Di Matteo P., Stefano P. e Mattia M.
Cultura e antiche popolazioni Prodotti La religione e i riti I villaggi Malattie Le problematiche
Le popolazioni non hanno una cultura omogenea, una caratteristica è la frammentazione etnica. La foresta dell’Amazzonia ospitava solo 500 anni fa più di 230 gruppi indigeni per un totale di 2 milioni di persone. Le principali popolazioni sono: i Pigmei, i Bantù, i Kaiopò e gli Yanomani.
Gli abitanti della foresta pluviale vivono soprattutto di caccia praticata con archi, trappole, lance e veleni. Si dedicano alla raccolta dei frutti di palma, banano e papaia. Si dedicano anche alla pesca. Lo sfruttamento agricolo non consente alle tribù di insediarsi in un luogo, per questo sono nomadi. Le coltivazioni sono: riso, mais, zucchero, tabacco caffè e spezie.
Questi popoli hanno dei segni molto evidenti che dimostrano il superamento di una prova tipo il rito di iniziazione cioè quello con cui diventi adulto. Questi segni sono: i gioielli, i tatuaggi e le danze.
Le grandi città sono eccezioni nella foresta pluviale. Gli insediamenti sono per lo più villaggi di capanne. L’ambiente fornisce tutti i materiali essenziali per la costruzione delle abitazioni. Ogni villaggio ha un granaio, un capo o stregone e una costruzione per i riti religiosi. Nelle zone bagnate dall’acqua le abitazioni sono costruite palafitte ed è possibile raggiungerle solo tramite canoa.
Le malattie sono molte tra cui, le più gravi, sono la malaria, la febbre gialla e la malattia del sonno.
La sopravvivenza dei pochi gruppi indigeni è messa seriamente a repentaglio dalla progressiva distruzione della foresta, operata da imprenditori senza scrupoli e da governi poveri in cerca di fonti di rapido guadagno. La distruzione della foresta, che protegge il suolo dal sole e dalle piogge, favorisce particolari processi alla fine dei quali il suolo si essicca, si isterilisce e si degrada.