La comunicazione ha molte facce La comunicazione è un’attività eminentemente sociale La comunicazione è caratterizzata da molteplici dimensioni è: partecipazione e condivisione di significati è un’attività eminentemente cognitiva è strettamente connessa con l’azione
L’approccio matematico: la comunicazione come trasmissione di informazioni Modello matematico di Shannon e Weaver: L’informazione è intesa come «una differenza che genera differenza» la comunicazione come trasmissione di informazioni = passaggio di un segnale da una fonte A attraverso un trasmettitore lungo un canale a un destinatario B grazie a un recettore
Il modello matematico è integrato da alcuni concetti: rumore = insieme degli elementi ambientali che interferiscono con la trasmissione del segnale ridondanza = ripetizione nell’operazione di codifica del messaggio per favorire la sua codifica filtro = processo di selezione di alcuni aspetti e proprietà del segnale rispetto ad altri nell’operazione di decodifica
Feedback = quantità di informazione che dal ricevente ritorna all’emittente. Il feedback può essere: positivo = ampliamento dell’informazione d’ingresso negativo = riduzione dell’informazione d’ingresso Il concetto di feedback è diverso da quello di rinforzo Limite del modello matematico: implica una teoria forte del codice
L’approccio semiotico: comunicazione come interdipendenza e come segno Il processo della significazione La semiotica (o semiologia) è la scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale Per la semiotica, la comunicazione è un processo di significazione (= capacità di generare significati)
Da Aristotele, a Tomaso d’Aquino Il diagramma della significazione (versione di Ogdne e Richards)pone in relazione tre elementi: il simbolo = la parola, il segno il referente = l’oggetto o l’evento comunicato la referenza = il concetto dell’oggetto o dell’evento comunicato La conseguenza del processo di significazione: il simbolo non ha un rapporto diretto con la realtà, ma soltanto con il concetto e con l’idea mentale (la convinzione che esista un rapporto diretto fra il segno e il referente è stata definita da Eco (1975) fallacia referenziale) Rapporto intrinseco tra comunicazione e cultura
Che cos’è il “marketing” La definizione ufficiale dell’American Marketing Association Marketing is the activity, set of institutions, and processes for creating, communicating, delivering, and exchanging offers that have value for customers, clients, partners, and society at large. (Approvata nell’Ottobre 2007)
Una definizione informale… Il punto di vista di un non economista Il Marketing è un ponte tra due bisogni diversi: l’insieme di strumenti che serve per far incontrare l’offerta delle aziende e la domanda dei consumatori. Spiega che il prodotto ha un valore
Marketing dell’informazione (Reclame) a partire dalla fine del XIX secolo OBIETTIVO: Presentare un vantaggio competitivo del prodotto Il valore è in una caratteristica del prodotto
La base teorica del Marketing dell’informazione Triangolo della significazione SIGNIFICATO (VALORE) Il frutto del melo dalla forma sferica, buccia sottile variamente colorata, polpa bianca ricca di vitamine REFERENTE Oggetto Reale SIGNIFICANTE Segno MELA
La base teorica del Marketing dell’informazione REFERENTE Oggetto Reale SIGNIFICATO (VALORE) Il frutto del melo dalla forma sferica, buccia sottile variamente colorata, polpa bianca ricca di vitamine Il Valore nasce all’interno delle caratteristiche intrinseche del prodotto: Ricca di Vitamine
Marketing dell’informazione …rendere un pubblico aspecifico consapevole dell'esistenza di un determinato prodotto tramite brevi messaggi e slogan facili da ricordare..
