Corso di Tecnica Industriale (Teoria del Valore)

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Corso di Tecnica Industriale (Teoria del Valore) Lezione nona

La valutazione d’azienda: I metodi patrimoniali e misti

I metodi patrimoniali I metodi patrimoniali si fondano sul principio secondo cui il valore dell’azienda è rappresentato dal suo patrimonio netto rettificato, calcolato come differenza tra i valori correnti delle poste di attivo e di passivo dello stato patrimoniale, espressi alla data di valutazione. Tale metodo ha subito nel corso degli anni un’interessante evoluzione: dal metodo patrimoniale semplice, che considera unicamente il patrimonio tangibile dell’impresa, ci si è sempre più orientati verso il metodo patrimoniale complesso, il quale considera anche i così detti “intangibles”, ossia le risorse intangibili.

I metodi patrimoniali: metodologia Il criterio patrimoniale consiste nella valutazione separata ed analitica dei singoli elementi dell’attivo e del passivo del capitale di funzionamento, integrata in taluni casi dalla stima di beni non iscritti a bilancio. I differenti componenti patrimoniali, attivi o passivi, sono valorizzati al loro valore corrente di realizzo alla data di riferimento della stima. Il valore dell’azienda è stimato in misura pari al patrimonio netto contabile, rettificato in aumento o in diminuzione in funzione delle differenze riscontrabili tra i valori correnti degli elementi dell’attivo e del passivo calcolati con criteri pertinenti e i corrispondenti valori contabili. Il valore risultante è denominato patrimonio netto rettificato.

I metodi patrimoniali: metodologia (segue) Sulle plusvalenze o minusvalenze accertate è opportunamente calcolato un onere o beneficio fiscale: K = PN + P1 (1 – t1) + …Pn (1- tn) – M1 (1 – t1) - …Mn (1 – tn) Dove: PN = patrimonio netto contabile P = plusvalenze sui diversi beni M = minusvalenze sui diversi beni t = aliquote degli effetti fiscali connessi alle plusvalenze

Il metodo patrimoniale semplice Il metodo patrimoniale semplice stima il valore del capitale economico ponendolo uguale al patrimonio netto rettificato. W = K Dove: W = valore del capitale economico K = patrimonio netto rettificato Il patrimonio netto rettificato si calcola nel seguente modo: si accerta il valore del capitale netto contabile; si sottopone a rettifica tale capitale netto di bilancio per esprimere in termini correnti il suo valore; si sommano al capitale netto contabile le plusvalenze e/o minusvalenze emerse dalla procedura di rettifica ottenendo così il capitale netto rettificato.

Il metodo patrimoniale semplice (segue) I criteri utilizzati per determinare le rettifiche più frequentemente apportate alle poste contabili: Immobili civili e aree fabbricabili  valutati in base a: - costo di ricostruzione; - valore di mercato; - valore di capitalizzazione del reddito ritraibile dal cespite. Immobilizzazioni tecniche  valutate in base al loro valore corrente di utilizzo. Partecipazioni  è stornato il costo di acquisto delle stesse, al netto del fondo, ed è aggiunto il valore economico delle stesse.

Il metodo patrimoniale semplice (segue) Beni in rimanenza  le materie prime sono valutate al costo di sostituzione; i semilavorati al costo di riproduzione; i prodotti finiti e le merci al valore netto di realizzo. Crediti  è necessario verificare la congruità del fondo svalutazione crediti ed eventualmente del fondo oscillazione cambi; Fondi per rischi e spese future  devono essere rettificati in modo tale da riflettere il corrente ammontare dei rischi in essere e degli oneri futuri; Fondo imposte differite ed imposte differite attive  alle plusvalenze e/o minusvalenze accertate devono essere associati i relativi oneri o benefici fiscali latenti;

Il metodo patrimoniale complesso Nel metodo patrimoniale complesso l’entità del capitale economico è data dal capitale netto rettificato al quale viene aggiunto il valore dei beni immateriali non contabilizzati. La formula che sintetizza il metodo patrimoniale complesso è: W = K + I Dove: K = patrimonio netto rettificato I = valore dei beni immateriali Tale seconda tipologia di criterio patrimoniale si differenzia dalla prima proprio per il fatto di valorizzare anche i beni immateriali

Il metodo patrimoniale complesso: i beni immateriali Le caratteristiche distintive dei beni immateriali sono: Il bene deve originare costi ad utilità differita; Il bene deve essere trasferibile; Il bene deve essere misurabile nel suo valore. Le aree tipiche in cui si collocano tali beni sono quelle del marketing, della ricerca e sviluppo e della tecnologia. La valutazione dei beni immateriali può avvenire con criteri di stima analitici oppure empirici (in questo caso la valutazione è effettuata in base a parametri dedotti dal comportamento degli operatori nelle negoziazioni avvenute sul mercato).

Il metodo patrimoniale complesso: criteri analitici I criteri analitici più frequentemente utilizzati sono: Costo di riproduzione, con il quale si considerano i costi da sostenere, opportunamente attualizzati, per la ricreazione di questi beni, ridotti per il degrado; Redditi o perdite differenziali, con cui si stima il flusso di redditi incrementali consentiti da tali beni o i minori redditi da sopportare nell’ipotesi di cessione; Valore netto contabile; calcolato dal costo storico complessivo sostenuto, anche se non capitalizzato, ed applicando allo stesso un congruo processo di ammortamento.

I metodi misti I metodi misti sono approcci la cui caratteristica essenziale consiste nella ricerca di un risultato finale che consideri contemporaneamente gli aspetti patrimoniali e reddituali. Si tratta di accertare se ad un valore patrimoniale, comunque calcolato, corrispondano prospettive reddituali in linea con il rendimento di investimenti alternativi, a parità di rischio. Qualora la “verifica reddituale” conduca a valori sensibilmente diversi rispetto a quelli derivanti dalle stime patrimoniali, si pone il problema della “correzione reddituale”.

I metodi misti (segue) Si tratta di aggiungere o detrarre al valore patrimoniale ciò che si definisce un “goodwill”, ossia il valore di avviamento. Il goodwill viene così espresso: G = R – K i  Dove: R / i è il risultato della stima reddituale K è il valore patrimoniale L’avviamento è allora espresso come differenza tra il risultato della stima reddituale e il valore patrimoniale.

I metodi misti: il metodo UEC Il valore del capitale economico viene spesso determinato attraverso la seguente formula: W = K + (R – iK) . a n  i‘ Dove: K è il valore capitale netto rettificato; R è reddito medio normale atteso; n è il numero di anni in cui si ritiene congruo riconoscere il permanere di un sovra (sotto) reddito; i è il tasso di rendimento normale rispetto al tipo di investimento considerato; i’ è il tasso di attualizzazione del sovra (sotto) reddito, ossia della differenza (R – iK); a n i‘ è il fattore di attualizzazione per n anni, al tasso i' di un flusso di redditi pari ad (R – iK).

I metodi misti: difficoltà del metodo UEC Vi sono alcune “difficoltà” legate all’uso del metodo appena visto: Si deve verificare la necessaria coerenza tra il patrimonio e il reddito, parametri K e R (regola applicata soprattutto al processo di ammortamento). Il tasso i è il tasso di remunerazione giudicato soddisfacente per il settore considerato e spesso è fatto coincidere con il tasso utilizzato nel metodo reddituale. Il tasso i’ è quantificato in misura differente nel caso di sovrareddito e di sottoreddito. Il parametro n è fissato come un periodo di durata limitata.