Prof. Maurizio Boriani A.A. 2011-12 Restauro urbano Prof. Maurizio Boriani A.A. 2011-12
Una questione di scala? La specificità del restauro urbano non consiste tanto in una questione di scala (restauro urbano=pianificazione dei centri storici; restauro architettonico=progetto a scala edilizia) quanto piuttosto in un problema di metodo: si tratta infatti, di definire una metodologia di indagine e di progetto che sia capace di affrontare la realtà storica del nostro territorio nella sua globalità, cioè nell'insieme delle relazioni che ciascun elemento di esso ha instaurato ed instaura con gli altri e con il tutto di cui è parte.
Beni culturali come risorse La riflessione degli storici sui concetti di monumento e di documento, che ha portato ad identificare i due termini della questione , ha affiancato allo studio dei grandi avvenimenti del passato una attenzione per quelle che Fernand Braudel ha chiamato le "realtà di lunga durata", cioè la "civiltà materiale...[le] storie silenziose e quasi obliate degli uomini...il cui peso fu immenso e il rumore appena percettibile". Contemporaneamente, una attenzione per le preesistenze storiche e naturali intese come risorse, cioè un patrimonio dotato non solo di valori documentari ed estetici ma anche di significato economico e di utilità sociale, ha via via ampliato l'attenzione verso i problemi della progettualità nei confronti del costruito, ponendo attenzione non solo ai problemi della storia del monumento in quanto opera architettonica ma anche in quanto opera tecnica ed oggetto d'uso: ai problemi della tutela e del restauro (inteso nel senso del re-instaurare), si sono affiancati, conflittualmente, quelli della conservazione e del riuso.
Utilità sociale e memoria collettiva La pratica della tutela, della conservazione e del riuso del costruito tende così ad estendersi a tutto il costruito ereditato dal passato, inteso dunque come somma di documenti/monumenti significativi, nella loro individualità ma anche nella complessità delle loro interazioni e del contesto sociale e culturale che li ha prodotti o che ce li ha tramandati, conservandoli o modificandoli. Nella individuazione del patrimonio da tutelare e nella definizione delle scelte di intervento su di esso, acquista di conseguenza un peso determinante il rapporto (quello originario, quello presente e quello progettabile per il futuro) tra il singolo bene e la società nel suo complesso: in questo senso i beni culturali ed ambientali si vengono a riconoscere proprio in quanto conservano o acquisiscono nel tempo, attraverso la memoria collettiva, una loro utilità sociale.
Un patrimonio inteso come sistema "L'uomo è la traccia che l'uomo lascia nelle cose...E' la disseminazione continua d'opere e oggetti e segni che fa la civiltà, l'habitat della nostra specie, sua seconda natura. Se questa sfera di segni che ci circonda del suo fitto pulviscolo viene negata, l'uomo non sopravvive...Ogni uomo è uomo-più-cose, è uomo in quanto si riconosce in un numero di cose, riconosce l'animo umano investito in cose, il se stesso che ha preso forma di cose"(Italo Calvino). In questo senso il patrimonio ereditato dal passato deve essere concepito innanzitutto come un sistema, proprio in quanto prodotto ed espressione di una organizzazione sociale che è complessa per sua natura ed appunto organizzata in un sistema di parti strettamente ed inscindibilmente intrecciate tra loro.
Territorio come continuum di beni culturali Pertanto, il territorio deve essere concepito come un continuum di beni culturali e non come un semplice contenitore di essi: non si tratta di isolati ed autonomi monumenti, quanto piuttosto di un unico ambiente, che può presentare certo fratture ed intrusioni sgradevoli, ma senza alcuna soluzione di continuità rispetto al tempo della storia, che regolarmente fluisce ed il cui presente è sempre il risultato del passato e condizione del futuro. Possiamo dunque definire il restauro urbano (dove urbano, si sarà capito, sta per territorio antropizzato) come la disciplina che affronta i problemi della tutela, della conservazione e del riuso del patrimonio storico-architettonico e paesistico inteso come sistema, cioè struttura formale complessa, risultato della continua azione dell'uomo e della natura sul territorio.
Beni culturali e senso dei luoghi Si tratta di una questione particolarmente rilevante in questi anni, a più di due secoli di distanza dagli albori di quella rivoluzione industriale che ha talmente accelerato i processi di trasformazione del territorio e così rimescolato popoli e genti da aver posto seriamente il problema del rapporto tra storia individuale, di ciascun uomo, e storia del luogo del suo insediamento, sia esso quello originario, in via di sempre più rapida trasformazione, sia esso quello di nuova residenza, del quale è sempre più difficile ricostruire le coordinate culturali e storiche di riferimento per chi vi giunge ad abitare provenendo da luoghi diversi e lontani. Esiste dunque un bisogno di riconoscibilità storica dei luoghi, di identità, che è legato a quell'essere l'uomo uomo-più-cose di cui parlava Calvino.
Tutela come atto eminentemente “politico” I problemi della tutela del patrimonio storico-architettonico ed ambientale non possono pertanto essere correttamente affrontati senza che ci si ponga l'obbiettivo di spiegarne il loro significato reale, la loro utilità sociale, con la coscienza che questi valori tendono ed essere sempre meno leggibili, sempre più criptici, in assenza di una politica che tenda ad usare la storia come risorsa per costruire il futuro. La dichiarazione di " bene culturale", cioè l'individuazione del fatto che un determinato oggetto o sistema di oggetti debba essere considerato patrimonio della cultura di una società, è dunque un atto eminentemente politico, non solo perché tale compito è comunemente assegnato allo Stato ed alle sue organizzazioni periferiche o decentrate, ma anche perché collettiva è l'utilità di tali beni, sociale ne è il modo di fruizione. In questo senso è indispensabile che tale dichiarazione sia socialmente condivisa: la salvaguardia della "memoria sociale" di una collettività non può prescindere dagli stessi abitanti dei luoghi coinvolti.
Argomenti delle lezioni Prolusione – Cosa è il Restauro urbano e a quali temi si applica. Aspetti utilitari, aspetti culturali e aspetti ideologici nel riuso degli edifici in età antica. Il riuso degli edifici antichi nel medioevo europeo. Il riuso e il restauro architettonico nella trattatistica e nella prassi rinascimentale. La Controriforma e la manutenzione/restauro degli edifici religiosi. Le soppressioni delle Corporazioni religiose e il loro effetto sulla città borghese. Commissioni di Ornato e restauro urbano nel XIX secolo. L’uso dei monumenti nell’urbanistica della seconda metà del XIX secolo. Gustavo Giovannoni e il restauro urbano. I danni di guerra e la ricostruzione delle città europee. Il restauro urbano in Italia negli anni ‘50/’70 e la prima normativa per la tutela dei Centri storici. Piani del Colore, manuali del recupero e codici di pratica. Archeologia industriale e restauro urbano. Il restauro dei quartieri del “moderno” Nuove infrastrutture per la fruizione dei Centri storici.
Temi di lavoro per la tesina Piani per centri storici significativi per metodologia. Interventi di ricostruzione post bellica o post sisma alla scala urbana. Manuali del recupero, piani del colore, codici di pratica, guide-lines, ecc. Progetto architettonico e di riuso di camparti urbani significativi per dimensione (archeologia industriale, grandi servizi collettivi, ecc.). Restauro/riuso di infrastrutture urbane storiche (viadotti, canali, ecc.) Quartieri del “moderno”. Soppressioni delle Corporazioni religiose ed effetti sull’impianto urbano storico. Commissioni d’Ornato ed effetti sull’impianto urbano storico. Altri temi proposti dallo studente e accettati dalla docenza.