MUSEO DELL’IPPICA E DELL’EQUITAZIONE L’uomo e il cavallo MUSEO DELL’IPPICA E DELL’EQUITAZIONE
Vista generale nuova area culturale
Museo dell’Ippica e dell’Equitazione La storia del cavallo che accompagna l’uomo in tutte le sue imprese sin dalla preistoria: questo il fil rouge che ha guidato l’architetto Jean Marc Schivo ed il suo gruppo di lavoro nella progettazione del Museo dell’Ippica e dell’Equitazione, commissionatogli da Enzo Mei, Presidente di HippoGroup Capannelle. Le due tribune in disuso, fortemente danneggiate dal tempo, alterate, soprattutto nella copertura, da rifacimenti in cemento armato, sono diventate elemento di riflessione e di spunto per sviluppare un progetto di grande rilevanza che solo sport, passione, cultura ed un luogo unico nel suo genere possono concretizzare. La sfida sostenuta nella progettazione è stata quella di trovare il modo di contenere 2500 anni di storia (da così tanti anni l’uomo ed il cavallo hanno vissuto in simbiosi) in uno spazio museale circoscritto. Le tribune sono il punto di ingresso e di uscita per i visitatori. All’interno un percorso multimediale. Il museo deve comunicare con il resto del mondo e gli elementi scelti sono di perfetto raccordo: il verde e la trasparenza, assicurando un perfetto inserimento nell’ambiente circostante. La multimedialità sarà lo strumento unificante le diverse funzioni del “museo in movimento”, aiuterà a capire le emozioni che prova un fantino durante una corsa o un cavaliere in un campo ostacoli attraverso immagini animate con diversi punti di vista e completa interattività personalizzazione dei percorsi visivi da parte dell’utente/pubblico. Ma anche l’acqua avrà un suo ruolo determinante e centrale per la definizione degli spazi e per la dinamizzazione degli ambienti. Il museo si giova anche di una parte didattica esterna che consente di acquisire elementi importanti sul mondo del cavallo. Il progetto è stato realizzato tenendo conto delle esigenze bioclimatiche con una attenta gestione delle risorse naturali che assicuri il benessere ambientale delle sale. Cellule fotovoltaiche sul tetto consentono di recuperare energia senza emettere CO2.
I settori del Museo