di misurazioni maggiore (diurne e notturne) maggiore riproducibilità nella maggioranza dei casi non altera il profilo giorno-notte della pressione non scatena alcun tipo di reazione d’allarme non subisce l’effetto placebo

SVANTAGGI Non consente una corretta misurazione della variabilità pressoria in quanto, utilizzando misurazioni ad intervalli di 15-30 minuti, viene persa la variabilità a breve termine. Costoso.

GRAFICO DELL’ANDAMENTO PRESSORIO Non ipertensione da camice bianco Rialzo di primo mattino Paziente dipper sistolica media diastolica FC DURANTE LA REGISTRAZIONE SI TIENE UN DIARIO Periodo notturno

UTILITA’ CLINICA DEL MAP -       E’ utile per la diagnosi? -       È utile per la prognosi? -       È utile per stabilire la terapia?

DIAGNOSI   L’approccio clinico tradizionale non può, al momento, essere sostituito dall’ABPM , che non è un esame diagnostico per l’ipertensione arteriosa. Studi condotti nei soggetti ipertesi hanno dimostrato che i valori di pressione arteriosa ottenuti a domicilio o con ABPM sono inferiori a quelli riscontrati negli ambulatori medici: a valori medi nelle 24 ore  o domiciliari di 125/80 , corrispondeva una pressione clinica di 140/90. Il rischio sarebbe quindi di sottostimare, con il monitoraggio, nella maggior parte dei casi, il paziente iperteso

INDICAZIONI   Secondo le ultime linee guida dell’ OMS e della Società Internazionale dell’Ipertensione l’ABPM è un esame aggiuntivo da riservare ad alcuni pazienti ipertesi Quando: - c’è una discrepanza tra i valori pressori e la presenza di danno d’organo -  ci sono differenze rilevanti tra valori riscontrati in ambulatorio in varie occasioni o nella stessa visita - ci sono episodi di ipotensione o si sospetta ipotensione notturna - nei casi di ipertensione resistente a trattamento farmacologico assunto regolarmente

PROGNOSI   E’ importante sottolineare che i valori di P.A. nelle 24 ore e il grado di  variabilità pressoria sono significativamente  e indipendentemente correlati al danno d’organo, presente al momento o insorto successivamente, e che il danno d’organo risulta maggiore in pazienti che, a parità di valori pressori medi, mostrano una maggiore variabilità della P.A. E’ stato dimostrato che la regressione della ipertrofia ventricolare sinistra  dopo trattamento farmacologico è più strettamente connessa alla riduzione della pressione media delle 24 ore che alla riduzione clinica e, poiché il danno d’organo, e quindi l’ipertrofia ventricolare sinistra, si associa ad un aumento di rischio cardiovascolare, si può concludere che la pressione media delle 24 ore ha un importante ruolo prognostico.

TERAPIA   I valori pressori ottenuti mediante l’ABPM sono discretamente inferiori a quelli ottenuti con la misurazione tradizionale: ovviamente non è attraverso i risultati del monitoraggio che si può decidere se un paziente iperteso va trattato o non trattato farmacologicamente. Questa decisione è basata sulla valutazione del rischio cardiovascolare globale del soggetto in esame e l’ ABPM è uno dei parametri da tenere in considerazione in alcune situazioni particolari.   La metodica è invece molto valida per la valutazione dell’efficacia di un  trattamento ipotensivo e la Società internazionale dell’ipertensione arteriosa e l’OMS ne raccomandano l’uso nello studio dei nuovi farmaci antipertensivi. L’ABPM fornisce infatti dati riproducibili nel tempo e la riproducibilità è direttamente correlata con il numero delle misurazioni disponibili. Ciò è importante nella valutazione di un trattamento farmacologico.

Un altro vantaggio è la mancanza di effetto placebo, per il quale una discreta percentuale di pazienti ipertesi mostra riduzione dei valori pressori indotta solo da placebo: con l’impiego dell’ABPM è possibile addirittura eliminare il gruppo placebo di confronto con quello di pazienti in trattamento farmacologico solitamente necessario per gli studi di efficacia clinica, con vantaggi etici ed economici. Attraverso questa metodica è possibile esaminare : -  l’efficacia di un farmaco su P.A. e F.C. durante lo svolgimento della normale attività e durante il riposo notturno, parametro diversamente non valutabile. -  la sua durata d’azione e l’eventuale copertura terapeutica fino alla successiva assunzione con un effetto omogeneo, che eviti eccessive variazioni dei dati pressori, strettamente correlate, indipendentemente dai valori medi, con l’insorgenza di danni d’organo, e quindi con un controllo ottimale della malattia ipertensiva.

