XXVII Convegno Nazionale di Economia e Politica Industriale Sessione “La Nuova Europa” Esiste, fra l’Anglosassone e il Renano un Modello di Capitalismo.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
Project Coordinator: Caterina Praticò
Advertisements

L’EVOLUZIONE STORICA DELL’UNIONE EUROPEA
I mercati finanziari -Caratteristiche funzioni e attori - definizione di bolla speculativa -l’integrazione dei mercati finanziari nell’area dell’euro.
Il monitoraggio della Congiuntura A cura di: Giuseppe Capuano - Economista Treviso, 7 maggio 2010.
1 Riflessioni sul futuro della politica di coesione DG Politica regionale Commissione europea.
CRESCITA: I FATTI PRINCIPALI
FINANZA AZIENDALE Capitalismo familiare, manageriale e dei fondi - cap
LA REGOLAZIONE DELLA SOCIETA E DELLECONOMIA SI AFFIDA AD UNA COMBINAZIONE DI CRITERI TRA CUI QUELLI POLITICI SI BASA SU UNA PLURALITA DI PRINCIPI DI REGOLAZIONE.
Finanziarizzazione dell’economia
I modelli di capitalismo
Lezione 5 I MERCATI FINANZIARI
Lezione N° 11 I Modelli di Governo
Crescita, i fatti principali
La governance e le principali teorie
La Cina e l'India appartengono tuttora al gruppo dei PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Soggetto economico e corporate governance
LA COMPETITIVITA DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO: UN QUADRO MACROECONOMICO Marcello Messori Università di Roma Tor Vergata, Cnel La competitività del sistema.
Istituzioni di Economia M-Z prof. L. Ditta
Finanza Internazionale e Crescita dei Paesi in via di sviluppo
C APITOLO XXVII G LI S TRUMENTI DI BASE DELLA FINANZA.
C APITOLO XXVI R ISPARMIO, I NVESTIMENTO E S ISTEMA F INANZIARIO.
LE PRIVATIZZAZIONI IN ITALIA. Il caso Enel
Politica di coesione - I nuovi regolamenti comunitari Prospettive per il periodo Paola Bertolissi – Commissione europea DG Occupazione, affari.
Politiche per lo sviluppo industriale in Paesi emergenti: lesperienza cilena tra lexport-led growth e lo sviluppo endogeno Giornata dipartimentale 2002.
STRATEGIA E FINANZA: QUALI SFIDE PER LE IMPRESE ITALIANE ENRICO COTTA RAMUSINO.
Globalizzazione: la “governance” dello sviluppo economico
Linternazionalizzazione delle imprese italiane nellEuropa dellEst Università degli studi dellInsubria.
Corporate Governance Università degli studi di Milano Bicocca Master di amministrazione e controllo aziendale PROF. ALBERTO NOBOLO - DOTT. ssa ROBERTA.
Beni culturali: produttività, domanda di lavoro e valore economico
Beni culturali: produttività, intervento pubblico e valore economico.
Crescita i fatti principali
Progettiamo la rete-Italia Presentazione basata sul documento 16 tesi sulla società dell'informazione in Italia elaborato dal Gruppo Innovazione di Milano.
LE TRASFORMAZIONI DELL’IMPRESA
Regional Policy EUROPEAN COMMISSION 1 Michele Pasca-Raymondo Commissione europea DG Politica Regionale Bruxelles, 28 novembre 2006 Confcommercio International.
Le funzioni dell’impresa e le teorie sulle finalità imprenditoriali
P.F. POLITICHE COMUNITARIE LA RIFORMA DEI FONDI STRUTTURALI U.E Le priorità della riforma nelle Regioni dell’attuale Ob.2 (FESR)
