LIBIA All'inizio del XX secolo l'Italia, in base a un progetto di espansione coloniale, intraprese una guerra con l'impero turco per la conquista della “regione”. Nel 1912 la Turchia, sconfitta, fu costretta a riconoscere la sovranità dell'Italia e a ritirare le sue truppe. L'insediamento italiano si scontrò con una forte resistenza locale culminata, nel 1923, nella rivolta dei senussi, una confraternita religiosa musulmana delle aree desertiche della Cirenaica Coloni italiani si stabilivano in Libia, fino a costituire il 13% della popolazione nel 1939. Nel gennaio 1943 la Libia venne occupata dalle truppe degli Alleati Col Trattato di Pace del 1947, la Gran Bretagna amministra Tripolitania e Cirenaica, e la Francia il Fezzan, in gestione fiduciaria delle Nazioni Unite
1. La Libia di Re Idris Nel 1950 l'Assemblea nazionale, composta in uguale numero da delegati della Cirenaica, della Tripolitania e del Fezzan, si riunì a Tripoli e designò l'emiro Sayid Idris el-Senussi quale sovrano del regno federale. il 24 dicembre 1951 re Idris I proclamò l'indipendenza del Regno unito di Libia Nonostante la designazione di un re di Libia, nel paese permanevano grandi divisioni: REGIONALI:le due regioni più importanti della Tripolitania e della Cirenaica sono da sempre molto diverse e divise TRIBALI: la Libia era formata da più di 140 tribù, alcune molto potenti che hanno mantenuto fino ad oggi un ruolo rilevante INTERNAZIONALI: il re manteneva una posizione filo- occidentale mentre la popolazione era sempre più attratta dai movimenti nazionalistici
2. La Libia di Gheddafi Il 1 settembre 1969 un colpo di stato degli Ufficiali Liberi, contro re Idris, instaura un governo provvisorio presieduto da Muammar el-Gheddāfī Il governo di Gheddafi resterà al potere per quasi 42 anni, fino all’ottobre 2011
La Libia di Gheddafi: la politica interna 1) Lo stato La Libia è una "Jamāhīriyya" (“governo delle masse") nella quale non vi è alcuna separazione tra i poteri I partiti politici sono vietati dalla legge; non esistono sindacati; il potere giudiziario non esiste in forma autonoma: la giustizia è amministrata dai comitati popolari mediante corti sommarie, etc. Non c’è una autorità statale-istituzionale (governo,parlamento, partito etc.) che possa contrastare il potere del leader) 2) La religione Il rais è stato un fautore di una ideologia araba islamica radicale Il Corano (non la sunna) è l’unica autorità su cui fondare la ricostruzione della società Gli ulama non hanno alcuna autorità Non c’è autorità religiosa che possa contrastare il potere del leader
La Libia di Gheddafi: la politica interna La società Resta forte il potere tribale che, però, viene gestito da Gheddafi grazie ai proventi del petrolio Non sono permessi altri “organi” es: sindacati etc. L’esercito viene indebolito e solo alcune “frange” agli ordini del rais restano “in vita” Non c’è nessun attore (esercito compreso) che possa contrastare il potere del leader L’economia Boom petrolifero (la Libia è un rentier state che si regge al 95% sugli introiti della rendita del petrolio) Gheddafi utilizza i proventi per “premiare i suoi fedeli” e renderli ancora più vicini al regime La rendita economica è funzionale al mantenimento al potere del leader
La Libia di Gheddafi: la politica estera Gheddafi si ispira prima al panarabismo nasseriano, poi a una sorta di crociata contro l’occidente Il nuovo governo nazionalizza tutte le imprese di estrazione petrolifera nonché tutti i possedimenti italiani in Libia e chiude le basi inglesi e americane La Libia appoggia i movimenti di liberazione nazionale (primo fra tutti l‘OLP) e in genere i governi dei paesi arabi e islamici ostili alla presenza occidentale (per questo nel corso della storia la Libia è stata accusata di numerosi attacchi terroristici) Gli USA, sotto la presidenza Reagan, tentano di rovesciare il regime La Libia “risponde” con l’attentato al volo Pan Am 103 Lockerbie (Scozia) questo porta all'embargo delle Nazioni Unite contro la Libia Le sanzioni ONU vengono revocate nel 2003 ma solo qualche anno dopo vengono ripristinate le relazioni con USA. Gli Stati Uniti rimuovono la Libia dalla lista dei paesi che sostengono il terrorismo e annunciano la completa normalizzazione delle relazioni bilaterali