CONDIZIONI DI PARTICOLARE INTERESSE CLINICO   EFFETTO CAMICE BIANCO Tale fenomeno (white-coat effect) consiste nel riscontro di dati pressori elevati durante il rilevamento effettuato da parte del medico, per l’insorgere di una reazione emotiva. Una misurazione cruenta intrarteriosa della pressione delle 24 ore ha evidenziato che questa reazione è massima nei primi 2-4 minuti ed è maggiore, se la rilevazione è effettuata dal medico piuttosto che da personale paramedico. Questo effetto determina una sovrastima degli effettivi valori pressori, condizionando un’eventuale terapia. L’ABPM non è per niente influenzato da tale fenomeno e può essere utilizzato quando ci sono differenze rilevanti tra valori riscontrati in ambulatorio in varie occasioni o nella stessa visita. L’OMS scoraggia l’uso del termine “da camice bianco” e raccomanda quello “ipertensione clinica isolata”, dal momento che questi soggetti potrebbero essere portatori di un rischio cardiovascolare e necessitare comunque di un trattamento farmacologico.

RIALZO MATTUTINO Molti eventi cardiovascolari, quali ictus cerebrale, infarto miocardico, morte improvvisa, si verificano nelle prime ore del mattino: uno studio recente ha dimostrato che l’entità del rialzo pressorio al risveglio è correlata alla ipertrofia ventricolare sinistra. Per prevenire l’insorgenza di danno d’organo e di eventi cardiovascolari, è utile diagnosticare l’entità del rialzo mattutino e l’uso dell’ABPM consente questo tipo di valutazione.

IPOTENSIONE E’ importante, soprattutto nel soggetto anziano, individuare episodi ipotensivi legati alla postura (ipotensione ortostatica) o al sequestro ematico splancnico (ipotensione post-prandiale). L’ipotensione ortostatica è caratterizzata dall’incapacità di mantenere valori pressori stabili nell’ortostatismo con caduta di pressione sistolica di 20-30 mmHg e di pressione diastolica di 10 mmHg, valutati dopo 1-3 minuti di ortostatismo.Tale fenomeno varia dal 4 al 10% ed è particolarmente più evidente negli anziani per la ridotta sensibilità barocettoriale e per la minore attivazione simpatica. Anche l’ipotensione post-prandiale, dovuta ad un aumento del flusso sanguigno splancnico con riduzione per vasocostrizione nel territorio muscolare, è più frequente negli ipertesi anziani per le cause già dette unite ad un’iperinsulinemia (il calo pressorio è proporzionale al contenuto di carboidrati nella dieta). E’ utile verificare con il monitoraggio delle 24 ore se i sintomi riferiti dal paziente sono determinati da un episodio ipotensivo.

CALO NOTTURNO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA Nei soggetti non dippers, che non presentano il normale calo notturno dei valori pressori, l’incidenza di danni d’organo (alterazioni cerebro-vascolari, scompenso cardiaco, ipertrofia ventricolare sinistra, danno renale, arteriopatia obliterante periferica) è più elevata rispetto ai dippers. Per alcuni autori i non dippers sarebbero un gruppo di ipertesi a rischio ulteriore, soprattutto se  anziani. Alcuni studi hanno però dimostrato che un eccessivo calo dei valori pressori durante la notte può essere considerato come un ulteriore fattore di rischio, particolarmente nei soggetti anziani. Il danno d’organo che si determinerebbe, potrebbe essere su base ischemica per un eccessivo calo del flusso cerebrale, con successivo aumento della pressione arteriosa notturna come meccanismo di difesa per impedire un’ulteriore riduzione del flusso cerebrale e, pertanto, il danno sarebbe causa della condizione non dippers e non la conseguenza. 

NON DIPPERS caduta notturna della P. A NON DIPPERS caduta notturna della P.A. inferiore al 10% DIPPERS caduta notturna della P.A. tra il 10 e il 20 % EXTREME DIPPERS caduta notturna della P.A. oltre il 20 % K.Kario, Hypertension 2000

PAZIENTE IPERTESO CLINICAMENTE NORMOTESO CON L’ABPM Un paziente che risulta iperteso con la misurazione clinica ambulatoriale, ma presenta un monitoraggio dinamico delle 24 ore normale, deve essere sempre trattato con terapia farmacologica se è diabetico, se presenta danni d’organo o se ha un alto rischio cardiovascolare anamnestico.

IL RUOLO DEL MEDICO DI FAMIGLIA Dopo il dolore di vario tipo e natura, l’ipertensione arteriosa è la seconda causa di accesso agli ambulatori dei medici di medicina generale In Italia ogni giorno circa 1 milione di pazienti frequentano gli ambulatori dei medici di medicina generale con 350-400mila rilevazioni della pressione arteriosa La Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) ha rilevato che meno del 20% degli ipertesi risulta correttamente e stabilmente controllato per i valori di p.a. (e quindi si comprende l’utilità del MAP) Il rapporto di collaborazione con lo specialista, soprattutto per le complicanze, è un punto focale e insostituibile per lo scambio di dati e per l’intervento terapeutico

GRAZIE