Gli immigrati L’immigrazione in Europa (e in Italia) è cambiata nel tempo da molti punti di vista: a) Fattori di attrazione (pull) e di spinta (push) b)
Politiche di welfare Lavinia Bifulco. Strumenti per governare Lascoumes e Le Galés (a cura di, 2004) sostengono che gli strumenti dell’azione pubblica.
Programma Regionale per la Ricerca Industriale, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico PRRIITT Programma Regionale per la Ricerca Industriale, l’Innovazione.
Uscire dalla crisi e tornare a crescere. Il ruolo delle regioni Astrid Cranec Patrizio Bianchi Università di Ferrara e Regione Emilia Romagna Milano, 16.
Il pericolo deflazione
Università degli studi di Camerino
Assetto istituzionale Capitolo 12. Modalità di controllo proprietario Nelle SPA il soggetto economico, ossia chi ha il potere di determinare l’indirizzo.
Attività radiotelevisiva e Comunità europea L'attività radiotelevisiva è stata a lungo al di fuori del raggio d'azione della Comunità europea, rimanendo.
FSC Centro culturale della Fondazione San Carlo
La corporate governance dei gruppi multinazionali in Europa
Università di Pavia I FATTORI CHE HANNO FAVORITO IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE VOLONTÀ DEGLI EUROPEI DI TROVARE UNA SOLUZIONE CHE ASICURASSE LA PACE DOPO.
Lo schema di questa relazione
Business Plan.
Mario Benassi Copyright
Oltre l’emergenza educativa: capitale umano, talento e meritocrazia.
1 L’attualità delle problematiche di Corporate Governance.
Premesse eventi tendenze transizioni valori obiettivi opzioni gli elementi del futuro.
M A C R O E C O N O M I A Analisi dei meccanismi che determinano il funzionamento e la performance di un sistema economico nel suo complesso Fenomeni macroeconomici.
Introduzione al corso Istituzioni di Economia Politica II Istituzioni di Economia Politica II (CLEA/CLAM )
La globalizzazione e la diversità dei capitalismi
Il terzo settore e le opportunità della nuova legislazione Carlo Borzaga Convegno su “Riforma del terzo settore: sfide e opportunità Bologna, 20 febbraio2015.
1 Carlo Salvatori Banca e Finanza Università degli Studi di Parma Prof. Carlo Salvatori.
Il Documento Unico di Programmazione
Politiche sociali Lavinia Bifulco. Diseguaglianze in Italia In Italia disaguaglianza (di reddito) alta e persistente Altra trasmissione intergenerazionale.
I modelli di capitalismo Il dibattito negli anni ‘80.
IL POTERE DEI GIGANTI PERCHÉ LA CRISI NON HA SCONFITTO IL NEOLIBERISMO COLIN CROUCH.
I mercati finanziari e dei capitali 1 Il credito e lo sviluppo economico (casi nazionali)
L’ equilibrio del mercato dei beni: applicazioni Istituzioni di Economia Politica II.
GLI STATI UNITI DAL PRIMO DOPOGUERRA AL NEW DEAL
La “Grande depressione” e la “Grande recessione” Una comparazione PROF. RICCARDO FIORENTINI.
Un capitalismo collusivo: i gruppi Come conciliare la ridotta concentrazione con il carattere collusivo del capitalismo italiano? Come in altri paesi ritardatari.
Copyright © 2012 Pearson Prentice Hall. All rights reserved. PART ONE INTRODUCTION Introduzione.
1 European Union Regional Policy – Employment, Social Affairs and Inclusion Politica di coesione Proposte di nuovi regolamenti: principali elementi.
Transcript della presentazione:

XXVII Convegno Nazionale di Economia e Politica Industriale Sessione “La Nuova Europa” Esiste, fra l’Anglosassone e il Renano un Modello di Capitalismo “Europeo”? Franco Mosconi Università di Parma

Produttività del lavoro nell’Ue, negli Usa e in Giappone, (crescita media annuale del rapporto Pil/persona occupata, valori %) Fonte: European Commission, Competitiveness Report 2002, Brussels, 2002

“Le performances delle economie renane, da diversi anni, sono addirittura sulle prime pagine dei nostri giornali. E la celebrazione indefessa di questo successo fa da amaro contrappunto alla accresciute difficoltà delle economie ‘anglosassoni’, prigioniere dei deficit o dell’inflazione (…) Quali sono le vere armi di questa potenza? A questo proposito si può osservare che la forza di queste economie poggia innanzitutto su una capacità industriale senza pari e su un’aggressività commerciale ostinata”. M. Albert, Capitalismo contro capitalismo, 1991, cap. VI

aldilà dell’atlantico: “L’allegra compagnia” Enron, WorldCom, Arthur Andersen, Global Crossing, Qwest, Tyco, etc. in Germania: “La crisi dei giganti” HVB, Dresdner Bank, Commerzbank, Allianz Da due-tre anni a questa parte, non c’è solo l’incertezza sul quadro macro-economico. Crisi di diverso segno hanno scosso le fondamenta di tutti e due i modelli: aldilà dell’atlantico: “L’allegra compagnia” Enron, WorldCom, Arthur Andersen, Global Crossing, Qwest, Tyco, etc. in Germania: “La crisi dei giganti” HVB, Dresdner Bank, Commerzbank, Allianz

Alfred D. Chandler jr, Scale and Scope, 1990 I modelli del CAPITALISMO INDUSTRIALE secondo A. D. Chandler nel periodo il “capitalismo manageriale competitivo” (Stati Uniti) il “capitalismo personale” (Gran Bretagna) il “capitalismo manageriale cooperativo” (Germania)

Dopo il crollo del Muro di Berlino, e dopo la lunga contrapposizione fra capitalismo e socialismo, la nuova contrapposizione che emerge è quella assai nota tra: il modello “NEOAMERICANO” (o “anglosassone”)il modello “NEOAMERICANO” (o “anglosassone”) il modello “RENANO” (o “germanico-giapponese)il modello “RENANO” (o “germanico-giapponese)

M. Albert nel 1991 descrive sia la “superiorità economica” sia la “superiorità sociale” del modello renano. Seguendo la sua analisi, la differenza fondamentale “dipende in larga misura dalle modalità di finanziamento delle imprese ”.

E l’Italia? Dove si collocava fra Banca e Borsa? Romano Prodi scriveva di un’Italia “SENZA VOLTO” (il Mulino, 1/1991) Fabrizio Barca e il Servizio Studi della Banca d’Italia di “IMPRESE IN CERCA DI PADRONE”

Banca vs Borsa e Capitalismo degli azionisti vs Capitalismo dei “portatori di interesse” (Shareholders Capitalism vs Stakeholders Capitalism) hanno rappresentato le due più tipiche CHIAVI DI LETTURA Possiamo tentarne una stilizzazione

Alcuni Legami Causa-Effetto [1/2] Anglosassone (Shareholders Capitalism) n L’impresa è un bene come tutti gli altri, che si compra e si vende sul “mercato” n Un elevato flusso di profitti (attuali e futuri) è fondamentale per tenere alta la quotazione del titolo in Borsa n Moltissime sono infatti le società quotate in Borsa (a Wall Street come alla City londinese) Renano (Stakeholders Capitalism) n L’impresa non è un bene da comprare e vendere come tutti gli altri: è innanzitutto una “istituzione” n L’impresa è, sotto molti profili, un bene della “comunità”, e assume sempre una certa rilevanza pubblica n Relativamente poche sono le società quotate (la Borsa di Francoforte non è neppure paragonabile a Londra)

Alcuni Legami Causa-Effetto [2/2] Anglosassone (Shareholders Capitalism) n L’azionariato di tutte le corporations è anonimo e altamente frammentato, con un ruolo di rilievo giocato dai fondi pensione e da altri investitori istituzionali: non è un azionariato stabile. n L’ottica è di breve termine nella gestione dell’impresa (ossia, della società quotata e passibile quindi di take-over ostile) n In sintesi, è il capitalismo degli shareholders (gli azionisti), e l’obiettivo principe è quello di massimizzare lo shareholder value (la creazione di valore per l’azionista) Renano (Stakeholders Capitalism) La proprietà delle (grandi) imprese fa capo a un intreccio di grandi banche, di compagnie di assicurazione, di fondazioni, senza escludere il governo nazionale e/o i governi regionali: è un azionariato stabile. n L’ottica è di medio-lungo termine nella gestione di quella che può essere vista come una impresa-istituzione (non c’è per definizione il rischio di scalate, tanto meno ostili). n In sintesi, è il capitalismo degli stakeholders (i portatori di interesse), e quello che va massimizzato è appunto l’interesse di tutti coloro che sono coinvolti nell’impresa (clienti, fornitori, dipendenti, azionisti, comunità locale).

