Adolescenti, Comunità e dintorni… Percorsi diagnostici e modelli di cura in psicopatologia dell’adolescenza G. Carmelita Russo Neuropsichiatra Infantile.

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Adolescenti, Comunità e dintorni… Percorsi diagnostici e modelli di cura in psicopatologia dell’adolescenza G. Carmelita Russo Neuropsichiatra Infantile – Psicoterapeuta Unità Operativa Complessa NPI Acireale ASP Catania

Accettare come fisiologica la mancanza di un sentiero tracciato Un adolescente Disincantamento e Reincantamento J.Guillaumin 2001

Adolescenza ? Fase di passaggio tra infanzia e età adulta, età di crescita e cambiamento, “nuova nascita” (J.J. Rousseau) Condizione sospesa tra dipendenza e autonomia Mondo relazionale e affettivo conteso tra la famiglia e il mondo esterno Teatro della crisi esistenziale, del conflitto generazionale, della ricerca di identità personale e sociale

Compiti evolutivi dell’adolescenza Secondo processo di separazione-individuazione Elaborazione del lutto (perdita del corpo infantile, del legame primario con la madre, delle immagini genitoriali idealizzate) Negoziare tra le aspirazioni personali e quelle parentali Affrontare l’aleatorietà delle relazioni con i pari “ Questi aspetti possono essere alla base di una problematica depressiva fisiologica (crisi adolescenziale)

Nelle civiltà primitive Adolescenza e società Nella nostra civiltà Vissuta con angoscia da ragazzi, famiglie e dall’intera società Ha limiti poco definiti: esordio precoce (favorito dall’iperstimolazione da parte dei media) e conclusione tardiva o irrisolta (in rapporto alle difficoltà di svincolo familiare e di inserimento nel mondo del lavoro) L’individuazione è assai incoraggiata, ma poco sostenuta da “appoggi sostitutivi” (Jeammet) Molte valenze di trasformazione evolutiva, meno di rassicurazione Nelle civiltà primitive Angoscia canalizzata in riti di iniziazione talora cruenti, condivisi dall’intera società Ha limiti precisi, dettati da eventi naturali (pubertà…) o culturali (rituali), codificati in rapporto a più rigidi ruoli sociali (clan…) È l’appartenenza ad essere incoraggiata mediante l’apparato rituale, a discapito dell’individuazione Molte valenze di rassicurazione, meno di trasformazione evolutiva “Le nostre società lasciano la presa in carico del cambiamento alla ispirazione degli individui e dei gruppi” (B.Brusset),pertanto il processo individuativo rischia di smarrirsi tra la fragilità narcisistica degli individui adolescenti e la tirannica omologazione dei loro gruppi.

Adolescenza e famiglie Gli adulti oggi non sono spesso in grado di sostenere l’impatto relazionale di questa fase di trasformazione. L’adolescente spesso trova genitori smarriti di fronte alle sue ansie, al suo disorientamento, alla sua aggressività e oppositività, al suo contraddittorio bisogno di dipendenza ma anche di affermazione narcisistica. Ne derivano spesso modelli familiari impoveriti nelle loro potenzialità educative e di sostegno Autoritario Irrigidito nelle regole Induce depressione Permissivo Abdica ai ruoli Induce disturbi del controllo degli impulsi Indifferente Nega la partecipazione Induce condotte aggressive Iperprotettivo Difeso in modo fobico Induce disturbi dipendenti

Nel suo percorso l’adolescente ha un compagno di viaggio: il suo corpo (P. Jeammet) Gli eventi relativi al corpo in adolescenza sono centrali: il corpo è oggetto di cambiamento e luogo delle trasformazioni puberali In adolescenza si sperimenta, a livello dell’immagine di sé, una contraddizione tra la continuità dell’io infantile e un corpo adulto sessuato, vissuto poco o tanto come “altro da sé”

Gli adolescenti e il gruppo Il gruppo dei coetanei è il traghetto dell’identità dall’appartenenza al “noi” del gruppo familiare all’esperienza dell’”io” nei gruppi sociali adulti Il gruppo in adolescenza ha però anche grandi potenzialità patogene, quale amplificatore di dinamiche primitive e violente (esclusione, bullismo, cristallizzazione di ruoli perdenti…) Recentemente sembrano riproporsi nella attualità stili gruppali e culturali analoghi a quelli di civiltà “primitive”,ma con modalità nelle quali la condivisione di codici e credenze sembrano ancor meno consentire la differenziazione.