Precedenti: Il 14 aprile 1986 gli Stati Uniti sferrano 3 attacchi aerei sulla Libia, 24 aerei bombardieri attaccano la capitale libica. Fu un’operazione decisa dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, in risposta all’attentato alla discoteca La Belle di Berlino -5 aprile 1986- frequentata da soldati Usa, 3 morti e 250 feriti 21 dicembre 1988: a bordo del Boeing 747 della 'Pan Am', in volo tra Londra e New York, esplode una bomba. L'aereo precipita sulla cittadina scozzese di Lockerbie. Muoiono 259 persone a bordo e 11 a terra. 13-14 novembre 1992: Abdel Basset Al Megrahi e Al-Amin Khalifa Fahima, due libici sospettati di essere agenti dei servizi di sicurezza, vengono incriminati negli Usa e in Gran Bretagna. Contro di loro è aperta un'inchiesta e ne viene chiesta l'estradizione. 31 marzo 1992: l'Onu impone un embargo aereo e militare contro la Libia, dopo aver chiesto invano la collaborazione di Tripoli. gennaio 1994: la Libia ribadisce il suo rifiuto ad estradare due sospetti Il caso è ancora irrisolto. Hillary Clinton ha chiesto che venga riaperta l'inchiesta sulla vicenda Lockerbie. Il caso Lockerbie
Focus: I rapporti italo-libici Rapporti difficili a causa del passato coloniale. Con Gheddafi gli italiani furono cacciati e loro proprietà confiscate Il momento più teso fu nel 1986 con il lancio di un missile vicino Lampedusa come ritorsione libica per gli attacchi americani a Tripoli e Bengasi La normalizzazione è “storia recente”. La Libia si è impegnata a non partecipare a atti di terrorismo internazionale e ha dichiarato di rinunciare al programma per la costruzione di armi di distruzione di massa L’accordo più importante (che segue altri accordi “minori”) è stato quello del 2008 sancito nel Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, che prevedeva oneri economici per l’Italia (es: 250 milioni di dollari annui – per 20 anni- per realizzare infrastrutture) e anche il divieto di uso della forza e la “non ingerenza”
La primavera araba in Libia Fase 1. Nel febbraio 2011 iniziano le prime contestazioni e i primi scontri a Bengasi. Diversamente rispetto a Egitto e Tunisia dove la rivolta è iniziata con i “giovani nelle piazze”, in Libia sono state, fin da subito, le tribù a sollevarsi, spinte da interessi politici ed economici. A queste si sono aggiunte fazioni di ribelli (all’interno delle quali anche estremisti islamici) Fase 2. Alla fine di febbraio a Bengasi, i ribelli viene costituito un Consiglio Nazionale di Transizione guidato da Mustafa_Abd_al-Jalil (e riconosciuto da molte potenze occidentali), composto da 31 persone con il compito di coordinare le attività di rivolta e governare le aree conquistate
La primavera araba in Libia Fase 3. Intervento militare esterno della NATO. Il 17 marzo 2011 il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite impone una no fly zone sui cieli libici e di “utilizzare i mezzi necessari per proteggere i civili e imporre il cessate il fuoco forzato, ad esclusione di azioni che comportino la presenza di una forza occupante” Fase 4. Ottobre 2011. Le truppe del Consiglio nazionale di transizione hanno espugnato Sirte, ultima roccaforte delle forze lealiste e Gheddafi viene ucciso. Inizia una nuova difficile fase del paese. Si prevedono elezioni per la costituente a giugno
E ora cosa accadrà il Libia? Problema 1. La Libia non ha istituzioni radicate, né partiti strutturati, etc. Problema 2. I gruppi di ribelli (armati) che hanno combattuto durante la guerra di Libia non vogliono lasciare il potere Problema 3. Con Gheddafi gli interessi tribali erano stati sopiti ma oggi potrebbero riemergere e dividere il paese? Dibattito in classe
TUNISIA Ottenne l’indipendenza dal protettorato francese nel 1956 Il personaggio chiave del nazionalismo tunisino fu Habib Bourgiba che nel 1934 fondò il partito Néo Destour che operò in clandestinità fino all’indipendenza del paese Bourgiba fece approvare il Code du Statut Personnel nel quale si proponeva di fondare una famiglia moderna, abolire poligamia, legalizzare il divorzio anche per la donna etc. Tali “aperture” incontrarono l’opposizione di alcuni movimenti tradizionalisti tra cui il Mouvement de la Tendance Islamique (MIT) di Rachid Ghannouchi La Costituzione del 1959 che resterà in vigore fino alla primavera araba stabilisce che la Tunisia è una repubblica presidenziale Il potere esecutivo è concentrato nel Presidente della Repubblica (i cui poteri costituzionali sono stati ulteriormente rafforzati nel 1988, 1997 e 2002), Il Presidente della Repubblica è eletto ogni 5 anni a suffragio universale ed è rieleggibile senza limiti purché abbia meno di 75 anni
