C.5 PER UNA RIFLESSIONE TEOLOGICA SUL LAVORO 1.La nuova creazione come struttura teologica 2.L’approccio pneumatologico 3. L’alienazione del lavoro in.

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Transcript della presentazione:

C.5 PER UNA RIFLESSIONE TEOLOGICA SUL LAVORO 1.La nuova creazione come struttura teologica 2.L’approccio pneumatologico 3. L’alienazione del lavoro in prospettiva teologica 4. La spiritualità del lavoro

- introduzione -la teologia ha per oggetto Dio ed è sapere critico della fede -il lavoro è un ambito della prassi umana e storica ed ha rilevanza teologica solo attraverso la mediazione etica che permette di interpretare a partire dalla fede le forme della prassi

--riflessione teologica su come la fede investe la prassi lavor., e sul fatto che oggi il lavoro rimanda sempre più all’esigenza di significato

-la fede è atto di libertà o consenso ad un senso che si rivela nella storia, la storia come luogo in cui si realizza la fede, e la fede giudica la storia

-la teologia quando riflette su un ambito della prassi mira alla verità e non alla giustificazione o relativizzazione di tale ambito, e scorge in esso la dimensione storica: come frutto della libertà

-considera il lavoro dal punto di vista del suo senso per l’uomo, lettura cristiana del lavoro per coglierne le implicazioni etico- pastorali

5.1. La nuova creazione come struttura teologica –A) lavoro segno di potenza e di insufficienza, nella gratitudine e nell’attesa della nuova creazione -vita cristiana come vita nello Spirito che determina tutta la vita e anche il lavoro come esperienza anticipatoria della nuova creazione

- la nuova creazione non giunge da uno sviluppo lineare di forze intrastoriche ma permette di percepire il progresso in certi aspetti e il suo deterioramento in altri (società caleidoscopica)

B) ordine presente e ordine futuro: -radicale discontinuità, annihilatio mundi, solo significato terreno del lav., come purificazione dell’anima, un prerequisito senza significato escatologico,

- compatibile con l’impegno sociale (usare e gioire del mondo fin quando dura, diminuire le sofferenze) ma incoerente con la bontà della creazione

-continuità e trasformazione, integrazione finale; transformatio mundi, il lavoro contribuisce alla nuova creazione anche se in modo frammentario e modesto, fede nella bontà della creazione

Eterna permanenza di ciò che è corruttibile? Molti risultati spariscono…

Il lavoro lascia un’impronta permanente sull’ambiente naturale (crea una casa per l’uomo) e sulla personalità -i risultati del lavoro definiscono in parte la struttura della personalità

- La trasformazione escatologica richiede la collaborazione lavorativa con Dio. Gen: l’uomo come partner nell’attività di Dio

Milesi dell’opera divina non dell’operatore, la benedizione divina come base della speranza e senso nel lavoro umano.

- prospettiva protologica ed escatologica complementari della cooperatio Dei, l’azione umana come attesa più che fare, l’attesa non è inattività, attive anticipazioni storiche della nuova creazione

La teologia del lavoro implica la dottrina della creazione: non si riduce ad essa (trasformatio mundi) e non si separa da essa (nega e afferma la prima creazione). Non è solo la restaurazione della prima creazione

- preservazione del mondo in termini dinamici. Il lavoro preserva il mondo trasformandolo

5.2. L’approccio pneumatologico A) il lavoro nello Spirito è un’ideologia mascherata? La realtà della fatica e dello sfruttamento non rendono sospetto il discorso sullo Spirito? -il lavoro come cooperazione con Dio non è applicabile ad ogni lavoro

-il significato morale e il significato escatologico del lavoro: non solo il lavoro per amore ha un significato escatologico, avidità e invidia stimolano spesso a buoni risultati, purificazione perché ogni nobile risultato è ultimamente significativo

-l’approccio pneumatologico si relaziona al significato antropologico (lav e sviluppo personale, identità…)

-i carismi come doni di Dio che formano parte della personalità, secondo il modello dell’interazione della comunicazione (attiva recettività, costituiti attraverso la modalità con cui la persona si relaziona alla situazione che incontra)

-lo sviluppo della persona nel contesto della nuova creazione: unità integrata della prospettiva sociale, individuale ed ecologica del lavoro, oltre la prospettiva individualistica

-l’uomo è a casa quando lavora? L’uomo si sviluppa ma non si costituisce attraverso il suo lavoro (Marx) -l’identità sta nella relazione a Dio, l’uomo è veramente se stesso nella comunione con Dio.

