Jerome Bruner Cultura e Sviluppo umano: una nuova prospettiva

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Transcript della presentazione:

Jerome Bruner Cultura e Sviluppo umano: una nuova prospettiva Corso di Laurea: Sviluppo Tipico e Atipico Esame di: Psicologia e Scuola – Prof.ssa Anna Maria Ajello A.A. 2014 - 2015 Martina Bonanni, Valentina D’Alesio, Anna Morra, Fabiana Paris, Oberdan Sgaramella

La mente umana è una tabula rasa Jerome Bruner Opera in un periodo storico in cui si susseguono diverse correnti di pensiero: COMPORTAMENTISMO La mente umana è una tabula rasa L’apprendimento avviene in modo passivo da parte del soggetto a causa della relazione stimolo – risposta (Skinner)

Psicologia della Gestalt Jerome Bruner Koffka Kohler Psicologia della Gestalt La mente umana NON è una tabula rasa, ma un modello di interazione tra schemi mentali intrinseci e percezioni estrinseche Il soggetto percepisce la buona forma dell'oggetto attraverso degli schemi mentali presenti sin dalla nascita che organizzano il materiale percepito in una forma determinata

Jerome Bruner Freud PSICOANALISI ES SUPER IO IO Parte irrazionale della mente legata agli impulsi del piacere Mantiene l’equilibrio tra Es e Super Io Parte razionale della mente (valori/regole sociali) Evidenzia l’aspetto irrazionale della personalità individuale

Jerome Bruner New Look on perception Unito al concetto di Set Cognitivo pone le basi della psicologia cognitivista bruneriana Set cognitivo Un meccanismo di percezione selettiva degli elementi della realtà, in continuo mutamento L'individuo percepisce il mondo a seconda di come le sue strutture mentali interne selezionano il materiale percepito e queste sono in continua evoluzione e cambiamento, in funzione di nuovi accomodamenti ed apprendimenti di cui il soggetto fa esperienza.

Jerome Bruner La cultura forma la nostra impostazione mentale I format promuovono lo sviluppo dell’apprendimento I bambini sono esseri socialmente competenti Frame = struttura che ordina, dà significato e permette la memorizzazione di un’esperienza Esperienza immediata degli alunni = punto di partenza a cui collegare l’intero processo di apprendimento

Preconcetti Bruneriani 1) Non c’è un solo ed unico modo per comprendere la natura umana, le sue variazioni, i suoi adattamenti o la sua crescita 2) Metodo comparativo per acquisire conoscenze sull’umanità 2A) Maturo – Immaturo 2B) Homo Sapiens – Altre specie 2C) Uomo = Apprendista culturale 2D) Disgrazie della patologia e dell’afflizione 2E) Essere umano – Dispositivi artificiali 2F) Esseri umani nella realtà – Esseri umani nel mito

Cultura e Crescita Umana BRUNER Come PLOMIN e SCARR – MCCARTNEY anche Bruner ritiene la cultura ricreata ed usata in modo diverso da ogni individuo a seconda delle sue prospettive genetiche INSEPARABILITA’ - Della crescita umana individuale - Dal contesto culturale in cui avviene

Bruner – La Psicologia Ingenua Caratteristiche Le persone che fanno parte di una cultura, danno per scontato la natura, le cause, i risultati dell’attività mentale umana, cioè quelle attività che non hanno bisogno di essere spiegate poiché date per scontate Quando le persone incontrano un’ECCEZIONE rispetto all’ordinario e cercano di creare una storia per spiegare l’eccezione, quindi cercano di dare un significato.

