La fine dell’egemonia dell’Occidente

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La fine dell’egemonia dell’Occidente. La decolonizzazione Si attua principalmente nel secondo dopoguerra come conseguenza di:  Indebolimento dell’Europa.
Transcript della presentazione:

La fine dell’egemonia dell’Occidente

LA DECOLONIZZAZIONE Si attua principalmente nel secondo dopoguerra come conseguenza di: Indebolimento dell’Europa. Riconoscimento della collaborazione delle forze coloniali alla guerra. Reazione contro le ideologie nazionaliste. Atteggiamento anticoloniale di Stati Uniti e Unione Sovietica.

La Cina

LA FINE DELL’IMPERO CINESE È determinata, nel 1912 da una rivolta nazionalista. La nuova repubblica è però debole: il paese si trova diviso in: Nord sottoposto ai governatori militari (“Signori della guerra”), arrendevoli di fronte alle pretese espansionistiche giapponesi. Sud, sotto il governo del Kuomintang (Partito Nazionale del popolo) fondato da Sun Yat-Sen (1886-1925).

L’ALLEANZA CON I COMUNISTI Dopo la guerra, Sun Yat-Sen si appoggia all’URSS e al neonato Partito Comunista (1921), per riconquistare il Nord. Ma alla sua morte (1925) prevale nel Kuomintang la destra di Chang Kai Shek Il nuovo leader riunifica il paese ma soffoca, nelle città il movimento comunista (1927-28) che trova riparo nelle campagne del Sud, sotto la guida di Mao Tsetung (1896-1976).

LA MINACCIA GIAPPONESE Nel 1931 il Giappone attacca la Cina e occupa la Manciuria (la guerra sarà dichiarata solo nel 1937). Il governo concentra però le forze contro i comunisti, costretti a ritirarsi al Nord - Lunga marcia 10.000 Km (1934-35), dove combattono i Giapponesi e guadagnano consensi tra la popolazione.

LA VITTORIA DI MAO Lo scontro tra il governo nazionalista riprese dopo la fine della guerra (1946-49). Chan Kai Shek fu costretto a rifugiarsi nell’isola di Taiwan, mentre nel continente si proclamava la Repubblica popolare cinese (1949). Poco dopo, il governo comunista prese le distanze dall’URSS.

L’India

Mahatma "grande anima"

NON VIOLENZA Satyagraha Ahimsa "Disobbedienza civile", DISOBBEDIENZA

ASPIRAZIONI NAZIONALI Dal 1885 le aspirazioni nazionali indiane trovano voce nel Partito del Congresso. L’India dà un grande contributo alla guerra (1,5 milioni di soldati) ma rimane sotto il pieno controllo politico inglese, mentre nel Congresso si afferma la leadership di Mohandas Karamchand Gandhi (1869-1948).

IL METODO DI GANDHI Coniuga la cultura tradizionale Indù con le conquiste del pensiero occidentale. Contro l’Inghilterra, Gandhi propone una resistenza non violenta con il ricorso a: disobbedienza alle leggi ingiuste; forme di boicottaggio.

VERSO L’INDIPENDENZA Nel 1937 l’India diviene dominion, ottenendo l’autonomia amministrativa. Le prospettive di indipendenza di uno stato federale si arenano a causa dello scontro tra indù e musulmani. Nel 1947 nascono due stati: Unione Indiana (indù) e Pakistan (musulmano, fino al 1971 unito al Bangladesh).

IL DOPO GANDHI In entrambi i paesi rimasero minoranze religiose e una situazione di potenziale conflitto. Gandhi fu vittima di un attentato da parte di un fanatico indù (1948). Il successore, Jawaharlal Nehru (†1964), inaugurò la politica di equidistanza tra i blocchi che porterà al movimento dei paese “non allineati”.

NEHRU e la sua FAMIGLIA