La politica regionale e di coesione dell’UE Corso di Politica Economica Prof. Cristina Brasili A.A Corso di Politica Economica Prof. Cristina Brasili A.A
Il sito web dell’Unione europea contiene il quadro completo e aggiornato delle Attività Attività Istituzioni Istituzioni Documenti Documenti Servizi Servizi Le “Politiche regionali” compaiono nella voce “Attività”
PERCHE’ UNA POLITICA REGIONALE IN NELL’UNIONE EUROPEA? L'Unione europea è una delle aree economiche più ricche del mondo, ma presenta forti disparità tra i suoi Stati membri e ancor più tra le sue circa 250 regioni. Quantificarle significa innanzitutto misurare e raffrontare il grado di ricchezza di ciascuno, ossia il prodotto interno lordo (PIL). In Grecia, Portogallo e Spagna, ad esempio, il PIL medio pro capite non raggiunge l'80% della media comunitaria, mentre il Lussemburgo la supera di oltre 60 punti percentuali. Il PIL delle dieci regioni più dinamiche dell'Unione è circa il triplo di quello delle dieci regioni meno sviluppate. In altri termini, il fatto di abitare in una regione prospera o arretrata, in una zona dinamica oppure in crisi, in città o in campagna, alla periferia dell'Unione o in uno dei poli centrali di sviluppo, determina delle differenze riguardo alle possibilità di successo di fronte alla sfida della mondializzazione.
Evoluzione della politica regionale dell’UE Strategia di programmazione ( ) Strategia di programmazione Direzione dei tendenze 1958 cambiamenti e Obiettivi/contenuti della politica SettorialeTerritoriale Copertura geografica NazionaleRegionale/locale Approccio di Programmazione SettorialeIntegrato Periodo di riferimento BreveMedio Attori principaliNazionaliRegionali/Locali Tipo di impatto CompensatoreSinergico Fonte: Le istituzioni del federalismo - La nuova programmazione dei Fondi strutturali in Italia ( ), a cura di R. Leonardi e A. Ciaffi Maggioli Editore Corso di Politica Economica- A.A
PERCHE’ UNA POLITICA REGIONALE IN NELL’UNIONE EUROPEA? La solidarietà tra i popoli dell'Unione europea, il progresso economico e sociale e il rafforzamento della coesione sono sanciti nel preambolo del trattato di Amsterdam (1997). L'articolo 158 stabilisce inoltre che: "La Comunità mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo di quelle più svantaggiate o insulari, comprese le zone rurali". Per attuare questa politica, gli Stati membri si avvalgono dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione. L'Unione europea non si limita tuttavia ad una semplice partecipazione finanziaria, ma inquadra gli interventi locali in una prospettiva comunitaria e attraverso la sua politica regionale completa, laddove è necessario, il mercato interno e l'unione economica e monetaria. Corso di Politica Economica- A.A
Grafico disparità nel 1997: EUROPA - Politica regionale Inforegio Corso di Politica Economica- A.A
Fino al recente rallentamento della crescita iniziato nel 2001, il divario nel PIL pro capite tra le regioni meno prospere dell’Unione—quelle che sono state al centro dell’attenzione della politica di coesione dell’UE—e le altre regioni ha registrato una diminuzione negli ultimi anni. Al momento, tuttavia, non è possibile dire che cosa sia accaduto dopo il Occorre notare che i dati riportati in questa sezione e nel resto della relazione riguardano la crescita del PIL pro capite in termini reali. Grafico disparità nel 2001 Terza relazione sulla coesione