Marketing della persuasione (Pubblicità), a partire dalla metà del XX secolo OBIETTIVO: Il prodotto ha un valore in quanto portatore di un marchio (brand) Il valore è nella marca La produzione in proprio non è un valore
Il Brand per Philip Kotler (Marketing Management, 2009) Un brand è la somma dei pensieri, sensazioni, emozioni, percezioni (positivi e negativi) che le persone hanno di un prodotto o di un servizio ad esso associati (qualità). I brand vengono generati dalle esperienze e generano la reputazione
Dove nasce il marketing della persuasione? Fino all’avvento della fotografia si è pensato che i segni artistici trovassero il loro significato nella riproduzione della realtà (Referente): Migliore la riproduzione, migliore il segno Da Giotto a Raffaello
Dove nasce il marketing della persuasione? Con la fotografia gli artisti hanno cercato di dare al segno la possibilità di avere un valore autonomo: Monet: Segno come interpretazione della realtà Picasso: Segno come decostruzione della realtà
Dove nasce il marketing della persuasione? Il punto più estremo di questo processo è stato la creazione di segni che avessero un valore indipendente dagli oggetti reali associati: La merda d’artista (1960) Posso vendere prodotti non per quello che sono ma per il segno che portano in quanto dotato di valore Manzoni: Il valore del segno è autonomo da quello della realtà a cui è associato
Rivoluzione Industriale 2.0 Il Brand crea un segno di valore e lo applica su prodotti che non produce: da società industriali a società di comunicazione IL Caso Nike: Phil Knight prende l’MBA a Stanford (1962) e scrive la tesi in cui dice che sarebbe riuscito a vendere le scarpe giapponesi a basso costo facendole pagare come il prodotto premium tedesco (1961). La Nike nasce nel 1971, nel 1972 crea lo Swoosh e nel 1973 identifica il primo endorser, l’atleta Steve Prefrontaine (mezzofondista) Dal 1975 la Nike non produce più niente
Rivoluzione Industriale 2.0 Il Brand è più importante del prodotto fisico: non basta più produrre prodotti di qualità ma ci vuole anche il brand IL Caso LENOVO: Produttore cinese, ha sempre realizzato fisicamente i prodotti consumer a marchio IBM (PC, Portatili) Prova a vendere PC a livello internazionale (gli stessi che faceva per IBM) ma senza successo Nel 2005 compra da IBM la divisione PC per poter utilizzarne marchio (IBM e ThinkPad x 5 anni) e canali distributivi per $1.75 billion. Nel 2014 compra da IBM la divisione low-end server (x86) per $2.91 billion
Che cosa si intende per SEGNO? Due principali accezioni: Segno come equivalenza Segno come inferenza
Segno come equivalenza Secondo de Saussure, il segno è: l’unione di un’immagine acustica (il significante o espressione) e di una mentale (il significato o contenuto) Equivalenza = corrispondenza piena e stabile fra espressione e contenuto Funzione segnica: il segno non va inteso come una realtà fisica, ma come una relazione fra due funtivi (ciascuno dei due termini di una funzione)
Lingua = sistema di differenze di suoni combinati a un insieme di Lingua = sistema di differenze di suoni combinati a un insieme di differenze di significati Distinzione fra: linguistica interna (o primaria): ha come oggetto d’analisi la langue linguistica esterna (o secondaria): si occupa della parole
Segno come inferenza Secondo Peirce, il segno è qualcosa che per qualcuno sta al posto di qualcos’altro, sotto qualche rispetto o capacità Peirce individua tre tipi di segni: le icone = relazione di somiglianza con le proprietà del referente gli indici = rapporto di contiguità fisica con l’oggetto cui si riferiscono i simboli = rapporto arbitrario con il referente, stabilito per contiguità e appreso
Segno come inferenza = indizio da cui trarre una conseguenza costruzione di modelli mentali e culturali utili per individuare gli aspetti mancanti o carenti e di cogliere il senso dei messaggi contribuisce a spiegare lo scarto fra ciò che è detto e ciò che è implicato da quanto è stato detto = un soggetto comunica di più di quanto dica Il segno come inferenza rimanda alla nozione di contesto
L’approccio pragmatico: comunicazione come interdipendenza fra testo e contesto La distinzione di Morris in: Semantica = analisi dei significati dei segni Sintassi = analisi delle relazioni formali fra i segni Pragmatica = analisi della relazione dei segni con i comunicanti La pragmatica si occupa di - uso dei significati - relazione fra segno e interpretante - rapporto fra testo e contesto La pragmatica analizza i processi impliciti (come la deissi)
La teoria degli atti linguistici Secondo Austin, dire qualcosa è anche fare sempre qualcosa Categorie di atti linguistici: - atti locutori: atti di dire qualcosa - atti illocutori: atti nel dire qualcosa - atti perlocutori: atti con il dire qualcosa