TEORIA DELL’APPRENDIMENTO Psicologi Evolutivi Antropologi culturali ed i primi Psicologi cognitivi si chiesero che cosa e come imparano le persone, le forme di rispetto di una cultura Per gli Antropologi culturali la cultura è un sistema integrato, in modo coerente di vivere e guardare il mondo

Bruner analizza le AUTOBIOGRAFIE e scopre che sono composte secondo la Psicologia Ingenua Esse servono per collocare i loro autori nel mondo definito dalla cultura La collocazione culturale identifica e rende comprensibile quello che c’è di ORDINARIO in noi, senza bisogno di spiegazioni, ma cerca anche di spiegare quello che c’è di raro dall’ordinario

La NARRAZIONE si colloca sul discorso dell’ECCEZIONALE Essa, per essere qualcosa in più di una semplice esposizione, deve avere qualche elemento di ROTTURA dall’ordinario Molti autori parlano della narrazione e tutti sono concordi sulla sua eccezionalità, anche se in maniera diversa BURKE, per esempio, sostiene che tutte le storie ben riuscite sono composte da una PENTADE (attore, azione, scopo, scena, strumento) ed inoltre dei GUAI. Questi sono creati da uno squilibrio tra qualcuno dei cinque elementi della Pentade.

L’ORIGINE DEL CONFLITTO/INCERTEZZA DELLA NARRAZIONE STA NEL ROVESCIAMENTO O NEL RIBALTAMENTO DI UN ORDINE CANONICO INIZIALE CHE DEVE ESSERE CONSEGUENTEMENTE RICOSTITUITO O SOSTITUITO (WHITE, 1981; TURNER, 1982) TODOROV (1977) AGGIUNGE QUALCOSA CHE BRUNER CHIAMA “IL DOPPIO PAESAGGIO”: Ci deve essere qualche disgiunzione tra il paesaggio dell’azione descritta e il paesaggio della coscienza dei protagonisti (Es: Edipo prende, inconsapevolmente, in sposa sua madre Giocasta). LE FONTI DI INCERTEZZA E CONFLITTO DERIVANO DA UNA VIOLAZIONE DEL LEGITTIMO E DELL’ORDINARIO (WHITE, 1981)

UNA VOLTA IDENTIFICATA UNA ROTTURA, IL COMPITO DELLA NARRAZIONE È DI RENDERLA COMPRENSIBILE: Per quanto strano sia il comportamento dei personaggi, deve apparire motivato da ragioni comprensibili, altrimenti la storia perde di verosimiglianza. LA NARRAZIONE BEN FATTA È LA FORMA IDEALIZZATA DELLA PSICOLOGIA INGENUA. LA PSICOLOGIA INGENUA, INQUADRATA NARRATIVAMENTE, SERVE DUE FUNZIONI EPISTEMICHE: ALLA BANALIZZAZIONE ED ESTERIORIZZAZIONE DELL’ORDINARIO; ALLA DRAMMATIZZAZIONE E ALLA SOGGETTIVIZZAZIONE IN TERMINI QUOTIDIANI DELL’ULTRAORDINARIO. Analogie con altri domini del funzionamento mentale: figura e sfondo nella percezione, marcato e non marcato nell’ambito lessicale e grammaticale, primo piano e sfondo nella costruzione del discorso.

LA PSICOLOGIA INGENUA NARRATIVA NON HA AVUTO SEMPRE LA STESSA FORMA: Nel mito, così come nella vita dei greci, gli eventi straordinari prodotti dall’azione umana non erano attribuiti all’esercizio degli stati soggettivi, ma all’intervento degli dei (Dodds, 1951).   Se abbastanza gente crede in qualcosa e vuole che esista, molto probabilmente ciò accadrà. Gli atti e i punti di vista della gente cambiano la realtà (es: gli eroi sollevano il volgo con le loro convinzioni; i derelitti scalzano i tiranni con la loro tenacia). La parola e il pensiero diventano l’arma e l’azione. La seconda questione è quella dell’ “importare”, “mattering” per usare il termine del filosofo Taylor (1988).

