Vita e Carisma monastico San Benedetto da Norcia Vita e Carisma monastico
Il monachesimo fin dalle origini è conosciuto come una forma di vita ispirata alla ricerca della felicità. Ci sono diverse forme di monachesimo nella storia dell’umanità, nelle culture e nelle religioni. Il monachesimo cristiano affonda le radici nell’ambiente biblico e si ispira alle prime forme di vita cristiana. Nasce intorno al III secolo dopo Cristo, quando terminano le persecuzioni della Chiesa e Costantino, l’Imperatore di Roma, concede la pace ai cristiani.
In questo periodo nel mondo, il cristianesimo sembra perdere la sua forza di novità, allora cominciano a nascere delle forme di vita religiosa che sull’esempio dei martiri, vogliono testimoniare un’appartenenza radicale a Gesù Cristo. Queste forme di vita si diffondono come vita eremitica sia in Oriente che in Occidente. Uno degli eremiti Orientali famosi è S.Antonio del deserto.
Il padre del monachesimo Occidentale è San Benedetto, il quale, dopo aver fatto anche lui una esperienza di vita eremitica, invece del deserto come luogo solitario di incontro con Dio, fonte di felicità, e di testimonianza di vita secondo il Vangelo, ha fondato i monasteri.
San Gregorio Magno ci racconta la vita di S. Benedetto:
Si chiamava Benedetto questo uomo e fu davvero benedetto di nome e di grazia. Fin dai primi anni della sua fanciullezza era già maturo… e non volle mai abbassare l’animo verso i piaceri.
Se l’avesse voluto avrebbe potuto largamente godere gli svaghi del mondo ma egli li disprezzò come fiori seccati e svaniti.
Pensarono di farlo studiare e lo Era nato da nobile famiglia nella regione di Norcia. Pensarono di farlo studiare e lo mandarono a Roma dove era più facile attendere agli studi letterari. San Benedetto nasce nel territorio di Norcia verso il 480 da genitori di condizione agiata. Pare che il padre fosse un ufficiale romano inviato a Norcia per governare la popolazione. Sono state riportate alla luce i ruderi nella cripta della Basilica di S. Benedetto, che testimoniano l’esistenza di un edificio dove probabilmente il Santo venne alla luce.
…a Roma lo attendeva però una grande delusione: non vi trovò altro, purtroppo, che giovani sbandati, rovinati per le strade del vizio.
Aveva appena posto un piede sulla soglia del mondo: Era ancora in tempo. Aveva appena posto un piede sulla soglia del mondo: lo ritrasse immediatamente indietro…
Abbandonò gli studi, la casa e i beni paterni e partì… per piacere solo a Dio
Benedetto decise di ritirarsi in luogo solitario… chiamato Subiaco, si nascose in una grotta, per servire e amare Dio solo…
Nello speco S. Benedetto restò tre anni ignoto a tutti, eccetto a Dio e al monaco Romano. Questi, dall’orlo della roccia scoscesa al di sopra dello Speco, calava al giovane eremita, mediante una lunga corda, quel che poteva sottrarre al suo alimento. Malgrado l’assistenza tanto discreta e generosa di Romano, la vita nello Speco fu per S. Benedetto asprissima.
Non mancarono momenti di scoraggiamento e di tentazione Non mancarono momenti di scoraggiamento e di tentazione. Anzi un giorno la tentazione impura fu così violenta che il giovane stava per abbandonare la grotta. Ma si riebbe subito: con risolutezza romana e soprattutto cristiana si gettò nudo in un selvaggio groviglio di spine e ortiche, vincendo così la tentazione.
La tradizione dice che San Francesco in visita allo Speco benedisse quel groviglio di spine e da quel giorno sempre fiorirono rose al posto delle spine; il luogo chiamato “roseto” nello Speco è ancora oggi possibile visitarlo.
Dopo tre anni la solitudine di Benedetto fu scoperta Dopo tre anni la solitudine di Benedetto fu scoperta.Ricevette in un giorno di Pasqua la visita di un sacerdote miracolosamente avvertito della vicinanza del giovane eremita; fu poi scoperto da alcuni pastori che egli prese a catechizzare riunendoli in quella che si chiama “grotta dei pastori”. In seguito fu richiesto come superiore di un vicino monastero: ma i monaci trovandolo troppo severo, tentarono di avvelenarlo, ed egli preferì tornare alla sua grotta.
Da questo episodio nacque la famosa preghiera di esorcismo coniata sulla medaglia di S. Benedetto con le iniziali in latino La preghiera in italiano ha questo contenuto: Croce del Santo Padre Benedetto. Croce Santa sii tu la mia luce, non sia il demonio il mio capo. Vai indietro Satana, sono cattive le cose che mi dai. Non mi persuaderai mai di cose vane. Bevi tu stesso il tuo veleno. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Quando ormai S. Benedetto fu conosciuto, numerosi discepoli vennero a lui da ogni parte. Il periodo della vita eremitica terminò con l’inizio della costruzione di diversi monasteri chiamati “cenobi” dove il Santo si stabilì insieme con alcuni dei suoi discepoli.
Nello Speco di Subiaco ci sono dodici lampade votive che ricordano i primi dodici monasteri costruiti da San Benedetto utilizzando antichi fabbricati di ville imperiali, templi sacri pagani ecc. Il primo monastero dove visse San Benedetto per un ventennio fu quello di S. Clemente intorno a Subiaco. Discepoli di ogni età e nazione e condizione affluirono a lui numerosi. Ma S. Benedetto non doveva morire a Subiaco.
