La mia sera di Giovanni Pascoli Poesia multimediale di Biagio Carrubba
Il libro Canti di Castelvecchio fu pubblicato per la prima volta nell’aprile del 1903; la seconda edizione uscì nell’agosto dello stesso anno. La terza edizione fu pubblicata nel 1905 accresciuta di tre poesie; la quarta edizione fu ripubblicata nel 1907 con l’aggiunta della poesia “Viatico”; la quinta nel 1910 ed in questa apparve in appendice “Diario autunnale” e la sesta uscì nel 1912 e fu l’ultima curata dal poeta ed uscita postuma. L’opera è dedicata alla madre “A Caterina Alloccatelli Vincenzi mia madre”. Il motto latino è uguale a quello di Myricae, Arbusta iuvant humilesque myricae.
La raccolta poetica è divisa in tre grandi parti: la prima parte comprende 59 poesie ed è la parte più nutrita di poesie. La prima poesia è “La Poesia”; l’ultima poesia, n° 59 è “In ritardo”. Segue la seconda parte intitolata “Il ritorno a San Mauro” composta da 9 poesie dalla n° 60 la bellissima “Le rane” alla poesia n° 68 la sorprendente “Tra San Mauro e Savignano”. Segue il “Diario autunnale”, poesie scritte nel 1907 a Bologna, ma non aggiungono niente alla già perfetta bellezza delle due prime parti dell’opera poetica.
La mia sera La poesia, la numero 46, fu scritta nell'ottobre del 1900 e pubblicata nella I edizione dell'opera del 1903. Testo della poesia Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c'è un bre gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle nel cielo si tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell'aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell'umida sera. E', quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d'oro. O stanco dolore, riposa! La nube del giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera.
Che voli di rondini intorno! Che gridi nell'aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, si piccola, i nidi nel giorno non l'ebbero intera. Né io... e che voli, che gridi, mia limpida sera! Don...Don... E mi dicono, Dormi! Mi cantano, Dormi! Sussurrano, Dormi! Bisbigliano, Dormi! là, voci di tenebra azzurra... Mi sembrano canti di culla, che fanno ch'io torni com'era... sentivo mia madre... poi nulla... sul far della sera.
Parafrasi della poesia Il giorno fu pieno di lampi; tra un pò verranno le stelle, le silenziose stelle. Un breve gre gre di rane si sente nei campi. Una lieve brezza che dà un senso di gioia attraversa le leggere foglie. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera!
Le stelle nasceranno nel cielo umido e pulito. Un rivo scorre con rumore monotono là presso le rane saltellanti. Un dolce lamento resta della cupa tempesta e dell'aspra bufera, Nell'umida sera. L'acqua della tempesta è finita in un ruscello rumoroso. Nuvole di porpora, rosse, gialle restano dei rapidi fulmini. O stanco dolore, riposa! La nube che nel giorno fu più nera è quella che ora è più rosa nell'ultima sera.
Che voli di rondini intorno! che gridi nell'aria serena! La fame nel povero giorno fa aumentare la cena chiassosa. I rondinini non ebbero la parte intera così come non l'ebbi io. e che voli, che gridi, mia limpida sera! Voci di campane nel cielo azzurro mi dicono Don... Don... mi cantano Dormi!, mi sussurrano Dormi!, bisbigliano Dormi! Mi sembrano canti di culla che mi fanno ritornare bambino quando sentivo la voce di mia madre che mi addormentava sul far della sera.
Il tema della poesia Il tema della poesia è la regressione del poeta a quando era bambino prima della morte del padre che gli ha procurato molte sofferenze e dolore. Il poeta in questa poesia rimuove il fatto traumatico dell'omicidio del padre e si ricollega direttamente alla bontà e alla dolcezza della madre. Mentre nella poesia "X Agosto" il poeta descriveva il dolore acuto che scaturì dalla morte violenta del padre, in questa poesia, invece, esprime la pace interiore ritrovata con il passare degli anni. La poesia descrive, attraverso una similitudine, la raggiunta pace interiore del poeta: come il giorno fu pieno di lampi e di bufera, e anche le rondini hanno sofferto, così ora sul far della sera il poeta ritrova la pace che non ebbe durante il giorno.
Il messaggio della poesia Il messaggio della poesia indica che dopo il travaglio del giorno, come nella vita, arriva la sera che porta la ritrovata felicità. La tesi della poesia La tesi della poesia è quella di non perdere mai la fiducia nella vita: come dopo il temporale arriva il sereno, così dopo la violenza e il dolore viene la pace e la serenità interiore.
La metrica Strofe di novenari dattilico-anapestici, concluse da un senario. Le rime sono alternate. Il linguaggio poetico Il linguaggio poetico è ricchissimo di figure retoriche come sinestesie, onomatopee, sintagmi-fonosimbolici, allitterazioni, ossimori, enjambement, simboli, metonimia, climax ascendente, anafore ed esclamazioni. La lexis della poesia La lexis della poesia è altissima e chiara. Il tono emotivo Il tono emotivo è melanconico ma anche di rasserenata dolcezza che prova il poeta di fronte alla natura e alla sera quando ritrova la sua pace interiore.
La bellezza della poesia La bellezza della poesia è data dal magico intrecciarsi e rincorrersi di tutte le figure retoriche. Un altro motivo di bellezza è il linguaggio poetico composto di melodie che si trasformano in cantilena melodica e figurativa. Un ultimo motivo di bellezza è dato dalla contemplazione del poeta verso la natura, colta nei suoi minimi e vari particolari come il verso delle rane, il suono delle campane, il vocio delle rondini e il ricordo delle nenie della madre. La poesia è la messa in prova della poetica del fanciullino del Pascoli, il quale, ascoltando i suoi ricordi fanciulleschi, esprimeva l’amore filiale verso l’indimenticabile madre, Caterina Alloccatelli Vincenzi.
Modica, 04 Luglio 2007 Carrubba Biagio Giovanni Pascoli Prof. Carrubba Biagio e Carmelo Santaera e Il grande poeta Giovanni Pascoli, il suo modesto ammiratore Biagio Carrubba e il prezioso e fedele assistente tecnico Carmelo Santaera, ricordano a tutti che leggere una poesia multimediale non è tempo perso ma anzi rende immortale chi scrive e chi legge le poesie. Modica, 04 Luglio 2007 Carrubba Biagio