DANUBIO di CLAUDIO MAGRIS Università della Terza Età e del Tempo disponibile – San Martino Buon Albergo docente: prof. Cecilia Chiumenti DANUBIO di CLAUDIO MAGRIS La vera letteratura non è quella che lusinga il lettore, confermandolo nei suoi pregiudizi e nelle sue insicurezze, bensì quella che lo incalza e lo pone in difficoltà, che lo costringe a rifare i conti col suo mondo e con le sue certezze. a.a. 2014-2015
Claudio Magris: Trieste e la cultura mitteleuropea Claudio Magris è nato a Trieste il 10 aprile 1939. Germanista e critico, letterato di straordinaria cultura, è uno dei più importanti saggisti del nostro tempo, capace di approfondire non solo il patrimonio della letteratura mitteleuropea ma anche le ragioni profonde dietro a ogni libro con cui viene in contatto. Si è laureato a Torino con una tesi, Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna, che ha segnato l’inizio di un interesse che lo ha guidato nel tempo. Il suo lavoro è stato rielaborato successivamente e pubblicato da Einaudi nel 1963. Trieste è il nucleo fondamentale da cui ha origine la particolarità dell’uomo Claudio Magris. Città multiculturale, mitteleuropea, densa di stimoli e crocevia di molte delle più interessanti esperienze artistiche del Novecento (ricordiamo Svevo, Saba), Trieste vive oggi di contraddizioni che sono state condensate ed espresse dal Magris letterato. Magris ha contribuito a far conoscere in Italia la cultura mitteleuropea, anche con traduzioni di Kleist e Schnitzler.
Suoi saggi importanti sono: Lontano da dove, Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (1971), Itaca e oltre, (1982), Trieste. Un’identità di frontiera, (1982); Un altro mare (1991); Microcosmi (Premio Strega 1998); L’infinito viaggiare (2008) e Danubio, (1986) considerato il suo capolavoro. Attualmente è docente di Lingua e letteratura tedesca a Trieste dopo essere stato ordinario all’Università di Torino. Per scrivere Magris ama sedersi al tavolo dell’Antico Caffè San Marco a Trieste.
Danubio «è il fiume di Vienna, di Bratislava, di Budapest, di Belgrado, della Dacia, il nastro che attraversa e cinge, come l'Oceano cingeva il mondo greco, l'Austria absburgica, della quale il mito e l'ideologia hanno fatto il simbolo di una koiné plurima e sovranazionale. Il Danubio è la Mitteleuropa tedesca-magiara-slava-romanza-ebraica, polemicamente contrapposta al Reich germanico» Geograficamente il Danubio attraversa 5 paesi europei, la Germania, l’Austria, la Slovacchia, l’Ungheria, l’ex Jugoslavia (all’epoca del libro di M. ancora unita) e di 2, Bulgaria e Romania, segna il confine fino quasi alla fine del suo corso, quando sfocia nel Mar nero con un immenso delta. Lungo la sua strada il fiume infila città come fossero perle di una collana: tra tutte, Vienna e Budapest sono le più famose e monumentali. Ma il viaggio di Magris enumera e descrive decine di altre note o meno note cittadine come Ulm, Regensburg, Passau, Novi Sad, Bratislava e Belgrado. Che cos’è Danubio? Un romanzo, un saggio, un diario di viaggio? Difficile definire il testo. In realtà dal paesaggio esteriore, dalle rive dei fiumi, dagli acciottolati delle piazze emerge il paesaggio interiore: la storia di uomini e donne, di battaglie, di poeti, di re e medici come il dr. Mengele o straordinari letterari come il bulgaro Canetti o l’inquieto Kafka o altri scrittori di cui normalmente in Italia si ignorano le opere.
