Muhammad, il Profeta Cenno alle rivoluzioni del mondo arabo.

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Muhammad, il Profeta Cenno alle rivoluzioni del mondo arabo.
Transcript della presentazione:

Muhammad, il Profeta Cenno alle rivoluzioni del mondo arabo.

La nascita dell’Islam La Rivelazione al profeta Muhammad (Maometto) è l’evento da cui nasce l’Islam. Dio si manifesta a Muhammad attraverso l’angelo Jibril (Gabriele) durante un ritiro sul monte Hira (610 d.C.) Muhammad è nābi e rasūl Allāh (profeta e messaggero di Dio). È il fondatore della religione dell’Islam, il prescelto da Dio, il modello più alto per i credenti, il migliore degli uomini. La sua biografia (Ibn Ishaq, ibn Hisham, VIII-IX secc.) è la narrazione fondamentale dell’Islam. Muhammad comincerà la sua predicazione pubblica nel 612 e la proseguirà fino alla morte nel 632. Capitolo 1 del Filoramo (p.64) - capitolo 6 Clark

Il profeta Muhammad (Maometto) con un hijāb davanti al volto L’aniconismo (assenza di raffigurazione) è dettato da precise disposizioni del Corano, che vieta la rappresentazione diretta di Dio e dei suoi profeti. La comprensione del divino non è accessibile allo sguardo umano(trascendenza).

Muhammad è l’unico fondatore di una religione coevo alla nascita di quest’ultima: è una figura storica (testi armeni, greci, bizantini del VII secolo, nonché fonti arabe dal 680 circa). È importante notare che, al contrario, nessuna testimonianza ci parla dell’Hijaz, la terra in cui è nato l’Islam, prima dell’avvento di questa religione.

La regione mediterranea prima dell’avvento dell’Islam

L’Arabia all’avvento dell’Islam (VII sec. d.C.) Capitolo 1 del Filoramo

La vita di Muhammad Nascita di Muhammad alla Mecca 570 Matrimonio con Khadijia 595 Rivelazione (laylat al-qadr) 610 Inizio della predicazione pubblica 612 Patti di Aqaba (Yathrib, futura Medina (madinat al-nābi) 621-622 Egira (hijra) 622 periodo medinese 622-632 Morte 632

Il giovane Muhammad viene riconosciuto dal monaco Bahira come profeta Il primo riferimento al dono profetico: un monaco siriano riconosce in lui il profeta atteso dall’umanità, grazie a un segno sulle sue spalle (590/595 circa).

Muhammad al-amîn, il sincero Quando aveva circa 35 anni, fu scelto per risolvere la delicata questione della risistemazione della Pietra Nera nella Ka‘ba, l’edificio sacro della Mecca.

La rivelazione, nella notte del destino (laylat al-qadr) Grida, grida nel nome del tuo Signore, che ha creato - ha creato l’uomo da un grumo di sangue! Grida! Ché il tuo Signore è il Generosissimo, Colui che ha insegnato l’uso del calamo, che ha insegnato all’uomo ciò che non sapeva. (XCVI, 1-5)

L’isrā’, il viaggio miracoloso Altro episodio miracoloso, databile intorno al 620, il viaggio verso Gerusalemme e l’ascensione (mi’raj) al cielo in groppa al cavallo alato Buraq. Muhammad, accompagnato da Jibril, incontrerà tutti i Profeti e parlerà direttamente con Dio (XVII, 1; LIII, 13-18). In questa raffigurazione. è nel giardino del Paradiso (janna).

L’hijra (Egira, anno 622) Muhammad e Abu Bakr si nascondono nella caverna

Muhammad a Medina L’egira sancisce la nascita della umma islamica: parte il calendario musulmano (12 mesi lunari). A Medina Muhammad guida una nuova, piccola comunità legata da un fortissimo vincolo religioso e soggetta alla legge di Dio. Lo stesso Muhammad elabora la cosiddetta Costituzione di Medina, il primo documento normativo della giovane comunità islamica. La comunità crescerà molto rapidamente e diventerà un impero attraverso quattro direttrici di conquista: le battaglie, la diplomazia, la predicazione, i commerci. Capitolo 1 Filoramo; p.98 Clark

