Giovanni Pascoli: un poeta impressionista
LA VITA 31 dicembre 1855: nasce a San Mauro di Romagna da Ruggero Pascoli e Caterina Allocatelli Vincenzi. 10 agosto 1867: il padre Ruggero viene assassinato con una fucilata mentre tornava a casa da Cesena col suo calesse. 1868: muore la madre. 1871: a causa di problemi economici conseguenti alla morte dei genitori, lascia il Collegio degli Scolopi ad Urbino e si trasferisce a Rimini, al Liceo Classico “Giulio Cesare”. Nello stesso anno muore il fratello Luigi. 1873: Vince una borsa di studio e si iscrive alla facoltà di lettere dell'Università di Bologna. 1879: viene arrestato per aver partecipato ad una dimostrazione di anarchici, ma poi viene prosciolto. 1882: si laurea in greco e, con l'interessamento di Carducci, ottiene un posto al liceo di Matera. 1891: viene pubblicata per la prima volta la raccolta Myricae. 1895: si trasferisce con le sorelle in Garfagnana, nel piccolo borgo di Caprona, presso Castelvecchio di Barga (LU). 1897-1903: insegna letteratura all’Università di Messina. 1905: succede a Carducci nella cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Bologna. 6 aprile 1912: muore a Bologna per un cancro al fegato all’età di 56 anni. Verrà sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l’amata sorella Maria. 2
Myricae arbusta iuvant humilesque myricae
Myricae La raccolta Myricae fu pubblicata per la prima volta nel 1891 in una edizione fuori commercio che conteneva 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La seconda edizione fu pubblicata nel 1892 e conteneva 72 componimenti. La redazione definitiva si ebbe nel 1900 con la quinta edizione che comprendeva 156 poesie.
Myricae: il titolo Il titolo è una citazione tratta da un’opera del poeta latino Virgilio, che dice di voler elevare il tono poetico, poiché “non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Pascoli, al contrario, ricorre proprio a questa umile pianta come simbolo delle piccole cose che saranno al centro della sua poesia.
Caratteristiche della raccolta poesie molto brevi; si presentano come quadretti di vita campestre di gusto impressionistico, con rapidi cenni che mettono in evidenza un particolare del paesaggio, un colore o un suono; le immagini non sono del tutto realistiche, ma acquistano un valore simbolico.
Perché Pascoli è definito poeta impressionista? Poeta dei paesaggi naturali Poeta dei suoni e dei colori Poeta delle impressioni e delle suggestioni visive e sonore Poeta dell’ellissi del verbo, delle parole accostate, delle sinestesie e onomatopee
Un esempio di poesia impressionista Il temporale non viene descritto, ma ritratto con rapidi tocchi, un suono (bubbolìo) e violenti colori: rosso, nero, bianco… Si allude ad un’impressione, si suggeriscono dei simboli soggettivi (la casa, l’ala di gabbiano) piuttosto che descrivere L’unico verbo è rosseggia, lo stile è nominale TEMPORALE Un bubbolío lontano… A Rosseggia l’orizzonte, B come affocato, a mare: C nero di pece, a monte, B stracci di nubi chiare: C tra il nero un casolare: C un’ala di gabbiano. A Metro: ballata piccola di settenari con rima ABCBCCA
Parafrasi Si sente il brontolio lontano del tuono… L’orizzonte si fa rosso per i fulmini, è come infuocato verso il mare: verso i monti è nero come la pece per le nubi che si addensano, nel resto del cielo vagano lembi di nubi più chiare, che sembrano stracci per la loro forma irregolare: tra il nero delle nubi spicca un casolare bianco che ricorda a Pascoli l’ala di un gabbiano.
