La lirica dell’espressionismo

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La lirica dell’espressionismo Gottfried Benn e Georg Trakl

Gottfried Benn Nati il 2 maggio 1866 a Mansfeld come figlio di un prete protestante. 1905-1911 studi di medicina a Berlino. 1912: il ciclo di poesie Morgue (significato: obitorio di morti sconosciuti a Parigi), nel quale cambia radicalmente il linguaggio classico della lirica. La provocazione consiste soprattutto nella rappresentazione della banalità dell’esistenza umana e la sua decomposizione. 1913: Figli. Relazione con la poeta Else Lasker-Schüler. 1914-17: Medico a Bruxelles 1917: Cervelli e Carne. Medico praticante a Berlino. 1922: Fine della sua fase espressionista. 1951: Premio Georg Büchner. 1956: il 7 luglio morte a Berlino a causa di cancro.

Il suo modo di scrivere Nella poesia di Benn è molto presente il contrasto tra l’espressione immediata, totalmente avulsa dalla ragione, e la precisione di termini tecnici, presi soprattutto dalla medicina, ma anche dal linguaggio quotidiano o volgare. Per calpestrare la morale borghese e il buon gusto, rivelato come ipocrisia, Benn disegna l’uomo come puro ammasso di carne senza significato e scopo, mentre ogni altra forma di vita, siano fiori o animali, vengono trattati con più simpatia, perché in fin dei conti anche loro sono destinati alla caducità e alla morte. Esemplare l’inizio della sua poesia “Der Arzt II”: “Die Krone der Schöpfung, das Schwein, der Mensch” (Il coronamento del creato, il maiale, l’uomo). Così arriva ad una visione antistorica e demistificata, ispirata da Nietzsche e Schopenhauer, che non consente una via d’uscita consolante. Rimane solo il vuoto, l’eterno ciclo della natura privo di qualsiasi trascendenza o significato in un al di là.

Gottfried Benn: Kleine Aster – Piccolo astro Ein ersoffener Bierfahrer wurde auf den Tisch gestemmt. Irgendeiner hatte ihm eine dunkelhelllila Aster zwischen die Zähne geklemmt Als ich von der Brust aus unter der Haut mit einem langen Messer Zunge und Gaumen herausschnitt, muss ich sie angestoßen haben, denn sie glitt in das nebenliegende Gehirn. Ich packte sie ihm in die Brusthöhle zwischen die Holzwolle, als man zunähte. Trinke dich satt in deiner Vase! Ruhe sanft, kleine Aster! Un camionista di birre annegato fu sollevato sul tavolo. Qualcuno gli aveva incastrato un astro viola chiaroscuro tra i denti Quando, partendo dal petto sotto la pelle con un lungo coltello estirpai lingua e palato, devo averlo toccato, perché scivolò nel cervello accanto. Glielo mettevo nella cavità toracica tra la lana di legno, quando si cucì insieme. Bevi a sazietà nel tuo vaso! Riposa in pace, piccolo astro!

Negerbraut – La sposa del negro Dann lag auf Kissen dunklen Bluts gebettet der blonde Nacken einer weißen Frau. Die Sonne wütete in ihrem Haar und leckte ihr die hellen Schenkel lang und kniete um die bräunlicheren Brüste, noch unentstellt durch Laster und Geburt. Ein Nigger neben ihr: durch Pferdehufschlag Augen und Stirn zerfetzt. Der bohrte zwei Zehen seines schmutzigen linken Fußes ins Innere ihres kleinen weißen Ohrs. Sie aber lag und schlief wie eine Braut: am Saume ihres Glücks der ersten Liebe und wie vorm Aufbruch vieler Himmelfahrten des jungen warmen Blutes. Bis man ihr das Messer in die weiße Kehle senkte und einen Purpurschurz aus totem Blut ihr um die Hüften warf. Giaceva sul cuscino insanguinato la bionda nuca di una donna bianca. Sulla sua chioma infuriava il sole e la leccava sulle chiare cosce, s'inginocchiava sui seni un po' scuri non deformati da vizio e da prole. Un negro a lei vicino: per il calcio di un cavallo gli occhi e la fronte spappolati. Del piede sinistro suo sudicio due dita gl'infilava nell'orecchio di lei piccolo e bianco. Come una sposa ella però dormiva: felice all'orlo del suo primo amore, come all'inizio di molte ascensioni del sangue caldo e giovane. Finché s'immerse nella gola bianca il bisturi ed un panno purpureo di sangue le si gettò sulle anche.

L’uomo nel ritratto di Benn La riduzione dell’uomo al suo essere creaturale. La riduzione dissacratoria di tutti i processi spirituali a funzioni biologiche e fisiologiche. Scomposizione, parcellizzazione e atomizzazione dell’individuo nelle sue parti fisiche, repellenti e caduche. L’isolamento di determinati elementi del corpo umano sottrae alla persona la sua individualità. Il soggetto non è più un individuo, un singolo localizzato nello spazio e nel tempo, ma viene dominato da forze istintuali, anonime, sovraindividuali, che lui non è in grado di controllare. Alla frammentazione della persona fa spesso pendant la reificazione, cioè oggetti non animati vengono descritti come umani. Con questo depotenziamento dell’individuo e il potenziamento del mondo esterno Benn da un volto concreto alla sua visione nichilista del mondo. La metafisicità viene negata.