Distinzione fra - forza illocutoria = forza contenuta nell’atto - effetti perlocutori = effetti sull’interlocutore - atti linguistici: a) diretti = la forza illocutoria è trasmessa in maniera conforme e corrispondente al significato letterale dell’enunciato medesimo b) indiretti = la forza illocutoria non deriva dal significato letterale dell’enunciato, ma dai modi non verbali con cui è manifestata
Principio di Cooperazione e implicature conversazionali di Grice Distinzione fra: Significato naturale= per esempio il fumo è un indizio naturale della presenza del fuoco Significato convenzionale= per esempio qualsiasi parola della lingua italiana o di qualsiasi altra lingua
Distinzione fra: Comunicazione = scambio nel quale A intende in maniera consapevole rendere B consapevole di qualcosa di cui non era prima consapevole, facendo ricorso a un sistema di significazione e di segnalazione condiviso dai due partecipanti Notizia = trasmissione involontaria di A di un segnale che è percepito in maniera autonoma da parte di B, indipendentemente dall’intenzione di A e senza la partecipazione di quest’ultimo Grice formula il Principio di Cooperazione nei seguenti termini: dai il tuo contributo al momento opportuno, così com’è richiesto dagli scopi e dall’orientamento della conversazione in cui sei impegnato
Il principio di Cooperazione è declinato in quattro massime: Massima di Quantità: 1. Dai un contributo che soddisfi la richiesta di informazioni in modo adeguato agli scopi della conversazione; 2. Non fornire un contributo più informativo del necessario Massima di Qualità: cerca di fornire un contributo vero; in particolare, 1. Non dire ciò che credi falso; 2. Non dire ciò per cui non hai prove adeguate Massima di Relazione: sii pertinente Massima di Modo: sii perspicuo; in particolare, 1. Evita espressioni oscure; 2. Evita le ambiguità; 3. Sii breve; 4. Sii ordinato nell’esposizione
L’implicatura conversazionale colma lo scarto fra: il dire (ciò che è detto) il significare (ciò che è significato) In particolare, il parlante, dicendo p, implica conversazionalmente q soltanto se: si presume che il parlante segua le massime è necessario che l’inferenza q rispetti a) il parlante pensa che il destinatario realizzerà b)
Le implicature hanno quattro proprietà: sono cancellabili: si possono dissolvere se si aggiungono alcune premesse a quelle originali sono non-distaccabili: sono attaccate al valore semantico dell’enunciato e non alla sua forma linguistica sono calcolabili: dati il principio di Cooperazione e le massime, è prevedibile che in una situazione standard l’interlocutore sappia fare l’inferenza appropriata sono non-convenzionali: non fanno parte del significato convenzionale delle espressioni linguistiche, ma sono di volta in volta negoziate in funzione del contesto d’uso
Il principio di pertinenza e il modello ostensivo-inferenziale Secondo Sperber e Wilson, per “voler dire” qualcosa con un enunciato X, il soggetto S deve avere l’intenzione che: l’enunciazione di X da parte di S produca una certa risposta r nell’ascoltatore A A riconosca l’intenzione a) di S il riconoscimento da parte di A dell’intenzione a) di S sia, almeno in parte, la ragione per cui A produce la risposta r
L’intenzione può essere informativa (intenzione di informare il destinatario di qualcosa) L’intenzione può essere comunicativa (intenzione di informare il destinatario sulla propria intenzione comunicativa) Il concetto di “essere manifesto”: un fatto è “manifesto” a un soggetto se, e solo se, egli è capace di rappresentarsi mentalmente questo fatto e di accettare la sua rappresentazione come vera
Mutuo ambiente cognitivo: ogni ipotesi è reciprocamente manifesta e assicura un sufficiente grado di cooperazione per capirsi e per comunicare Principio di Pertinenza: processo di “moltiplicazione” fra le informazioni vecchie e quelle nuove; capacità di generare nuove informazioni Ostensione: condotta che rende manifesta un’intenzione di rendere manifesto qualcos’altro; un comportamento ostensivo implica una garanzia di pertinenza
Inferenza: processo logico al termine del quale un’ipotesi è ammessa come vera (o probabilmente vera) sulla base di altre ipotesi la cui verità certa (o probabile) è ammessa in partenza Inferenza non dimostrativa: inferenza fondata sul ragionamento pratico che impiega le competenze deduttive (da Sperber e Wilson chiamate dispositivo deduttivo) per produrre varie forme di implicazioni
Grado di pertinenza di una informazione è dato da due condizioni: una informazione è tanto più pertinente quanto maggiori sono gli effetti contestuali da lei generati una informazione è tanto più pertinente quanto minore è lo sforzo cognitivo richiesto per elaborarla Pertinenza ottimale: capacità degli interlocutori di seguire l’ipotesi comunicativa che ottimizza gli effetti contestuali e che minimizza l’impegno cognitivo
