“LODATE SERVI DEL SIGNORE…” Don Livio Tacchini

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Transcript della presentazione:

“LODATE SERVI DEL SIGNORE…” Don Livio Tacchini

“Paolo servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio” (Romani 1,1)

“Resi dunque liberi dal peccato, siete stati resi schiavi della giustizia... Quando infatti eravate schiavi del peccato, eravate liberi [cioè, sciolti] dalla giustizia... Ora però liberati dal peccato e resi schiavi per Dio, avete il vostro frutto per la santità, mentre lo scopo è la vita eterna” (Romani 6,16-23)

“Il peccato mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte “Il peccato mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. Io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto…quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Romani 7, 11. 17-19)

“Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo” (cf. At 15, 25-26)

Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro” “Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro” (1 Corinti 9).

“Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese” (2 Corinti 11).

“Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2,20)

“Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto “Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana” (1 Cor 15,8-10)

“L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Colui che è morto e risorto per loro” (2 Corinti 5,14-15)

“Sfascia il mio cuore, Dio in tre persone! Per ora tu solo bussi, aliti, risplendi e tenti di emendare. Ma perché io sorga e regga, tu rovesciami e piega la tua forza a spezzarmi, ad esplodermi, bruciarmi e farmi nuovo. Usurpata città, dovuta ad altri, io mi provo a farti entrare, ma ahi! senza fortuna. La ragione, in me tuo vicerè, mi dovrebbe difendere ma è prigioniera e si mostra molle o infida. Eppure teneramente io t'amo e vorrei essere riamato. Ma fui promesso al tuo nemico. Divorziami, disciogli, spezza il nodo, rapiscimi, imprigionami: se tu non m'incateni non sarò mai libero… casto mai se tu non mi violenti ”. (J. Donne)

“Riflettiamo dunque su che cosa sia quella «statura superiore della carità di Cristo» [Ef , 3.19] che supera l'amore dei genitori, che trascende o anche estingue l'amore della prole e l'affetto coniugale e volge perfino all'odio della propria anima. O veemenza dell'amore. Certo una cosa è parlare della carità e un'altra è parlare della sua violenza” (Riccardo di San Vittore)

O suprema grandezza della passione!” “Abbiamo nell'amore ardente quattro gradi di violenza. Nel primo grado di violenza l'anima non può resistere al desiderio. Nel secondo grado non può dimenticarlo; nel terzo grado nient'altro ha sapore per lei; nel quarto infine, che è l'ultimo, neppure quello stesso desiderio può soddisfarla. Nel primo grado l'amore è invincibile, nel secondo è indissolubile, nel terzo esclusivo, nel quarto insaziabile. È invincibile quell'amore che non cede ad altro sentimento; è indissolubile quello che mai abbandona il ricordo; è esclusivo quello che non tollera separazione; è insaziabile quando non può essere soddisfatto. Quanto è nobile l'amore che supera ogni altro sentimento! Come è veemente l'amore che non permette all'animo di riposare! Come è violento l'amore che esclude violentemente ogni altro affetto! Come è supremo l'amore cui nulla basta! O eccellenza dell'amore! O veemenza dell'affetto! O violenza della carità! O suprema grandezza della passione!” (Riccardo di San Vittore)