Giochiamo??
Giochiamo??? Quante volte vi siete sentiti fare questa domanda… Perchè? Perché per un bambino non c’e’ niente di meglio che giocare!
Gioco… I bambini giocano. Dire che i bambini giocano è come dire che il cielo è azzurro. Ovvio, banale. I bambini giocano, probabilmente da quando esiste il mondo. Che cosa potremmo trovare, dunque, di meglio per comunicare con i nostri bambini? Giocando con loro impariamo a capirli, a conoscerli, li scopriamo ogni volta di più. E scopriamo un po’ di più di noi stessi.
Il gioco per … gli adulti: rappresenta uno strumento con il quale si occupa lo spazio dello svago, della vacanza, del tempo libero, un modo cioè per distrarre la mente, rilassarsi e scaricare le tensioni. Il bambino: Viene accompagnato alla scoperta del mondo: nell’acquisizione delle regole nella delimitazione dell’egocentrismo e nella formazione di una capacità di cooperazione nella soddisfazione del bisogno di contatto, nell’espressione della gioia e del divertimento
La storia di Ludicus “Ludicus, un vecchio saggio alla guida degli Elfi del Grande Bosco Incantato, era molto triste. I giovani che si apprestavano a diventare valorosi guerrieri, non avevano superato la prova finale: messi a vivere insieme, per una settimana, isolati dalla comunità e senza nessuna comodità, invece di unirsi e collaborare per la risoluzione dei problemi, si erano allontanati gli uni dagli altri dopo numerosi e furiosi litigi. Ludicus era adirato con se stesso. Aveva creduto di insegnare loro i segreti dell’arte della guerra, si era illuso di avere formato un esercito di uomini capace di collaborare per superare ogni ostacolo, e si ritrovava invece con una massa di persone litigiose e arroganti. Tutto quello che aveva fatto con loro non era servito a niente.
La storia di Ludicus Ad un tratto guardò dalla finestra, attirato da un vociare sulla strada: erano due ragazzi che stavano giocando. Si divertivano a recitare il ruolo dei valorosi guerrieri: Ludicus vide che, mentre si arrampicavano su un alto albero, per conquistare una “fortezza”, si sostenevano l’un l’altro, colui che saliva per secondo doveva appoggiarsi all’altro perché sapeva che la prossima volta sarebbe potuto capitare a lui. A quel punto il saggio capì: i due ragazzi potevano insegnare molto a lui e ai suoi prodi guerrieri, il gioco poteva essere un nuovo strumento di educazione! E forse, le regole del gioco potevano spiegare le regole della vita”.
Ma cos’e’ il gioco? Il gioco è il principale strumento di educazione, valido tanto per i bambini che per gli adulti, possiede risorse infinite e non si riduce mai ad essere solo un semplice gioco… Il gioco non è un riempitivo della giornata, va ben preparato e armonizzato fra gioco libero e gioco preparato. Non pensiamo “tanto è solo un gioco…”: è divertimento, ma non solo… caratterizza la condizione stessa dell’essere bambino.
Gioco per imparare… Il bambino giocando: insegna a se stesso, impara dagli altri corregge i propri errori, prova e riprova, può smettere di giocare quando vuole, Fa un esercizio vario ed intenso che gli permette di consolidare abilità e conoscenze di varia natura.
Il nostro compito di educatori è quello di aiutare i bambini a vivere come bambini, utilizzando il gioco come scuola di vita per l’educazione all’autonomia. imitazione Il gioco si manifesta per: esplorazione servizio
Gioco = Vita Il gioco per il bambino è vita: come vive il gioco così si atteggia di fronte alla vita. Accresce lo spirito di sacrificio, lo spirito di squadra, il gusto dell’impegno, la capacità di iniziativa, l’assunzione del rischio.
Gioco per… Avvicinare i ragazzi e dir loro una parola da amici, avvisarli, consigliarli e correggerli. Conoscere il ragazzo: è difficile fingere, l’egoista gioca da egoista, il generoso dà tutto, lo svogliato magari non gioca neppure.
Gioco per… OSSERVARE chi gioca con noi, impareremo molto su di lui e potremo essergli di aiuto. Nel gioco, infatti, si tira fuori la propria personalità per com’è veramente e si liberano le proprie passioni.
Ma cosa serve al gioco? Sorpresa Nel gioco ci deve essere sempre la novità, la sorpresa, il non sapere come va a finire, il risultato che scombina tutti i calcoli. Lo immaginiamo un campionato di calcio dove tutti i risultati sono conosciuti in anticipo ?
Scommessa Con se stessi e con gli altri. Nel gioco sì può vincere o si può perdere. Anche se in palio non ci sono soldi o punti, ci deve essere un perdente e un vincente. Un gioco quindi è, in qualche modo, lotta, agonismo, confronto, sfida. Il premio del vincitore non deve necessariamente consistere in qualcosa di materiale, ma bisogna comunque trovare il modo di distinguere chi ha vinto da chi ha perso.
