ICONOGRAFIA DEL ROMANICO FRANCESE

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Transcript della presentazione:

ICONOGRAFIA DEL ROMANICO FRANCESE Le immagini sacre nelle Abbazie Francesi dell’XI e XII secolo

INTRODUZIONE Grande spessore acquista all’interno di questo stile, sviluppatosi tra la seconda metà dell’XI sec. e i primi decenni del XII, l’arte figurativa, in particolare per quanto riguarda l’architettura e la scultura (portali, capitelli, decorazione dei chiostri…), meno, e con limiti cronologici più larghi, per la pittura. Le vicende della scultura romanica sono da porre in stretta relazione con quelle dell’architettura, di cui è il complemento naturale; la scultura, infatti, nasce anche con la funzione aggiuntiva di decorare i vasti spazi nudi degli elementi architettonici. Nella scultura romanica si assiste al decadere della figura isolata perché decade il concetto della personalità e dell’individuo. Si preferiscono le vaste raffigurazioni di significato simbolico che si inseriscono in piena armonia di spirito e di stile nei nuovi edifici; rilievi più o meno sporgenti riempiono gli spazi intorno alle porte e quelli in cima ai pilastri, reggono le acquasantiere, adornano archi, lunette, facciate… Gli elementi raffigurativi spaziano dalle forme del mondo vegetale e animale, alle immagini fantastiche di demoni e mostri, fino alla figura umana per la quale rinasce in questo periodo un interesse tutto particolare dopo che era stata trattata con funzioni puramente ornamentali.

Elementi figurativo-scultorei I TIMPANI Portale Reale a Chartres

Descrizione dei Timpani La decorazione dei timpani dei portali trova precoce e vasto sviluppo nelle chiese abbaziali e nelle cattedrali di alcune regioni francesi -come la Borgogna e la Provenza - e della Spagna settentrionale, mentre si diffonde più lentamente e in modo sporadico in altri territori del Romanico europeo. L’immagine collocata nel timpano del portale sottolinea il significato simbolico della "soglia": essa infatti rappresenta il passaggio dalla vita quotidiana allo spazio sacrale della chiesa che si presente come luogo della manifestazione e della rivelazione di Cristo, come immagine della Gerusalemme celeste. Per la sua stessa collocazione l’immagine acquista un carattere teofanico (di manifestazione del divino) e tende a mostrare la divina onnipotenza soprattutto legandola ai temi dell’universalità della redenzione e della venuta di Cristo alla fine dei tempi per giudicare e salvare l’umanità.

Abbazia di S. Lazare Autun Opera tra le maggiori della scultura romanica Borgognona, il giudizio universale di Autun sortisce uno dei più impressionanti effetti dall’ambiente che lo contiene: in cima al portale d’ingresso all’interno del nartece costruito tutto in pendio. Il pellegrino che si inerpica su per questa gradinata trionfale giunge al sagrato della Gerusalemme celeste dove contempla direttamente Cristo. Il Giudice sovrano siede al centro di una mandorla ovale che occupa tutta l’altezza della lunetta, su di esso si costruisce l’intera composizione. Timpano di Saint-Lazare ad Autun

Abbazia di S. Lazare Autun Due fasce orizzontali dividono la scena in tre registri, dei quali l’architrave, sorretta da un piedritto, costituisce quello inferiore. In alto, a destra del Cristo, la Madonna; a sinistra, due personaggi nei quali si è soliti riconoscere Enoch ed Elia. Nel registro mediano, a destra di Cristo, il paradiso e un gruppo di apostoli tra i quali San Pietro, che, brandite le chiavi, conduce in cielo un eletto. A sinistra San Michele che pesa le anime, dei diavoli orrendi e il sinistro palazzo del Levitano. Sull’architrave, la duplice processione dei risorti: a destra del Cristo, gli eletti giubilanti, tra i quali appaiono un pellegrino di Gerusalemme e un altro di San Jacopo; a sinistra i reprobi disperati. Un fregio di fogliame (primo archivolto) e i segni dello Zodiaco accomunati alle stagioni e ai mesi dell’anno (secondo archivolto) inquadrano il tutto.