Le nuove sfide All'alba del terzo millennio la politica regionale europea deve affrontare tre nuove grandi sfide: L'Unione apre le porte a nuovi paesi le cui condizioni economiche e sociali sono spesso più sfavorevoli di quelle delle regioni meno sviluppate dei quindici Stati membri attuali. Da cui la necessità di fornire aiuti nella fase di preadesione. Con la liberalizzazione degli scambi su scala mondiale, la concorrenza si è inasprita e le imprese si insediano dove trovano le condizioni migliori per accrescere la loro competitività (infrastrutture e servizi efficienti, manodopera qualificata) che le regioni meno attrezzate non sono in grado di creare in tempi brevi senza il necessario sostegno. La rivoluzione tecnologica e la società dell'informazione esigono una capacità di rapido adattamento a una situazione in continuo divenire ed è perciò indispensabile offrire a tutti i cittadini dell'UE la possibilità di accedere al know-how più avanzato, attraverso strumenti adeguati (reti di telecomunicazione, innovazione e formazione professionale di alto profilo). Corso di Politica Economica- A.A
Le riforme come chiave del successo Nel 1999 l'Unione europea ha ricevuto dagli Stati membri nuove risorse finanziarie per moltiplicare i suoi interventi nel periodo Questo pacchetto di provvedimenti, noto come Agenda 2000, è stato accompagnato da una serie di riforme riguardanti le più importanti politiche dell'UE. La nuova politica regionale tende a concentrare gli aiuti nelle aree più arretrate, con gravi carenze nel campo delle infrastrutture e della formazione e scarso dinamismo economico, attraverso una minor dispersione degli interventi e un radicale cambiamento dei sistemi di gestione dei fondi comunitari. Era infatti indispensabile riconoscere che gli Stati membri e le regioni avevano tutto l'interesse a decidere in modo autonomo il loro futuro. Assegnata loro la responsabilità principale della gestione degli aiuti finanziari concessi, la Commissione interviene ormai solo per verificare l'efficacia dei sistemi di controllo messi in atto. I paesi nuovi entrati non sono stati dimenticati, in quanto sono stati loro forniti aiuti di preadesione per la tutela dell'ambiente e lo sviluppo dei sistemi di trasporto. Ora che sono entrati beneficiano di altri aiuti strutturali già previsti. Corso di Politica Economica- A.A
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI Le grandi tappe 1957 Gli Stati firmatari del trattato di Roma fanno riferimento, nel suo preambolo, all'esigenza "di rafforzare l'unità delle loro economie e di garantirne lo sviluppo armonioso riducendo il divario fra le diverse regioni e il ritardo di quelle più svantaggiate" Vengono istituiti due Fondi settoriali: il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG). Corso di Politica Economica- A.A
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI Le grandi tappe 1975 Nasce il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), con lo scopo di ridistribuire alle regioni povere una parte dei contributi degli Stati membri L'Atto Unico europeo getta le basi di un'effettiva politica di coesione destinata a controbilanciare i vincoli del mercato unico nei paesi del sud dell'Europa e nelle altre regioni meno prospere Il Consiglio europeo di Bruxelles (febbraio 1988) modifica il meccanismo dei Fondi di solidarietà, ormai denominati Fondi strutturali, dotandoli di un bilancio di 68 miliardi di ECU (in base ai prezzi del 1997). Corso di Politica Economica- A.A
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI Le grandi tappe 1992 Nel trattato che istituisce l'Unione europea, entrato in vigore nel 1993, la coesione è proclamata uno degli obiettivi fondamentali dell'UE, accanto all'unione economica e monetaria e al mercato unico, ed è prevista anche la creazione del Fondo di coesione a sostegno dei progetti per l'ambiente e i trasporti negli Stati membri più poveri Il Consiglio europeo di Edimburgo (dicembre 1993) decide di destinare alla politica di coesione circa 177 miliardi di ECU (ai prezzi del 1999), ossia un terzo del bilancio comunitario. I Fondi strutturali sono integrati da un nuovo Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP). Corso di Politica Economica- A.A