La Tunisia di Ben Alì Nel 1987 a Bourgiba subentrò Ben Alì (allora primo ministro) Ben Alì si propose come l’uomo nuovo, intenzionato a ripristinare le libertà individuali (previste dalla costituzione ma “bloccate” dal continuo stato di emergenza) e le libertà democratiche (es: multipartistimo) Ciò non accadde mai e anzi negli anni Ben Alì instaurò uno stato sempre più “di polizia”: alle opposizioni non venne permesso l’ingresso in politica, la costituzione fu emendata per far si che il presidente venisse eletto per più di 3 mandati, le elezioni erano sempre caratterizzate da brogli, la libertà di espressione scarsa
L’economia della Tunisia Estrema corruzione del regime Le ricchezze provenienti dalla vendita di materie prime, dal turismo, etc. erano nelle “mani” del leader e dei suoi fedelissimi Altissima disoccupazione giovanile (65% su totale), alti livelli di povertà, alti livelli di corruzione La Tunisia è stato il Paese che ha dato il via alle rivolte arabe
La primavera araba in Tunisia Il 17 dicembre 2010 il giovane venditore ambulante Bouazizi si brucia vivo per protestare contro la polizia che aveva sequestrato la sua mercanzia. Da qui iniziano una serie di rivolte di piazza che vedono protagonisti soprattutto i giovani tunisini. Il “bersaglio” è il leader tunisino Ben Alì, ma soprattutto l’estrema corruzione del suo governo. Il dittatore è costretto a fuggire, il 14 gennaio 2011. Termina una delle più lunghe dittature del Mediterraneo Il 23 ottobre 2011 la popolazione tunisina è stata chiamata alle urne per le prime elezioni libere. Vince il partito islamico al-Nahda di R. Ghannouchi (leader con un passato radicale-islamista) Dibattito in classe
MAROCCO Diviene indipendente dal protettorato francese nel 1956 Dall’indipendenza , il Marocco è una monarchia a legittimazione religiosa, prima con re Mohammed V, poi con il figlio Hassan II, poi, ancora, nel 1999 con il figlio Mohammed VI Il fatto di essere una monarchia a legittimazione religiosa ha probabilmente impedito ai gruppi islamici più radicali di radicarsi nel paese e conquistare proseliti tra la popolazione Dopo alcune proteste recenti, il Marocco ha attuato aperture democratiche e non sembra essere stato interessato dalle rivolte arabe Le elezioni del novembre 2011 vedono l'ascesa del Parti de la justice et du développement (PJD), partito moderato di ispirazione islamica presente dal 1998. Il re continua però ad avere la guida del consiglio dei ministri e può emanare leggi tramite il dahir (decreto regio)
ALGERIA 1. la difficile decolonizzazione Sotto il dominio coloniale francese erano sorti numerosi movimenti nazionalistici e indipendentistici tra cui l'Union Démocratique du Manifeste Algérien (UDMA), il Comitato Rivoluzionario d'Unione e d'Azione (CRUA), etc. In particolare quest’ultimo nel 1954 decise di passare alle armi e formò il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), avente per obiettivo l'indipendenza. Seguirono anni molto violenti Nel 1958, anno di costituzione del Governo Provvisorio della Repubblica Algerina di Ferhat Abbas, de Gaulle viene eletto presidente il 16 settembre1959 de Gaulle riconobbe pubblicamente il diritto all'autodeterminazione degli algerini, provocando gravissimi disordini e proteste da parte dei cittadini francesi in Algeria, seguirono dunque una serie di conflitti, con frange armate del fronte algerino sempre più violente Il conflitto si concluse il 19 marzo 1962 con un trattato firmato a Evian, che prevedeva il cessate-il-fuoco e la legalizzazione del FLN: l’Algeria diventa uno stato indipendente