LE STORIE E I LORO STATI INTENZIONALI PRESERVANO L’IMPORTARE (inteso come rilevanza), MENTRE LE DESCRIZIONI OGGETTIVE NON LO FANNO. Per Taylor, nel discutere del dolore, quello che importa non è che esso cambia il nostro modello di risposta da P1 a P2 (descrizione oggettiva), ma che noi lo stiamo sperimentando in quanto esperienza umana di cui ci <<importa>>. INDICARE CHE UN ATTO IMPORTA A QUALCUNO, NEL SENSO DI STATO INTENZIONALE, SIGNIFICA LEGITTIMARE QUELL’ATTO IN MODO PROVVISORIO, INDICARE CHE SI TRATTA DI QUALCOSA CHE DEVE ESSERE NEGOZIATO PIUTTOSTO CHE NEGATO Dare rilievo agli stati intenzionali nella narrazione può evocare un modo di usare il linguaggio che J.Bruner chiama “PENSARE PER TROPI” Un pensiero che si avvale della metafora, della sineddoche, dell’ironia. H. White lo chiama “PENSIERO TROPICALE” C. Marx lo chiama “ASCENDERE AL PARTICOLARE” I tropi mantengono il discorso a un livello che è concreto, particolare e personale poiché esprimono una prospettiva personale. (es: i barattoli di zuppa Campbell ripetuti nei dipinti di Andy Wahrol possono rappresentare la cultura del consumatore di massa ripetitivo)

Queste rappresentazioni rimangono nel regno dell’esperienza umana immediata. Mantengono il discorso al livello degli attori e degli altri elementi della pentade di Burke. L’ascesa al particolare stabilisce icone culturali attraverso cui evochiamo facilmente conoscenza comune condensata circa l’eroico, circa le situazioni umane prototipiche, circa le scuse accettabili. La psicologia ingenua, attraverso i suoi tropi accessibili, diventa un’impresa pubblica. Il motivo per cui la narrazione e i suoi stati intenzionali sono indispensabili è che la narrativa, diversamente dalla logica, non è paralizzata dalla contraddizione. Ci prospera. La condizione umana nella psicologia ingenua è spesso rappresentata da coppie di massime contraddittorie: Sii generoso, ma non ingenuo. Dividi con gli altri, ma fatti rispettare. Sii leale, ma tieniti aperte delle possibilità. Gli economisti sono venuti a patti con la rappresentazione psicologica ingenua del sistema motivazionale umano. Hanno progettato modelli formali per rappresentarlo. Il più recente è la teoria delle scelte razionali. I modelli sono tutti intrecci di storie su mete incompatibili. Per perseguire due mete incompatibili c’è bisogno di una storia.

I racconti di Freud sui motivi incompatibili, sebbene fossero tipicamente viennesi, ebbero molto successo nella psicologia ingenua. Mentre le brillanti teorie economiche di J. Schumpeter non ebbero mai successo al di fuori della cerchia degli economisti. Bruner avverte il bisogno di una psicologia che esamini il ruolo di mediazione della psicologia ingenua. Come si sviluppano le teorie della mente delle persone (Astington et al. 1988) Storie con cui si spiegano le azioni umane (Shweder, 1989; Turner, Edward Bruner, 1986) Modi in cui i bambini comprendono come regolarsi e come cavarsela con parenti e fratelli (Dunn, 1988) Psicologia del <<senso comune>> (Heider, 1958/1983) Abbiamo bisogno di una psicologia che spieghi queste faccende con la prospettiva di capire come la mente e l’azione sono guidate dalla psicologia ingenua di una cultura. Una psicologia culturale, che abbia tra i suoi fini, quello di reintrodurre la psiche nell’antropologia e la cultura nella psicologia. Quando si sarà sviluppata una psicologia culturale completa, la psicologia ingenua sarà una delle sue più importanti fonti di dati che servirà a capire il suo posto indispensabile nella conduzione dell’esistenza quotidiana (Bruner, 1990).

I bambini praticano per un anno le condizioni sociali per porre una richiesta, prima di conoscere la forma sintattica per farlo, e lo fanno per perfezionare o estendere le capacità di fare richieste che già hanno a disposizione (Bruner, 1983) Infatti i bambini imparano le loro prime lezioni attraverso la partecipazione, solo più tardi tali prassi saranno formulate concettualmente e verbalmente.