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI Le grandi tappe 1997 Il trattato di Amsterdam conferma l'importanza della coesione e inserisce inoltre un paragrafo sull'occupazione che mette in primo piano l'esigenza di un'azione comune volta a incrementarla Il Consiglio europeo di Berlino (marzo 1999) riforma i Fondi strutturali e modifica in parte il meccanismo di funzionamento del Fondo di coesione, dotandolo di oltre 30 miliardi di euro l'anno, per un totale di 213 miliardi di euro nell'arco di sette anni. Lo Strumento per le politiche strutturali di preadesione (ISPA) e il Programma speciale di adesione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (SAPARD) completano il programma PHARE per lo sviluppo economico e sociale dei paesi candidati dell'Europa centrale e orientale. Corso di Politica Economica- A.A
Che cos’è la Politica Regionale ? La Politica regionale europea è innanzitutto una politica di solidarietà: essa vuole infatti stimolare a livello comunitario gli interventi che consentiranno ai territori in maggiore difficoltà di superare più facilmente il proprio svantaggio. Durante il periodo , un terzo del bilancio comunitario (213 miliardi di euro) proveniente dal contributo degli Stati membri sarà assegnato alla Politica regionale e ripartito tra le regioni che ne hanno maggiormente bisogno. Gli Stati membri, attraverso i propri aiuti regionali, e l'Unione europea continueranno ad adoperarsi per ridurre il divario tra i livelli di sviluppo, partecipare alla riconversione delle zone industriali in difficoltà, alla diversificazione delle campagne o anche alla rivalorizzazione dei quartieri in crisi. Corso di Politica Economica- A.A
Che cos’è la Politica Regionale ? La Politica regionale è anche una politica concreta, visibile agli occhi di tutti i cittadini europei, che sono i primi a beneficiare degli interventi. Essa li aiuta infatti a trovare lavoro e ad adeguarsi meglio ai mutamenti del mercato dell'occupazione, soprattutto tramite la formazione. Questa politica consente ai singoli cittadini di vivere meglio nella propria regione, contribuendo finanziariamente agli sforzi delle autorità pubbliche che si dotano di nuove infrastrutture e aiutano le imprese ad essere più competitive. Corso di Politica Economica- A.A
Che cos’è la Politica Regionale ? Autostrade, aeroporti, alcuni treni ad alta velocità sono stati costruiti o ammodernati grazie al cofinanziamento dei Fondi europei, detti “Fondi strutturali”, e nel rispetto delle misure europee a favore dell'ambiente. Piccole e medie imprese (PMI) sorgono e sussistono in zone remote. La società dell'informazione penetra negli rurali e isolati. Nei quartieri periferici riabilitati vengono istituiti servizi nel settore dell'istruzione, della sanità e degli svaghi. Tutti questi esempi concreti rendono l'azione dell'Unione visibile agli occhi cittadini. Corso di Politica Economica- A.A
PROCEDURA DI DECISIONE A norma dell'articolo 161 del Trattato che istituisce la Comunità, il Consiglio delibera all'unanimità su proposta della Commissione, previo parere conforme del Parlamento europeo e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni, sui punti elencati in appresso che riguardano sia i Fondi strutturali che il Fondo di coesione : compiti, obiettivi prioritari e organizzazione dei fondi; norme generali applicabili ai fondi; disposizioni necessarie per garantire l'efficacia ed il coordinamento dei fondi tra loro e con gli altri strumenti finanziari esistenti. Il trattato di Nizza del dicembre 2000 ha modificato la procedura di decisione. Il Consiglio delibererà a maggioranza qualificata per quanto riguarda i Fondi strutturali e il Fondo di coesione (articolo 161) a partire dal gennaio Il principio dell'unanimità si applicherà quindi al Consiglio in occasione della votazione sulle prospettive finanziarie del prossimo periodo di programmazione ( ).