2. Il periodo post coloniale Dopo l'indipendenza, conflitti interni fra le diverse fazioni che aspiravano al potere, in particolare tra il GPRA (Governo Provvisorio della Repubblica Algerina, firmatario degli accordi di pace di Evian con la Francia), più pluralista diretto da Abbas e Belkacem e l'esercito partigiano ANP (Armata Nazionale Popolare), più militarista e dittatoriale condotto da Houari Boumedienne e sostenuto da alcuni personaggi di spicco del FNL tra cui Ben Bella Nel settembre 1962 si tennero le elezioni per l'Assemblea Costituente, da cui uscì vincitore Ben Bella, designato primo capo di governo dell'Algeria indipendente Tra il 1962 e il 1963 furono vietati il Partito Comunista Algerino (PCA) e le formazioni politiche di vecchi militanti del FLN
3. Il dopo Ben Bella Lo strapotere di Ben Bella veniva avversato da molti tra cui Boumedienne (ministro degli esteri) che con un colpo di Stato conquistò il potere nel 1965 (e vi restò fino al 1978 anno della sua morte) Seguì un periodo di maggiori aperture con il presidente Chadli Benjedid e nel 1989, la nuova costituzione introdusse numerose riforme in senso democratico; per la prima volta nella storia dell'Algeria indipendente, divenne possibile formare partiti politici (precedentemente il FLN era l'unico partito legale) Le elezioni amministrative del 1990 furono vinte con il 54% dal Fronte Islamico di Salvezza (FIS) – gruppo dell’islam radicale - avverso al partito del presidente ma l'11 gennaio 1992 l'esercito prese il potere con un colpo di Stato, rendendo inevitabili le dimissioni del presidente Chadli e annullando la vittoria del FIS e ristabilendo lo stato di emergeza – Si tratta di uno dei periodi più sanguinosi della storia recente del Paese Con questo brusco arresto al processo di democratizzazione il controllo del paese passò nelle mani di una giunta militare (un militare, due del FLN e due indipendenti)
4. L’Algeria di Bouteflika Le elezioni presidenziali del 15 aprile 1999 videro la vittoria di Abdelaziz Bouteflika, erede politico di Boumedienne e tuttora presidente. I risultati ufficiali gli assegnarono il 74% dei voti, ma tutti gli altri candidati si erano ritirati prima delle votazioni citando il rischio di brogli La presidenza di Bouteflika è stata caratterizzata dalla costituzione di un'alleanza presidenziale composta dalle quattro principali forze politiche del paese, finalizzata a creare un clima di accordo tra le diverse fazioni Tutti i principali partiti del paese si sono dunque impegnati a sostenere il programma presidenziale lasciando poco spazio al normale confronto politico
Le caratteristiche dell’Algeria 1) Assenza di divisone tra l’esercito e il potere politico Con Ben Bella e in seguito con Boumedienne, il potere militare in Algeria si è consolidato: le forze armate hanno assunto un ruolo preminente nella vita pubblica nazionale rispetto a quello dei leader politici del Front de Libération Nationale (FLN), il partito unico. Il paese è stato guidato da un Consiglio Rivoluzionario composto da militari fino alla promulgazione della Costituzione nel 1978. La costituzione stabilisce che: l'Algeria è una repubblica presidenziale democratica, sebbene di fatto il ceto militare eserciti ancora una grande influenza 2) Paese esportatore di petrolio I proventi derivati dalla vendita delle risorse sul mercato internazionale sono stati in parte utilizzati per placare le tensioni sociali e le istanze di modernizzazione presenti all'interno del paese. Le problematiche emerse nel paese soprattutto dagli anni ’60 in poi - ovvero l'urbanizzazione di massa, la crescita demografica e la disoccupazione giovanile, sono state affrontate con investimenti in infrastrutture di base, reti viarie, costruzione di alloggi, etc.
Le rivolte in Algeria L'impennata dei prezzi di prima necessità, provoca all’inizio di gennaio, una scia di proteste in diverse città algerine Anche l’aumento della disoccupazione e la correzione del governo diventano oggetto delle proteste In ogni caso, rispetto agli altri paesi della primavera araba le proteste riguardano soprattutto “le libertà politiche” e non una diretta richiesta di cambio di leadership. In Algeria, inoltre, il ruolo della società civile e dei gruppi di protesta è stato inferiore ll governo algerino decide di dare il via libera alla revoca dello stato d'emergenza. Si tratta però di un provvedimento di facciata, considerato il ruolo primario ancora attribuito all'esercito Continuano le proteste in Algeria. Quale potrebbe essere il futuro del paese? Dibattito in classe