Diritto pubblico (2013/2014) Prof. Davide Galliani Corso di Laurea in “Scienze Internazionali e Istituzioni Europee (SIE)” Università degli Studi di Milano Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia LA SECONDA GUERRA MONDIALE Il 1 settembre 1939 scoppia la II Guerra Mondiale. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra a fianco dei nazisti: l’idea della “guerra lampo”, poche vittorie prestigiose, si dimostrò subito impossibile. Dopo il 7 dicembre 1941, giorno di “Pearl Harbor”, gli Stati Uniti entrano in guerra. Il 2 febbraio 1943 la Germania capitola a Stalingrado.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il 9 luglio 1943 inizia lo sbarco degli Alleati in Sicilia. Il 7 maggio 1945 la Germania firma la resa incondizionata. Il 6 e il 9 agosto 1945 gli Stati Uniti sganciano su Hiroshima e Nagasaki la bomba atomica. Il 2 settembre 1945 finisce la II Guerra Mondiale.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia La II Guerra Mondiale costò la vita nel complesso a quasi 60 milioni di persone, la metà dei quali civili. Solo in Europa le vittime furono quasi 40 milioni.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia L’ITALIA Il 24 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo, non più convocato dal 1939, approva il cd. “ordine del giorno Grandi”, con il quale, appellandosi allo Statuto, ancora formalmente in vigore, si chiede al Re di assumere l’effettivo comando delle Forze Armate e di prendere le supreme decisioni.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Con l’ordine del giorno, secondo molti storici, si voleva soltanto la sostituzione dei Mussolini e il distaccamento dalla Germania nazista, ma gli effetti furono invece ben più generali.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il 25 luglio 1943, infatti, il Re convocò Mussolini, lo revocò dalla carica di Capo del Governo e lo fece arrestare, nominando al suo posto il Maresciallo Badoglio, senza attendere le indicazioni del Gran Consiglio del Fascismo: si trattava del cd. “colpo di stato monarchico”.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Lo stesso 25 luglio 1943 furono letti due “proclami” alla radio: uno, del Re, che diceva di avere accettato le dimissioni e di aver nominato Badoglio, l’altro, di Badoglio, che gelò gli animi con il tanto temuto “la guerra continua”.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il primo Governo Badoglio (25 luglio aprile 1944), composto da militari e tecnici, tentò di compiere una “restaurazione monarchica”: il ritorno all’ordinamento statutario in vigore fino all’avvento del fascismo, depurandolo delle istituzioni e delle leggi fasciste.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Si soppressero: il Tribunale speciale per la difesa dello Stato il Partito Fascista il Gran Consiglio del Fascismo i cd. “organi corporativi”, tra cui la Camera dei Fasci e delle Corporazioni
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Si dispose che entro 4 mesi dalla fine della guerra si sarebbero dovute tenere le elezioni della nuova Camera: il tentativo era chiaramente quello di considerare il fascismo una “parentesi” e di tornare in fretta al periodo statutario. Un tentativo velleitario che, infatti, fallì.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il problema di Badoglio, ad ogni modo, era anche la guerra: difficile neutralizzare il territorio italiano dopo la richiesta di un armistizio, rimanevano due alternative: schierarsi a fianco degli Alleati, oppure, continuare la guerra a fianco della Germania e iniziare trattative “segrete” per l’armistizio.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Fu scelta la seconda via ed, infatti, il 3 settembre 1943 fu firmato l’armistizio a Cassibile, armistizio poi letto l’8 settembre 1943 alla radio da Eisenhower e Badoglio: fine delle ostilità, collaborazione italiana, consegna della flotta e pieno poteri al Governo Militare Alleato.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Cosa provocò l’8 settembre 1943? Primo: lo sfaldamento dell’esercito italiano. Secondo: la liberazione di Mussolini e la nascita della RSI. Terzo: la nascita della Resistenza italiana.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Cosa provocò l’8 settembre 1943? Primo: lo sfaldamento dell’esercito, lasciato senza ordini (il Re e Badoglio fuggirono a Pescara e poi a Brindisi): sparare o disarmare di fronte ai tedeschi? La maggior parte disarmò: portati in Germania e dichiarati “internati militari” e non prigionieri di guerra. Ci furono comunque episodi eroici, come a Cefalonia.