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI I tre obiettivi prioritari Il 94% dei Fondi strutturali è finalizzato a tre obiettivi prioritari, per ottenere il massimo dei risultati. Obiettivo 1 (territoriale) mira a promuovere lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle regioni che presentano ritardi nello sviluppo e il cui il PIL medio pro capite è inferiore al 75% della media dell'Unione europea. Questo nuovo obiettivo concerne anche le regioni ultraperiferiche (dipartimenti francesi d'oltremare, Azzorre, Madera e isole Canarie), nonché le zone dell'ex obiettivo 6 istituito in seguito all'atto di adesione dell'Austria, della Finlandia e della Svezia. Come in precedenza, i 2/3 delle azioni dei Fondi strutturali sono adottate in relazione all'obiettivo 1. Le misure adottate nel quadro di questo obiettivo dovrebbero interessare circa il 20% della popolazione totale dell'Unione Promuovere lo sviluppo delle regioni più arretrate, dotandole di quelle infrastrutture di base di cui sono ancora prive, e favorendo l'afflusso di investimenti per il decollo delle attività economiche. Il 70 per cento degli stanziamenti previsti è assorbito da una cinquantina di regioni, in cui vive il 22% della popolazione dell'UE.
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI Nomenclatura delle Unità Territoriali Statistiche (NUTS) Il Livello 2 ha 211 regioni: Belgio: 11 province Germania: 40 regioni Grecia: 13 regioni Spagna: 17 comunità autonome + (1) Ceuta y Melilla Francia: 22 regioni + 4 dipartimenti d’oltre mare Irlanda: 2 regioni Italia: 20 regioni Olanda: 12 province Austria: 1 Portogallo: 5 regioni autonome Finlandia: 6 Svezia: 8 Regno Unito: 37 gruppi autorità unitarie Danimarca: 1 Lussemburgo: 1
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI Nomenclatura delle Unità Territoriali Statistiche (NUTS) Il livello 2 per i Paesi Candidati comprende 55 regioni: Bulgaria: 6 Repubblica Ceca: 8 Ungheria: 7 Polonia: 16 Romania: 8 Slovacchia: 4 Cipro: 1 Estonia: 1 Latvia: 1 Lituania: 1 Malta: 1 Slovenia: 1
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI I tre obiettivi prioritari Obiettivo 2 (territoriale) contribuisce a favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali diverse da quelle ammissibili al nuovo obiettivo 1, che raggruppa i precedenti obiettivi 2 e 5b, ed altre zone con problemi di diversificazione economica; in generale esso riguarda le zone in fase di trasformazione economica, le zone rurali in declino, le zone in crisi che dipendono dalla pesca e i quartieri urbani in difficoltà. Questo obiettivo può interessare al massimo il 18% della popolazione dell'Unione. L'11,5% degli stanziamenti previsti è destinato a questi territori, in cui vive il 18% della popolazione dell'UE.
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI I tre obiettivi prioritari Obiettivo 3 (settoriale) Modernizzare i sistemi di formazione e incrementare l'occupazione. Questo riguarda l'intera Unione, ad eccezione delle regioni che rientrano nell'Obiettivo 1 dove le misure introdotte a tale scopo sono parte integrante dei programmi tendenti a ridurre i divari di sviluppo. Il 12,3% del bilancio dei Fondi strutturali è destinato al perseguimento di questo obiettivo. Corso di Politica Economica- A.A
Quali sono i Fondi strutturali Quattro Fondi strutturali consentono oggi all'Unione europea di concedere aiuti finanziari a programmi pluriennali di sviluppo regionale negoziati fra le regioni, gli Stati membri e la Commissione nonché ad iniziative ed azioni comunitarie specifiche, specificamente: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che finanzia le infrastrutture, gli investimenti produttivi intesi a creare posti lavoro, i progetti di sviluppo locale e gli aiuti alle PMI; il Fondo sociale europeo (FSE), che favorisce l'adeguamento della popolazione attiva ai mutamenti del mercato dell'occupazione nonché l'inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie sfavorite, soprattutto finanziando le azioni di formazione ed i sistemi di incentivi all'assunzione; il Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG - sezione "orientamento"), che finanzia le azioni di sviluppo rurale e di aiuto agli agricoltori, principalmente nelle regioni che presentano un ritardo nello sviluppo ma anche nel quadro della Politica agricola comune (PAC) nel resto dell'Unione; lo Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), che finanzia la riforma strutturale del settore della pesca. Inoltre, un fondo speciale di solidarietà, il Fondo di coesione, intende finanziare progetti ambientali e di miglioramento delle reti di trasporto negli Stati membri dell'Unione il cui PIL è inferiore al 90% della media europea, ovvero Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo.