San Gregorio Magno racconta che l’invidia astiosa e priva di scrupoli del prete Fiorenzo l’obbligò ad emigrare. Fiorenzo disturbò con diverse azioni l’opera di Benedetto, ma egli lo perdonò sempre e non fu contento quando seppe della sua morte, probabilmente pregò per la salvezza della sua anima, infatti in questo San Gregorio paragona S. Benedetto a Davide il quale non maledisse il nemico che lo ingiuriava, ma se ne assunse tacitamente e con pace il peso del disturbo che provocava rimettendo il suo giudizio a Dio solo.
Partito da Subiaco San Benedetto si diresse alla volta di Cassino: era circa il 529. A Cassino visse ancora 18 anni circa: lavorò per la conversione delle popolazioni vicine e ancora pagane: costruì in cima al monte quel cenobio che doveva rimanere celebre nei secoli e scrisse la redazione definitiva della sua Regola ancora oggi osservata dai cenobi benedettini. San Benedetto morì a Montecassino il 21 marzo probabilmente del 547.
Vicino a Montecassino viveva una sorella gemella di San Benedetto, Scolastica, anche lei consacrata al Signore, alla quale il fratello Benedetto faceva visita ogni anno. Dalla finestra della cella dove Lui morì, alcuni giorni dopo una sua visita alla sorella, San Gregorio racconta che San Benedetto vide l’anima di Scolastica salire al cielo sotto forma di colomba. Un modo agiografico per dire che la sorella morì in stato di santità, come anche San Benedetto, in piedi, sostenuto da due discepoli, mentre cantava le lodi del Signore.
Da allora in poi i monasteri si diffusero in tutto il mondo come le stelle del cielo…
DAL CENOBIO… appunti sul carisma monastico
Il cenobio Il termine “cenobio” sta ad indicare la vita comune, la comunità che condivide la stessa casa e il luogo dove vivono i monaci sotto una Regola e un Abate che fa le veci di Cristo, quindi il monastero.
Il carisma monastico: dono dello Spirito La vocazione monastica cenobitica è un dono dello Spirito. Il termine “carisma” viene dal latino e dal greco e significa concedere grazia, donare, elargire. Cosa si intende per carisma monastico? Si intende l’opera dello Spirito nelle creature che hanno abbracciato e abbracciano lo stile di vita proposto da San Benedetto. Il Carisma monastico è tutto il vissuto dei monaci in un cenobio, che ha come centro e punto di riferimento per il cammino spirituale, Gesù Cristo e il suo Vangelo.
La monaca: sola con Dio immersa nella comunità Il fascino del Cenobio è fascino di Dio, attrazione irresistibile a vivere nella comunità. Il monaco o la monaca abbandona tutto, si spoglia di ogni cosa, si rifugia in Dio e intraprende una esistenza che è totalmente per il Signore. Il chiamato alla vita monastica piano piano cambia la sua condotta di vita le sue abitudini e impara a vivere con Dio solo, come Mosè sul Monte, come gli apostoli sul Tabor, come la Vergine Maria in ascolto della Parola di Gesù, e nello stesso tempo insieme con quelli che fanno lo stesso cammino. Con la “Conversio morum” i cosiddetti “voti” di povertà, castità, obbedienza e stabilità i monaci e le monache diventano “segno” di Cristo casto, povero, obbediente, e testimoniano l’attesa di una vita piena di amore e senza interruzione, una vita che è eterna.
La spiritualità del monaco o della monaca benedettina nasce dall’Ascolto della Parola di Dio e dalla pratica della Regola monastica. Alcuni pensieri dal Prologo della Regola di San Benedetto…
o figlio, gli insegnamenti del maestro ASCOLTA o figlio, gli insegnamenti del maestro Dalla Prologo della Regola di San Benedetto
accogli volentieri i consigli dell'affettuoso padre.... piega l'orecchio del tuo cuore accogli volentieri i consigli dell'affettuoso padre....
e mettili efficacemente in pratica
ritornare per la fatica dell'obbedienza a colui, dal quale ti eri perchè tu possa ritornare per la fatica dell'obbedienza a colui, dal quale ti eri allontanato per la pigrizia della disobbedienza.
A te dunque si rivolge ora la mia parola, CHIUNQUE TU SIA...
Anzitutto devi chiedere con preghiera costante ed intensa che voglia Lui condurre a termine ciò che di buono cominci a fare...
poichè la Scrittura ci sveglia... apriamo gli occhi alla luce divina...
cerca il suo operaio e dice: ... tra la folla, il Signore cerca il suo operaio e dice:
Chi è che vuole la vita e desidera vedere giorni felici?
E se tu rispondi: io; Dio ti dice ancora: allontanati dal male e fà il bene; cerca la pace e seguila
e con la pratica delle buone opere Cingiamo dunque i nostri fianchi con la fede e con la pratica delle buone opere e guidati dal Vangelo incamminiamoci per le SUE VIE...
parole e le mette in pratica lo assomiglierò all'uomo saggio, ...il Signore dice nel Vangelo: Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica lo assomiglierò all'uomo saggio, che edificò la sua casa sulla roccia...
…il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti..
A questo scopo ci vengono prolungati i giorni di questa vita…
…finchè c’è tempo e siamo in questo corpo… bisogna correre ed operare quello che ci può giovare per l’eternità.
Dobbiamo dunque costituire una scuola del servizio del Signore.
…perseverando nel monastero fino alla morte…
…ci associamo per mezzo della sofferenza ai patimenti di Cristo…
per meritare di essere partecipi anche del suo regno.