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Cosa provocò l’8 settembre 1943? Secondo: la nascita della RSI. Il 12 settembre i tedeschi Sul Gran Sasso liberarono Mussolini e Kesserling dichiarò l’Italia “territorio di guerra”. Il 23 settembre nasce la RSI con tre propositi: continuare la guerra al fianco dei nazisti, punire i traditori e tornare alle origini repubblicane e sociali del fascismo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Cosa è la Repubblica Sociale Italiana? E’ un “governo di fatto”: non solo non era il legittimo governo italiano, ma era voluta e diretta nella sostanza da Hitler (che scorporò territori italiani senza grande resistenza). La Chiesa non la riconobbe mai e il cd. “ritorno alle origini” non fu decisivo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia La Germania fece razzia delle risorse materiali italiane e quando si tenne il processo di Verona l’8 gennaio 1944 contro coloro che firmarono l’ordine del giorno Grandi si capì che la RSI non aveva alcuna autonomia e indipendenza dal nazismo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Cosa provocò l’8 settembre 1943? Terzo: la nascita della Resistenza italiana. Già il 9 settembre si costituì a Roma il primo Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) formato dai partiti della cd. “esarchia” (DC, PCI, PSI, PdA, PdL e PL), seguito dai CLN locali, sia nelle zone occupate che in quelle liberate.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il Comitato di Liberazione Nazionale di Roma era così composto: Ivanoe Bonomi (Presidente), Casati per i liberali, Ruini per la democrazia del lavoro, De Gasperi per la DC, La Malfa per gli azionisti, Nenni per i socialisti e Amendola per i comunisti.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Cosa sono i CLN? I CLN sono anch’essi “governi di fatto”: si auto- attribuiscono potestà governativa originaria a carattere provvisorio, in concorso con altre autorità, esercitando in concreto questa potestà, all’interno di una guerra o di una rivoluzione, il tutto allo scopo di organizzare definitivamente il potere.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il 28 gennaio 1944 si tenne il cd. “Congresso di Bari”, il primo congresso antifascista europeo e il primo coordinamento di tutti i CLN. A Bari tutti decisero di lottare contro il nazifascismo e di volere autonomia rispetto al governo regio: non si trasformò, tuttavia, in “assemblea di governo”, anche perché gli Alleati non erano convinti e c’erano discussioni anche tra i partiti dei CLN.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il Congresso, tuttavia, istituì una Giunta Esecutiva Permanente per il coordinamento delle attività dei CLN e, soprattutto, approvò un ordine del giorno, da un lato, per rinviare la cd. “questione istituzionale” (Monarchia o Repubblica?) e, dall’altro lato, per rinviare la partecipazione dei partiti dell’esarchia al governo regio solo dopo la sostituzione del Re.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il complesso dei CLN era perciò una sorta di “governo in fieri”: nelle zone occupate aveva un’organizzazione politico-militare autonoma (solo dopo collegata col governo ufficiale), nelle zone di operazione collaborava con il Governo Militare Alleato e nelle zone restituite continuava una forte azione di pressione.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il rapporto tra i CLN e il governo Badoglio fu molto difficile: il governo approvò, tra l’altro, la cd. “circolare Roatta”, con la quale si vietavano tutte le manifestazioni politiche, si ordinava alle truppe di procedere contro gruppi di individui che disturbano l’ordine pubblico come se si trattasse di nemici e si ordinava di “passare alle armi” i cittadini che insultano le istituzioni e i militari che li appoggiano.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia D’altro canto, il governo Badoglio non abrogò le leggi razziali e non chiuse i campi di internamento in territorio italiano. Il governo Badoglio non solo volle il ritorno allo Statuto ma lo fece in modo autoritario: si introdusse la censura preventiva della stampa e, fatto gravissimo, mai accaduto, fu intimato su tutta la Penisola il coprifuoco.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Come si uscì da questa situazione? Con la cd. “svolta di Salerno”: il 13 marzo 1944 l’URSS riconobbe il governo Badoglio e Palmiro Togliatti, capo del PCI, tornato dalla Russia il 27, si espresse in una Salerno devastata dalla bombe a favore della formazione di un nuovo governo Badoglio, con la partecipazione dei partiti antifascisti e il rinvio a fine della guerra della questione istituzionale.