La comprensione sociale comincia con una forma pratica di conoscenza, un modo di agire che assicura al bambino la sua quota di beni che lo circondano, senza esser rimproverato di prendere troppo. Il teatro di questa attività pratica è il campo familiare e quotidiano, dove il bambino è in interazione costante con i suoi genitori, fratelli e altri occasionali. I bambini sono sensibili alle risposte degli altri dirette a loro. Inoltre mentre acquisiscono conoscenze circa le altre persone, le mettono in atto. Gli altri sono sia gli strumenti prescelti sia le fonti di gratificazione.

I bambini scoprono che i loro interessi spesso sono in conflitto con quelli di altri, e tali conflitti portano ad accese dispute che non sempre si vincono. Il bambino accumula quello che gli serve per sviluppare ipotesi circa il modo di entrare nella cultura fuori di casa. Attraverso l’interazione con gli altri il bambino sviluppa un senso di sé differenziato. All’inizio i bambini mettono in atto le narrazioni e poi le convertono in «scripts», «piani» o «procedure». Imparano come sostenere verbalmente ciò che stanno facendo fornendo giustificazioni, ragioni o scuse. E sviluppano anche un forte interesse per le forme di violazione delle aspettative che si sviluppano intorno a queste narrazioni.

Entro il terzo anno i bambini diventano attori consumati, che tengono la scena con grande abilità proseguendo i loro scopi. (Dunn) Quando noi «ragioniamo con» o diamo ammonizioni ad alcuni atti dei bambini, diamo loro forme narrative per organizzare ulteriormente la loro comprensione sociale. Si tratta di un processo transizionale, dove non solo i bambini agiscono nel teatro sociale della famiglia, ma imparano allo stesso tempo come raccontare e rappresentare a se stessi quali dovrebbero essere le forme dell’azione.

Per concludere… Sono stati illustrati alcuni dei passi lungo la via della rappresentazione narrativa di sé con un bambino più piccolo. Il soggetto di Bruner e Lucariello è stata Emmy, una bambina piuttosto precoce dedita a lunghi soliloqui nel suo lettino dopo i rituali della buonanotte. Bruner e Lucariello hanno analizzato le trascrizioni delle regisrtazioni dei soliloqui compresi tra il ventiduesimo e il trentatreesimo mese.

Riassumendo… L’interesse di Bruner è rivolto ad analizzare “come gli esseri umani accrescono la loro capacità di realizzare e usare la conoscenza”. Lo sviluppo cognitivo dell’uomo, influenzato dalla cultura, può assumere caratteristiche diverse a seconda di diversi contesti culturali. L’educazione è un’attività complessa, che si propone di adattare una cultura alle esigenze dei suoi membri e di adattare i suoi membri e i loro modi di conoscere alle esigenze della cultura. Per lo più l’educazione quotidiana nelle scuole si propone di coltivare competenze e abilità, di impartire una conoscenza di fatti e di teorie. Nella visione che presuppone un intervento attivo la mente viene concepita come proattivo, orientata ai problemi, selettiva, interpretativa, diretta verso gli scopi. La mente, intesa come agente, non è attiva solo nella natura, ma ricerca il dialogo e di discorso con altre menti attive. Ed è attraverso questo processo dialogico, discorsivo che giungiamo a conoscere l’altro e i suoi punti di vista, le sue storie. Attraverso il discorso con gli altri impariamo una quantità enorme di cose non solo sul mondo, ma anche su noi stessi. Ora, la scuola è essa stessa cultura, e non solo una preparazione per la cultura. La cultura è una cassetta degli attrezzi di tecniche e di procedure per capire e gestire il proprio mondo. Ovviamente le semplici procedure tradizionali possono essere potenziate mediante il ricorso alle nuove tecnologie. Il punto è la metodologia di ricerca, di uso della mente, che è centrale per il mantenimento di una collettività interpretativa e di una cultura democratica. La cultura come mezzo per venire a capo dei problemi umani, delle transizioni umane di ogni tipo.