Dove si è fermato il pendolo dopo il boom di Borsa della seconda metà degli anni ’90, gli anni della New Economy? Albert, in un saggio scritto a dieci anni esatti da Capitalismo contro capitalismo, evoca l’immagine di una “BANCA CHE SI INCHINA ALLA BORSA” e di un “MANAGER CHE SI INCHINA ALL’AZIONISTA” [il Mulino, n° 3/2001].

Sulla convergenza si interrogano, fra gli altri: Gian Maria Gros-Pietro, Reviglio e Alfio Torrisi [2001], con una originale ricerca empirica su una sessantina delle maggiori imprese e istituzioni finanziarie europee distribuite fra Regno Unito, Francia, Italia e Germania ; Ronald Dore che, in Capitalismo di borsa o capitalismo di welfare? [2000], presenta una mappa chiamata “Il neoliberismo e il crescente predominio del settore finanziario”, ed argomenta che il valore per l’azionista diventa “il solo obiettivo legittimo dei dirigenti d’impresa”.

Il “farsi dell’Europa”/1 Eventi di successo per i Paesi dell’UE anni ‘80-’90 1 Completamento mercato interno 3 Allargamento UE verso 10 paesi dell’Europa Centro-Orientale (oltre a Cipro e Malta) 2 Lancio dell’Euro

Il “farsi dell’Europa”/2 IV° Evento di successo? 4 Riforme economiche e sociali, simboleggiate dalla “STRATEGIA DI LISBONA”

Come raggiungere gli obiettivi della Strategia di Lisbona? Con la “Strategia di Lisbona” il processo di integrazione europea ha toccato domini di competenza e aree di policy che fanno capo alla sovranità degli Stati-nazione; La governance della “Strategia di Lisbona” non può godere della stessa forza e coerenza interna propria del programma di completamento del mercato interno ove era pienamente in funzione il “metodo comunitario”; Infine, questa Strategia si muove in campi nei quali la storia conta, e molto.

Verso un CAPITALISMO autenticamente “EUROPEO”? Sostiene Michele SALVATI: “[...]bisogna riflettere prima di dare per spacciato il capitalismo corporativo e controllato che Michel Albert aveva definito come ‘renano’. Forse il modello verso il quale è opportuno convergere non è l’anglosassone estremo e qualche pezzo ‘renano’ conviene tenerselo”.

Un (nuovo) “capitalismo europeo” è un risultato desiderabile sotto il profilo dell’efficienza e dell’equità? Aspetti MACROECONOMICI l’Europa, a cominciare dalla “zona dell’euro”, ha un serio problema di crescita. Il saggio medio annuo di crescita del Pil nell’Ue –- come mette in risalto il “Rapporto Sapir” -- è stato del: 1/2 4,6% fra il 1950 e il 1973, è sceso a circa il 2% nel periodo , si è collocato intorno al 2,5% fra il 1986 e il 2000 (gli anni del mercato interno e della moneta unica). Negli ultimissimi anni Eurolandia, è cresciuta solamente dell’1,6% nel 2001, dello 0,9% nel 2002 e chiuderà con un 0,5% questo 2003.

Un (nuovo) “capitalismo europeo” è un risultato desiderabile sotto il profilo dell’efficienza e dell’equità? Aspetti MICROECONOMICI le istituzioni della political economy esercitano la loro influenza sul comportamento delle imprese. Due gli ideal-tipi che emergono (si vedano P. Hall e D. Soskice [2001]): 2/2 Liberal Market Economies (LMEs) innovazione di tipo RADICALE Coordinated Market Economies (CMEs) innovazione di tipo INCREMENTALE

Il dinamismo imprenditoriale negli Usa Due esempi tratto dal Libro Verde sull’Imprenditorialità : Negli Usa sono stati necessari vent’anni per sostituire un terzo delle 500 imprese elencate da “Fortune” nel 1960, contro quattro anni per quelle elencate nel 1998 Otto delle 25 maggiori imprese americane di oggi non esistevano o erano molte piccole nel 1960, mentre in Europa tutte le grandi imprese del 1998 erano già grandi nel 1960.