Abbigliamento e Società.

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Transcript della presentazione:

Abbigliamento e Società

Abbigliamento femminile Palla Stola Tunica

Matrone di rango Parigi, Louvre

Vibia Sabina con chitone (=tunica) e himation (=palla/ mantello) da Villa Adriana ? già a Boston, Museum of Fine Arts

Abbigliamento maschile Toga Tunica Pallio Paenula Clamide Sagum Lacerna Laena Dalmatica Caracalla Bracae perizoma

Toga Virgilio, Eneide, I 282 (aspera Iuno fovebit)…Romanos rerum dominos gentemque togatam Restricta età repubblicana Fusa età imperiale Contabulata basso impero Trabea riservata a dei, re e infine ai cavalieri Pura senza ornamenti Candida riservata agli aspiranti alle cariche pubbliche Praetexta magistrati e ragazzi Picta trionfatore Pulla riservata al lutto

Toga restricta Firenze, Museo archeologico

Toga fusa Sarcofago di Acilia Roma, Museo Nazionale Romano

Toga contabulata Busto di Filippo l’Arabo (copia) Mosca, Museo Puskin

Tunica Gellio, Notti attiche, VI 12, 1-7 In Roma e in tutto il Lazio era contrario al decoro che gli uomini indossassero tuniche allungate oltre il polso fino all’inizio delle mani o addirittura fin quasi alle dita. Tali tuniche i nostri le chiamarono, con parola greca, chirodytae, e ritennero che solo alle donne convenisse una veste abbondantemente lunga e larga, per celare braccia e gambe agli sguardi. Gli uomini romani in un primo tempo andavano senza tunica, avvolti solo nella toga; in seguito usarono tuniche strette e corte che finivano prima dell'omero, del tipo che i Greci chiamano «esomide» Secondo quest'uso antico vestiva Publio Africano, figlio di Paolo, uomo fornito di tutte le buone qualità,e d'ogni virtù, il quale a Publio Sulpicio Galo, individuo effeminato, tra i moltissimi altri rimproveri portava anche questo, a titolo di vergogna: di usare tuniche che gli coprivano per intero le mani.

Bambini aristocratici Germanico a 5 anni Roma, Ara Pacis Processione meridionale

Lucio Cesare a 3 anni Roma, Ara Pacis Processione settentrionale

Piccolo Lord “schiavetto” New York, Metropolitan Museum

Un “elegantone” di IV secolo Roma, Musei Capitolini

Ricami e applicazioni Tuniche e clamidi decorate con orbiculi Piazza Armerina, Villa del Casale

orbiculus Torino. Museo Egizio New York, The Brooklyn Museum da Antinoe (Egitto) V sec. d.C. Torino. Museo Egizio

Abiti da lavoro Roma, Museo Nazionale Romano

Padroni e schiavi Tunisi, Museo del Bardo

Vestire “alla greca” Svetonio, Vita di Nerone, 51 Nel culto della persona e nel vestire fu così sciatto che aveva i capelli sempre tagliati a scaletta e, dopo il viaggio in Grecia, anche cadenti giù sulla nuca; inoltre usciva in pubblico quasi sempre senza cintura e scalzo, in veste da camera (synthesis) e con un fazzoletto al collo.

Pallio Istanbul, Museo archeologico Da Cizico

Clamide Istanbul, Museo Archeologico da Afrodisia

Vestire alla “tedesca” Treviri, Rheinisches Landesmuseum

Belgrado, Narodni Muzej Magonza, Mittelrheinisches Landesmuseum

Paenula Adventus di Domiziano dal Palazzo della Cancelleria Roma, Musei Vaticani

Sagum e bracae Roma, Colonna Traiana

Aspetti politici dell’abbigliamento Plutarco, Questioni Romane, 49. Era usanza, come ha riferito Catone, che chi si presentava candidato a una carica lo facesse in toga senza la tunica. Perché? Forse per evitare che esercitassero corruzione portando denaro nelle pieghe del vestito. O piuttosto giudicavano chi era degno di avere una carica non dalle condizioni di nascita né dalla ricchezza né dalla reputazione ma dalle ferite e dalle cicatrici. Dunque allo scopo che queste fossero visibili a chi incontravano, per annunciare la propria candidatura si presentavano senza tunica. Oppure, come si conciliavano il favore popolare con saluti, sollecitazioni, inchini, così pure umiliandosi con lo scarso abbigliamento.

Toga candida Cesare Maccari (1840 - 1919) Cicerone pronuncia il discorso in toga candida Roma, Palazzo Madama

Il clavus Striscia di porpora cucita sui vestiti a contraddistinguere gli ordines Laticlavus Angusticlavus

Toga praetexta POMPEI, Casa dei Vettii

Toga picta e tunica palmata Roma, Villa Albani da Vulci, Tomba François

Denario di Augusto, 19 – 18 a.C., Colonia Patricia. D/ CAESARI / AVGVSTO. Quadriga trionfale tirata da quattro cavalli. V/ S P Q R PARENT / CONS SVO. Toga picta su Tunica palmata tra due aquile legionarie e corona d’alloro con medaglione.

Anelli e ordine equestre PLINIO, Storia naturale, XXXIII, 29-32 Gli anelli hanno distinto il secondo ordine dalla plebe, una volta che cominciarono a essere diffusi, così come la tunica (laticlavia) distingueva il senato da coloro che portavano gli anelli. ... Gli anelli hanno davvero introdotto un terzo ordine, intermedio fra la plebe e il senato, e il titolo che prima conferivano i cavalli da guerra ora lo assegnano quei simboli di ricchezza. Questo è accaduto da non molto tempo. Quando il divo Augusto riorganizzò le decurie, la maggior parte dei giudici portava l'anello di ferro, ed essi non erano chiamati cavalieri, ma giudici. Il titolo di cavalieri era riservato agli squadroni i cui cavalli erano forniti dallo stato.

Sotto il consolato di Gaio Asinio Pollione e di Gaio Antistio Vetere [23 d. C.], nell’anno 775 dalla fondazione di Roma [22d.C.], fu fissata una norma sul diritto di portare anelli. E, ciò che stupisce, la riorganizzazione avvenne per una ragione quasi futile, quando Gaio Sulpicio Galba, un giovanotto che andava a caccia di una reputazione presso l'imperatore istituendo ammende per i gestori di taverne, si lamentò in senato che gli osti fossero comunemente protetti dai loro anelli. In seguito a ciò fu stabilito che nessuno avesse il diritto di portare l'anello se non era libero di nascita lui stesso così come suo padre e suo nonno paterno, se non aveva un censo di 400.000 sesterzi e, in base alla legge Giulia sui teatri3, non aveva diritto di sedere nelle prime quattordici file. Da allora in poi si cominciò ad ambire in massa a questo distintivo