Adolescenza come malattia? L’adolescenza è per definizione età problematica (“crisi adolescenziale”) E’ anche l’età in cui la psicopatologia si rivela e prende corpo: l’intreccio di fattori predisponenti (biologici, individuali, di vissuto) e la fase evolutiva nel nostro contesto storico e socio-antropologico è favorente rispetto all’organizzarsi di quadri psicopatologici significativi o per l’emergenza di quadri importanti o il complicarsi di quadri già presenti in Infanzia .(Ph.Jammet) L’adolescenza svolge quindi il ruolo di rivelatore del mondo interno del bambino e dei suoi equilibri e può essere considerata come un organizzatore dell’apparato psichico ,per cui possono rivelarsi anche esperienze correttive ,comprese quelle terapeutiche(Ph.Jammet). Ciò che accade in adolescenza può determinare il modo in cui il soggetto utilizzerà le proprie potenzialità. L’intera psicopatologia può essere considerata come una forma più o meno focalizzata di auto-distruzione di queste potenzialità

Psicopatologia in adolescenza Esordio schizofrenico / psicotico Evoluzioni di psicosi infantile Disturbi dell’umore Disturbi di personalità Disturbi della condotta e degli impulsi Disturbi del comportamento alimentare Disturbi d’ansia e di panico Patologia di innesto su quadri deficitari o funzionamento limite In tutti questi disturbi specifica in adolescenza è la predominanza del “vissuto” sul “pensato”: la sofferenza psichica si manifesta attraverso il corpo e gli agiti

Diagnosi Multiprofessionale Dinamica, in evoluzione nel tempo Psicopatologica, non solo sintomatologica Strumenti diagnostici (clinici): Osservazione Colloquio clinico-anamestico Ricostruzione della storia Valutazione del contesto familiare e transpersonale Valutazione psicodiagnostica (cognitiva, proiettiva, e personologica,misurata sul caso specifico) Evitare il rischio di sovraesporre il paziente (Lancini 2011)

La relazione terapeutica: prendersi cura non è … La collusione “familistica”, che vorrebbe surrogare ruoli genitoriali o fraterni, ma alimenta nei fatti la dipendenza La banalizzazione “amicale”, che accresce la confusione dei ruoli La corazza “professionistica”, che nell’ostentare il ruolo tecnico vanifica le opportunità di aggancio empatico

La relazione terapeutica: prendersi cura è … Interagire con un ruolo “adulto non genitoriale”, umanamente autentico, istituzionalmente credibile, evolutivamente funzionale, coerente con la più tradizionale ricerca psicodinamica (Anna Freud, Winnicott) Utilizzare il legame con i ragazzi per incoraggiarli a interagire e creare legami con i coetanei e con gli adulti del loro ambiente Valorizzare anche i “legami deboli” che, nella vita come in chimica, sono essenziali per la stabilità dei sistemi Operare nella rete, il che non si esaurisce in qualche telefonata, ma si radica nella consapevolezza attiva dell’intreccio di relazioni all’interno del quale i ragazzi vivono e del quale fanno parte anche i curanti Particolare importanza hanno la famiglia, l’ambiente scolastico, i gruppi di coetanei, i servizi, le associazioni…

In acuto: strategia relazionale Il primo strumento terapeutico è il personale nel suo insieme, con le sue qualità umane e tecniche, come cornice che contenga e trasformi ciò che l’adolescente non può contenere o trasformare Favorire l’accesso ad un pensiero simbolico e ad un possibile percorso psicoterapeutico (Ph. Jammet) Creare un campo relazionale che si curi del campo relazionale del paziente,attraverso la coesione del gruppo dei curanti e l’attenzione ai familiari coinvolti Farmacoterapia come intervento anche relazionale

In acuto: i compiti Presa in carico personalizzata già in fase di ricovero Raccordo istituzionale tra le diverse figure di riferimento Progetto terapeutico Continuità degli interventi Particolare attenzione ai passaggi Rete curante come contenitore credibile e affidabile agli occhi del paziente e dei familiari (funzione terapeutica fondamentale) Ove possibile aggancio psicoterapeutico, nel rispetto delle capacita del paziente e dei tempi necessari

Dalla cura al prendersi cura Curare resta il mandato fondamentale: affronta l’emergenza e contiene la malattia Ripetuti interventi di cura non articolati, però, sono la via maestra della cronicità, confermando ogni volta l’identità malata Prendersi cura presuppone un modo di curare che mette in primo piano la storia del soggetto e la complessità delle relazioni, per restituire al paziente un mondo di relazioni che siano esse stesse curanti Ciò presuppone prendersi cura non solo del paziente, ma anche dei suoi gruppi di appartenenza e dei sistemi curanti (i gruppi di lavoro e l’organizzazione dei Servizi)

L’adolescenza è una grande e delicata opportunità di crescita in cui l’individuo è improvvisamente sorpreso dalla necessità di vivere una globale e fisiologica perdita di riferimenti, una “destrutturazione” che permette di accedere alla costruzione di una nuova e più matura identità. L’adolescente chiede sempre di essere aiutato a cogliere nella crisi non solo il pericolo, ma anche la grande occasione per crescere. Il lavoro con gli adolescenti è guidato dalla necessità prioritaria di rendere tollerabile all’adolescente ciò di cui ha bisogno (...) riflettere sui possibili percorsi transdisciplinari che permettono di liberare la “speranza” contenuta nel sintomo. P. Jeammet, in V. Venturi