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia La “svolta” o il “patto” di Salerno, pertanto, prevedeva: dopo la fine delle ostilità, convocazione di una Costituente; fino ad allora, rinvio della questione istituzionale; istituzione della “Luogotenenza”, pensata da De Nicola; ed, infine, entrata dei partiti dei CLN al governo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il Re, a questo punto, il 12 aprile 1944 lesse un proclama alla radio (il cd. “proclama di Ravello”): si ritira dalla vita pubblica e nomina suo figlio Umberto “Luogotenente del Regno”, nomina che diventerà effettiva dopo la liberazione di Roma.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia A seguito di questi eventi, si costituì il secondo governo Badoglio (22 aprile-18 giugno 1944: solo 45 giorni), con la partecipazione, come Ministri senza portafoglio, di Benedetto Croce, Carlo Sforza e Palmiro Togliatti.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Si noti che i CLN del Nord, che nel gennaio del 1944 si coordinarono nel CLNAI (Comitato di Liberazione Alta Italia), nonostante l’evoluzione della situazione, vollero sempre una forte autonomia operativa e politica: sino alla liberazione, per esempio, nessun loro esponente partecipò al governo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Nonostante questo, non mancarono certo i collegamenti tra il CLNAI e il Comitato Centrale di Liberazione Nazionale di Roma (sorto dopo la liberazione della città), come non mancarono i collegamenti con le forze armate nazionali, specie dopo il trasferimento al Nord del Generale Raffaele Cadorna, rappresentante del governo presso il CLNAI.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia L’evoluzione della situazione: dopo che gli Alleati sfondarono la “linea Gustav”, il 4 giugno 1944 data la liberazione di Roma. Il CLN potè uscire dalla clandestinità.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Come era negli accordi, il 5 giugno il Re nominò il figlio “Luogotenente Generale del Regno”, con il compito di provvedere a tutti gli affari amministrativi e per l’esercizio delle prerogative regie.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Cosa è la “luogotenenza”? E’ un istituto, sconosciuto nel nostro ordinamento, che disciplina di norma solo l’abdicazione e la reggenza. Solo raramente si è usato per assenza del Re per motivi bellici, per viaggi all’estero e per malattia.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia A questo punto, dimessosi Badoglio e insediato al Quirinale il Luogotenente, si formò il primo governo presieduto da Ivanoe Bonomi (18 giugno-10 dicembre 1944), presidente dei CLN, nel quale entrarono i principali esponenti dei partiti antifascisti, tra cui De Gasperi, Gronchi, Saragat, Tupini e si confermarono Croce, Sforza e Togliatti.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Perché è importante il primo governo Bonomi? Perché è il primo formato da esponenti antifascisti e perché non si forma “nelle stanze” del Re, ma per il contributo dei partiti democratici riunitesi nei CLN.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il 25 giugno 1944 si approva la cd. “prima Costituzione provvisoria”, che, dopo la “svolta di Salerno”, pone le basi del processo costituente.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia La “prima Costituzione provvisoria” si compone di sei articoli: art. 1: dopo la liberazione nazionale, le forme istituzionali sarebbero state decise dal popolo italiano, che a tale fine avrebbe eletto una Assemblea Costituente per deliberare la nuova Costituzione
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia art. 2: si disponevano le elezioni di una nuova Camera dopo la fine della guerra art. 3: tutti i Ministri e i sottosegretari non dovevano compiere, fino alla convocazione della Costituente, atti che avrebbero pregiudicato la questione istituzionale (è la “tregua istituzionale”)
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia art. 4: affida al governo la competenza di adottare gli atti aventi forza di legge fino alla entrata in funzione del nuovo Parlamento artt. 5 e 6: dettagli.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia L’assetto posto in essere con la “prima Costituzione provvisoria” caratterizzò la lunga fase fino alla liberazione, anche quando si costituì il secondo governo Bonomi (12 dicembre giugno 1945), che diede gli Esteri a De Gasperi e la Vice- Presidenza del Consiglio a Togliatti, secondo governo Bonomi nato per il problema dei rapporti con il CLNAI e per la questione della epurazione (per la quale non ebbe l’appoggio del PSI e del PdA).