Danubio è dunque un nastro d’acqua su cui si riflette una certa cultura europea. Il viaggio è il movimento reale che serve all’Autore a ripercorrere la propria vita e le stagioni della cultura europea del Centro-est, la Mittel-Europa, cui soprattutto Germania e Austria hanno dato la loro impronta. Ma oltre alla cultura tedesca confluiscono nel mito della Mitteleuropa anche l’Impero Romano e quello Turco a lungo dominante parte di quel territorio. L’Impero Ottomano si disgrega assieme a quello Asburgico con la fine della Prima Guerra Mondiale. Il fiume rappresenta lo spazio, la molteplicità e la vita. Il libro di Magris imita il suo oggetto: sia nell’ampiezza (480 pagine), sia nella struttura libera e divagante, sia nello stile: né romanzo, né saggio, tutto scritto in prima persona. Leggendo questo libro si incontrano mondi mai troppo conosciuti e si comprende, con un certo stupore, che la civiltà mitteleuropea è più complessa di quanto si creda. Dopo aver introdotto il lettore alla curiosa discussione su quali siano le vere sorgenti del Danubio, ci si muove verso ULM, (luogo di nascita di Einstein), verso Regensburg, verso Vienna dove l’autore sosta a lungo, visitando la casa-studio di Freud o quella in cui visse Joseph Roth. A Bratislava (che dista pochi chilometri da Vienna e oggi è la capitale della Repubblica Slovacca) ci ricorda l’A. gli Asburgo venivano a cingere la corona di Santo Stefano e l’imperatrice Maria Teresa venne a chiedere aiuto alla nobiltà ungherese.
Dopo Bratislava e la Slovacchia, il Danubio si tuffa in Ungheria, considerata un tempo la porta dell’Asia. E Budapest ricorda a Magris la sfortunata rivolta del 1956 (erano passati allora solo 30 anni), repressa nel sangue dalle truppe del Patto di Varsavia. Infine il grande delta pone il viaggiatore-scrittore davanti alla difficoltà di districarsi in una miriade di bracci, canali, terra e fango, alla ricerca di almeno uno dei percorsi al mar Nero. «Il delta, per Sadoveau, è anche un bacino di popoli e genti, come se il Danubio portasse al mare e spargesse intorno a sé, traboccando sulle rive, detriti di secoli e di civiltà…» Infine l’immissione del grande fiume nel mare avviene secondo le parole del poeta Biagio Marin: Fa’ che la morte mia, Signor la sia comò ‘l score d’un fiume in t’el mar grando.
Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna "La storia del mito asburgico è la storia di una cultura che vive la crisi e la trasformazione epocale di tutta una civiltà, non certo soltanto austriaca; una civiltà che, in nome del suo amore per l'ordine, scopre il disordine del mondo". Apparso agli inizi degli anni Settanta, questo libro, che è la rielaborazione della tesi di laurea di Magris, ha avuto il merito di indagare tra i primi un tema che avrebbe poi goduto di una fortuna ininterrotta. Mito = termine ambivalente, che indica qualcosa di più o di meno della realtà, una positiva idea-forza oppure una costruzione/falsificazione ideologica . Volto nostalgico e seducente dell’Austria felix (come faceva Roth) oppure il ritratto sarcastico (tracciato da Musil) di quella nazione/di quell’Impero? Nel mito asburgico confluiscono molte componenti: l'idealizzazione dell'Impero come armonica entità sovranazionale e universalistica; il senso dell'ordine e della gerarchia; l'imperatore Francesco Giuseppe, che di quell'ordine era simbolo e garante; una visione edonistica ed epicurea della vita, con epicentro Vienna...
Intrecciando storia, cultura e costume, Magris ha ricostruito le ragioni storiche di questo mito e la sua presenza nelle opere leterarie, dall'epoca Biedermeier ad autori come Schnitzler, Hofmannsthal, Kraus, Rilke, Roth, Werfel, Zweig, Musil, Doderer, la cui adesione al proprio tempo ha assunto la forma, tipicamente austriaca, dell'ironia, della critica disincantata e beffarda.
Pagine Un’identità è fatta anche di luoghi pag. 252 A mani nude contro il Terzo Reich e Un funerale p. 79 Linz… pag. 147 Mittel Europa pag. 181 Rembrandtstrasse, 15 (casa di Roth) pag. 226 Berggasse, 19 (casa di Freud) pag. 239 Marco Aurelio pag. 247 Tristemente magiaro pag. 301-2-3 Un gelato a Budapest pag. 307 Belgrado e Tito pag. 390-391 Il delta pag. 465