PARLO A TE GENITORE A CURA DEL DOTT. GIAMPIERO VITULLO PSICOTERAPEUTA ANALISI TRANSAZIONALE
“Ci vuole un villaggio per fare crescere un figlio” un proverbio … LA RETE DI GENITORI Per genitorialità sociale si intende CONDIVIDERE/CONFRONTARSI con altre famiglie. Un vecchio proverbio che dice infatti che “ci vuole un villaggio per fare crescere un bambino”, ci sono cioè tanti attori (oggi spesso troppo femminili) e situazioni con cui incontrarsi e confrontarsi. LA FAMIGLIA NON È SOLA! L’esperienza della crescita dei propri figli porta all’incontro con altre famiglie alla prese con la stessa sfida. Le famiglie nell’educazione dei figli non possono e non devono rimanere sole. La rete è una risorsa. La rete è anche un compito: Si tratta di costruire e alimentare una rete, che contenga il bambino, poi l’adolescente, poi il giovane adulto in cui i diversi attori si scambino, si parlino, condividano un progetto educativo!. Se non c’è questa comunità intorno alle famiglie, fatta di altre famiglie, esperienze, la famiglia è sola esposta a un confronto nel quale è perdente. Per esempio l’attribuzione del disagio solo a se stessa se rimane chiusa autoreferenziale… di fatto poi la condivisione dell’esperienza dell’accudimento è radicata nella nostra storia biologica e culturale… pensiamo al passato (poi l’adolescenza: un valore molto importante l’incontro, il confronto con gli altri nel progetto di accompagnamento fiducioso a distanza...) Si tratta di attuare un vero è proprio cambiamento di mentalità che comporta la maturazione di una cultura del dialogo e dell’integrazione delle differenze e che come tale richiede tempi lunghi, fatica e sforzi per superare le inevitabili resistenze e le tentazioni rinunciatarie. A volte è difficile accettare “soci” nell’impresa educativa, si pensa di poter realizzare tutto all’interno del nucleo famigliare: invece 1 genitore può fare molto ma non tutto! LA CRESCITA è SOCIALE E NON SOLO FAMIGLIARE! Noi genitori dobbiamo essere depositari di un progetto educativo a cui mirare (la freccia) – avere il coraggio di costruire dei patti educativi (= ragionare sulle finalità…), diamo fiducia e vogliamo che questa tensione che manifestiamo a nostro figlio verso una vita buona, verso il desiderio di realizzarsi perché nostro figlio è stato voluto, desiderato e che oggi ha un compito nella vita e noi siamo lì presenti per cercare di capire qual è (la ricerca di senso non è solo del figlio adolescente, ma è sempre anche nostra) e poi di realizzarlo. E questa ricerca sarà più facile, con questo non dico senza problemi, difficoltà, c’è sempre un po’ di dolore etc. *Un villaggio metaforico, forse oggi in questo incontro, più concreto! educatori istituzioni insegnanti “Ci vuole un villaggio per fare crescere un figlio” amici parenti genitori
Soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza. DIVENTARE GENITORE Mettere al mondo un figlio non avviene semplicemente una volta, ma ogni giorno. Soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza. Immaginate i nostri figli dopo il primo istante, se noi non li avessimo seguiti, non li avessimo accolti, non ci fossimo svegliati di notte... Mi ricordo mia figlia minore che per i primi due anni si svegliava tutte le notti: lì ho imparato che essere genitori in fondo è un allenarsi all’amore, continuamente. Allora immaginate se noi li avessimo abbandonati, questi figli non sarebbero cresciuti, forse sarebbero sopravvissuti, ma non vissuti, non uomini.
Fino ad alcuni decenni fa il modello familiare dominante era quello di tipo più tradizionalmente “autoritario”, imperniato sulla disciplina e l’obbedienza, ritenuti punti di riferimento indiscutibili per ogni sistema familiare. L’educazione era concepita molto rigidamente e fondata sul rispetto delle regole, sul senso di colpa e la paura del dolore fisico o mentale della punizione.
Oggi la famiglia ha subito numerose trasformazioni rendendo più fluidi i confini fra i vari ruoli e meno rigide le sue regole di condotta. Si è posta molta attenzione all’affettività e al benessere dei suoi membri. Le famiglie attuali lasciano maggiore spazio agli affetti e ai bisogni individuali.
L’importante è ammettere l’errore con te stesso e con tuo figlio Tra i tuoi compiti c’è quello di accettare i tuoi propri limiti e perdonare l’imperfezione che ci accompagna tutti: si può sbagliare . L’importante è ammettere l’errore con te stesso e con tuo figlio
E’ soprattutto tuo figlio, se sarai in grado di ascoltarlo, che può aiutarti a capire i tuoi difetti e a “correggere la rotta”.
Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlarti ASCOLTARE ….. COME ASCOLTARE? Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlarti
non bombardarmi di domande, consigli, idee. concedimi solamente qualche istante. Accetta quello che vivo, quello che sento, senza reticenza , senza giudicare. non bombardarmi di domande, consigli, idee. Non sentirti obbligato a risolvere le mie difficoltà Ascoltami…
I bisogni nella comunicazione …ASCOLTO… Ascoltare un bambino/ragazzo vuol dire trasmettergli il riconoscimento e la capacità di comprensione, compiere lo sforzo di metterti nei suoi panni, decentrarti da te, cercare di vedere la realtà per qualche istante dal suo punto di vista. Sii aperto ai messaggi e alle richieste che ti invia…
COME ASCOLTARE? GUARDALO NEGLI OCCHI MOSTRA DI ESSERE INTERESSATO A CIÒ CHE DICE FAI DOMANDE DI APPROFONDIMENTO CERCA DI NON INTERROMPERLO GESTISCI LA TUA REAZIONE EMOTIVA: MOSTRA PAZIENZA, EVITA DI DISTRARTI E DI AVERE PREGIUDIZI. UTILIZZA I TERMINI UTILIZZATI DA LUI PER RISPONDERE E PER FARE CONOSCERE IL TUO PUNTO DI VISTA METTI DA PARTE I TUOI BISOGNI PERSONALI (DI FARTI VALERE, DI AVERE RAGIONE, DI SQUALIFICARE, DI DIFENDERTI….) 11
Tu puoi favorire o ostacolare la maturazione di un ragazzo. I ragazzi vivono in un mondo in cui accanto al progresso tecnico e scientifico regnano il consumismo e la confusione dei valori; in un mondo in cui ricchezza, successo e piacere sono al di sopra dei più alti valori umani.
Impara a riflettere su… ESSERE GENITORE: Impara a riflettere su… QUALE SOSTEGNO? I COMPITI ORIENTATIVI COSA PENSO DI MIO FIGLIO? COSA MI ASPETTO? COME AFFRONTO LE SUE DIFFICOLTA’? “CREDO” NELLA SCUOLA? “CREDO” NELLA FORMAZIONE? COME ANALIZZO LE SITUAZIONI?
Aiutarlo nello studio è …… Accompagnare, guidarlo … all’esperienza delle cose. Renderlo partecipe del senso, della bellezza, della bontà del quotidiano.
su modalità, tempi, mezzi, ..., FAVORIRE LA MOTIVAZIONE Non “lavora sodo”, ma “ fai cosi...cosi”; “ prova..” FORNIRE IDEE CONCRETE su modalità, tempi, mezzi, ..., per raggiungere le mete incoraggiando nella gestione delle difficoltà, senza mai sostituirti.
Il tuo ruolo di genitore 1 Cosa fare? Condividere le ragioni, il senso dei compiti, dentro una storia di apprendimento umano COSA HAI IMPARATO OGGI ?
…La crescita… autonomia ambivalenza dipendenza
Disorganizzazione Evento critico Ricerca soluzioni riorganizzazione stallo riorganizzazione TIMING DELLA TRANSIZIONE: Nelle transizioni c’è sempre un iniziale periodo di disorganizzazione, seguito da un periodo di ricerca di soluzioni. Da questa fase la famiglia può uscire con diverse soluzioni: riorganizzazione, dissoluzione o stallo
La cosa migliore da fare è “resistere” e continuare a fargli sentire la tua presenza: questo gli dà sicurezza. Non metterti sullo stesso piano di tuo figlio reagendo aggressivamente alle sue intemperanze. Ci sono orari, doveri, regole alle quali attenersi: anche se lui tende a non rispettarli.
In ogni caso, bisogna evitare l'indifferenza. E il castigo, la punizione? - la lode è sempre più efficace del premio - tra premio e castigo è certamente meglio il premio Il castigo per essere efficace deve essere: immediato, proporzionato, “amoroso”. In ogni caso, bisogna evitare l'indifferenza.
E nel conflitto con tuo figlio… Non entrare nel turbinio delle sue emozioni… Cerca di intuire il sentimento e il senso che possono avere le cose per lui Mettiti accanto a lui e non su un piano superiore
ATTENZIONE AI MESSAGGI… Dare ordini: “metti a posto!” Minacciare: “se non metti a posto….” Fare la predica: “non dovresti…” Diagnosticare: “vuoi stare al centro dell’attenzione” Montare in cattedra: “perché una buona volta non ubbidisci?” Prendere in giro:” ecco è arrivato il…”
Messaggio-tu e messaggio-io Il messaggio-tu non comunica al figlio nulla dei TUOI sentimenti e dei TUOI bisogni in quel momento Con il messaggio-io comunichi a tuo figlio quale effetto abbia su DI TE un comportamento inaccettabile ….
PUOI ATTIVARE CIOE’ I SENTIMENTI DI TUOI FIGLIO SE TU MOSTRI I TUOI SENTIMENTI… TU sei insopportabile…… invece… IO provo un dolore grande per questo tuo comportamento….
La piramide dei bisogni Auto realizzazione autostima bis. di appartenenza bisogno di sicurezza Bisogni fisiologici di accudimento
Nella comunicazione salvaguarda LA SUA AUTOSTIMA L’autostima è un pilastro del nostro essere ,una base di sostegno. Una sana autostima significa: “mi sento bene, ho un valore perché esisto”
L’importanza del gioco per lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale di tuo figlio Attraverso il gioco tuo figlio mantiene libera la propria mente da qualsiasi pensiero, e ha modo di poter scaricare la sua emotività e la sua istintività.
Il Gioco: un potente strumento formativo Il gioco è un potente strumento formativo per l'infanzia ed un valido supporto nell‘adolescenza e nell’intera esistenza . Racchiude in sé la capacità di combinare ed elaborare in modo differente i dati e le informazioni che si possiedono o che devono essere acquisite.
fa sorridere e divertire nella vita... Il gioco insomma ci deve accompagnare dalla nascita, aiutando la formazione nell'infanzia dei bambini, nella crescita e nel passaggio da ragazzi ad adulti. Il Gioco ci fa sorridere e divertire nella vita...
Per aiutare i nostri figli a crescere, mostriamo loro di essere adulti capaci di felicità.
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