I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELL’AVANZAMENTO DELLE POLITICHE REGIONALI Fondi interessati Obiettivo1 Obiettivo2 Obiettivo 3 FESRFESRFSEFSE FEAOG-O SFOP
I Fondi strutturali nei precedenti periodi di programmazione
Distribuzione dei Fondi Strutturali per Paese 2000 – 2006 in milioni di euro, prezzi 1999 Stati Membri Ob.1 TransEx ob. 1 Ob.2 TransEx ob. 2 Ob.3 Pesca Fuori Ob. 1 PICFondo di coesione Totale B DK D EL E F IRL I L NL A P FIN S UK RISERVA 155 EUR % 60,23,979,311,2811,350,524,928,50100
Distribuzione dei Fondi Strutturali per Paese 2000 – 2006 in milioni di euro, prezzi 1999 IN % …… IL 26,5% dei Fondi strutturali va alla Spagna; il 14% alla Germania il 14% all’Italia l’11% circa al Portogallo Sono i 4 maggiori beneficiari
Le regioni Obiettivo 1 e 2 ( ) Programmi speciali Regioni dell’obiettivo 1 Regioni prossime ad uscire dall’obiettivo 1
Prima di Agenda 2000 e della riforma dei Fondi strutturali gli Obiettivi erano 7 Tra i tre Fondi strutturali rilevanti (FESR, FEOGA- Orientamento e FSE) il FESR costituisce il principale strumento finalizzato al conseguimento dell'obiettivo dello sviluppo e dell'adeguamento strutturali delle regioni in ritardo in termini di crescita economica e svolge un ruolo centrale nella riconversione delle regioni frontaliere o parti di regioni (compresi bacini d'occupazione e Comunità urbane) gravemente colpite dal declino industriale I Fondi strutturali (FEAOG-Orientamento, FSE e FESR) contribuivano, ciascuno secondo le norme specifiche che li disciplinano, al conseguimento degli obiettivi 1-6 secondo il seguente schema d'intervento: - Obiettivo n. 1: FESR, FSE, FEAOG-Orientamento, -Obiettivo n. 2: FESR, FSE, -Obiettivo n. 3: FSE, -Obiettivo n. 4: FSE, -Obiettivo n. 5 a): FEAOG-Orientamento, -Obiettivo n. 5 b): FEAOG-Orientamento, FSE, FESR. -Obiettivo n. 6: FESR, FSE, FEAOG-Orientamento
Le regioni degli obiettivi prioritari nella programmazione Obiettivo 1 Obiettivo 2 Obiettivo 5b Obiettivo 6
Il Fondo di Coesione È un fondo speciale di solidarietà, costituito nel 1993, a favore dei quattro Stati membri meno prosperi (PNL procapite inferiore al 90% di quello medio dell’UE; Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna), che copre il loro intero territorio, finanziando grandi progetti per l'ambiente e i trasporti. Nel periodo il bilancio annuale del Fondo di coesione ammonterà a 2,5 miliardi di euro, per complessivi 18 miliardi nell'arco dei sette anni. Ripartizione del bilancio complessivo del Fondo di coesione nel periodo (prezzi 1999) Importi indicativi in milioni di €
Commissione delle comunità europee ( Bruxelles 30/1/2003) Terza relazione intermedia sulla coesione economica e sociale Mentre il divario tra il PIL medio pro capite nell’UE15 e il livello degli Stati membri meno prosperi è attualmente di poco inferiore al 30% (cioè, la Grecia e il Portogallo hanno un livello di quasi il 30% inferiore alla media), il divario raddoppierà con l’ingresso dei nuovi Stati membri nel 2004 (cioè, il PIL pro capite della Lettonia è di oltre il 60% più basso della media UE25) e probabilmente si accentuerà ancora di più dopo l’ingresso di Bulgaria e Romania.