Saint-Trophime ad Arles Portale principale di Saint-Trophime

Saint-Trophime ad Arles Il portale di Saint-Trophime risale al XII sec. Il timpano, di particolare bellezza, è caratterizzato dall’immagine di Cristo-Giudice in "maestà" seduto sul trono dell’Eterno all’interno della lunetta; la mano destra in atto di benedizione, con l’indice e il medio alzati a simboleggiare la sua doppia natura, le altre tre dita sono unite per rappresentare l’unità della Trinità. La mano sinistra è appoggiata sul Libro delle Scritture. La figura è posizionata all’interno della mandorla, simbolo della sua natura divina, ed è attorniata dai simboli del tetramorfo: l’uomo, o angelo, e il leone a destra; l’aquila e il bue a sinistra, recanti il vangelo e dotati di ali. Queste figure, oltre ad essere i simboli degli Evangelisti: l’uomo è Matteo, il bue Luca, il leone Marco e l’aquila Giovanni il cui sguardo si volge verso la profondità di Dio come quello dell’aquila verso il sole

Saint-Trophime ad Arles Essi rappresentano quattro tappe fondamentali della vita di Cristo: l’uomo l’Incarnazione; il bue, animale sacrificale per eccellenza, la Crocifissione; il leone, i cui piccoli aprono gli occhi tre giorni dopo la nascita, la Resurrezione, e l’aquila, che si innalza nel cielo, l’Ascensione. Fa da contorno alla lunetta una schiera di angeli, mentre alla base una fascia di rilievi corre lungo tutta la facciata con a sinistra le immagini degli Eletti che vanno verso Cristo, a destra quelle dei dannati che se ne allontanano e al centro i dodici apostoli e due angeli su dei troni. Ai lati dell’ingresso si allineano, tra eleganti colonnine e pilastri a base quadrata poggianti su leoni, le immagini di dodici santi.

Saint Madalaine a Vezelay Cristo trionfa sul prodigioso portale occidentale, l’opera più commovente e sapiente di tutta la statuaria romanica della Borgogna. Due piccoli portali laterali lo inquadrano: a destra, scene dell’infanzia di Cristo: Annunciazione, Visitazione, Annunzio ai pastori, Natività, Adorazione dei Magi; a sinistra i pellegrini d’Emmaus e l’Apparizione di Cristo agli apostoli, dopo la Risurrezione.

Saint Madalaine a Vezelay Traduzione impressionante dell’insegnamento teologico è Cristo stesso, messaggero del Padre che dalle sue mani stese in un gesto cruciforme, infonde lo Spirito negli Apostoli, in mezzo all’impressionante corteggio dei popoli della terra che vanno in processione sull’architrave. La lunetta appare fasciata dai segni dello Zodiaco alternati ai Lavori dei mesi, entrambi rappresentati all’interno di medaglioni. Sui piedritti, alcuni apostoli commentano la visione indimenticabile, e il Precursore siede sul piedritto mediano.

Il sacrificio di Isacco I CAPITELLI Abbazia di CLUNY Abbazia di Saint Lazare ad AUTUN Giardino di Cluny Adorazione dei Magi Adamo ed Eva Sonno dei Magi Il sacrificio di Isacco Fuga in Egitto

ABBAZIA DI CLUNY In questo primo capitello sono rappresentati i quattro vangeli, o semplicemente il "giardino di Cluny" irrorato nel contempo dai corsi d’acqua delle virtù spirituali e dai quattro maestosi fiumi dei vangeli. Questi ultimi, il Gihon, il Pishon, il Tigri e l’Eufrate, di cui parla la Genesi nel racconto della Creazione come situati nel paradiso e rivolti verso i quattro punti cardinali, erano associati simbolicamente dagli esegeti medievali ai quattro evangelisti. Infatti portano agli uomini l’acqua, sorgente della vita terrena, come quelli trasmettono la parola di Dio, sorgente della vita eterna. Su uno sfondo di fogliame, tra elementi arborei intricati che si inerpicano in tutta l’altezza del capitello, compare su ciascuna faccia una figura recante un’anfora dalla quale fuoriesce acqua da cui si diparte uno dei fiumi.

ABBAZIA DI CLUNY In questo capitello campare uno dei motivi più tipici dell’iconografia del tempo: la storia di Adamo ed Eva tratta dai primissimi capitoli del libro della Genesi, dedicati alla creazione (Gn. 2-3; 4,1-2). L’intera narrazione dedicata alla prima copia umana è generalmente rappresentata in molti differenti episodi; di solito l’uomo e la donna sono scolpiti nudi, questa è un’eccezione nell’iconografia cristiana dove la nudità è solitamente bandita. In particolare qui possiamo osservare il tema della vergogna dopo il peccato; ci troviamo nel giardino dell’Eden dove, tra una fitta e rigogliosa vegetazione, si staglia imponente la figura di Dio, avvolto in una lunga tunica con il viso incorniciato da un’aureola; Egli leva la mano per ammonire i figli sorpresi nell’atto del peccato.I due, colti dalla vergogna e da un improvviso senso di pudore, si nascondono tra i rami di un fico dalle cui larghe foglie spuntano solamente i loro volti impauriti.