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Prima della liberazione, occorre ricordare due provvedimenti importanti del secondo governo Bonomi: estese anche alle donne il diritto di voto e istituì, il 5 aprile 1945, la Consulta Nazionale, formata da 400 membri nominati dai partiti del CLN (222), dal Governo (80), dai sindacati e altri (78) e da membri di diritto, con il compiti di dare pareri sulle questioni generali e sui provvedimenti legislativi sottoposti dal Governo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il parere della Consulta era obbligatorio in materia di bilancio, di imposte e in materia elettorale: proprio grazie al lavoro della Consulta si giunse all’approvazione della legge elettorale per l’elezione dell’Assemblea Costituente.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il 25 aprile 1945 è la data dell’insurrezione nazionale: la Liberazione. Il 28 aprile Mussolini viene ucciso. La resa è firmata il 29 aprile. Il 30 aprile Hitler si suicida.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Secondo lo storico Massimo Salvadori, i dati dei morti in Italia sono i seguenti: Alleati, tedeschi, civili massacrati dai tedeschi, vittime dei bombardamenti alleati, 2000 fascisti uccisi nei giorni della Liberazione, partigiani.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Dopo la Liberazione, si costituì il governo Parri (21 giugno-8 dicembre 1945), Parri che era stato il capo del CLNAI, con Nenni nominato Ministro per la Costituente e per la prima volta si diede la Giustizia a Togliatti. Il Governo Parri accordò un ordinamento amministrativo alla Valle d’Aosta: d.lgs.lgt. 7 settembre 1945, n. 545.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Seguì il primo governo De Gasperi (10 dicembre luglio 1946), sotto il quale si tennero le prime elezioni del dopoguerra, le elezioni di 5680 Consigli comunali: la scelta di anticiparle rispetto a quella della Costituente fu molto dibattuta, anche se le percentuali di voto poi furono all’incirca simili. Parteciparono alle elezioni comunali circa l’80% degli aventi diritto.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il primo Governo De Gasperi, inoltre, concesse lo Statuto alla Regione Sicilia: r.d.lgs. 15 maggio 1946, n. 455 e approvò nel maggio sempre nel maggio del 1946 il decreto sulle “guarantigie della magistratura”.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il problema maggiore del primo governo De Gasperi, tuttavia, era ancora la questione istituzionale: intanto, si approvò la legge elettorale per la Costituente (sistema elettorale proporzionale a liste concorrenti, con recupero dei resti in un collegio unico nazionale sulla base di liste nazionali di candidati), che fu alla base delle scelte elettorali successivi almeno fino al 1993.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Ma il problema era quello istituzionale: siccome tra i partiti del CLN la prevalenza era per la Repubblica, si pose il problema degli elettori della DC e dei liberali, in parte monarchici. Si pensò, dunque, di affidare ad un referendum e non alla Costituente la soluzione della questione Istituzionale. La DC dichiarerà la libertà di voto.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Così si approvò la “Seconda Costituzione provvisoria”, il d.lgs.lgt. 16 marzo 1946, n. 98, che prevedeva: il referendum popolare contestualmente alle elezioni per l’Assemblea Costituente. Se avesse vinto la Repubblica, la Costituente, dopo la sua costituzione, avrebbe dovuto eleggere, con i 3/5 dei membri nelle prime tre votazioni e dopo la maggioranza assoluta, il Capo Provvisorio dello Stato, che svolgerà le sue funzioni secondo le norme vigenti in quanto applicabili, fino alla elezione del nuovo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia davanti al nuovo Capo dello Stato, il governo di deve dimettere e la scelta dell’incarico per il nuovo spettava al Capo dello Stato fino alla elezione del Capo Provvisorio dello Stato, sempre in caso di vittoria della Repubblica, le sue funzioni erano esercitate dal Presidente del Consiglio in carica il giorno delle elezioni
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia in caso di vittoria della Monarchia, sarebbe continuata la Luogotenenza fino alla entrata in vigore delle disposizioni della nuova Costituzione
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia durante il periodo della Costituente e fino alla convocazione delle nuove Camere, il potere legislativo restava delegato al Governo, salva, ovviamente, la materia costituzionale e salva la materia elettorale e l’approvazione dei Trattati internazionali, di competenza dell’Assemblea.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia il governo è responsabile dinanzi alla Costituente, che avrebbe potuto obbligare il governo alle dimissioni con una mozione di sfiducia approvata dalla maggioranza assoluta dei membri della stessa Costituente
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia la Costituente si dovrà riunire entro il 22 giorno successivo alle elezioni e sarà sciolta di diritto il giorno di entrata in vigore della nuova Costituzione lo scioglimento della Costituente doveva comunque avvenire entro 8 mesi dalla prima riunione, prorogabili solo per altri 4 mesi
