A CURA DI: MARTINA BRUNETTI, VANESSA CAPUANO , E VERONICA RAINERI.

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A CURA DI: MARTINA BRUNETTI, VANESSA CAPUANO , E VERONICA RAINERI. IL LAGO D’ORTA A CURA DI: MARTINA BRUNETTI, VANESSA CAPUANO , E VERONICA RAINERI.

IL LAGO D’ ORTA Ad est il monte Mottarone separa il lago d'Orta dal Lago Maggiore, mentre a ovest monti alti fino a 1300 metri separano lo specchio acqueo dalla Valsesia. È il più occidentale fra i laghi prealpini, originato dal fronte meridionale del ghiacciaio del Sempione. Contrariamente a quanto accade con molti laghi alpini, che hanno un emissario a sud, le acque del lago d'Orta escono dal lago a nord. Attraversano la città di Omegna dando vita al torrente Nigoglia che confluisce nello Strona che, a sua volta, sfocia nel Toce e quindi nel Lago Maggiore. Al centro del lago si trova l'isola di San Giulio, di dimensioni assai contenute, che ospita nella Basilica le spoglie del santo omonimo.

IL NOME Nel medioevo il lago era noto come lago di San Giulio e solo a partire dal XVII secolo cominciò ad affermarsi il nome attuale di lago d'Orta, dalla principale località, Orta San Giulio. Il nome Cusius (Cusio) deriva da una cattiva lettura della Tabula Peutingeriana dove compare un lacus Clisius la cui esatta identificazione è incerta. Il nome Cusio (diffuso sulla base dell'autorità dello storico Lazzaro Agostino Cotta, autore della Corografia della Riviera di San Giulio alla fine del Seicento) entrò comunque nell'uso, dapprima erudito e quindi amministrativo ed è ora utilizzato per indicare il lago. Sono invece da relegare tra le speculazioni fantastiche le ipotesi che farebbero derivare il nome Cusius dalla fantomatica tribù degli Usii. Il nome degli Usii appare per la prima volta negli scritti dello storico Antonio Rusconi, verso il 1880, e da alcuni è stato ripreso acriticamente in seguito.

CENNI STORICI La presenza umana sul lago d'Orta è antica e risale almeno al neolitico, come testimoniano gli scavi archeologici condotti sull'isola di San Giulio, che hanno portato alla luce un frammento ceramico ascrivibile alla Cultura VBQ. Nel corso dell'età del ferro il lago era abitato da genti celtofone inquadrabili nell'ambito della Cultura di Golasecca. Nei secoli successivi il territorio segue il processo di romanizzazione che caratterizza la Transpadana.

Alla fine del IV secolo i due fratelli greci Giulio e Giuliano, originari dell'isola di Egina arrivano sulle rive del lago e si dedicano, con il beneplacito dell'imperatore Teodosio I all'abbattimento dei luoghi di culto pagani e alla costruzione di chiese. La leggenda vuole che san Giulio abbia lasciato al fratello Giuliano il compito di edificare a Gozzano la novantanovesima chiesa, cercando da solo il luogo dove sarebbe sorta la centesima. Individuata nella piccola isola il luogo adatto, ma non trovando nessuno disposto a traghettarlo, Giulio avrebbe steso il suo mantello sulle acque navigando su di esso.

Giulio sconfisse i draghi e i serpenti che popolavano quel luogo, simbolo evidente della superstizione pagana, cacciandoli per sempre e gettando le fondamenta della chiesa nello stesso punto in cui oggi si trova la basilica di San Giulio. La leggenda del Santo Giulio è citata in numerose opere. Si veda ad esempio L.A. Cotta (citato in bibliografia). Con l'arrivo dei longobardi, attorno all'anno 570, le terre dell'Alto Novarese furono inquadrate nel ducato di San Giulio, a capo del quale fu posto nel 575 il duca Mimulfo, con l'incarico di difendere l'Ossola dai Franchi. Quando, pare a causa del tradimento di Mimulfo, i Franchi varcarono il Sempione il re dei Longobardi Agilulfo fece decapitare Mimulfo. Un sarcofago che si dice aver ospitato le sue spoglie è attualmente utilizzato come cassetta per le elemosine nella Basilica. Nel 957 il castello dell'isola di San Giulio, in cui si era asserragliato Berengario d'Ivrea, venne assediato da Litolfo, figlio dell'imperatore Ottone I. Alla morte di Litolfo, Berengario riprese le ostilità, costringendo lo stesso imperatore a calare in Italia. Mentre Berengario si fortificava a San Leo nel ducato di Spoleto, sua moglie Willa, radunati tutti i suoi tesori, si rifugiò sull'isola di San Giulio, essendo queste le uniche fortezze del regno a poter resistere a lungo.