Commissione delle comunità europee ( Bruxelles 30/1/2003) Seconda relazione intermedia sulla coesione economica e sociale
Commissione delle comunità europee ( Bruxelles 30/1/2003) Terza relazione intermedia sulla coesione economica e sociale Continua pagina successiva
Commissione delle comunità europee ( Bruxelles 30/1/2003) Seconda relazione intermedia sulla coesione economica e sociale
Commissione delle comunità europee Terza relazione intermedia sulla coesione economica e sociale
Commissione delle comunità europee ( Bruxelles 2004) Terza relazione intermedia sulla coesione economica e sociale
La nuova politica di coesione a partire dal 2007 Proposte legislative della Commissione europea per la riforma della politica di coesione (periodo di programmazione ) Obiettivo «Convergenza» (FESR, FSE, Fondo di coesione). Questa priorità, simile all’attuale obiettivo n. 1, mira ad accelerare la convergenza economica delle regioni meno avanzate: condizioni più propizie alla crescita e all’occupazione favorendo investimenti nelle persone e nelle risorse fisiche; innovazione e società della conoscenza; adattabilità ai cambiamenti economici e sociali; tutela dell’ambiente; efficienza amministrativa. Questo obiettivo svolgerà un ruolo indispensabile soprattutto nei nuovi Stati membri in cui si registrano divari di sviluppo senza precedenti nella storia dell’Unione. - cy/sources/docgener/informat/reg2007_ it.pdf cy/sources/docgener/informat/reg2007_ it.pdf
La nuova politica di coesione a partire dal 2007 RISORSE Obiettivo «Convergenza» Le risorse destinate all’obiettivo «Convergenza», pari a 264 miliardi di euro, ossia il 78,54 % della dotazione dei fondi a fronte dell’attuale 75 %, saranno ripartite come segue: 67,34 % per le regioni con un PIL pro capite inferiore al 75 % della media comunitaria; 8,38 % per le regioni interessate dal cosiddetto «effetto statistico»; 23,86 % per i paesi beneficiari del Fondo di coesione; 0,42 % per le regioni ultraperiferiche.
La nuova politica di coesione a partire dal 2007 Obiettivo «Competitività regionale e occupazione» (FESR, FSE). Per quanto riguarda la politica di coesione negli altri territori dell’Unione, la Commissione propone un duplice approccio. Si tratterà, da un lato, di rafforzare la competitività e l’attrattiva delle regioni attraverso programmi di sviluppo regionale, anticipando i cambiamenti economici e sociali e sostenendo l’innovazione, la società della conoscenza, l’imprenditorialità, la protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi. Dall’altro, mediante programmi nazionali o territoriali di livello adeguato finanziati dal FSE, si tenderà a potenziare l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese nonché a garantire lo sviluppo di mercati del lavoro per rafforzare l’inclusione sociale, in linea con la strategia europea per l’occupazione. L’obiettivo «Competitività» svolgerà un ruolo essenziale per evitare l’insorgere di nuovi squilibri a svantaggio di regioni che, altrimenti, verrebbero penalizzate da fattori socioeconomici sfavorevoli senza poter contare su sufficienti aiuti pubblici.