I significati presuntivi Secondo Levinson, sono le interpretazioni preferite degli enunciati in un dato scambio comunicativo Tre livelli di significato: - significato-tipo della frase (significato-tipo astratto e ideale) - significato-occorrenza dell’enunciato (uso del significato di una frase in una occorrenza concreta e contingente entro uno specifico contesto) - significato-tipo dell’enunciato (significato usuale e regolare, ricorrente in una determinata classe di contesto, in grado di generare inferenze sistematiche e prevedibili)
Implicatura conversazionale generalizzata: inferenza standard che usualmente è realizzata, dati un certo contesto e un certo enunciato Tale inferenza si fonda su tre euristiche: “quello che non è detto, non c’è” “quello che è descritto in modo semplice è esemplificato in modo stereotipato” “quello che è detto in modo non usuale, non è usuale; cioè: il messaggio marcato si riferisce a una situazione marcata”
Tre principi pragmatici per spiegare la comunicazione: Principio Q Massima per il parlante: non fare un’affermazione che sia più debole a livello informativo di quanto la tua conoscenza lo consenta, a meno che il fatto di fornire un’affermazione più ricca sul piano informativo vada contro il principio I. In particolare, scegli l’alternativa più forte a livello informativo che sia coerente con i fatti Corollario per il destinatario: assumi che il parlante faccia l’affermazione più consistente con quanto conosce
Principio I Massima per il parlante: dì il minimo indispensabile, necessario per raggiungere i tuoi scopi comunicativi, tenendo a mente il principio Q (massima di minimizzazione) Corollario per il destinatario: amplia il contenuto informativo dell’enunciato del parlante, facendo l’interpretazione più specifica al fine di individuare la sua intenzione comunicativa (regola di arricchimento)
Principio M Massima per il parlante: segnala una situazione non usuale facendo ricorso a espressioni marcate che contrastino con quelle impiegate per descrivere corrispondenti situazioni usuali Corollario per il destinatario: ciò che è comunicato in modo non usuale indica una situazione non usuale (cioè un messaggio marcato indica una situazione marcata)
L’approccio sociologico: comunicazione come produzione sociale La sociologia della comunicazione costituisce un punto di vista interessante all’analisi dell’azione sociale, del soggetto e dell’interazione. Occorre distinguere tra: Microsociologia: studia i processi della vita quotidiana, il flusso degli accadimenti nella loro sequenza non sempre ordinata Macrosociologia: studia i processi generali inerenti le istituzioni e le organizzazioni complesse in quanto costitutivi e strutturali della società
La microsociologia di Goffman “Sociologia delle occasioni”: studio delle circostanze in cui hanno luogo le esperienze quotidiane e ricorrenti Concetto di frame = cornice (o contesto) entro cui si realizza lo scambio comunicativo Rituali: sequenze di atti attraverso i quali un soggetto controlla e rende visibili le implicazioni simboliche del suo comportamento quando si trova direttamente esposto a un altro soggetto
Costrizioni comunicative: vincoli ecologici, cognitivi ed emotivi che limitano nei soggetti la scelta delle strategie, nonché delle condizioni del frame Adottando una prospettiva drammaturgica, Goffman analizza alcuni fenomeni sociali della vita quotidiana: etichetta = codice formale che governa gli incontri e pratica in cui gli attori hanno modo di coniugare in modo contingente aspetti etici ed estetici “salvare la faccia” = insieme di modalità per proteggere la propria immagine, per recuperare gli errori e le gaffe commesse, nonché per “salvare” la situazione
Il concetto di postmoderno e la globalizzazione Concetto di postmoderno inteso come riconoscimento dell’importanza della comunicazione e dell’informazione come merce di scambio Globalizzazione = processo attraversato da diverse “spinte” e “controspinte”: universalismo vs particolarismo omogeneizzazione vs differenziazione integrazione vs frammentazione centralizzazione vs decentralizzazione giustapposizione vs sincretizzazione Riflessività: capacità di mettersi in questione e di confrontare il proprio punto di vista con quello degli altri
L’approccio psicologico: la comunicazione come fondamento della relazione Comunicazione = dimensione intrinseca che fonda e che esprime l’identità personale e la posizione sociale di ogni soggetto “essere in comunicazione” = mediante la comunicazione le persone costruiscono, alimentano, mantengono e modificano la rete di relazioni in cui sono costantemente immerse
Analisi della comunicazione come dimensione contribuente alla costruzione, modifica e mantenimento della rete di relazioni delle persone Distinzione fra: - livello di “notizia”: le cose che dice, i contenuti che manifesta, gli enunciati che produce un parlante - livello di “comando”: indicazione all’interlocutore di come intendere le cose che dice il parlante e con quale valore comunicativo
Livello comunicativo = scambio di contenuti La comunicazione si articola su più livelli: Livello comunicativo = scambio di contenuti Livello metacomunicativo = la comunicazione ha come oggetto la comunicazione stessa
