Club Alpino Italiano Sezione di Parma 10° CORSO ESCURSIONISMO AVANZATO PROGRAMMAZIONE e CONDUZIONE DI UN'ESCURSIONE
2 La fase di preparazione di una escursione costituisce un momento di importanza fondamentale che condiziona lo svolgimento ed il successo dell’escursione stessa. E' possibile sintetizzare i comportamenti da tenere nelle diverse fasi dell’escursione, dalla mera programmazione alla vera e propria conduzione. Nello schema che segue si articolano i comportamenti da tenere nelle varie fasi dell’attività.
2 Prima di entrare nei termini spiccioli della questione, preme fare un breve inciso sulla documentazione: - Internet da usare con oculatezza: spesso le informazioni sono prezzolate dagli operatori economici - Guide da confrontare autori diversi ed un autore su percorsi già conosciuti (...per farci la gamba) - Cartografia esiste un mondo che, fortunatamente, si sta perfezionando. Si consigliano le edizioni in scala 1:25.000
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Lasciato il rifugio in direzione est CAI 625, si supera Forcella Vallone 1 (2180) e si scende nel vallone Riobianco dove è il bivacco Gorizia 2 (1950). Si scende ancora sino a quota ove si trova il bivio CAI 630 per Forca Riobianco (1860) “sen- tiero Puppis”. Passata la Forca 4 si scende nella Valle Riofreddo (tratti attrezzati) sino a raggiungere 5 il 618 che si segue in salita in direzione ovest. Superata Sella Carnizza 6 (1767) in breve si scende al Pellarini 7 (1499). Durata ore 6 Dislivello 858, 1233 Difficoltà EE con brevi tratti EEA
1. 1. il sentiero Puppis risulta non attrezzato le condizioni meteo cambiano piove a dirotto S.Carnizza si reputa im- praticabile per difficoltà e dislivello. Si va a S.Prasnig il meteo migliora: si torna? no! S.Carnizza non da affidamento il meteo peggiora è tardi, non si riesce a comunicare con il rifugio. Si allunga un messo … che raggiunge il Pel- larini in 10h30, il gruppo dopo 1h30. morale
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Pianificazione del percorso: - valutazione del grado di difficoltà; - calcolo dei tempi di percorrenza; - individuazione dei punti di appoggio (bivacchi o simili); - recapiti dei rifugi (telefono, - prenotare!) - numeri utili (Soccorso Alpino, taxi, aziende di soggiorno, sezione CAI, …) - vie di fuga; - percorsi alternativi; - valutazioni logistiche: - strade - possibilità di transito e accesso 5
In funzione dell’itinerario prescelto, è opportuno avere una certa omogeneità dei partecipanti in merito alle seguenti caratteristiche: - esperienze - capacità tecniche - affiatamento - condizioni fisiche Se necessario, i singoli partecipanti o alcuni di essi devono essere in grado di gestire, unitamente al responsabile dell’escursione, situazioni critiche. 6
7 La somma delle condizioni fisiche dei singoli non necessariamente corrisponde alla condizione del gruppo. Infatti, in tale realtà sociale si innescano delle dinamiche collettive che occorre valutare attentamente. L’effetto “gregge” può provocare situazioni inattese che potrebbero compromettere la conduzione dell’escursione. Occorre sempre mantenere alta l’attenzione e la tensione del gruppo lavorando sui singoli partecipanti. Il rilassamento o la disattenzione è un pericolo da evitare.
8 1.Prima della partenza: - controllo dell’equipaggiamento - valutazione delle condizioni fisiche - informare il gestore del rifugio circa il nostro itinerario 2. Durante la marcia: - partenza lenta - andatura il più possibile costante - adeguare la marcia sul più debole - verifica della reazione dei partecipanti - evitare soste troppo lunghe (raffreddamento) - verifica saltuaria della propria posizione
9 Spesso ci vuole più coraggio a rinunciare che ad arrivare in vetta!
Grafico svizzero
Scala delle difficoltà escursionistiche T = turistico. – Itinerari su stradine, mulattiere o comodi sentieri, con percorsi ben evidenti e che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Costituiscono di solito l’accesso ad alpeggi o rifugi. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata. E = escursionistico. – Itinerari che si svolgono quasi sempre su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario (pascolo, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni. Possono svolgersi su pendii ripidi; i tratti esposti sono in genere protetti o attrezzati. Possono avere singoli passaggi su roccia, non esposti, o tratti brevi e non faticosi né impegnativi grazie ad attrezzature che però non necessitano l’uso di equipaggiamento specifico. Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza del territorio montuoso, allenamento alla camminata, oltre a calzature ed equipaggiamenti adeguati. EE = per escursionisti esperti. – Si tratta di itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari. Sentieri o tracce su terreno impervio e infido. Terreno vario, a quote relativamente elevate. Tratti rocciosi, con lievi difficoltà tecniche quali percorsi attrezzati. Necessitano: esperienza di montagna in generale e buona conoscenza dell’ambiente alpino; passo sicuro e assenza di vertigini; equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguate. Per i percorsi attrezzati è inoltre necessario conoscere l’uso di dispositivi di autoassicurazione quali moschettoni, dissipatore, imbragatura, cordini. EEA = per escursionisti esperti con attrezzature. – Dizione relativa a certi percorsi attrezzati o vie ferrate, al fine di prevenire l’escursionista che l’itinerario richiede obbligatoriamente l’uso di dispositivi di autoassicurazione. ( tratto da G.Buscaini, Guida ai Monti d’Italia – Monte Rosa, Club Alpino Italiano e Touring Club Italiano, Milano, 1991).