Gratuità Il gioco per essere genuinamente tale non deve avere altro scopo della gioia di chi lo fa. . Ma siamo proprio sicuri che avere cento bambini su cento, perché obbligati, sia più fruttuoso che averne settanta su cento che vengono contenti all’Oratorio e perché si sentono accolti e amati?
Entusiasmo Bisogna ricordarsi che il gioco è fatto per potersi sfogare e divertire: non è sempre così scontato! Anche nel presentare e condurre un gioco deve passare entusiasmo. La presentazione è il sugo sulla pasta o il pomodoro della pizza. E’ quella che da il gusto al gioco. Non cominciate mai con “adesso facciamo un bel gioco”, molto meglio se diciamo “c’era una volta…”. L’attenzione del ragazzo sarà tutta diversa. C’è infatti la necessità per il ragazzo di sognare il gioco che andrà a fare, di immedesimarsi, di calarsi nella parte.
! Partecipazione tutti gli educatori devono partecipare al gioco Per gli educatori: LAVORO DI SQUADRA: tutti gli educatori devono partecipare al gioco (come arbitri, come giocatori nella squadra, assistendo i giocatori eliminati, ecc.). Non fare finta di essere bambino scimmiottando il suo comportamento. Ogni bambino sa che sei diverso da lui ed è proprio sulla tua superiorità fisica e mentale che fa affidamento! !
Per i ragazzi: coinvolgi ogni giocatore nel vivo del gioco, in modo che partecipi attivamente e si diverta; complimentati ed incoraggia cerca di avere una parola buona per ognuno Hai tutto il materiale ben disposto?… Non creare intervalli che disturberebbero la loro attenzione e clima!
IL RUOLO Ricordarsi che nel gioco si è educatori!! Essere consapevoli del fatto che i ragazzi (o bambini che siano) osservano sempre in qualsiasi momento e imitano chi li educa ed è quindi fondamentale dare loro il BUON ESEMPIO dimostrando di fare noi per primi quello che diciamo loro di fare . Quel che vale per i ragazzi, vale anche per gli educatori: rifletti su come ti comporti nel gioco, se tendi a barare per far vincere la tua squadra, se sei il primo a contestare l’arbitro, se ti interessa solo di vincere escludendo i ragazzi meno svegli, se sei un amorfo in campo, se ti tiri indietro quando il gioco non ti va, ecc.
Non si ha sempre ragione: dovendo decidere velocemente e senza ripensamenti spesso si può sbagliare. La fine del gioco è il momento giusto per ammettere gli errori commessi e per dare le giuste spiegazioni: ammettere sempre il proprio torto. Niente battibecchi polemiche e comportamenti infantili in campo tra gli educatori!!! Gli educatori non esigano mai dai ragazzi quello che essi stessi non compiono per primi
Il gioco non gioco: IL BAN è un gioco perché suscita divertimento non è un gioco perché deve essere preso con “ serietà ” (soprattutto da chi lo anima), E’ uno strumento che deve essere usato con abilità e astuzia : un ban piatto, sussurrato e accompagnato da pochi gesti non produce divertimento. Bisogna, quindi, per creare un clima caldo, “lanciarsi” senza pudori e timori e ballare, cantare,scherzare, urlare, coinvolgere => Divertirsi per poter divertire Non va sottovalutato perché: Il canto è un segnalatore della vitalità del gruppo E’ mezzo di aggregazione di un gruppo Crea un clima allegro, un ambiente vivace, spirito di unione tra le persone
Saper giocare è necessario saper giocare con i ragazzi e insegnare loro a farlo. NO Alla sete di vittoria le regole del gioco (fondamentali per un parallelo con la vita odierna fatta di regole). V A L O R I Z e lo spirito di gruppo e la coesione fra tutti. le capacità di ciascuno, non escludendo i deboli,rendendolo forza di gruppo. il puro e semplice divertimento che può derivare anche da autoironia, una sconfitta clamorosa… SÌ la voglia di esprimersi dei ragazzi che abbiamo di fronte. le loro aspettative, non le nostre per loro.
“Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri” (S “Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri” (S.Domenico Savio) E dopo avere letto questa manciata di righe e prima di continuare i prossimi incontri è bene ricordare che… tutto questo a nulla serve se non ci sono la fede, la fantasia, la passione, l'entusiasmo, la creatività, il coraggio che rendono un educatore travolgente, accattivante, "seducente", che fanno ballare, cantare, giocare e dipingersi la faccia, che aiutano a superare gli ostacoli, saltare le pozzanghere e non stancarsi mai di donare un sorriso e un abbraccio ad ogni ragazzo che cammina al vostro fianco. BUONE FESTE!