ABBAZIA DI CLUNY Isacco fa parte della grande schiera dei Patriarchi della Bibbia; nato miracolosamente da genitori quasi centenari. Nella Genesi il suo ruolo è messo in ombra da quelli del padre Abramo e di Giacobbe. Egli è protagonista della celebre scena del sacrificio: l’Eterno mette alla prova Abramo chiedendogli di sacrificare il suo unico e amato figlio. Pronto ad obbedire, nella sua grande fede, sarà fermato da un angelo del Signore e sostituirà il sacrificio del ragazzo con quello di un montone. Questo episodio è l’unica rappresentazione di Isacco che compare nell’iconografia romanica insieme alla benedizione di Giacobbe. Un esempio è riportato su un capitello dell’abbazia di Cluny: la rappresentazione ruota intorno all’immagine di Isacco che attende la morte sull’altare, ad Abramo che poggia la mano sulla testa del figlio in tono carezzevole e consolatorio e alla figura dell’angelo che regge nella mano sinistra il libro della parola di Dio e che leva l’altra per fermare l’uomo.

ABBAZIA DI SAINT-LAZARE AD AUTUN L’immagine più famosa riguardante i tre Re è data dall’adorazione del Bambin Gesù in uno dei capitelli della cattedrale di Autun. Qui troviamo sulla sinistra la figura della Vergine, col Bambino sulle ginocchia; Questi non è più il Cristo benedicente, ma un bimbo dalle reazioni spontanee, che protende la mano per toccare lo scrigno che Gli viene offerto da uno dei tre Magi prostrato davanti a Lui mentre gli altri in piedi si protendono al Suo cospetto. Il numero dei Magi non viene specificato, così la tradizione ha colmato la lacuna fissandolo a tre: ogni offerta è collegata ad un adoratore. I doni hanno valore simbolico: l’oro infatti indica la potenza temporale di Gesù, il re dei Giudei; l’incenso, usato nella liturgia, allude alla sua natura divina; la mirra, che serve per imbalsamare i cadaveri, ricorda che Cristo è uomo, dunque mortale.

ABBAZIA DI SAINT-LAZARE AD AUTUN La grande novità dell’arte romanica nella rappresentazione dei Magi riguarda il loro abbigliamento. Infatti, nell’iconografia dell’antichità e dell’alto Medioevo, i tre uomini indossavano, secondo la moda persiana, un mantello, dei pantaloni attillati e un berretto frigio. A partire dall’XI secolo, invece, essi portano una veste regale contemporanea e la corona. Li troviamo nella maggior parte dei cicli narrativi dedicati all’Infanzia di Cristo, che si ispirano alla tradizione siriaca. A volte li incontriamo anche in scene isolate; tra queste particolare rilievo assume "Il riposo dei Magi". I Magi sono coricati nello stesso letto e avvolti nella stessa coperta, conservano la corona sul capo. Un angelo si piega su di loro e, mentre indica la stella, li avverte di non ripassare da Erode.

ABBAZIA DI SAINT-LAZARE AD AUTUN La fuga in Egitto è uno dei temi più popolari della scultura romanica. Le composizioni si articolano intorno ai tre personaggi fondamentali: la Vergine sulla cavalcatura, Gesù rannicchiato tra le braccia della Madre e Giuseppe che guida il cammino tirando l’animale per le briglia. Partendo da questi elementi scultori e pittori romanici hanno dato libero sfogo al loro senso simbolico, all’amore per il realismo, perfino al gusto del pittoresco. Particolare dell’asino

ABBAZIA DI SAINT-LAZARE AD AUTUN Sotto il profilo stilistico di grande rilevanza sono i capitelli della Fuga nella cattedrale di Saint Lazare ad Autun. I volti dei personaggi molto espressivi, sembrano trasfigurare dal sentimento della loro missione. Inoltre gli scultori non hanno dimenticato di dare alla scena particolareggiati tocchi di autenticità, senza neppure trascurare il simbolo (gli alberi da frutto che piegano i propri rami per nutrire la famiglia). Alla base del capitello compaiono anche diverse ruote stellate che sembrano sorreggere i fuggiaschi; l’interpretazione di questo motivo non è semplice, può darsi che si tratti di una rappresentazione stilizzata della nube evocata da Isaia. La tradizione cristiana vede infatti nell’annuncio della venuta del Signore su una nube leggera la profezia della fuga in Egitto. Nella rappresentazione è presente anche un ultimo simbolo: il Bambino posa la mano su un globo che la Madre gli porge; si tratta dell’immagine del mondo sul quale Cristo estenderà la sua regalità.