Come vediamo Gesù, il Risorto Come vediamo Gesù, il Risorto? Oggi e qui avviene quanto raccontato dalle relazioni pasquali. Succede sempre e dovunque. Succede senza fine, nella nostra vita solita del quotidiano. Apriamo gli occhi, e vedremo il Cristo risorto in mezzo a noi, al nostro fianco, nel cuore di ogni persona. Apriamo gli orecchi, e ascolteremo la Buona Notizia, che riempirà di pace il nostro cuore. E’ questa la Pasqua, questo è “credere in Gesù Risorto”. E’ il miracolo. Gesù è con noi come stava con Maria e Pietro e gli altri discepoli, si mostra a noi come a loro, ci parla come a loro. Benché i nostri occhi siano troppo ciechi e i nostri orecchi troppo sordi, Gesù ci appare: Di che hai paura? Toccami. E cammina tranquillo. Vivi felice, e impegnati a curare le ferite del tuo prossimo. José Arregi Testo: Giovanni 21,1-19. Pasqua 3 –C- Commenti e presentazione: M. Asun Gutiérrez Cabriada. Musica: Arcangelo Corelli. Concerto Grosso in B Flat Major.
Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: Lago di Tiberiade Il Vangelo di Giovanni ci ha già parlato del Cristo risorto, in due manifestazioni. La prima a Maria Maddalena, la seconda ai discepoli rinchiusi nel cenacolo, dominati dalla paura dei capi giudei. Adesso presenta Gesù con i discepoli che già hanno iniziato il ritorno al loro ordinario lavoro: la pesca.
Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. I discepoli non sono più chiusi dentro casa, riprendono l’attività del lavoro quotidiano. Dopo le esperienze vissute, è normale dedicarsi a ciò che meglio conoscono e dà loro sicurezza. Non è strano agire così. Di fronte a un disastro, dopo aver perduto quanto amavano, dopo aver perso un ideale abbiamo bisogno di curarci... Dobbiamo distrarci, far qualcosa per non perdere la testa. E ci rivolgiamo a ciò che ci è abituale. A quanto sappiamo fare meglio. Gesù si fa presente nel lavoro, nella vita quotidiana. Si tratta di sette discepoli, cifra che indica totalità. L’impegno è espressione di tutta la comunità.
«Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». L’esperienza luminosa è di solito preceduta da notti oscure. L’evangelista ci dice che non riconoscono Gesù di primo acchito. La sua risurrezione non è così ovvia. Per questo si rende necessario affermare che la vita vince sulla morte, che la presenza di Gesù è qualcosa di luminoso e indica l’alba del nuovo giorno. I discepoli affermano giustamente che non hanno nulla. Non è sempre facile ammettere il disastro o che non si ha nulla da offrire. Riconoscerlo è il primo passo per un nuovo inizio. Considero la mia vita di ogni giorno come un continuo incontro con Gesù? Riconosco e manifesto le mie carenze, i miei limiti?
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Il frutto di ogni missione dipende dall’ascolto e dalla realizzazione della Parola di Gesù, che vuole una “rete” in cui accogliere tutti, senza eccezioni. Gesù agisce sempre con noi; mai senza di noi. Ogni missione, senza Lui è destinata al disastro: “senza di Me non potete far nulla”. Penso che la Chiesa, come istituzione, debba seguire anche oggi la Parola di Gesù o che debba seguire direzioni diverse?
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. E’ il Signore, anche quando non ci sentiamo illuminati o appare sfuocata la sua immagine, anche se veste dimessamente, oppure , apparentemente, si nasconda. Egli è il Signore, e nostro compito è riconoscerlo e annunciarlo. Dove, quando, in chi riconosco Gesù? Dove, quando, in chi mi costa di più riconoscerlo? Quali parole o segnali mi parlano della sua presenza?
«Portate un po' del pesce che avete preso or ora». Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». Per quanto riguarda i pasti, segno di fratellanza, tempo e vita condivisi, Gesú Risorto mantiene le stesse abitudini del Gesù della Storia. Egli continua a celebrare i pasti con gli stessi prodotti, frutto del lavoro dell’uomo, e la presenza di coloro che fanno comunità con Lui. L’assenza di cibo per cui molte persone soffrono va contro il messaggio di Gesù che ci invita a condividere. E’ nostra responsabilità denunciare e combattere queste situazioni. Quando possiamo “invitare a cena”, non escludiamo nessuno dalla nostra mensa e teniamo sempre “pesce alla griglia” per donarlo e condividerlo. Come Gesú.
E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Gesù ha la delicatezza di una madre nel preparare il pasto ai suoi figli. Prende l’iniziativa, è sempre pronto e desidera fare di più. Prepara la mensa, ci invita a tavola, per ricostruire le forze debilitate nel lavoro quotidiano, dove condividere la gioia, i sogni, la speranza e il coinvolgimento vicendevole nel rendere migliore il mondo in cui viviamo, unendoci nel ringraziamento per quanto ricevuto ogni giorno.
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gesù ci interpella solo sull’amore. Conta su di noi, accettandoci come siamo, per offrirci la missione di far presente nel mondo il suo Spirito di accoglienza, di perdono, di servizio, di sensibilità, di dono, di generosità,.... Distrugge i nostri difetti con la forza del suo amore.
Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Le tre domande cercano di rimuovere, dalla radice, le tre negazioni di Pietro. Gesú, con una delicatezza squisita, ci riabilita da tutti i nostri difetti. Il vincolo di amicizia con Gesú è personale. Ogni persona deve percorrere il proprio cammino e affrontare la propria responsabilità. Ma sempre contiamo sulla sua iniziativa, il suo aiuto e la sua presenza. Gesú perdona a tutti e sempre. Lo imitiamo in questo? Siamo capaci di perdonare?
Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». Gesù insegna le modalità della sequela. Se Gesù tornasse oggi, si comporterebbe come è vissuto e predicherebbe ciò che ha predicato . Trovebbe approvazione o rifiuto da parte del sistema socio-politico-economico-religioso oggi dominante? Quali effetti produce il nostra annuncio e la nostra sequela di Gesú fra gli uomini d’oggi ?
Tu lo sai che ti amo Tu lo sai che ti amo! Signore, Tu sai che sempre ti desidero, e che sempre ti cerco; Tu sai che ti amo. Nonostante mi sia difficile riconoscerti tra la gente, nonostante la mia difficoltà a riconoscerti nei poveri, Tu sai che ti amo. Nonostante i dubbi della mia fede della mia incerta speranza, e del mio amore possessivo, Tu sai che ti amo. Io Ti amo, Signore, Perché tu mi hai amato per primo, e sempre ti fidi di me, nelle possibilità che possiedo unito a Te, che ti rendi presente da servo fraterno. F.Ulibarri Tu lo sai che ti amo!