Le conquiste di Muhammad Battaglia di Badr 624 Battaglia di Uhud 625 “Battaglia” del fossato 627 Trattato di Hudaybiyya 628 ‘umra (visita) di Muhammad alla Mecca 629 Conquista della Mecca 630 Pellegrinaggio dell’addio e morte 632

Muhammad pronuncia il suo sermone d’addio

Inviato di Dio, profeta e sigillo dei profeti Muhammad è nella profetologia islamica, profeta (nābi), cioè ammonitore dell’umanità, ma anche rasūl (inviato), come lo furono Mosè, Davide e Gesù. Ma soprattutto è khatim al-anbiyā’, il sigillo dei profeti, l’ultimo inviato da Dio. È un uomo, anzi il migliore degli uomini (insān al-kāmil), con una funzione simile a quella che nel Cristianesimo ha la Bibbia, cioè testimonianza della Parola eterna di Dio. Non ha compiuto miracoli anche se l’agiografia islamica, come abbiamo accennato, gliene attribuisce alcuni.

Il Corano

Al-Qur’ān (la recitazione) Il Corano è diretta e letterale trascrizione della parola di Dio così come essa fu rivelata a Muhammad. Esso è inimitabile (i’jāz). Fra l’epoca della redazione della Bibbia e quella del Corano intercorre circa un millennio di distanza. I primi versetti rivelati a Muhammad sono in 96:1-5 (incipit della sura del “grumo di sangue”) Per decenni il Corano fu trasmesso oralmente o trascritto su materiali di scrittura occasionali. Con l’espansione rapidissima e la conquista di popoli diversi, divenne assolutamente necessaria una versione scritta e unica per tutti i musulmani.

La struttura del Corano 114 sure (capitoli) per un totale di più di 6000 versetti (ayāt) Si apre con la fātiha, la sura “aprente”, che si pone come un patto che lega Dio e gli uomini. Seguono le sure in ordine di lunghezza, quasi perfettamente decrescente (dalla più lunga alla più breve).

La fātiha (L’aprente) الفاتحة Nel nome di Dio Il clemente, il misericordioso, la lode appartiene a Dio signore dei mondi, re del giorno del giudizio. Te noi adoriamo e a te chiediamo aiuto. Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né degli sviati. Amin

بسم الله الرحمن الرحيم الحمد لله رب العالمين الرحمن الرحيم مالك يوم الدين إياك نعبد و إياك نستعين اهدنا الصرط المستقيم صراط الذين أنعمت عليهم غير المغضوب عليهم و لا الضالين 1. Bi-smi llāhi al-Rahmāni al-Rahīm 2. Al-hamdu li-llāhi Rabbi l-'ālamīn 3. Al-Rahmāni al-rahīm 4. Maliki yawmi al-dīn 5. Iyya-Ka nabudu wa iyya-Ka nasta'īn 6. Ihdi-nā al-Sirāta al-Mustaqīm 7. Sirāta alladhīna an'amta 'alay-him ghayra al-maghdūbi 'alay-him wa lāal-dāllīn. Amīn

Sure meccane e sure medinesi A seconda dell’epoca della rivelazione il Corano si divide in sure meccane e sure medinesi, rivelate rispettivamente prima del 622 e dopo il 622 (Egira): le prime sono più poetiche, in rima, di contenuto spirituale, dogmatico, teologico. In esse Dio si presenta agli uomini. Nelle seconde, meno poetiche e in prosa, Egli detta le nuove norme per la umma, la comunità dei fedeli.

Il Corano è increato, consustanziale a Dio (esiste un archetipo divino, la umm al-kitāb) E’ per i musulmani ciò che Cristo è per i cristiani: Dio non si rivela in una persona ma in un testo. L’atto di lettura è un atto di devozione: il Corano va salmodiato, non letto, e ogni lettura è preceduta da: “Io mi rifugio presso Dio da Satana, l’esecrabile” (aʿūdhu bi-llāh min al-shayṭān al-rajīm) ed è seguita da “L’Altissimo ha parlato con verità”. Maometto non è l’autore del Corano (nel Corano vi sono peraltro pochissimi cenni alla sua persona). Il Corano istituisce la dār al-islām, la comunità di coloro che credono nel nuovo messaggio di Dio ed è la prima fonte del diritto islamico.