Comunicazione psicologica = dimensione psicologica che produce e Comunicazione psicologica = dimensione psicologica che produce e sostiene la definizione di sé e dell’altro Spirale di messaggi in cui lo stimolo, la risposta e il rinforzo si sovrappongono e si fondono insieme Conflitti interpersonali: gli individui sono portati a linearizzare e a segmentare in modo arbitrario il processo circolare e continuo della comunicazione; ciò porta alla formazione dei giochi senza fine
Bateson distingue fra: - relazione simmetrica = percezione Bateson distingue fra: - relazione simmetrica = percezione dell’eguaglianza dei rapporti fra i partecipanti - relazione complementare = percezione della differenza dei rapporti fra i partecipanti
Verso una definizione di comunicazione La distinzione fra comunicazione e comportamento Comportamento = qualsiasi azione motoria di un individuo, percepibile in qualche maniera da un altro Fra comportamento e comunicazione vi è un rapporto di inclusione: ogni comunicazione è un comportamento, in quanto si esprime attraverso azioni manifeste non tutti i comportamenti sono comunicazione, in quanto esistono numerose forme di comportamento che possono essere informative ma non comunicative
La distinzione fra comunicazione e interazione Interazione = qualsiasi contatto (fisico o virtuale) fra due o più individui, anche involontario, in grado di modificare lo stato preesistente delle cose fra di loro Interazione: categoria mentale che include quella di comunicazione, in quanto ogni comunicazione implica un’interazione, ma non ogni interazione implica una comunicazione
Comunicazione = scambio interattivo osservabile fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di partecipare e di far condividere un certo percorso di significati sulla base di sistemi convenzionali secondo la cornice culturale di riferimento
Le funzioni di base della comunicazione La funzione proposizionale: elaborazione, organizzazione, “impacchettatura” e trasmissione di conoscenze fra i partecipanti di una determinata comunità Conoscenza dichiarativa = totalità delle conoscenze disponibili nella memoria a lungo termine
All’interno della conoscenza dichiarativa, distinzione fra: funzione referenziale: rappresentazione adeguata della realtà in base alla propria esperienza; individuazione e riferimento a oggetti o eventi del mondo circostante funzione predicativa: attribuzione di proprietà e qualità agli oggetti o eventi in esame
Importanza del linguaggio per organizzare e comunicare il pensiero Composizionalità del linguaggio in quanto costituito ricorsivamente grazie a unità componibili (sistema di simboli) Le proprietà della composizionalità sono: Sistematicità: gli enunciati di un dato linguaggio sono componibili solo seguendo le regole sintattiche previste Produttività: il linguaggio permette di generare e comprendere un numero infinito di significati Possibilità di dislocazione: la referenza spaziale o temporale cui un dato enunciato si riferisce può essere diversa da quella in uso durante l’enunciato medesimo
Il significato = chiave di volta per comprendere gli aspetti proposizionali della comunicazione Capacità computazionale = disposizione generale della mente a procedere nei confronti della realtà con “calcoli” Computazionalità del pensiero condizione essenziale per procedere a vari modi di + = elaborazione delle Proposizionalità del linguaggio informazioni e delle conoscenze La proposizionalità della comunicazione attraverso il linguaggio è specie-specifica perché appare esclusiva della specie umana
Vygotskij, comunicazione = socialità intrinseca La funzione relazionale: costruzione, alimentazione, modificazione e mantenimento delle reti relazionali Efficacia relazionale della comunicazione, dipende dalla connessione fra interazione e relazione interazione = evento circoscritto in termini temporali e spaziali relazione = modello interattivo dotato di prevedibilità nel tempo, prodotto dalla sequenza regolare e continua del medesimo tipo di interazioni relazionalità della comunicazione = genera e rinnova le relazioni ed è alla base dell’intersoggettività dialogica nella negoziazione dei significati e nella condivisione di scopi
Creatività comunicativa si fonda su: La funzione espressiva: manifestazione di pensieri, sentimenti, emozioni, stati d’animo. Creatività comunicativa si fonda su: Novità = delle forme espressive e della combinazione degli aspetti comunicativi Sensibilità soggettiva = il comunicatore rende pubblico ciò che più di recondito ha dentro di sé Comprensibilità delle modalità espressive da parte degli altri Partecipazione = intesa come risonanza cognitiva ed affettiva delle espressioni creative La funzione espressiva consente di declinare in modo soggettivo le molteplici traiettorie di significato e di senso nell’interazione con gli altri