La nuova politica di coesione a partire dal 2007 Risorse Obiettivo «Competitività regionale e occupazione» L’obiettivo «Competitività» beneficerà di una dotazione di 57,9 miliardi di euro, pari al 17,22 % dello stanziamento complessivo, così ripartiti: 83,44 % per le regioni che continueranno a soddisfare i criteri di ammissibilità dell’attuale obiettivo n. 1; 16,56 % per le regioni che fruiranno del sostegno transitorio. Per quanto riguarda le regioni che manterranno i requisiti di ammissibilità ai sensi dell’attuale obiettivo n. 1, il sostegno sarà ripartito al 50 % tra FESR e FSE; nelle regioni soggette a sostegno transitorio la quota del FSE potrà arrivare sino ad un massimo del 50 %. transnazionale. Per quanto riguarda il finanziamento delle reti europee di cooperazione e di scambio sarà ammissibile l’intero territorio dell’Unione.
La nuova politica di coesione a partire dal 2007 Obiettivo «Cooperazione territoriale europea» (FESR). Nell’ambito di questo obiettivo, che trae spunto dall’esperienza dell’iniziativa comunitaria Interreg, la sfida consiste nell’intensificare la cooperazione a tre livelli: cooperazione transfrontaliera mediante programmi congiunti; cooperazione a livello delle zone transnazionali; reti di cooperazione e di scambio di esperienze sull’intero territorio dell’Unione.
La nuova politica di coesione a partire dal 2007 Risorse Obiettivo «Cooperazione territoriale europea» (FESR). I crediti destinati alla cooperazione territoriale, pari a 13,2 miliardi di euro, ossia il 3,94 % dello stanziamento complessivo, saranno così ripartiti: il 47,73 % della dotazione sarà destinato alla cooperazione transfrontaliera, di cui il 35,61 % per le azioni di cooperazione transfrontaliera nel territorio dell’UE e il 12,12 % per le misure transfrontaliere dello Strumento di prossimità e partenariato e dello Strumento di preadesione; nell’ambito di questi due strumenti dovrà essere previsto un contributo almeno equivalente; il 47,73 % per le zone di cooperazione transnazionale; il 4,54 % per le reti europee di cooperazione e scambio.
La nuova politica di coesione a partire dal 2007
La politica di coesione dal 2007 al 2013 Risorse finanziarie Le risorse finanziarie dedicate alla politica di coesione dovrebbero riflettere l’ambizione di un’Unione allargata di promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro nelle sue aree meno favorite. Per il periodo 2007–2013, la Commissione ha proposto nelle prospettive finanziarie di stanziare una somma equivalente allo 0,41% del RNL dell’UE27 (che corrisponde allo 0,46% al lordo dei trasferimenti agli strumenti unici per lo sviluppo rurale e la pesca) a sostegno delle tre priorità della politica di coesione riformata. Questa percentuale corrisponde a 336,3 miliardi di euro nel corso del periodo anzidetto (o 344,9 miliardi di euro tenendo conto delle spese amministrative e del Fondo di solidarietà). Ad eccezione del Fondo di solidarietà,le risorse resterebbero, come oggi, un obiettivo di spesa, pur rimanendo soggette alle regole inerenti al disimpegno (n+2). Le regioni caratterizzate dal cosiddetto “effetto statistico” trarrebbero beneficio da uno stanziamento specifico e decrescente nel quadro dell’obiettivo della convergenza, per agevolare il ritiro
Da studiare: - Le politiche regionali dell’Unione europea G. Viesti F. Prota Il Mulino Studi e Ricerche, anno 2004 Da pag. 15 a pag Le istituzioni del federalismo Regione e Governo locale La nuova programmazione dei fondi strutturali in Italia ( ) N. 2 anno 2001 Maggioli Editore Da pag. 325 a pag inforegio La nuova politica di coesione a partire dal 2007 Proposte legislative della Commissione europea per la riforma della politica di coesione (periodo di programmazione ) Nota sintetica, Commissione europea - Terza relazione sulla coesione economica e sociale Commissione europea 2004 pag. Soomario e conclusioni da vii a xlii