Il regno franco e l’affermazione dei pipinidi-carolingi

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Il regno franco e l’affermazione dei pipinidi-carolingi

Dopo Clodoveo (511) Nel VI secolo continua l’espansione franca (Provenza, Borgogna e Turingia). Il regno è però indebolito dalla concezione patrimoniale dello stato: I re dividono il regno tra i figli, come un padre divide i sui beni tra gli eredi. Nel regno franco si formano perciò quattro entità distinte: Austrasia, Neustria, Aquitania e Borgogna.

I “re fannulloni” I sovrani merovingi si dimostrano spesso inetti al governo che abbandonano ai loro ministri. Tra questi emerge la figura del Maestro di Palazzo, il primo dignitario di corte. La famiglia dei Maestri di Palazzo di Austrasia, detti Pipinidi, riuscì tra VII e VIII secolo a conquistare il potere regio.

Pipino di Héristal (714) Nel 687 sconfigge a Tetry il re di Neustria. Ciò gli consente di unificare sotto il suo potere (anche se formalmente sotto il re merovingio) Austrasia e Neustria. E di rendere ereditaria la carica di Maestro di Palazzo, che passerà al figlio naturale Carlo Martello.

Carlo Martello (716-741) Si circonda di una clientela militare di vassalli che compensa con beni confiscati alla Chiesa. Nel 732 arresta a Poitiers l’inursione degli Arabi. Ciò gli consente di estendere il dominio su Borgogna e Aquitania. E di godere dell’appoggio della Chiesa.

Pipino il Breve (751-768) Nel 751 chiede a papa Zaccaria se doveva essere re dei Franchi chi lo era di nome o chi lo era nei fatti. Il papa riconosce il diritto alla corona di Pipino che viene consacrato re dal vescovo Bonifacio (751). L’ultimo merovingio, Childerico III, viene deposto.

Perché? Il gesto del papa si spiega con: I difficili rapporti che si erano creati con l’Imperatore di Bisanzio da cui formalmente dipendeva il ducato romano e gli altri territori non longobardi. L’esigenza di far fronte alla minaccia dei Longobardi che puntavano ad impadronirsi di tutta l’Italia.

Leone III Isaurico (717-741) Dopo un periodo di difficoltà esterne ed interne, l’impero bizantino aveva trovato un forte guida in Leone III, che: Difese Costantinopoli dall’attacco arabo (717-718) e passò alla controffensiva (740). Estese a tutto l’impero l’organizzazione tematica, introdotta da Eraclio (“tema” = distretto retto da un magistrato con compiti militari e civili e difeso da soldati-contadini).

Contro le immagini sacre Leone, influenzato dal monofisismo e per combattere la superstizione, proibisce le immagini sacre (726) e nel 730 ne ordina la distruzione (“iconoclastia”). I papi rifiutarono l’ingerenza. Gregorio III (731-741) scomunicò l’imperatore. Il contrasto durò fino al 787 (Concilio di Nicea II) e oltre, ponendo le basi per la divisione di Oriente e Occidente cristiano.

L’offensiva longobarda Nel frattempo, i Longobardi tentano di unificare l’Italia: Liutprando (713-744), sfruttando alcune rivolte antibizantine, assedia Ravenna e minaccia più volte Roma. Gregorio III, non potendo contare sull’imperatore, chiede aiuto a Carlo Martello (739) che però non interviene.

La restituzione di Sutri Liutprando rinuncia però alle sue conquiste e si accorda con il papa. Già nel 728 gli aveva restituito il castello di Sutri (Lazio) occupato in precedenza. Un tempo si vedeva in questo evento l’inizio del potere temporale del papato. In realtà si trattava solo della restituzione di un bene patrimoniale, che non implicava il riconoscimento di una autorità politica.

L’alleanza papato-pipinidi Il nuovo re longobardo Astolfo (749-756) occupò Esarcato e Pentapoli. Papa Stefano II si recò in Francia e si accordò con Pipino (Quierzy, 754): Il papa consacrò re Pipino e i suoi figli nominandoli Patrizi (= protettori) dei Romani. Pipino intervenne contro Astolfo (755-756) donando al papa i territori ex bizantini sottratti ai Longobardi (origine dello Stato della Chiesa).

La fine dei Longobardi Nel 773 Desiderio (756-774), successore di Astolfo, tentò di conquistare Roma. Papa Adriano I si appellò al nuovo re dei Franchi, Carlo Magno (768-814) che: Sconfisse Desiderio annettendo il regno longobardo (774), tranne il ducato di Benevento che rimase autonomo. Confermò e ampliò le donazioni al papa.

Le conquiste di Carlo Carlo non si limitò ad annettere l’Italia longobarda (Nord) ma tentò di espandere il regno franco in altre direzioni: In Spagna, contro gli Arabi; nella Germania del Nord, contro i Sassoni; nella regione del medio Danubio, contro gli Àvari.

Contro gli Arabi Carlo tentò di assicurare i confini con l’emirato omayyade di Spagna: La conquista della Marca Hispanica (tra i Pirenei e l’Ebro), tentata sin dal 778, fu ultimata solo nel 813. Si colloca in questi eventi la sconfitta di Roncisvalle della retroguardia franca per opera dei Baschi (778) che ispirò la Chanson de Roland.

Contro i Sassoni Carlo continuò nella tradizionale politica franca di espansione ad Est: Qui incontrò la resistenza dei Sassoni che occupavano la Germania del Nord e che si opposero dal 772 al 804, ribellandosi dopo ogni sconfitta. Carlo tentò di piegarli sia con le leggi speciali (Capitolare di Sassonia, 785) sia con l’opera dei missionari.

Contro gli Àvari Gli Avari, di origine mongolica, stanziati sul medio Danubio, minacciavano con le loro scorrerie i territori orientali. Carlo, tra il 780 e il 796, li sconfisse dopo averne espugnato il Ring. Nel corso di queste campagne l’Austria e la Baviera furono definitivamente annesse ai suoi domini.

L’impero vacante Carlo Magno dominava ormai un impero ma non era ancora imperatore, perché il titolo di imperatore romano spettava al sovrano di Costantinopoli. Però nel 797 Irene aveva deposto e accecato il figlio Costantino VI; poiché regnava una donna usurpatrice il trono si poteva ritenere vacante.

Carlo imperatore Nel 799 papa Leone III chiede aiuto a Carlo contro una congiura di nobili romani che lo accusavano di indegnità. Carlo aiuta il papa a rientrare a Roma e a discolparsi solennemente (800). Durante la Messa di Natale, Leone III incorona Carlo che è acclamato imperatore Romano.

Reazioni Il biografo Eginardo racconta che Carlo non gradì il gesto del papa (ma è impossibile che non fosse concordato). Forse vuole discolpare il re franco agli occhi di chi, come i sovrani bizantini, giudicava Carlo un usurpatore. Solo nell’812, dopo un guerra, il basileus Michele I riconobbe il titolo di Carlo.