Analisi del testo La poesia presenta una serie di rapide impressioni sonore e visive: all’inizio troviamo una notazione fonica, il brontolio lontano del tuono (BUBBOLIO); segue poi una serie di immagini: il rosso del cielo infuocato per i lampi verso il mare (COME AFFOCATO); il nero delle nubi temporalesche verso i monti (NERO DI NUBI); il bianco delle nubi più chiare (NUBI CHIARE) nel resto del cielo, a cui si associa l’immagine del casolare, che richiama, in maniera del tutto soggettiva, l’ala di un gabbiano.
Impressionismo e simbolismo Le impressioni visive, tuttavia, non servono solo a descrivere una scena realistica, ma hanno anche un valore simbolico: il nero e il rosso rimandano a qualcosa di cupo, minaccioso e inquietante; il bianco, invece, sembra alludere ad una speranza. Tutte le parole che servono a richiamare un colore si trovano all’inizio o alla fine di un verso, cioè in posizione di piena evidenza, per sottolineare il valore del significato simbolico.
La struttura della poesia Sintassi nominale: la poesia è costruita con frasi prive di verbo. Dominano i sostantivi Un bubbolío lontano; tra il nero un casolare; un’ala di gabbiano; Stile paratattico: le frasi sono accostate senza l’uso di congiunzioni, ma solo attraverso la punteggiatura.
Le figure retoriche L’onomatopea: la parola «bubbolìo» serve a riprodurre il rumore del tuono; l’analogia: casolare/ ala di gabbiano, il casolare richiama senza alcun rapporto logico l’ala di un gabbiano; è una metafora molto più forte. Le parole accostate: stracci di nubi, le nubi vengono accostate agli stracci per la loro forma irregolare. Torna all’indice
Il bosco O vecchio bosco pieno d’albatrelli, che sai di funghi e spiri la malìa, cui tutto io già scampanellare udia di cicale invisibili e d’uccelli Il mare È un’alba cerula d’estate: non una randa in tutto quel turchino. Il fiume Fiume che là specchiasti un casolare co’ suoi rossi garofani, qua mura d’erme castella, e tremula verzura; eccoti giunto al fragoroso mare: I campi Al campo, dove roggio nel filare qualche pampano brilla, e dalle fratte sembra la nebbia mattinal fumare… Arano Nel campo mezzo grigio e mezzo nero resta un aratro senza buoi che pare dimenticato, tra il vapor leggero.
Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto di una culla sentivo un fru fru tra le fratte Sembra un vociare, per la calma, fioco, di marinai, ch’ad ora ad ora giunga tra ‘l fievole sciacquìo della risacca; e il pettirosso: nelle siepi s’ode il suo sottil tintinno come d’oro E cadenzato dalla gora viene lo sciabordare delle lavandare con tonfi spessi e lunghe cantilene nel vespro tinnule campane empiono l’aria quasi di sonore grida lontane veniva una voce dai campi: chiù . . . Sonava lontano il singulto: Un bubbolìo lontano… Il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile
Bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto Gemmea l’aria, il sole così chiaro…. Ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno, Nevica: l’aria brulica di bianco; la terra è bianca; neve sopra neve: Qualche zolla nel campo umido e nero luccica al sole, netta come specchio: Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla….. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù…. Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: Nel campo mezzo grigio e mezzo nero Tra cielo e mare (un rigo di carmino recide intorno l’acque marezzate)…. È un’alba cerula d’estate: non una randa in tutto quel turchino.
MARE M’affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l’onde. Vedo stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. IL LAMPO E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera. L’ASSIUOLO sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu… Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte… chiù …
Esempi di parole accostate Alba di perla Nero di pece Nero di nubi Sospiro di vento Nebbia di latte Stracci di nubi
Sinestesie e onomatopee fru fru chiù gre gre don don bubbolìo Soffi di lampi tatto + vista Voci di tenebra azzurra udito + vista
Ellissi del verbo (sintassi nominale) Un bubbolio lontano…..(SI SENTE) Tra il nero (SI STAGLIA) un casolare La terra (SI MOSTRO’) ansante, livida, in sussulto