L'assedio del 962 all'isola durò in effetti due mesi dopodiché la regina si arrese. Ottone si impossessò del tesoro ma, ammirato dal coraggio della regina, le permise di raggiungere il marito. Durante l'assedio nacque sull'isola Guglielmo da Volpiano, futuro abate di Digione. Nel 1219, dopo una contesa ventennale tra il vescovo e il Comune di Novara, nacque formalmente il feudo vescovile della "Riviera di San Giulio". Nel 1767 il territorio divenne possedimento della casa Savoia. La definitiva cessione di potere ai Savoia avvenne però solo nel 1817. Il Comune di Omegna e la parte settentrionale del lago si federarono invece con il Comune di Novara fin dal 1221, seguendo le sorti del Novarese.

LETTERATURA Proprio del lago d'Orta è originario Gianni Rodari, nato il 23 ottobre 1920 ad Omegna. Nelle sue opere ritornano citazioni al lago d'Orta: C'era due volte il Barone Lamberto (ambientato sull'Isola di San Giulio); Il ragioniere-pesce del Cusio. Il comune di Omegna ha realizzato un parco dedicato a Rodari, in un angolo che offre una splendida vista sull'intero lago. Meta ideale di artisti e scrittori, fu teatro del breve incontro tra Nietzsche e Lou Andreas Salomè, che costituì una delle rarissime esperienze femminili del grande filosofo.

Le località attorno al lago appaiono sovente descritte nelle opere di importanti autori anche non Cusiani, recentemente riproposti dagli Itinerari letterari del lago d'Orta e del Mottarone: Achille Giovanni Cagna, Alpinisti Ciabattoni; Ernesto Ragazzoni, Poesie; Honoré de Balzac, La Comédie humaine (Les employés); Mario Bonfantini, La tentazione; Robert Browning, By the Fire-Side; Agostino Richelmy, La lettrice di Isasca; Markus Werner, Festland [Terraferma]; Carlo Emilio Gadda, Viaggi di Gulliver; Henry Bordeaux, Les Roquevillard; Mario Soldati, 44 novelle per l'estate; Enea Silvio Piccolomini, Egloga; Carlo Porta, La guerra di pret; Eugenio Montale, Sul lago d'Orta; Meredith, Victoria; Emilio Praga e Roberto Sacchetti, Memorie del presbiterio.

ECOSISTEMA L’ecosistema è costituito dall’insieme di tutti gli esseri viventi di un determinato ambiente fisico e delle relazioni che intercorrono sia tra loro che tra loro e l’ambiente fisico. Ciò vuol dire che un ecosistema comprende una parte inanimata detta "biotopo" in cui vive e con cui interagisce un complesso di organismi detto "biocenosi". Queste continue interrelazioni tra i componenti della biocenosi e del biotopo danno vita a una continua "circolazione della materia" ed a "flussi di energia". La fonte primaria di energia è la luce del Sole che, attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana compiuto dai vegetali, subisce una prima trasformazione in sostanza organica che comprende sostanze nutritive che sono indispensabili sia per la loro stessa vita che per quella degli animali. Questi ultimi non essendo in grado di costruirsi da soli tali sostanze nutritive, dipendono dalle piante per la loro alimentazione.

In base a tale caratteristica, le piante sono denominate produttori primari (o autotrofi), mentre gli animali sono detti consumatori (o eterotrofi); i consumatori si dividono a loro volta in consumatori primari (o erbivori),   consumatori secondari ( o carnivori) e decompositori. Lo scambio delle sostanze nutritive tra erbivori e carnivori costituisce la catena alimentare. Questi sono microscopici esseri viventi che si nutrono dei prodotti di rifiuto e del corpo degli animali morti; essi, decomponendoli, contribuiscono a restituire al terreno ciò che le piante hanno assorbito per produrre le sostanze nutritive. Le catene alimentari sono numerose, in quanto diversi consumatori si nutrono di più tipi di cibo. Gli animali che appartengono a più di una catena alimentare collegano una catena all’altra formando una rete. Più questa è fitta più vi è perdita di energia.

ORGANISMI AUTOTROFI

ORGANISMI ETEROTROFI

LA CATENA ALIMENTARE

Visto che ad ogni passaggio si consuma energia è necessario un continuo rifornimento di questa risorsa. Ciò è possibile grazie al Sole. In una catena alimentare naturale la quantità di energia diminuisce da un livello all’altro, ma la sua qualità, cioè la capacità di compiere un lavoro, aumenta. Lo sviluppo quantitativo e qualitativo degli organismi viventi è fortemente condizionato dai fattori ambientali. L’ecosistema quindi, deve mantenersi in buona salute, cioè deve essere in grado di sopportare cambiamenti ambientali di grosse entità. Per far sì che questo avvenga, è necessaria un’attenta conservazione che miri alla creazione di un sistema di parchi e di riserve e al mantenimento di una rete di collegamento tra le varie.

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