-allora gli uomini che non possono lavorare non perdono se stessi. Liberi non solo di lavorare ma di pregare e giocare

B) la presenza dello Spirito ha due conseguenze nella relazione lav.-natura -produrre non vuol dire creare. Creare significa instaurare un ordine e un senso, produrre è realizzare un dominio

due aspetti del lavoro: produttivo e protettivo, la natura non può essere trattata come una pura risorsa, rispettare la natura non implica cessare di usarla

cura dinamica implicata dalla presenza dello Spirito, cura ordinata al futuro, cooperazione con la natura e solidarietà

5.3. L’alienazione del lavoro in prospettiva teologica A) due concezioni: l’alienazione come risposta affettiva totalmente negativa ad un particolare lavoro -l’alienazione come frattura oggettiva tra natura del lavoratore e il suo lavoro

la preponderanza della concezione soggettiva su quella oggettiva è dovuta alla negazione della natura umana normativa -dal punto di vista teologico il lavoro è alienante quando non corrisponde all’intenzione di Dio sulla natura umana

-è richiesta una trasformazione del lavoro non perché corrisponda ai sentimenti ma alla natura dei lavoratori, il lavoro come mezzo è alienante perché non corrisponde alla dimensione profonda dell’esistenza umana.

-ridurre l’alienazione implicherà di accordare il lavoro con la natura umana, le persone hanno diverse inclinazioni

-la risposta affettiva negativa al lavoro è un indicatore certo di alienazione -l’insoddisfazione in altre sfere possono creare disaffezione con il lavoro

B) la divisione del lavoro causa del progresso e dell’ alienazione -la crisi del fordismo porta l’attenzione sull’alienazione in nome della produttività -la tradizione cristiana valuta positivamente il progresso economico, l’alienazione è problematica non solo in riferimento al progresso economico ma alla natura umana.

-Marx: l’alienazione del lavoro è il male radicale -la tradizione cristiana: il lavoro è per soddisfare i bisogni, con scarsità di risorse, è interminabile. Ma l’uomo non si riduce al bisogno e la sua opera non si riduce al lavoro

-sotto l’identificazione dell’uomo come lavoratore sta la scelta etica dell’incredulità, lavoro come parabola dell’uomo non credente che fa coincidere l’adempimento del desiderio e la saturazione del bisogno:

è incapace di impegnarsi per un bene non verificabile. L’esito è il carattere inconcludente e deludente della fatica (vanità di tutte le cose)

L’alienazione economica spesso causa l’alienazione da Dio, anche se questa in ultimo ha la priorità. Ragione in più per l’impegno del cristiano -la prospettiva cristiana non svalorizza i tentativi di umanizzare il lavoro, che testimonia la creazione e la realtà del peccato (natura duale)

La priorità dell’alienazione da Dio ha tre conseguenze:a) non si deve aspettare molto dal successo nella lotta contro l’alienazione, B) i tentativi di umanizzare il lavoro saranno meno efficaci se non danno attenzione all’alienazione nelle altre sfere della vita

C) poiché l’alienazione da Dio sarà pienamente vinta solo nell’escaton, tutti i tentativi di umanizzare il lavoro saranno successi parziali

-realismo e non quietismo. Chiamata a testimoniare il valore del lav, la presenza dello Spirito dà speranza -sapienza e discernimento di una logica del dono e non di dominio che mantiene l’attività umana aperta in quanto fondata sull’abbondanza del dono divino

C)varie dimensioni del lavoro alienante: -non sono ugualmente problematiche -non si applicano a tutti i tipi di lavoro -si deve tener conto dell’interazione economico-sociale, alcuni limiti alla libertà individuale sono inerenti al lavoro

-L’autonomia sul lavoro nel sistema industriale e postindustriale con unità altamente interdipendenti. L’efficienza richiede la specializzazione e la complessità del prodotto esige integrazione di abilità con regole predeterminate -la completa autonomia non è possibile a tutti i livelli

5.4.Per una spiritualità del lavoro A) spiritualità del lavoro come attiva anticipazione della transformatio mundi Spirito dell’impegno mondano - che anima il lavoro come vocazione, vissuto come chiamata alla gloria di Dio, per servire Dio

-consapevolezza di servire qualcosa di più grande del proprio progetto, contribuendo al bene comune -un senso di pienezza spirituale come esperienza di trascendenza, sentirsi connessi con il divino e la comunità, mettere se stessi in ciò che si fa

-l’esperienza servile è l’opposto del servizio “spirituale”: il lavoro come necessità subita, attività estranea e merce scambiata -il lavoro come servizio implica di essere presenti in ciò che si fa, di perdere se stessi in ciò che si realizza, scoprendo di appartenere a Dio

B) la teologia dei carismi come base della spiritualità GS -include tutte le forme di lavoro (casalingo, di sussistenza…) -il modello tradizionale di carisma (qualcosa di nuovo che è dato, potere qualità)

-Modello dell’interazione (eredità genetica e interazione sociale, sfida della nuova situazione in cui si impara a rispondere a Dio, carisma come capacità) -vocazione e carismi: la chiamata si diversifica in molti doni dello Spirito, un donare per compiere il compito, lavorare non solo per dovere ma per ispirazione

-la grazia al cuore del lavoro: più che l’obbedienza è la gioiosa volontà di usare le capacità conferite nel progetto affidato -visione della motivazione adatta nella società della conoscenza (spiritualità per accrescere i profitti?)

-la chiamata non è in un vuoto sociale. le mediazioni dei carismi tramite le interrelazioni e la costituzione psicosomatica

-Nella pluralità diacronica e sincronica di occupazioni diverse. -la chiamata include il potere e la forza di rispondere, momento contemplativo e momento attivo o etico