Indice della produzione industriale italiana 1961=100.

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Transcript della presentazione:

Indice della produzione industriale italiana 1961=100

Tassi medi annui di crescita del Pil nei paesi del G7

La Terza rivoluzione industriale La ristrutturazione del sistema industriale italiano Tecnologie e principi organizzativi di tipo nuovo Nuovo equilibrio internazionale Usa Unione Europea Nazioni asiatiche più sviluppate Digitalizzazione delle informazioni Riduzione del tasso di intensità energetica Investimenti immateriali Riduzione degli occupati nell’industria Crescita del terziario avanzato Affermazione di una nuova tipologia di media azienda orientata al mercato e alle nuove tecnologie

La fine del precedente paradigma  La fine del miracolo  La comparsa del Giappone  La crisi petrolifera e l’inflazione  Il conflitto sociale  In Italia cresce il reddito e i consumi

La stasi demografica Alla fine del novecento la crescita demografica non rappresentava piu’ un fattore dello sviluppo Innalzamento della speranza di vita Riduzione della natalità Crescita del reddito Servizi sanitari Diffusa consapevolezza delle cause di malattia Minor nocività nell’ambiente di lavoro La nuova combinazione delle dinamiche demografiche si presentava come un vincolo allo sviluppo

La conquista del benessere Crescita del reddito procapite Crescita dei consumi Tassi nettamente inferiori a quelli del miracolo economico Le differenze tra le regioni ricche e quello povere persistono La disoccupazione

I fenomeni migratori Negli anni 1970 rallenta il flusso di popolazione dal sud al nord L’immigrazione dalle nazioni meno sviluppate Il pendolarismo La perdita di attrazione delle grandi città La vitalità dei reticoli urbani diffusi

Il primo capitalismo Le ceneri del vecchio sistema di potere La fine dello stato imprenditore Le famiglie scomparse Mediobanca cambia pelle La Fiat La Pirelli

Il secondo capitalismo Il capitalismo immateriale L’ascesa repentina di Berlusconi Le nuove regole del mercato mobiliare Telecom Enel

Il terzo capitalismo Nuovo corso dei settori leggeri Distretti Sistema moda e tempo libero Arredo casa Macchine specializzate

Il Quarto capitalismo Organizzazione a rete Multinazionali tascabili Struttura finanziaria Export

Grande impresa e sviluppo in Italia: la Fiat

L’ambiente: la Torino di inizio secolo, una città in rapida crescita Un articolato tessuto formativo Importanti tradizionali nel campo della carrozzeria e della meccanica Disponibilità di capitali in cerca di opportunità dopo le delusioni della speculazione edilizia

11 luglio 1899: la fondazione della Fiat In un panorama affollato la Fiat si distingue per: a) consistenza del capitale sociale b) orientamento alla produzione industriale c) una forte leadership imprenditoriale (Giovanni Agnelli)

Gli incerti esordi e il consolidamento dell’impresa Il precoce configurarsi di un disegno di integrazione verticale della produzione Il sostegno di importanti appoggi esterni: a) il rapporto con le banche (Comit e Credito) b) le prime commesse pubbliche (1911)

Il modello “americano” e la realtà di un paese povero La debolezza del mercato interno come vincolo allo sviluppo La consapevolezza della necessità di puntare ai grandi numeri: i ripetuti viaggi americani I primi tentativi di razionalizzazione della produzione: il modello Zero (1912)

Gli anni della guerra: una crescita senza ostacoli Spinta dalla domanda pubblica la società cresce (capitale sociale passa da 25 a 200 milioni) a ritmi intensi Autocarri, mitragliatrici, proiettili Acquisizione di importanti imprese metallurgiche per risolvere le strozzature dal lato dei rifornimenti Diversificazione in ambiti correlati: motori per navi e aeroplani

La strategia di Agnelli Nell’immediato dopoguerra si profila una coerente strategia aziendale: 1) centralità produttiva dell’auto 2) riduzione dei costi come mezzo di penetrazione sui mercati esteri 3) liquidazione delle partecipazioni non strategiche 4) politica commerciale di sostegno alle vendite

Il mercato internazionale: fattore determinante per la crescita Fattore compensativo del basso rapporto abitanti/automobili che caratterizza l’Italia rispetto ai suoi competitori Negli anni Venti la Fiat colloca all’estero quasi metà delle sue vendite Agenti esteri, licenziatarie, filiali estere (NSU, Germania 1929; PRINZ, Polonia 1931; SIMCA, Francia 1934)

IL LINGOTTO Scomposizione del lavoro e assemblaggio sequenziale delle parti nella linea chassis (la fabbrica verticale) 1925 si avvia l’automazione delle linee, ma si rimane lontani dal modello americano: una produzione giornaliera di “sole” 200 autovetture Un fordismo dimezzato: retribuzioni, cottimi e “sistema Bedeaux”

Il ruolo del mercato interno Le conseguenze di Quota 90 La crisi del : il successo della Balilla “vetturetta ultra utilitaria” 1936: Fiat 500 “Topolino” Alti volumi produttivi Mirafiori 1939 Fiat 508 Balilla l’auto più economica sul mercato italiano (lire )

La Fiat di Valletta Una struttura di comando fortemente accentrata Disciplina di fabbrica e scontro frontale con il sindacato La grande impresa come elemento di modernizzazione del paese Vittorio Valletta, in Fiat dal direttore amministrativo 1928 direttore generale 1939 amministratore delegato

MIRAFIORI: la fabbrica del “miracolo” La Fiat e gli aiuti americani (riceve più del 20% degli aiuti ERP) Ammodernamento sezione siderurgica (ma sostegno a Sinigaglia Mirafiori cuore dell’innovazione Le linee di montaggio nel 1948

L’avvento della motorizzazione di massa Meccanizzazione vs aumento della produttività e della produzione Nel 1955 esce la 600 nel 1957 la 500 Alla fine degli anni 60 un auto ogni 5,4 abitanti

La crisi degli anni Settanta Il sovrapporsi di due crisi: a) l’autunno caldo b) la crisi petrolifera Un’impresa incerta sul proprio avvenire L’ingresso del capitale libico La “marcia dei e il rilancio dell’impresa attorno alla produzione automobilistica