Georg Trakl Nato il 3 febbraio 1887 a Salisburgo, morto il 3 novembre 1914 a Krakau. 1892: nascita della sorella Margarete con la quale ha una relazione strettissima fino all’incesto. 1905: sospensione del liceo e apprendistato nella farmacia. 1908-1910: studio di farmacia a Vienna. Dal 1910 prova a lavorare come farmacista in diversi posti, tra l’altro ad Innsbruck, ma il suo carattere instabile e il crescente uso di droghe, iniziato già nel 1902, gli impedisce di trovare un punto fisso nella vita. Nel 1914 si arruola volontario nell’esercito, ma non sopporta l’orrore della guerra. Ricoverato all’ospedale si suicida il 3 novembre con una dosi eccessiva di cocaina.

La personalità Georg Trakl fu una persona estremamente in pericolo, torturata da crescenti sofferenze, disperazioni, depressioni. Ripetutamente ha provato a condurre una vita regolare, a trovare un lavoro redditizio, ma sempre è fallito. Eccessi di ebbrezza e abuso di droghe distruggevano sempre di più la sua labile esistenza. La sua relazione incestuosa con la sorella, anch’essa dipendente di droghe, la forte sensualità e una religione originaria erano le basi per una poesia della paura universale, della melancolia e della realtà demonizzata. Il suo stile molto originale ed enigmatico è stato analizzato piuttosto sotto aspetti teologici, psicologici e filosofici invece che interpretato dalla scienza della letteratura. All’ospedale militare poco prima della sua morte gli viene attestata una schizofrenia endogena.

Le sue opere Per questa sua biografia Trakl ci offre l’immagine di un artista che ha vissuto fino in fondo il rifiuto dello stile di vita borghese, il “disagio della cultura” (Freud). La sua critica della civilizzazione e il suo profondo pessimismo non si trovano soltanto sulla carta, ma l’artista li vive sulla propria pelle. Le sue esperienze nelle città di Berlino, Innsbruck e Vienna hanno come risultato la considerazione negativa del paesaggio metropolitano. Anche la natura viene negata, perché porta in sé la morte o annuncia una catastrofe oppure testimonia una catastrofe già avvenuta. Trakl rinuncia spesso ad un livello realistico per dare sfogo immediato alle sue fantasie nere.

Il suo stile Montaggio di impulsi estremamente soggettivi e personali. Linguaggio di sogno e immagini simboliche; accanto alla creazione del bello si trovano cifre smascheranti dell’orrore e della disperazione; rispetto per l’esistenza e conoscenza della vanità e della fine, la lotta per la redenzione dalla colpa e morte; uso espressivo dei colori, stile di allineamento. Deficienze grammaticali e una inusitata ricchezza di riferimenti semantici. Le sue parole preferite, almeno per quanto riguarda la frequenza, sono “Herbst” (autunno) e “Abend” (sera). Al contrario della lotta passionale di molti espressionisti la lirica di Trakl è statica, senza lotta, ma di una sconsolante tristezza.

Georg Trakl: Grodek Am Abend tönen die herbstlichen Wälder Von tödlichen Waffen, die goldnen Ebene Und blauen Seen, darüber die Sonne Düstrer hinrollt; umfängt die Nacht Sterbende Krieger, die wilde Klage Ihrer zerbrochenen Münder. Doch stille sammelt im Weidengrund Rotes Gewölk, darin ein zürnender Gott Wohnt, Das vergoßne Blut sich, mondne Kühle; Alle Straßen münden in schwarze Verwesung. Unter goldnem Gezweig der Nacht und Sternen Es schwankt der Schwester Schatten durch den schweigenden Hain, Zu grüßen die Geister der Helden, die blutenden Häupter; Und leise tönen im Rohr die dunkeln Flöten des Herbstes. O stolzere Trauer! ihr ehernen Altäre, Die heiße Flamme des Geistes nährt heute ein gewaltiger Schmerz, Die ungebornen Enkel. Risuonano a sera i boschi d’autunno Di armi mortali, le dorate pianure E i laghi azzurri,su cui più scuro Rotola il sole; la notte abbraccia Morenti guerrieri, il selvaggio lamento Delle loro bocche fracassate. Ma quiete s’adunano nel folto dei salici Rosse nubi che abita un adirato dio, Sangue versato, frescura lunare. Tutte le strade sfociano in nera putredine. Sotto le stelle e i rami dorati della notte Fluttua l’ombra della sorella per il bosco silente A salutare gli spiriti degli eroi, le fronti sanguinanti; E nel canneto risuonano piano i cupi flauti d’autunno. Oh più superbo lutto! Voi bronzei altari, La calda fiamma dello spirito nutre oggi un possente dolore, I nipoti non nati.

Tratti tipici L’opera di Trakl è stato chiamata ambigua e indecifrabile. Questo effetto viene provocato dal linguaggio grammaticalmente scorretto, p.e. togliendo l’articolo al sostantivo, o un aggettivo che si riferisce a due sostantivi etc. L’aggettivo è quasi sempre un colore e il colore non è quasi mai realistico, ma rispecchia sempre una “Stimmung” interiore, si tratta quindi di un colore “spirituale”, che crea una realtà prima inesistente. In questo modo lo stesso oggetto può apparire in diversi colori secondo la funzione che svolge. I personaggi appaiono isolati, solitari e al di fuori di spazio e tempo, chiusi in se stessi.