Cultura folk, cultura di massa, cultura popolare

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Cultura folk, cultura di massa, cultura popolare Sociologia delle comunicazioni 17.3.10

Henry Jenkins Cultura Convergente La convergenza in quanto processo culturale implica una nuova centralità dei fans (o perlomeno di modalità di interazione con i media che è stata caratteristica dei fans)

Henry Jenkins Cultura Convergente I fans non sono dei ‘cultural dupes’ ma costituiscono ‘il segmento di pubblico più attivo, che rifiuta di accettare passivamente i contenuti offerti, appellandosi al diritto di piena partecipazione.” (Jenkins 2007: 131-132)

“I film-digitali amatoriali stanno al cinema come l’etica punk DIY stava alla musica. In quel caso, la sperimentazione grassroots ha permesso l’emergere di nuovi artisti, nuove tecniche e nuove relazioni con i consumatori…” (Jenkins 2007: 132)

L’ambivalenza dell’industria dei media nei confronti dei pubblici attivi: Fans e pubblici attivi come mercato privilegiato, marketing grassroots, valore aggiunto/plusvalore etc Minaccia alla proprietà intellettuale (filesharing, mash-ups) e produzione fuori controllo

“Può essere utile operare una distinzione tra interattività e partecipazione… Il concetto di interattività si riferisce ai modi attraverso i quali le nuove tecnologie sono state progettate in funzione della reazione dei consumatori… Le limitazioni dell’interattività sono di carattere tecnologico. In quasi tutti i casi, la possibilità di azione in un ambiente interattivo è prestrutturata in fase progettuale.” (p. 133)

“La partecipazione, invece, è determinata da norme sociali e culturali “La partecipazione, invece, è determinata da norme sociali e culturali.. La partecipazione, quindi, è più aperta, meno soggetta al controllo dei produttori e più a quello dei consumatori.” (p. 133) Dal computer come medium interattivo al web come spazio partecipativo

La cultura: un problema moderno Raymond Williams (1921-1988) Emergere della cultura come una ‘parola chiave’ della modernità occidentale Culture and Society (1958) Keywords (1976) Culture (1981)

I significati della cultura Etimologia del termine: dal verbo colere (coltivare) XVIII/XIX secolo: cultura come raffinamento e crescita dell’individuo (illuminismo, Kant Bildung; )’ XIX secolo: cultura nazionale (cultura come civiltà opposta allo ‘stato di natura’ o ‘anarchia’, Matthew Arnold) Primo XX secolo: cultura come ‘modo di vita’ (antropologia) Tardo XX secolo: industria culturale (scuola di Francoforte) e cultura popolare (cultural studies)

Cultura folk o tradizionale (Jenkins) Produzione culturale a livello grassroots Tradizione orale (balli, canti, danze, racconti) Tramandata di generazione in generazione Bene comune (non in un regime di proprietà, ma gratuita e libera)

“La storia delle arti americane del ventesimo secolo potrebbe essere narrata in termini di sostituzione della cultura folk con la comunicazione di massa.” (Jenkins 2007: 135)

La scuola di Francoforte (1926- )

“La storia delle arti americane del ventunesimo secolo può essere raccontata in termini di una riemersione pubblica della creatività grassroots, poché la gente comune prende possesso delle nuove tecnologie grazie alle quali conserva i contenuti dei media, li annota, se ne appropria e li rimette in circolazione.” (Jenkins 2007: 135)

La scuola di Birmingham (1964-)

Convergenza grassroots (di base) “La convergenza grassroots è incarnata per esempio dal lavoro dei modificatori di giochi, che si impossessano di codici e strumenti grafici dei giochi in commercio per produrne versioni amatoriali. O nella produzione digitale di film che deriva direttamente dal campionamento di materiale già sul mercato. O nella pratica dell’adbusting, che sovverte il sistema iconografico di Madison Avenue per lanciare messaggi contro le grandi aziende e il consumismo.” (p. 137)

Probabilmente, questa tendenza ha avuto inizio con la fotocopiatrice e il desktop publishing, o forse con la rivoluzione della videocassetta, che ha dato pubblico accesso a strumenti di produzione filmica e ha consentito che in ogni casa ci fosse una videoteca privata.” (pp. 136/137)

“Questa rivoluzione creativa è culminata, almeno per ora, nel Web “Questa rivoluzione creativa è culminata, almeno per ora, nel Web. Il lavoro artistico è ancora più divertente e significativo se diviene condivisibile con gli altri, e la rete, costruita per la collaborazione all’interno della comunità scientifica, fornisce un’infrastruttura per la condivisione delle opere casalinghe degli americani comuni.” (p. 127)

La produzione amatoriale sul web Prodotto dell’abbassamento dei costi della tecnologia necessaria alla produzione De-privatizzazione e globalizzazione del pubblico dei prodotti amatoriale Web come luogo di sperimentazione e innovazione culturale Produzione grassroots come valore aggiunto per le imprese Web come ‘vivaio’ per futuri professionisti

Conflitto d’interessi nella cultura convergente: copyright e proprietà intellettuale “Il Web ha reso manifesti gli accordi taciti che avevano garantito, per tutto il corso del ventesimo secolo, la quieta coesistenza della cultura commerciale con quella partecipativa. Nessuno si curava davvero… dei nastri registrati e passati da amico a amico.” (p. 138)

Digital Millennium Copyright Act (US 1998 “..la legge statunitense sulla proprietà intellettuale è stata riscritta in accordo con le istanze dei grandi produttori – non per garantire incentivi economici a singoli artisti… non per garantire la libera circolazione delle idee quando siano ancora utili al bene comune, ma perché il copyright sia una tutela eterna…” (p. 138)

Digital Millennium Copyright Act (US 1998 “Come nota Lawrence Lessig, la legge è stata riscritta in modo tale che ‘nessuno potrà fare a Dysney Corporation quello che Walt Disney fece ai fratelli Grimm.” (p. 138)

Digital Millennium Copyright Act (US 1998 “Ci viene chiesto.. Di guardare ma non toccare, comprare ma non usare i contenuti mediatici… Il lavoro che svolgono i fan nel far crescere il valore di una proprietà intellettuale non potrà mai essere riconosciuto pubblicamente se gli studios di Hollywood pensano di essere l’unica fonte del valore di quella proprietà. Internet, comunque, li ha smascherati….” (p. 138)