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia per la risposta al referendum dovranno essere indicati due distinti contrassegni: questo perché l’analfabetismo era ancora molto diffuso
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia La seconda Costituzione provvisoria, pertanto, fu di estrema importanza: in essa si “preferiva” la forma di governo parlamentare. La Costituente non era ovviamente vincolata da questo, ma l’influenza fu indiscutibile.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia A questo punto tutto era pronto per le elezioni della Costituente e per il referendum. Il Re, tuttavia, decise di rompere la “tregua istituzionale”: abdicò il 9 maggio 1946 ponendo le premesse per la successione del figlio, che cinse la Corona con il nome di Umberto II
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Umberto II rimase Re fino alla proclamazione dei risultati del referendum: fu subito definito da Calamandrei il “Re di maggio”. L’abdicazione avvenne per spostare gli equilibri a favore della Monarchia: con ciò però si violò il “patto di Salerno”, la tregua istituzionale, la prima e la seconda Costituzione provvisoria.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Vittorio Emanuele III, che aveva regnato per ben 46 anni, quanto Vittorio Emanuele II e Umberto I messi insieme, morì il 28 dicembre ad Alessandria d’Egitto. La scelta, tuttavia, non pagò.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Secondo molti con l’abdicazione si ha la fine formale dello Statuto Albertino, anche perché il governo non presentò le dimissioni, come era invece prassi affermata.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Sta di fatto che, da un punto di vista giuridico, la situazione del maggio 1946 non è definibile chiaramente: Umberto acquisì la qualifica di Re ma esercitò ancora le prerogative della Luogotenenza: una sorta di “Re Luogotenente del Regno”, che di per sé è però una contraddizione in termini.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il 2 giugno 1946 si tennero le elezioni ed il referendum: alla Repubblica andarono il 54% dei voti (12,7 milioni), alla Monarchia il 45% (10,7 milioni): le schede tra bianche e nulle furono 1,4 milioni: comunque la Repubblica avrebbe vinto, anche se le bianche e le nulle fossero state tutte monarchiche
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il Paese era spaccato comunque a metà: a Nord della XIX circoscrizione compresa (Perugia, Terni, Rieti) vinse ovunque la Repubblica, a Sud della XX (Roma, Viterbo, Latina, Frosinone) vinse ovunque la Monarchia. De Gasperi il 13 maggio assume la carica di Capo provvisorio dello Stato.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia quanto alla Costituente, le elezioni diedero i seguenti risultati: su 556 seggi, 207 alla DC (37%), 115 al PSI (20%), 104 al PCI (18%) e via via gli altri partiti minori, tra i quali ebbe un clamoroso insuccesso il Partito di Azione, che ebbe solo 7 eletti, tra cui Calamandrei ma non Bobbio, che per questo si ritirò per sempre dalla politica “attiva”.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Al Re non rimase che la fuga dopo che il 13 giugno aveva diffuso un messaggio con il quale dichiarò un “gesto rivoluzionario” quello del governo che tra le due proclamazioni dei dati del referendum (del 10 la prima e del 18 giugno la seconda) iscrisse all’ordine del giorno la questione della delega dei poteri regi al Presidente del Consiglio.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Al Re prontamente risposte il governo: giudicò penoso il messaggio del Re e una “responsabilità gravissima” la fuga a Lisbona, tra l’altro, giustificata perché proprio il governo, disse il Re, lo aveva messo nella alternativa di provocare uno spargimento di sangue o di subire la violenza da parte dello stesso governo.
Il periodo provvisorio: dal fascismo alla democrazia Il governo non fece altro che riaffermare che il Re avrebbe potuto rimanere per discutere le modalità della successione, oppure, mantenere semplicemente le sue riserve, anche a proposito della questione del conteggio o meno delle schede bianche tra quelle necessarie per raggiungere la “maggioranza degli elettori votanti” (solo i voti validi o anche quelli bianchi: solo quelli validi, disse la Cassazione).
La democrazia L’Assemblea Costituente iniziò i suoi lavori il 25 giugno, con un discorso del decano, Vittorio Emanuele Orlando. Tra i Costituenti, solo per citarne alcuni: Orlando, Croce, Bonomi, Nitti, Sforza, Eiunaudi, Ruini, Togliatti, Moro, La Pira, Dossetti, Pertini, Terracini, Basso, Ambrosini, Calamandrei, Mortati, Perassi, Iotti, Tosato, Fanfani, Scalfaro, Silone, Andreotti, Zaccagnini, Valiani, Rumor, Parri, Saragat, Nenni, Leone, Gronchi, Foà, Di Vittorio.
La democrazia Il 28 giugno è eletto Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, di fede monarchica, chiaramente con un intento riconciliatore, come, d’altro canto, lo stesso intento mosse Togliatti che da Ministro della Giustizia concesse il 22 giugno la cd. “amnistia generalizzata”: annullate le sentenze con 5 anni di reclusione, la pena di morte sostituita con l’ergastolo, l’ergastolo con 30 anni e tutte le altre pene ridotte di un terzo.