Din, dunya, dawla L’islam non è solo fede ma religione, società, Stato (sistema giuridico e comportamentale). la giurisprudenza islamica (fiqh) ha per oggetto la legge sacra, la sharī‘a, basata su fonti che derivano direttamente dalla rivelazione divina, a cominciare dal Corano. Nell’Islam non esiste un Vaticano, una Chiesa, un papa, una gerarchia clericale. Altre figure gestiscono il potere religioso-giuridico: dotti in scienza religiosa (‘alīm, pl. ‘ulamā’), giurisperiti (faqīh, pl. fuqahā’), giudici (qādī, p. qudāh) e muftī (coloro che emettono le fatwa). Il loro compito è quello di interpretare, elaborare e applicare un diritto che sia conforme alla sharī‘a.

Le fonti del diritto (usūl al-fiqh) Corano (il Testo sacro dell’Islam) Sunna (la tradizione) Igmā’ (il consenso) Qiyās (l’analogia) Sono ancora oggi alla base del sistema teologico-giuridico islamico.

Le altre fonti del diritto La sunna è la tradizione, la regola di condotta. È l’insieme degli hadīth (detti e fatti del Profeta)

L’hadīth (notizia) L’hadīth è composto di due parti: Il matn (il detto o fatto attribuito al Profeta) La silsila o isnād (catena) dei trasmettitori. gli hadīth si dividono in sahīh (sani), hasan (buoni) da’if (deboli). Sei raccolte di hadīth sono considerate canoniche (le più importanti sono quelle di al-Bukhari e di Muslim, entrambe risalenti al IX sec.)

Ijmā’ L’ijmā’ è il consenso della comunità, in senso più ristretto il consenso dei dotti, dei competenti cui è stata affidata la cura della comunità Un famoso hadīth del Profeta recita “la mia comunità non sarà mai d’accordo su un errore”.

Qiyās Il ragionamento analogico o sillogistico Deve sottostare a precise regole Strumento fondamentale, insieme all’ijmā’, per tentare una sintesi tra scrittura e ragione. Il ragionamento analogico necessita dell’utilizzo della ijtihād, l’interpretazione personale, la “tensione” necessaria a comprendere la Legge di Dio.

Le madhhab (le scuole) Il pensiero giuridico-teologico islamico si evolve suddividendosi in varie correnti di pensiero che danno origine a scuole (o riti). Delle tante scuole del passato, ne sono sopravvissute quattro in ambito sunnita e una, la jafarita, in ambito sciita. Scuole sunnite che sorgono fra l’VIII e il X sec. hanafita (abu Hanifa, Kufa, VIII secolo) malikita (Malik ibn Anas, Medina, VIII sec.) shafi’ita (al-Shafi’i, Palestina, IX secolo) hanbalita (ibn Hanbal, Baghdad, IX secolo).

Diffusione delle quattro scuole giuridico-teologiche sunnite La hanafita, scuola dominante ai tempi degli Abbasidi e poi degli Ottomani, è oggi la più diffusa nel mondo musulmano. E’ la più aperta e tollerante e non disdegna l’utilizzo dell’interpretazione personale. La malikita si diffonde, a partire da Medina, nel Maghreb, in Egitto, in Sudan. La shafi’ita è piuttosto diffusa in Egitto, in Arabia meridionale, in Asia centrale, in Estremo Oriente. La hanbalita è diffusa meno delle altre, in Arabia Saudita, Qatar e Oman.

Principi per l’applicazione della legge islamica (ovverosia come “moderare” la rigidità delle fonti scritte per ottenere una giustizia più equa) La ricerca del bene comune: istihsān (hanafiti) La necessità: darūra (hanafiti) La ricerca di ciò che è corretto: istislāh (malikiti) L’ammissibilità: ibāha (hanbaliti) La consuetudine locale: ‘urf (ammessa in alcuni casi da tutte le scuole giuridiche) Hiyāl (sotterfugi) con i quali si conciliano le rigide norme della sharī‘a con le esigenze sociali mutevoli. “Iddio desidera agio per voi, non disagio” (Corano, II:158) “Agevolate, non inasprite” (hadīth sahīh)

Il comportamento del musulamano: ‘ibadāt e mu‘āmalāt I manuali di fiqh, codici di giurisprudenza sono divisi in due parti: Le ‘ibadāt sono gli atti di culto Le mu‘āmalāt sono gli obblighi sociali Nell’islam non vi è distinzione netta fra religione e morale, legge ed etica, e il diritto si occupa dell’uno e dell’altro aspetto.