La democrazia Saragat del PSI fu eletto Presidente dell’Assemblea Costituente, cui successe Terracini del PCI. Il 13 luglio 1946 nacque il secondo governo De Gasperi in carica fino al 28 gennaio del 1947, formato dai tre partiti di massa alla Costituente (DC, PSI e PCI) e dai Repubblicani.
La democrazia Il 20 luglio si tiene la prima riunione della “Commissione per la Costituzione”, la cd. “Commissione dei 75”, presieduta da Ruini e con segretario Perassi, che aveva il compito di preparare il Progetto di Costituzione. Per far questo si suddivise in tre Sottocommissioni: diritti e doveri, ordinamento, diritti e doveri economici
La democrazia Fu creato anche un “Comitato di redazione”, il cd. “Comitato dei 18”, per la redazione finale del testo. Già il 31 gennaio 1947 il Progetto fu presentato dalla Commissione dei 75 all’Assemblea, che, tuttavia, il 10 febbraio dovette discutere del Trattato di pace di Parigi: Croce, Orlando e Eiunaudi erano contro, ma prevalse ancora lo spirito di concordia, anche se in tutto il Paese si osservarono 10 minuti di silenzio.
La democrazia Il 2 febbraio 1946, dopo la scissione socialdemocratica di Saragat, nasce il terzo governo De Gasperi, in carica fino al 31 maggio sempre del 1947, l’ultimo con la presenza contemporanea della DC, del PSI e del PCI. Il 10 marzo 1947 ci fu un contrasto tra Orlando e Mortati sulle norme di principio, molto interessante per la visione diversa dei due “grandi” giuristi.
La democrazia Il 24 marzo si approvò l’articolo che poi sarebbe divenuto l’art. 7 della Costituzione, con il consenso del PCI, realizzando secondo molti uno dei più alti momenti di consenso in Costituente. Nel 1949 Salvemini ebbe a dire che l’Italia era una Nazione di clericali mezzi comunisti e di comunisti mezzi clericali!
La democrazia Intanto, però, la situazione in Sicilia diventa sempre più pesante e difficile da gestire: si ricordi, su tutto, la strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947.
La democrazia Il 31 maggio 1947 si forma il quarto governo De Gasperi in carica fino 23 maggio 1948: è il governo della svolta, perché con questo inizia l’era del centrismo, che durerà fino al primo governo Moro del Nasce la “conventio ad excludendum” rispetto al PCI: non tornò mai più al Governo.
La democrazia Il 22 dicembre 1946 si approvò la Costituzione della Repubblica italiana: 453 voti a favore, 62 contrari, nessuno astenuto.
La democrazia La Costituzione della Repubblica italiana: artt. 1 e 139: Italia democratica e repubblicana art. 2: diritti inviolabili art. 3: principio di eguaglianza formale e sostanziale art. 5: unità, indivisibilità, decentramento art. 11: apertura verso l’esterno
La democrazia La Costituzione, per Aldo Moro, è una “piramide rovesciata” che realizza una sorta di “socialità progressiva”: dall’individuo alla famiglia, dalla famiglia alle associazioni, dalle associazioni ai partiti e ai sindacati, dai partiti ai Comuni, alle Regioni e su fino allo Stato.
La democrazia I Costituenti scelsero il parlamentarismo e non il presidenzialismo, scelsero il regionalismo e non il federalismo. Il senso dei lavori della Costituente è dato dalle tre firme poste in calce alla Costituzione: De Nicola, Terracini e De Gasperi.
La democrazia Se errore fecero i Costituenti, questo fu quello di fidarsi eccessivamente dei Parlamenti futuri, cui si rinviò l’attuazione degli istituti più innovativi del nuovo ordinamento, come le Regioni, la Corte costituzionale e il referendum popolare, solo per citarne alcuni.
La democrazia Come disse ancora Piero Calamandrei, era come dare in appalto ai lupi la costruzione dell’ovile!
La democrazia Per altri, inoltre, la Costituzione era frutto di “troppi” compromessi: bellissimo il dibattito tra Calamandrei e Togliatti: il primo raccontò la storia di un uomo di mezza età che piaceva alle donne: alcune lo preferivano con tanti capelli, altri con pochi, risultato che rimase senza; il secondo, in risposta, citò Dante: “facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sé non giova,ma dopo sé fa le persone dotte”.